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La nonviolenza e' in cammino. 649
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 649
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac@tin.it>
- Date: Wed, 20 Aug 2003 21:38:18 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 649 del 21 agosto 2003
Sommario di questo numero:
1. Silvano Tartarini: la via dei corpi civili di pace
2. Laura Boella: a partire dal cuore
3. Enrico Euli: rete-reti, ancora un salto?
4. Pace profonda (una benedizione gaelica tradizionale)
5. Estratto dalla relazione conclusiva del corso di educazione alla pace
svoltosi presso il liceo scientifico di Orte nell'anno scolastico 2002-2003
6. Gli idilli di Margutte: clandestini ed assassini. Dialoghetto
7. Maria Luigia Casieri: una sintesi di Emilia Ferreiro, "Efectos de la
privacion familiar y social en la educacion primaria", 1981
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. SILVANO TARTARINI: LA VIA DEI CORPI CIVILI DI PACE
[Ringraziamo Silvano Tartarini (per contatti: bebitartari@bcc.tin.it) per
questo contributo di riflessione alla camminata nonviolenta da Assisi a
Gubbio. Silvano Tartarini e' il principale animatore dell'esperienza dei
Berretti bianchi e di molte iniziative nonviolente]
Quanto risolvano dei problemi dei popoli le soluzioni militari, ce l'ha
appena spiegato il camion-bomba che ha fatto saltare la sede delle Nazioni
Unite a Bagdad.
Un attentato criminale e forse anche un attentato contro il popolo iracheno.
Ma l'occupazione non e' anch'essa un continuo attentato contro il popolo
iracheno? Tutto quello che sta succedendo da mesi in Iraq non dimostra a
sufficienza che la soluzione militare e' sbagliata? Evidentemente si', ma
non c'e' cieco piu' cieco di chi non vuol vedere. Cosi' Bush continua a
promettere: "Iracheni, non vi lasceremo". Solo che gli iracheni, di ogni
etnia, religione e ceto sociale, nella loro stragrande maggioranza non
vogliono che cacciare gli stranieri. E' il loro primo bisogno e direi che si
puo' anche capire.
*
Se i governi non riescono che a realizzare politiche di aggressione e di
guerra, che devono fare i pacifisti?
Da piu' parti del mondo pacifista ci si rende conto della difficolta' di
opporsi ad una politica di guerra e si riflette anche sulle modalita'
dell'aiuto umanitario.
Sabato 19 luglio, a Nablus (Cisgiordania), sei pacifisti internazionali che
stavano partecipando alla campagna dell'Ism "Freedom Summer in Palestine"
sono stati arrestati dai militari israeliani.
Il nostro Papisca in un suo recente intervento riflette sui limiti dell'Onu
e propone di portare una parte significativa dei suoi uffici a Gerusalemme.
Alcune ong presenti a Bagdad si stanno recentemente ponendo il problema di
realizzare un osservatorio in difesa dei diritti umani della popolazione
locale, mentre i berretti bianchi stanno riflettendo sull'opportunita' di
aprire in Iraq una ambasciata di pace e sono appena tornati dall'Iraq, dove
hanno sondato e preso contatti in questa direzione.
*
Sono riflessioni, fatti e suggerimenti, che portano diretti al tema dei
Corpi civili di pace.
Di recente a Bologna, come e' noto, si e' tenuto un Forum di lavoro sul
tema. Ne e' uscito un coordinamento - Rete corpi civili di pace - che mi
auguro riesca rapidamente a concretizzare il da farsi.
Ma cosa sono i Corpi civili di pace? Da dove vengono e in che misura
potranno opporsi alla guerra e a una politica di guerra?
*
"Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal
flagello della guerra...": e' l'incipit della Carta delle Nazioni Unite e lo
metto qui ad indicare il ruolo che la stessa carta affida alla societa'
civile. Non c'e' scritto: noi eserciti o noi governi, ma noi popoli. E'
quindi legittima la preoccupazione da parte dei popoli per quello che sta
succedendo oggi nel nostro pianeta ed e' legittimo che gruppi di persone tra
i popoli e dei popoli provino a porvi riparo, come possono e meglio che
possono. Questa tendenza - di una parte della societa' civile - a opporsi e
porre riparo alla politica di guerra degli stati va avanti ormai da piu' di
dodici anni, da quella prima guerra del Golfo del 1991, che ha misurato
l'inizio di un'epoca nuova.
*
I Corpi civili di pace, sono oggi, quindi, quella parte della societa'
civile, preoccupata degli effetti devastanti della guerra, che si e'
attivata per costruire una risposta concreta.
E il problema e' tutto qui: la parte che si e' attivata e' ancora troppo
piccola ed ancora troppo poco consapevole dell'urgenza e delle
responsabilita' che ha di fronte.
La stessa "rete corpi civili di pace" esiste in Italia ancora solo sulla
carta. Ancora grossa parte del mondo pacifista e' d'accordo, ma lontano.
Semplicemente, non individua ancora nei corpi civili di pace una priorita'.
E' ovvio che per me, invece, e' la priorita' delle priorita'. Tuttavia,
anche se su questa priorita' ha lavorato una minoranza, molto e' stato
fatto. Non solo l'intervento in zona di conflitto di volontari della
societa' civile, come i nostri berretti bianchi, ma anche l'intervento di
obiettori in servizio civile, come i caschi bianchi.
Qualcuno si domanda che differenza c'e' tra i caschi bianchi e i berretti
bianchi o corpi civili di pace. La differenza che c'e' tra la parte e il
tutto. I caschi bianchi sono gli obiettori che intervengono all'estero in
zona di conflitto e sono stati finora solo giovani e maschi e quasi sempre
cattolici. Una parte precisa della societa' civile, quindi una parte dei
futuri corpi civili di pace. Una parte, perche', a mio avviso, i corpi
civili di pace devono essere espressione della sensibilita' di tutta la
societa' civile di qualsiasi eta', sesso e credo. Detto questo, mi guardo
bene dall'affermare che i berretti bianchi o l'Operazione Colomba o altri
sono gia' i corpi civili di pace. Dico solo che ne sono una prefigurazione.
