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Esposto del 3 ottobre 2003



Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Viterbo
alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
alla Procura Generale della Repubblica

e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
al Presidente della Corte Costituzionale
al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
al Presidente del Senato della Repubblica
al Presidente della Camera dei Deputati
al Presidente del Consiglio dei Ministri
al Ministro degli Affari Esteri
al Ministro della Difesa
al Ministro dell'Interno

e sempre per opportuna conoscenza:
al Sindaco del Comune di Viterbo
al Questore di Viterbo
al Prefetto di Viterbo
ai mezzi d'informazione

Oggetto: esposto concernente a) le dichiarazioni del capo di Stato Maggiore
dell'Esercito sull'intenzione di dispiegare nella guerra in corso in Iraq
uomini e mezzi del XXVI Reos (reparto elicotteri operazioni speciali) della
Cavalleria dell'Aria di stanza in Viterbo; b) la palese illegalita' e
criminalita' della partecipazione italiana alla guerra e all'occupazione
militare dell'Iraq; c) la necessita' di un immediato intervento della
magistratura affinche' i responsabili della violazione della legalita'
costituzionale e degli altri crimini conseguenti e connessi siano perseguiti
ai sensi di legge e  messi in condizione di non nuocere, ed affinche' sia
ripristinata al piu' presto la vigenza della legalita' costituzionale nel
nostro paese.

Il sottoscritto Giuseppe Sini, in qualita' di responsabile - ed a nome e per
conto - del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, con sede in strada
S. Barbara 9/E, Viterbo, espone quanto segue.

1. Nella cronaca di Viterbo del quotidiano "Il messaggero" di giovedi' 2
ottobre 2003 compare la notizia che il capo di Stato Maggiore dell'Esercito,
tenente generale Giulio Fraticelli, da poco insediatosi al vertice delle
Forze Armate, in visita a Viterbo al Comando della Cavalleria dell'Aria ("la
piu' giovane specialita' delle forze armate italiane"), "ha comunicato che
uomini e mezzi del XXVI Reos (reparto elicotteri operazioni speciali) di
Viterbo sono in procinto di partire verso l'Iraq dove saranno impegnati
nell'operazione Antica Babilonia".

2. La notizia, se veritiera e correttamente riportata dall'autorevole organo
di stampa, configura una ulteriore e piu' intensa partecipazione italiana
alla guerra stragista e terrorista tuttora in corso in Iraq  e
all'occupazione militare straniera - totalmente illegale e criminale - di
quel paese.

3. Gia' in passato abbiamo segnalato alle competenti magistrature che la
guerra di aggressione all'Iraq e la sua occupazione militare sono con tutta
evidenza fatti di terrorismo internazionale, configurano in capo ai
promotori ed esecutori le fattispecie di reato concernenti la commissione di
crimini di guerra e crimini contro l'umanita', consistono di delitti che
flagrantemente violano fondamentali trattati internazionali, gli impegni
assunti in sede Onu, e - per quanto concerne il nostro paese - la
Costituzione della Repubblica Italiana, fondamento del nostro ordinamento
giuridico, che all'art. 11 proibisce esplicitamente la partecipazione
italiana alla guerra e all'occupazione militare in corso.

4. E' responsabilita' gravissima del governo italiano, del parlamento e del
capo dello stato, aver promosso ed avallato la partecipazione italiana alla
guerra e all'occupazione militare illegale e criminale in Iraq.

5. E' responsabilta' gravissima dei comandi militari aver dato e dare
esecuzione a decisioni politiche palesemente illegali, inumane, criminali e
criminogene, in evidente conflitto con la Costituzione della Repubblica
Italiana cui essi comandi militari ed essi poteri politici hanno giurato
fedelta'.

6. Sarebbe responsabilita' gravissima del potere giudiziario non intervenire
in difesa della legalita' costituzionale ed omettere di perseguire i
responsabili di un cosi' grave crimine le cui conseguenze possono essere
nefaste oltre ogni previsione.

7. La partecipazione italiana alla guerra e all'occupazione militare
dell'Iraq da parte di potenze straniere, e' un atto illegale e criminale che
deve cessare immediatamente; a maggior ragione l'intenzione di inviare nuovi
soldati italiani in Iraq dove - come i loro colleghi gia' presenti sul
teatro di guerra - correrebbero il rischio di uccidere e di essere uccisi, e
dove la loro stessa presenza sarebbe gia' criminale e criminogena, e' una
ulteriore scellerata follia, la cui realizzazione deve essere impedita.

Chiediamo pertanto un immediato intervento delle competenti magistrature al
fine di ottenere il ripristino della vigenza della legalita' costituzionale
ed affinche' siano perseguiti ai sensi di legge i responsabili tanto della
gia' avvenuta quanto di ogni eventuale ulteriore - gia' annunciata, e quindi
minacciata e tentata - violazione della Costituzione, e degli ulteriori
reati conseguenti e connessi.

Ricordiamo a tutti che la decisione criminale e golpista della
partecipazione italiana alla guerra e all'occupazione militare dell'Iraq ha
anche l'effetto di rendere anche l'Italia bersaglio di azioni di guerra, e
quindi espone anche il popolo e il territorio italiano al rischio di essere
colpito da azioni di guerra.

Restando a disposizione per ogni comunicazione; richiedendo altresi' - come
previsto dalle vigenti norme del codice di procedura penale - di esere
informato dell'eventuale richiesta di archiviazione del presente esposto;
distinti saluti,

Giuseppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 3 ottobre 2003

Mittente: Giuseppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di
Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac@tin.it