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[AI] - L'Europa tra globalizzazione e giustizia



Fonte: Unimondo
http://www.oneworld.net/article/view/70182/1/
L'Europa tra globalizzazione e giustizia

Giuliano Amato
"La democrazia, in alcuni paesi del mondo, è riuscita ad accompagnare lo
sviluppo economico. Non è riuscita a farlo nella globalizzazione. Nella
globalizzazione il potere economico è solo". Da questa considerazione ha
preso le mosse l'intervento di Giuliano Amato alla conferenza 'L'Europa
fra globalizzazione e giustizia', tenutasi questa mattina [10 ottobre,
ndr] a Perugia durante la 5a Assemblea dell’Onu dei popoli.

Secondo il vicepresidente della Convenzione europea "la Costituzione
europea che abbiamo scritto sta cambiando gli obiettivi dell'Europa nel
mondo. L'Europa di domani dovrà assumere come obiettivi lo sradicamento
della povertà, il rispetto dei diritti umani, l'eguaglianza fra uomo e
donna, la protezione dei bambini e il rispetto del diritto internazionale
della Carta dell'Onu da parte di tutti gli attori della scena mondiale".
Sono proprio questi temi che - secondo l’ex Presidente del Consiglio -
"possono mutare il concetto di globalizzazione. L'Europa è cambiata quando
l'istruzione ha raggiunto milioni di persone, quando sono state create
regole e istituzioni di protezione sociale, quando il diritto di voto è
stato dato a tutti. Tutto questo può essere trasferito al mondo".

Amato ha poi posto l'accento sui problemi legati all'istruzione, pilastro
fondamentale per la crescita dei popoli e per promuoverla secondo Amato
risulta prezioso il contributo delle Ong e delle associazioni. "E' solo
attraverso il legame tra queste organizzazioni e le istituzioni che si può
contribuire - nei paesi più deboli del mondo - ad accrescere la qualità
dei governi". Ha quindi ribadito come i "processi di globalizzazione
debbano costruirsi attorno a una pluralità di obiettivi, non solo attorno
a quelli economici". "Occorrono regole più giuste - nel commercio
internazionale e nei servizi - e maggiori contributi che permettano di
raggiungere le finalità della Campagna per gli Obiettivi di Sviluppo del
Millennio (No excuse 2015)". Secondo Amato sarebbe sufficiente che i Paesi
industrializzati rispettino il vincolo dello 0.7% del loro Pil.
Concludendo il suo intervento ha ricordatio che "il globo oggi non è una
comunità globale è un'economia globale. Deve, invece, diventare comunità
globale e questo è possibile. Basta ricordare le parole di Gandhi: il
mondo non ha abbastanza per soddisfare le avidità di tutti ma ha
abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti".

Dura la replica di Jean Fabre - vice direttore dell’ufficio di Ginevra
dell’United Nations Development Program - all’intervento di Giuliano
Amato.

"Pur nel rispetto della sua persona e delle istituzioni della Repubblica
italiana e di quelle europee - ha detto Fabre - ritengo doveroso
sottolineare che l'Europa non si adopera sufficientemente nei confronti
dei Paesi più poveri". Secondo Fabre l'articolo uno della Dichiarazione
dei diritti dell'uomo ("tutti gli esseri umani nascono uguali in dignità e
diritti") "sono solo parole perché nei fatti ci sono due pesi e due
misure" e ha preso come termometro il livello degli aiuti che vengono
stanziati ai paesi più poveri: "pochissimi stati europei hanno raggiunto
lo 0.7% del Pil e quelli che lo hanno fatto - Norvegia Svezia, Danimarca,
Olanda, Lussemburgo e Irlanda - non sono crollati perché hanno destinato
aiuti ai più poveri. Anzi sono proprio quei paesi che meglio assicurano la
giustizia sociale, all'interno delle loro frontiere". Secondo Fabre
"questo dimostra che le possibilità di raggiungere alcuni obiettivi sono
reali".

Fabre hai poi lanciato una provocazione, sottolineando che quando si
tratta di aiutare l'Iraq o Afghanistan le risorse si individuano mentre
per l'Africa questo non avviene: "a mancare non sono quindi le risorse, ma
la volontà politica" - ha affermato. Il vice direttore dell’Undp ha poi
avanzato delle previsioni shock: "sulla scia attuale - ha detto -
l’obiettivo della scolarizzazione nel Sud del mondo non sarà raggiunto
prima del 2129. Quello sulla povertà , nella migliore delle ipotesi, nel
2147. Quello sulla mortalità infantile nel 2165. La fame, infine, sarà
impossibile da debellare. Una certezza inaccettabile perché la povertà
uccide un bambino ogni tre secondi". Ad essere sbagliate, secondo Fabre,
sono le priorità. "Molti Paesi europei hanno come obiettivo di investire
lo 0,33% della loro ricchezza, in aiuti pubblici, entro il 2006. Ma una
mucca europea riceve sovvenzioni due volte superiori al reddito annuo di
un africano. Cosa si dovrebbe intendere che, per l'Europa, un africano non
vale la coda di una mucca?" - ha aggiunto provocatoriamente.

Concludendo il suo intervento Fabre ha lanciato un appello' "bisogna
intervenire, altrimenti di fronte ai problemi i popoli dei Paesi in via di
sviluppo traggono la conclusione che ci sono sempre due pesi e due misure.
E questo provoca sempre più rabbia. Una rabbia che può generare
terrorismo”. "L’Europa deve scegliere: se non mette in atto appieno
l’articolo uno della Dichiarazione universale dei diritti umani,
traducendolo nei fatti, straccia di fatto la Carta. Allora abbia il
coraggio di dichiarare apertamente che sono cambiati i valori che fondano
la sua civiltà”. (GB)