Solo quando finalmente avremo i corpi civili di pace, riconosciuti
internazionalmente come espressione intera della societa' civile, avremo lo
strumento per opporci interamente alla guerra sul pianeta e solo allora
potremo iniziare a costruire nei fatti una politica estera di pace. Ecco
perche' realizzare i corpi civili di pace e' oggi la priorita' delle
priorita'.
*
Molto del mondo pacifista, invece, si occupa intensamente ancora solo di
aiuto umanitario.
Sarei tentato di dire che l'aiuto umanitario non serve se non e' legato ad
un progetto politico che vuole modificare una realta' sbagliata. Ma cosa so
per dirlo? Troppo poco.
Quindi dico solo che l'aiuto umanitario da solo non basta se non si lavora
nello stesso tempo per costruire la pace nella giustizia, cioe' se non si fa
politica di pace, la politica che mette al primo posto la pace come bisogno
dei bisogni degli abitanti del pianeta per poter soddisfare le proprie
necessita' e aspirazioni in un mondo finalmente normale e non in un mondo
surreale come e' oggi il nostro pianeta devastato dalla guerra.
Quindi, c'e' ancora molto da chiarire anche tra di noi. A partire dal fatto
che in pochi e con pochi mezzi non si puo' fare che poco.
*
L'appello che si vuole far uscire dalla camminata nonviolenta da Assisi a
Gubbio vorrebbe costruire il salto di qualita' dalla generica indignazione
al programma costruttivo.
Personalmente sono cosi' d'accordo che spero che ne esca un appello a tutte
le ong, senza distinzioni, perche' impegnino concretamente un poco del loro
tempo per aiutare la realizzazione dei corpi civili internazionali di pace,
a partire dal nostro paese.
Una ventina di anni fa, all'interno del mondo pacifista, specialmente
nell'area antilimitarista integrale e nell'aria nonviolenta, si comincio' a
discutere di difesa popolare nonviolenta.
Molti ritenevano, e per una prima parte tra questi anch'io, che non ci fosse
alcun bisogno di difesa e che riconoscere il bisogno della difesa implicava
comunque l'individuazione di un nemico; che era proprio quello a cui noi ci
opponevamo perche' gia' veniva regolarmente fatto dalla cultura militare dei
governi. Oramai so da tempo che e' sbagliato porre il problema in questi
termini.
La domanda a cui si deve rispondere non e' "da chi mi devo difendere?", ma
"come posso stare in pace assieme agli altri?". E' una ricerca, quindi, la
nostra, di sicurezza comune basata sulla gestione dei conflitti, che tiene
conto dei bisogni e del rispetto della cultura dei diversi popoli, con i
quali si vuole vivere in pace e non in una schizofrenia armata.
*
I corpi civili di pace non sono, quindi, che l'evoluzione del progetto
originario della difesa popolare nonviolenta e nascono da quel crogiolo
antimilitarista e nonviolento che era ed e' la campagna nazionale di
obiezione di coscienz aalle spese militari per la difesa popolare
nonviolenta (osm-dpn).
In tempi di nuovo modello di difesa, i corpi civili di pace sono il nostro
nuovo modello di sicurezza. E sono quella parte della societa' civile che,
nel rifiutare la guerra, si attiva prima, durante e dopo per impedirla e
cancellarne anche la memoria dal nostro pianeta.
Cosi', da amico imperfetto e approssimato della nonviolenza, mi auguro che
sempre piu' persone facciano questo come assunzione di responsabilita' e lo
facciano in nome della nonviolenza, per quanto poco abiti in noi.
2. MAESTRE. LAURA BOELLA: A PARTIRE DAL CUORE
[Da Laura Boella, Cuori pensanti, Edizioni Tre Lune, Mantova 1998, p. 5.
Laura Boella, docente di storia della filosofia morale all'Universita' di
Milano, e' tra le massime studiose di Gyorgy Lukacs, Agnes Heller, Ernst
Bloch, Hannah Arendt; e' impegnata nella ricostruzione del pensiero
femminile nel Novecento; fa parte della redazione della rivista filosofica
"aut aut". Opere di Laura Boella: Il giovane Lukacs, De Donato, Bari 1977;
Intellettuali e coscienza di classe, Feltrinelli, Milano 1977; Ernst Bloch.
Trame della speranza, Jaca Book, Milano 1987; Dietro il paesaggio. Saggio su
Simmel, Unicopli, Milano 1987; Parole chiave della politica, Mantova 1995;
Hannah Arendt. Agire politicamente, pensare politicamente, Feltrinelli,
Milano 1995; Morale in atto, Cuem, 1997; Cuori pensanti. Hannah Arendt,
Simone Weil, Edith Stein, Maria Zambrano, Tre Lune, Mantova 1998; con
Annarosa Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein,
Cortina, Milano 2000; Le imperdonabili. Etty Hillesum, Cristina Campo,
Ingeborg Bachmann, Marina Cvetaeva, Tre Lune, Mantova 2000.
Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva
di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe
all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le
massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne
ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista
rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel
1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti
tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l
'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione
originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951),
Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Tra passato e
futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a
Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963),
Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente
(1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento
politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i
carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica,
Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza
di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una
recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948,
Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano
2003. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth
Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi
critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto
Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli,
Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona
Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996;
Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati,
Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma
1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi
legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con
ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt,
Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv,
Muenchen 2000.
Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa,
militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria,
operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti,
lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a
lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione,
sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna
come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della
Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora:
radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del
1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe
imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli
o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come
vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil:
tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti
pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici
(e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti
le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione
italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La
condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita',
SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni
precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e
dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi),
Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali
i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo
Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone
Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr.
AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985;
Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone
Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie
Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna
1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994.
