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No all'invio in Iraq del XXVI reparto elicotteri operazioni speciali



Comunicato stampa

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO ANNUNCIA L'INVIO IN IRAQ DEL XXVI
REPARTO ELICOTTERI OPERAZIONI SPECIALI DELLA "CAVALLERIA DELL'ARIA".

CHIEDIAMO CHE QUESTO NON AVVENGA.

CHIEDIAMO CHE CESSI LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA TERRORISTA E
STRAGISTA E ALL'OCCUPAZIONE MILITARE ILLEGALE E CRIMINALE DELL'IRAQ.

DENUNCIAMO ALLA MAGISTRATURA LA SCELTA CRIMINALE E GOLPISTA DI GOVERNO E
VERTICI MILITARI, SCELTA CHE RENDE ANCHE L'ITALIA BERSAGLIO DI AZIONI DI
GUERRA.

Nella cronaca di Viterbo del quotidiano "Il messaggero" di giovedi' 2
ottobre 2003 compare la notizia che il capo di Stato Maggiore dell'Esercito,
tenente generale Giulio Fraticelli, da poco insediatosi al vertice delle
Forze Armate, in visita a Viterbo al Comando della Cavalleria dell'Aria ("la
piu' giovane specialita' delle forze armate italiane"), "ha comunicato che
uomini e mezzi del XXVI Reos (reparto elicotteri operazioni speciali) di
Viterbo sono in procinto di partire verso l'Iraq dove saranno impegnati
nell'operazione Antica Babilonia".

Chiediamo che questo non avvenga.

E rinnoviamo la richiesta che l'Italia ritiri le forze armate gia'
dispiegate nel teatro di guerra iracheno.

La partecipazione italiana alla guerra effettualmente in corso in Iraq, e
all'occupazione militare dell'Iraq da parte di potenze straniere, e'
illegale e criminale; come e' illegale e criminale la guerra di aggressione
promossa dal governo statunitense e dai suoi alleati; come sono illegali e
criminali l'occupazione militare, le uccisioni, le devastazioni e il
saccheggio in corso in Iraq.

La partecipazione italiana non solo confligge con il diritto internazionale
ma viola anche la Costituzione della Repubblica Italiana, e si configura
quindi come un atto fuorilegge e golpista.

Nessun militare da Viterbo deve andare in Iraq a rischiare di uccidere e
farsi uccidere; quelle autorita' politiche e militari che pretendono di
imporre questo sono criminali e come tali devono essere perseguite
penalmente e condannate secondo quanto dispone la legislazione italiana.

Cessi la partecipazione italiana alla guerra e all'occupazione terrorista e
stragista in corso in Iraq, si ripristini la vigenza della legalita'
costituzionale, della democrazia e dello stato di diritto nel nostro paese:
legalita', democrazia e diritto violati dalla partecipazione italiana a una
guerra illegale e criminale.

Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo si appresta a predisporre una
nuova denuncia penale nei confronti dei responsabili della decisione
criminale e golpista della partecipazione italiana alla guerra e
all'occupazione militare dell'Iraq, decisione scellerata che rende anche
l'Italia bersaglio di azioni di guerra.

Nei decenni in cui l'Italia e gli Stati Uniti - come molti altri stati -
favoreggiavano il regime assassino di Saddam Hussein, Il "Centro di ricerca
per la pace" di Viterbo ha organizzato e preso parte a varie azioni
nonviolente di protesta contro quel regime dittatoriale e sanguinario, e
contro le potenze complici (come gli Usa, come l'Italia) che lo armavano e
sostenevano.

E' quindi in forza di una posizione limpida e pluridecennale di difesa dei
diritti umani e di opposizione a tutte le dittature e a tutti i terrorismi,
a tutte le guerre e a tutte le stragi, che ancora una volta il "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo chiede il ripristino della legalita'
costituzionale, chiede che il nostro paese cessi di esere coinvolto in uno
sciagurato crimine, chiede che l'Italia si impegni per la pace, la
democrazia, i diritti umani.

Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 2 ottobre 2003

Mittente: Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it