Edith Stein, filosofa tedesca, e' nata a Breslavia nel 1891 ed e' deceduta
nel lager di Auschwitz nel 1942. Di famiglia ebraica, assistente di Husserl,
pensatrice tra le menti piu' brillanti della scuola fenomenologica,
abbraccio' il cattolicesimo e nel 1933 entro' nella vita religiosa. I
nazisti la deportarono ed assassinarono. Opere di Edith Stein: le opere
fondamentali sono Il problema dell'empatia, Franco Angeli (col titolo
L'empatia) e Studium; Psicologia e scienze dello spirito, Citta' Nuova; Una
ricerca sullo Stato, Citta' Nuova; La fenomenologia di Husserl e la
filosofia di san Tommaso d'Aquino, Memorie Domenicane, poi in La ricerca
della verita', Citta' Nuova; Introduzione alla filosofia, Citta' Nuova;
Essere finito e Essere eterno, Citta' Nuova; Scientia crucis, Postulazione
generale dei carmelitani scalzi. Cfr. anche la serie di conferenze raccolte
in La donna, Citta' Nuova; e la raccolta di lettere La scelta di Dio, Citta'
Nuova, Roma 1974, poi Mondadori, Milano 1997. Opere su Edith Stein: per un
sintetico profilo cfr. l'"invito alla lettura" di Angela Ales Bello, Edith
Stein, Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo 1999 (il volumetto contiene un
breve profilo, un'antologia di testi, una utile bibliografia di
riferimento). Lavori sul pensiero della Stein: Carla Bettinelli, Il pensiero
di Edith Stein, Vita e Pensiero, Milano 1976; Luciana Vigone, Introduzione
al pensiero filosofico di Edith Stein, Citta' Nuova, Roma 1991; Angela Ales
Bello, Edith Stein. La passione per la verita', Edizioni Messaggero di
Padova, 1998, 2003; Angela Ales Bello, Edith Stein. Patrona d'Europa,
Piemme, Casale Monferrato (Al) 2000. Per la biografia: Edith Stein, Storia
di una famiglia ebrea, Citta' Nuova, Roma 1994, 1999; Elio Costantini, Edith
Stein. Profilo di una vita vissuta nella ricerca della verita', Libreria
Editrice Vaticana, Citta' del Vaticano 1987, 1998; Laura Boella, Annarosa
Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein,
Raffaello Cortina Editore, Milano 2000.
Maria Zambrano, insigne pensatrice spagnola (1904-1991), allieva di Ortega y
Gasset, antifranchista, visse a lungo in esilio. Tra le sue opere tradotte
in italiano cfr. almeno Spagna: pensiero, poesia e una citta', Vallecchi,
Firenze 1964; I sogni e il tempo, De Luca, Roma 1964; Chiari del bosco,
Feltrinelli, Milano 1991; I beati, Feltrinelli, Milano 1992; La tomba di
Antigone. Diotima di Mantinea, La Tartaruga, Milano 1995; Verso un sapere
dell'anima, Cortina, Milano 1996; La confessione come genere letterario,
Bruno Mondadori, Milano 1997; All'ombra del dio sconosciuto, Pratiche,
Milano 1997. Opere su Maria Zambrano: un buon punto di partenza e' il
fascicolo monografico Maria Zambrano, pensatrice in esilio, "Aut aut" n.
279, maggio-giugno 1997]
Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein, Maria Zambrano hanno dimostrato con
la loro vita e i loro scritti che si puo' dare un contributo prezioso al
pensiero del proprio tempo a partire dal cuore, cioe' a partire dalla
responsabilita' verso il mondo e dalla passione di capire.
3. RIFLESSIONE. ENRICO EULI: RETE-RETI, ANCORA UN SALTO?
[Ringraziamo Enrico Euli (per contatti: diabeulik@libero.it) per questo
intervento. Enrico Euli, da molti anni impegnato nei movimenti per la pace,
la giustizia e i diritti, e' uno dei piu' noti formatori alla nonviolenza
(ha collaborato anche con Alberto L'Abate), fa parte della rete di Lilliput
e della cooperativa "Passaparola" di Cagliari impegnata in attivita' di
educazione alla pace. Tra le opere di Enrico Euli cfr. AA. VV., Percorsi di
formazione alla nonviolenza, Pangea, Torino 1996; AA. VV., Reti di
formazione alla nonviolenza, Pangea, Torino; con Marco Forlani (a cura di),
Guida all'azione diretta nonviolenta, Altreconomia-Berti, Milano-Piacenza
2002]
Il movimento dei movimenti
Gli ultimi anni manifestano chiaramente la tendenza dei movimenti di
resistenza ed alternativa politico-sociale a "fare rete", a costruire forum,
ad incontrarsi per campagne ed appuntamenti.
E' senz'altro cresciuta la capacita' e la voglia di collaborare,
intrecciarsi, contaminarsi.
E' in corso - di fatto -, anche grazie agli scambi su scala globale, un
processo interculturale di vastissima ed inedita portata.
*
Di cosa parliamo quando parliamo di reti?
Il fenomeno, a mio parere, piu' interessante ed innovativo e' stato il
crearsi di reti.
Dalla mia prospettiva ho avuto esperienza diretta di:
- reti di associazioni (come il Gsf o il piu' recente coordinamento
"Fermiamo la guerra"),
- reti di persone ed associazioni (Lilliput),
- reti di persone (Bandiere su tutti i balconi).
Di queste posso e voglio parlare qui.
*
I coordinamenti intergruppi
Le reti di primo tipo sono quelle piu' sperimentate, per tempo e quantita'
di casi.
Sono anche, evidentemente, le meno innovative: senza nulla togliere,
infatti, all'impegno e alla buona fede di moltissimi attivisti delle
associazioni e al ruolo fondamentale giocato da queste in anni bui come sono
stati quelli tra l'85 e il '95, queste esperienze di rete permettono alle
organizzazioni gia' esistenti di rivitalizzarsi, sia in termini di contenuti
che di relazioni, in modo tale che le strutture associative (troppo spesso
simili ormai ad istituzioni burocratizzate) permangano e si ristrutturino
(anche mediante cooptazioni dirette di quadri prodotti nel movimento) al
variare dei contesti politico-sociali esterni. Questo tipo di reti procedono
per principio di delega-rappresentanza, compaiono e scompaiono in relazione
alla fase mediatica degli eventi ma ancor piu' agli interessi delle
organizzazioni maggiori, sono formate perlopiu' da professionisti
retribuiti.
Talvolta sono presenti anche - a pari titolo, formalmente - rappresentanti
di forze di partito e di sindacati. Il loro grande pregio, almeno in una
logica politica tradizionale, e' che permettono l'organizzazione di grandi
iniziative mediatiche (manifestazioni di massa, alto impatto giornalistico
momentaneo, lobbying politica a livelli istituzionali...).
Ma si sciolgono come neve al sole ogni qual volta gli eventi (e i media, e i
soldi...) chiamino altrove.
*
La Rete Lilliput
Le reti miste, di secondo tipo, presentano novita' e potenzialita' piu'
significative.
Prendero' ad esempio Lilliput, perche' l'ho vissuta e la vivo dall'interno,
ma credo che simili considerazioni possano valere anche per il mesto
itinerario dei social forum italiani, repentinamente consumati in una sola
stagione dai soliti "sinistri" ritualismi (ma, su questo ha gia' detto tutto
Revelli, nello scorso almanacco di "Carta").
Rete Lilliput e' partita dal riconoscimento di un limite: che la fase di
azione separata e non coordinata da parte di singole associazioni non
bastava piu' e che fosse necessario creare un movimento piu' ampio che
tenesse in rete moltissime persone e gruppi locali, allargando l'area della
mobilitazione dal basso.
In una prima fase (sino all'assemblea di Marina di Massa 2, nel 2002) il
Tavolo Intercampagne (molto simile ad una rete intergruppi del primo tipo)
ha guidato la Rete in relazione a campagne gia' esistenti o comunque
condivise tra le associazioni: i nodi locali, formati a loro volta da
persone-portavoce d'associazioni e da persone-ad adesione individuale,
fungevano da cellule attive sul territorio in chiave di sensibilizzazione,
protesta e proposte, a servizio di queste campagne nazionali.
Al sorgere di altre aree a rete del movimento come i social forum , e in
particolare da Genova, il Tavolo e' entrato, non a caso credo, in crisi
irreversibile e con esso anche il rapporto tra la Rete e le associazioni
promotrici.
La Rete si e' allora data una conformazione autonoma, con una propria
metodologia organizzativa interna (metodo del consenso) ed esterna
(centralita' dei gruppi di lavoro tematici - glt - e delle campagne
deliberate in assemblea); ha invitato le associazioni a lavorare nei nodi e
nei glt, contribuendo alla riuscita di campagne comuni e condivise, ma:
- in una relazione a dignita' equivalente tra le parti (orizzontalita' 1);
- in un contesto definito in primo luogo nei processi stessi di rete e non
in altri (orizzontalita' 2).
Il Tavolo, infine, restava "in rete", ma solo in termini di garanzia e di
consulenza scientifica.
La proposta non ha funzionato e la distanza tra Lilliput e le associazioni
e' cresciuta.
L'esperimento di ibridazione tra una logica di rete ad adesione personale ed
una ad adesione rappresentativa, si puo' considerare - almeno per ora -
fallita.
Giunte al dunque, le associazioni nazionali hanno preferito non pagare i
costi di un'operazione che, a breve, sono parsi maggiori dei benefici.
In particolare ritengo che le associazioni abbiano giustamente colto il
rischio di una chiamata ad una trasformazione radicale del modo stesso di
fare azione politico-sociale ed abbiano preferito tornare a modalita' piu'
rassicuranti (quelle della rete di primo tipo) che gli consentono maggior
controllo all'esterno e cambiamenti interni davvero impercettibili.
Tra Marina di Massa 2 e Marina di Massa 3 (2003) questo processo si e'
ulteriormente definito: l'assemblea di fine maggio ha sostanzialmente
confermato l'impianto di Marina di Massa 2 e la fine anche formale
dell'esperienza del Tavolo.
I mesi a venire ci diranno:
- se la proposta (scaturita da Marina di Massa 3) di una concertazione con
le associazioni sulle campagne gia' in fase di programmazione condurra' ad
una nuova e piu' proficua mediazione;
- se la Rete riuscira' a sopravvivere e a crescere non ripercorrendo strade
neo-cripto-associative.
*
Bandiere su tutti i balconi
Tra l'autunno e l'inverno e' accaduto in Italia (e solo da noi, direi) un
fatto nuovo: milioni di persone in carne e ossa hanno scelto di mettere una
bandiera arcobaleno sui loro balconi.
Al di la' del contenuto, del senso e delle interpretazioni possibili di
questo gesto in termini politici, mi interessa qui evidenziarne alcuni
aspetti metodologici ed organizzativi.
La campagna e' nata dall'idea di alcune persone e gruppi di area
lillipuziana, ma progressivamente si e' espansa ed e' esplosa in forme a
rete assolutamente non gestibili, amplissime ed incontrollabili.
Siamo (stati) davanti ad un processo autopoietico (che si fa da se', mentre
si fa, nei modi in cui si fa), acefalo (senza guida centrale, autoregolato,
senza "volonta'" e senza "decisione"), ecologico (autocatalitico, evolutivo,
complesso...).
Vorrei dire anche, senza timore di esagerare, che siamo (stati) davanti e
dentro al primo esperimento di rete in senso proprio, su scala di massa, nel
nostro paese.
Abbiamo molte cose da imparare e da riflettere a partire da un evento di
questa portata.
*
Primi spunti
1. E' stata un'azione molto semplice, diretta, autogestibile da tutti,
talvolta anche autoprodotta (qualcuno si e' fatto le bandiere da se');
2. E' stata un'azione leggera ma conflittuale, sia in termini di protesta
verso la guerra, sia per i processi che ha saputo provocare tra familiari,
vicini di casa, cittadini e istituzioni;
3. E' stata un'azione fortemente trasversale rispetto alle ideologie e agli
orientamenti politici e culturali;
4. E' stata un'azione estetica, bella, attraente e suggestiva.
Ma soprattutto
5. E' stata un'azione ad adesione personale, proveniente dal vissuto e dalle
emozioni di ciascuno, dai pensieri, dai desideri e dalle paure di esseri uma
ni reali.
*
Un salto?
Credo che questa azione a rete di terzo tipo possa essere letta, in
prospettiva, come una speranza ed un invito.
La speranza, su vasta scala, e' che si inizi a superare, in primo luogo tra
noi nel movimento, la logica dei gruppi ed il privilegiamento del proprio
gruppo rispetto ad altri.
L'invito e' a creare delle vere reti di persone, che vadano - con
gradualita' ma con decisione - oltre l'attuale conformazione del movimento,
ancora troppo ancorato ad un modello di coordinazione inter-gruppi, che
difende le strutture, ma non ci permette di crescere e di evolvere verso una
prospettiva "zapatista" e nonviolenta, come potremmo e dovremmo (vedi
articolo di WuMing nello scorso almanacco di "Carta").
Credo sarebbe fruttuoso riconoscere che la fase dell'associazionismo
politico in Italia ha concluso la sua parabola ascendente gia' da qualche
tempo. E che, paradossalmente, se esse vogliono ottenere davvero gli
obiettivi per cui sono nate ed ancora esistono, non possono che trasformarsi
e superarsi in qualcosa che associazione non sara'.
E che si debba e possa finalmente andare verso qualcosa di nuovo che, ancora
confusamente, possiamo provare a chiamare rete: un insieme di luoghi (non
una super-associazione di gruppi, non nuovi gruppi) che ci permettano di
ascoltare, di discutere, di trasformarci, di essere insieme e diversi.
Sarebbe un salto grandissimo, una vera utopia.
Forse sara' impossibile, soprattutto per le grandi organizzazioni, mi
direte. I partiti, poi, li diamo per persi.
Magari avete ragione voi. Ma magari potrebbero iniziare le associazioni piu'
piccole, quelle che hanno meno da perdere, a dare il buon esempio.
E poi molte persone si muovono gia' in quella direzione.
Verso la' si va, e io vado, per quel che sento.
4. UMANITA' E COSMO. PACE PROFONDA (UNA BENEDIZIONE GAELICA TRADIZIONALE)
[Ringraziamo di cuore Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it)
per averci inviato questa sua traduzione di una benedizione gaelica
tradizionale]
La pace profonda dell'onda corrente sia con te.
La pace profonda dell'aria fluente sia con te.
La pace profonda della terra quieta sia con te.
La pace profonda delle stelle lucenti sia con te.
La Luna riversi la sua guarigione su di te.
Pace profonda a te.
5. MATERIALI. ESTRATTO DALLA RELAZIONE CONCLUSIVA DEL CORSO DI EDUCAZIONE
ALLA PACE SVOLTOSI PRESSO IL LICEO SCIENTIFICO DI ORTE NELL'ANNO SCOLASTICO
2002-2003
Premessa
Questa relazione conclusiva del corso di educazione alla pace e' scritta
come documento e verifica delle attivita' svolte, e per informare altri
sull'esperienza condotta.
*
1. Descrizione del corso
L'esperienza del corso di educazione alla pace di questo anno scolastico
faceva seguito a quelle condotte nei tre anni scolastici precedenti.
Il programma originario del corso, del 16 settembre 2002, prevedeva 17
incontri curricolari e 3 possibili incontri integrativi, e come periodo di
realizzazione i mesi tra ottobre 2002 e marzo 2003.
Per varie ragioni il corso ha avuto inizio con grande ritardo, il numero
degli incontri e' stato ridotto, ed il programma modificato.
1. 1. Incontri ed attivita'
Sono stati effettuati i seguenti incontri e svolte le seguenti attivita':
a) 6 settembre 2002: incontro preliminare di definizione del programma;
b) 15 novembre 2002: incontri preliminari di presentazione del corso in
cinque diverse classi;
c) incontri curricolari:
- 10 marzo 2003: primo incontro: presentazione del corso; riflessione e
decisione consensuale sulle variazioni del programma, le date e gli orari;
riflessione sulla nonviolenza; lettura e commento di Matteo, IV, 1-11;
esercitazione al metodo del consenso con il gioco delle "Cinque cose da fare
contro la guerra";
- 21 marzo 2003: secondo incontro: dialogo su guerre, dittature, terrorismo;
analisi di un manifesto manoscritto affisso nella scuola;
- 28 marzo 2003: terzo incontro: lettura e commento di Ernesto Cardenal,
Oracion por Marilyn Monroe; dialogo sulla guerra, sull'uccidere, sulla
violenza; lettura e commento di William Shakespeare, Otello, III, III;
dialogo sui sentimenti, la comunicazione, la manipolazione e il rispetto
delle persone;
- 4 aprile 2003: quarto incontro: analisi di un altro manifesto affisso
nella scuola; dialogo sulle guerre e sull'impegno per la pace e i diritti
umani; dialogo su cosa sia la politica; riflessione sulla parola, la voce,
la respirazione, l'interazione comunicativa; dialogo sul rapporto tra
studenti, professori e scuola;
- 11 aprile 2003: quinto incontro: riflessione sul potere e la violenza
attraverso l'analisi di episodi del Don Giovanni di Mozart e Da Ponte e del
Don Giovanni di Moliere; riflessione sulla figura e la testimonianza di
Giuseppe Impastato (in preparazione dell'incontro di studio del 29 aprile);
- 16 aprile 2003: sesto incontro: riflessione sui poteri criminali e sulle
esperienze di lotta contro la mafia, con particolar riferimento alla
testimonianza di Giuseppe Impastato ed al lavoro teorico e pratico di
Umberto Santino (in preparazione dell'incontro di studio del 29 aprile);
- 2 maggio 2003: settimo incontro: analisi e decisione consensuale sui
criteri per l'attribuzione del credito formativo, all'interno di questa
riflessione si e' sviluppato un dialogo sui temi (e sui valori) della
giustizia, della solidarieta', della responsabilita' e della misericordia;
dialogo sull'esperienza del corso e sulla scuola;
- 9 maggio 2003: ottavo incontro: dialogo sulla scuola e il suo modo di
funzionare, all'interno di questa riflessione si e' sviluppato un dialogo
sui temi della lealta' e della cooperazione, del rapporto tra sapere e
potere, delle contraddizioni dell'istituzione scolastica e di come esse si
riverberino nelle relazioni interpersonali e sovente contraddicano le stesse
finalita' educative e condizionino le modalita' di socializzazione; dialogo
sull'andamento e gli esiti del corso (per la stesura della relazione
conclusiva);
- 16 maggio 2003: nono ed ultimo incontro: dialogo sull'andamento e gli
esiti del corso (per la stesura della relazione conclusiva), all'interno di
questa riflessione si e' sviluppato un dialogo sui temi della testimonianza
e della memoria, della condivisione, della socializzazione, dell'educazione,
del rapporto tra l'io e gli altri, tra persona e societa'; dialogo sui
concetti di amicizia, fiducia, tradimento, violenza (anche con specifico
riferimento ad alcune forme di mercificazione e violenza sessuale).
d) collegamenti con altre attivita':
- 29 aprile 2003: giornata di studio e di testimonianza su Giuseppe
Impastato, con la partecipazione del presidente del "Centro siciliano di
documentazione Giuseppe Impastato" di Palermo, Umberto Santino.
e) incontri per la redazione di tesine:
- 11 aprile 2003: primo incontro;
- 6 maggio 2003: secondo incontro;
- 14 maggio 2003: terzo incontro.
- 21 maggio 2003: quarto incontro.
f) incontro di consegna della bozza della relazione conclusiva:
Il 21 maggio 2003 il coordinatore del corso ha effettuato incontri
individuali con pressoche' tutti i partecipanti al corso e distribuito a
tutti il testo della bozza della relazione conclusiva al fine di consentire
a chiunque di verificare il testo e proporre eventuali ulteriori modifiche.
Il 28 maggio 2003, non essendo pervenute modifiche, e' stata redatta la
presente stesura definitiva della relazione.
1. 2. Dati statistici sulla partecipazione
(...)
*
2. Giudizio sul corso
I partecipanti hanno espresso, durante gli ultimi tre incontri
prevalentemente dedicati alla riflessione sugli esiti del corso, un giudizio
globalmente positivo ed un consenso alla riproposizione dell'esperienza il
prossimo anno scolastico.
Vari partecipanti hanno messo in rilievo l'opportunita' di un maggior numero
di incontri, poiche' la scarsita' di tempo ha impedito l'esame di molti
argomenti e lo svolgimento di diverse attivita' previste nel programma
originario; inoltre e' stato da piu' persone segnalato il fatto che
essendosi svolto il corso nei mesi conclusivi dell'anno scolastico, questo
ha disincentivato una piu' ampia partecipazione a causa della coincidenza
con impegni di studio particolarmente intensi e con altri corsi pressoche'
vincolanti.
*
3. Attribuzione del credito formativo
Sulla base del criterio stabilito collegialmente con il metodo del consenso,
si e' attribuito il credito formativo agli studenti che avessero preso parte
a piu' della meta' degli incontri ed avessero partecipato a letture,
esercitazioni e dialoghi di riflessione.
(...)
*
4. Ringraziamenti
Come di consueto i partecipanti al corso ringraziano tutti coloro che hanno
contribuito al buon esito di esso.
*
5. Una necessaria postilla
(...)
* * *
Appendice. Materiali messi a disposizione dei corsisti
- Hannah Arendt, estratto da La banalita' del male, Feltrinelli, Milano
1964, 1993;
- Ingeborg Bachmann, Alle Tage / Tutti i giorni;
- Bertolt Brecht, alcune poesie;
- Centro di ricerca per la pace, schede biobibliografiche e documentarie su
Giulio Girardi; Vittorio Emanuele Giuntella; Jean-Marie Muller; Renate
Siebert; Alessandro Zanotelli; Jean Ziegler;
- Lorenzo Milani, L'obbedienza non e' piu' una virtu', Edizioni del
Movimento Nonviolento, Perugia 1983;
- Programma del corso;
- Proposta di canovaccio per la relazione conclusiva;
- Proposta di questionario per l'autovalutazione;
- Franco Restaino, Adriana Cavarero, Indice e bibliografia da Le filosofie
femministe, Paravia, Torino 1999;
- Nelly Sachs, alcune poesie;
- Peppe Sini, Contro la guerra, la nonviolenza;
- Peppe Sini, La nonviolenza contro la guerra;
- Peppe Sini, Per una definizione del concetto di nonviolenza;
- Peppe Sini, Per una riflessione sulla Shoah (serie di schede
biobibliografiche);
- Wislawa Szymborska, alcune poesie;
- Vangelo secondo Matteo, IV, 1-11;
- Chiara Zamboni, Bibliografia ragionata da Eadem, La filosofia donna,
Demetra, Colognola 1997.
Altri materiali sono stati messi a disposizione di singoli partecipanti con
riferimento a richieste specifiche.
* * *
Allegato
Schema preliminare del programma del corso di educazione alla pace presso il
Liceo Scientifico di Orte nell'anno scolastico 2002-2003: "Costruire la
pace, dal dialogo alla nonviolenza".
Parte prima. Premessa
Il progetto del corso di educazione alla pace di questo anno scolastico
tiene conto delle esperienze condotte negli scorsi anni e delle indicazioni
emerse e riportate nelle relazioni conclusive di esse.
Anche quest'anno gli incontri di studio saranno di tipo seminariale, ed alle
attivita' di esposizione e lettura di testi, di commento e discussione dei
temi e dei materiali proposti, si affiancheranno esercitazioni,
testimonianze ed occasioni di riflessione anche non previste e non
strutturate, valorizzando e sviluppando spunti, richieste e proposte
provenienti dai corsisti.
Rispetto agli scorsi anni si cerchera' di approfondire maggiormente i
seguenti due temi:
a) le strutture e le dinamiche dell'interazione comunicativa, con particolar
riferimento ai temi del linguaggio, della comunicazione dialogica, del
discorso orale, del testo scritto;
b) la nonviolenza come teoria-prassi di inveramento di un coerente e
concreto impegno di pace e di difesa e promozione dei diritti umani.
Interagendo anche con esigenze e richieste sovente emerse nel corso degli
scorsi anni scolastici si propone altresi' la possibilita' di dedicare
momenti specifici di approfondimento sui temi dell'impegno per la legalita'
contro i poteri criminali; dell'impegno di solidarieta' e affermazione della
dignita' umana contro il razzismo; dell'mpegno per la difesa dell'ambiente
ed un'economia di giustizia.
*
Parte seconda. Programma e calendario
L'ipotesi che formuliamo e' scandita in 17 incontri di due ore ciascuno, a
cadenza tendenzialmente settimanale, tra ottobre e marzo (eventualmente
integrabili con tre incontri aggiuntivi su temi specifici se richiesto dai
corsisti).
Gli incontri dovrebbero avere cadenza settimanale e svolgersi come di
consueto tra le ore 14 e le ore 16 di un medesimo giorno della settimana
concordato tra tutti i partecipanti in occasione del primo incontro.
Il percorso e' cosi' modulato:
- incontri 1-2: introduttivi e propedeutici;
- incontri 3-8: centrati sulla comunicazione (come risorsa fondamentale,
situazione decisiva e coscienza indispensabile per il riconoscimento di
umanita', la promozione della dignita' umana, un agire orientato alla civile
convivenza e alla pace);
- incontri 9-15: centrati sulla nonviolenza (come scelta teorico-pratica
fondativa di una cultura e una prassi di solidarieta', di costruzione della
pace e di affermazione dei diritti umani);
- incontri 16-17: dedicati alla stesura ed approvazione della relazione
conclusiva (che e' parte integrante e verifica ineludibile del piano di
lavoro del corso).
1. Primo incontro: presentazione reciproca e discussione del programma;
2. Secondo incontro: la pace e la dignita' umana presi sul serio: premesse
terminologiche, metodologiche, concettuali;
3. Terzo incontro: persona e umanita', identita' e apertura, memoria e
scoperta: strutture esistenziali, profili psicologici e sociologici, forme
di appercezione linguistica della relazione del se' con gli altri;
4. Quarto incontro: strutture e dinamiche della comunicazione; alcuni
elementi basilari ed alcuni approcci e modelli interpretativi; la
comunicazione non verbale; la comunicazione linguistica;
5. Quinto incontro: il linguaggio; espressione, esplorazione, conoscenza e
interpretazione: l'ermeneutica infinita;
6. Sesto incontro: il monologo, l'orazione, il racconto, il dialogo: parlare
ed ascoltare come riconoscimento di umanita';
7. Settimo incontro: il discorso persuasivo tra interazione sociale,
strategie di potere, ricerca della verita', principio responsabilita'; la
retorica e le ideologie;
8. Ottavo incontro: il testo scritto: forme, fini e paradossi di una
modalita' cruciale dell'espressione e della comunicazione;
9. Nono incontro: di fronte alla violenza: percorsi di analisi dell'impatto
distruttivo della violenza sulla persona (con riferimento sia a vicende
storiche ed a ricerche sociologiche e psicologiche particolari, sia a
situazioni quotidiane di oppressione, umiliazione, sopraffazione e
sofferenza);
10. Decimo incontro: la nonviolenza: questioni terminologiche e concettuali
preliminari;
11. Undicesimo incontro: la nonviolenza come insieme di ipotesi e criteri
logici ed assiologici;
12. Dodicesimo incontro: la nonviolenza come insieme di tecniche
ermeneutiche, deliberative ed operative;
13. Tredicesimo incontro: la nonviolenza come strategia e come progetto;
14. Quattordicesimo incontro: pensatrici e pensatori della nonviolenza;
15. Quindicesimo incontro: esperienze storiche di lotta nonviolenta;
16. Sedicesimo e penultimo incontro: stesura della relazione conclusiva;
17. Diciassettesimo e ultimo incontro: approvazione della relazione
conclusiva.
Se richiesto dai corsisti potranno aggiungersi tre ulteriori incontri
specifici su:
A. cenni sulle esperienze di lotta nonviolenta contro i poteri criminali;
B. cenni sulle esperienze di lotta nonviolenta contro il razzismo;
C. cenni sulle esperienze di lotta nonviolenta in difesa dell'ambiente, i
diritti umani e per un'economia di giustizia.
Come gia' negli scorsi anni se se ne dovesse ravvisare l'opportunita' si
potranno svolgere anche eventuali incontri riassuntivi.
Come gia' negli scorsi anni il coordinatore del corso sara' disponibile a
sostenere e supervisionare il lavoro degli studenti del V liceo che
intendessero presentare agli esami di maturita' delle tesine su argomenti
oggetto del corso stesso.
*
Parte terza: questioni organizzative
Vale quanto gia' stabilito ed attuato negli scorsi anni scolastici.
6. GLI IDILLI DI MARGUTTE: CLANDESTINI ED ASSASSINI. DIALOGHETTO
- Lei che mestiere fa?
- Oh bella, il clandestino.
- E che ci sarebbe venuto a fare costi'?
- Quel che ci fa gia' lei, mio buon signore: cercar di vivere.
- E non poteva restarsene a casa sua?
- Me la bruciarono, caro signore.
- Capisco, le guerre tribali...
- Veramente sono guerre tecnologiche, e a dirsela tutta le armi ce le avete
messe voi e gli stipendi alle bande armate vengono dalle vostre banche e
compagnie d'affari, e l'addestramento di chi guida le milizie e' avvenuto
qui da voi, e...
- Vorrebbe forse dire che e' colpa nostra?
- Certo non mia che me ne stavo al paese a campare la vita, stentata del
resto, perche' le risorse del mio paese ci vengono sottratte, e per dire il
vero: rapinate; e finiscono - chiedo venia - nei vostri magazzini.
- Ah, e insiste a offendere...
- Ohime', dico quel che anche lei vede.
- E allora adesso ci invade.
- Suvvia, gentile amico, converra' che un'invasione - che so, guardi
l'Iraq - e' ben altra cosa.
- Ah, fellone, giammai, giammai il piede straniero sul nostro sacro suolo...
- Ma la prego...
- Vade retro, vade retro.
- E dove, di grazia?
- In mare! In mare! (Estrae la pistola e fa fuoco ripetutamente. Poi si
allontana cantando a squarciagola l'inno nazionale, come allo stadio, per la
gioia del presidente).
7. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI: UNA SINTESI DI EMILIA FERREIRO, "EFECTOS
DE LA PRIVACION FAMILIAR Y SOCIAL EN LA EDUCACION PRIMARIA", 1981
[Proseguiamo la pubblicazione di una serie di schede bibliografiche curate
da Maria Luigia Casieri relative all'opera di Emilia Ferreiro. Maria Luigia
Casieri insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali
collaboratrici di questo foglio; ha preso parte a varie iniziative di pace,
di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi di
aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni. Emilia Ferreiro,
argentina, docente in Messico, pedagogista illustre, e' una delle piu'
grandi studiose viventi del processi di alfabetizzazione; e' di fondamentale
importanza il suo contributo sul tema dell'apprendimento della lettura e
della scrittura da parte dei bambini. Tra le opere di Emilia Ferreiro si
veda in primo luogo l'ormai classico volume scritto insieme ad Ana
Teberosky, La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti, Firenze
1985]
Data di edizione: 1981. Tipo di documento: atti di convegno. Titolo: Efectos
de la privacion familiar y social en la educacion primaria. Luogo di
edizione: Mexico. Pagine: 5. Fonte: intervento presentato alla III Assemblea
Messicana di Pediatria, settembre 1981. Lingua: spagnolo. Abstract: nel
testo si mette in evidenza la relativita' dei concetti di deprivazione e di
svantaggio sociale. Si precisa che, riconoscendo il valore sociale
attribuito all'alfabetizzazione, sarebbe piu' corretto parlare di
deprivazione scolastica, quando la scuola non e' in grado di offrire cio'
che dovrebbe, perche' sostanzialmente ignora la natura dei problemi
cognitivi che i bambini affrontano nell'acquisizione della lingua scritta e
che, non ricevendo risposte adeguate, si trasformano in difficolta' di
apprendimento.
*
Sintesi
Nell'apprendimento della scrittura e della lettura, solo di recente si e'
iniziata a comprendere l'importanza dei fattori linguistici, riferiti alla
conoscenza della propria lingua materna, e dei fattori cognitivi, relativi
ai processi che rendono possibile l'acquisizione di conoscenza.
I problemi cognitivi implicati nella conoscenza della lingua scritta
riguardano in primo luogo la necessita' di scoprire "che tipo di sistema di
rappresentazione" (p. 2) e' quello costituito dalle lettere, essendo
possibili diversi sistemi di scrittura.
Nello sforzo di comprensione dei processi di apprendimento e' quindi
necessario evitare approcci sia adulto-centrici che etno-centrici.
E' ormai noto che il processo di apprendimento dei bambini comincia prima
del loro ingresso a scuola e che le opportunita' che ricevono nel proprio
ambiente contribuiscono a differenziare il patrimonio di conoscenze con cui
arrivano a scuola.
Ma al loro arrivare a scuola "gli uni e gli altri saranno trattati alla
stessa maniera, come se l'uguaglianza delle opportunita' esigesse
l'uniformita' delle esigenze" (p. 3).
L'insegnante si occupa di insegnare il valore sonoro delle lettere e ignora
la vastita' e la complessita' dei problemi cognitivi che i bambini devono
affrontare. Cosi' si instaura, tra bambini e insegnanti, un "dialogo tra
sordi", mancando il bambino in alcuni casi delle conoscenze che gli
consentano di capire cio' di cui l'insegnante parla e mancando gli
insegnanti della griglia teorica interpretativa che gli consenta di capire
la coerenza interna delle idee del bambino e la natura delle sue
difficolta'.
Sarebbe quindi piu' opportuno parlare di "privazione scolastica
nell'apprendimento del bambino" perche' egli "ha una scuola che non gli da'
cio' che dovrebbe dargli" (p. 4).
Inoltre, "le espressioni 'deprivazione familiare e sociale' e 'bambino
socialmente svantaggiato' sono termini equivoci (...). Entrambe le
espressioni si collocano all'interno di un dibattito nelle scienze sociali
(...) che oppone le cosiddette 'teorie del deficit' alle 'teorie della
differenza'. (...) Qualcosa e' socialmente deficitario rispetto al gruppo
sociale che stabilisce la sua come norma nazionale. La proprieta' di essere
un individuo alfabetizzato e' una proprieta' socialmente valorizzata. (...)
Pero' se i valori sociali cambiassero, (..) sarebbero altri i bambini che
apparirebbero come svantaggiati" (pp. 4-5).
"Le nozioni di deprivazione e di svantaggio sono, sul piano
psicosociologico, nozioni essenzialmente relative (a rischio di convertirsi
in nozioni puramente ideologiche quando si perde di vista questa relativita'
necessaria). Ma e' necessario ancora ricordare che il caso della
letto-scrittura si presta ad altri fraintendimenti. (...)
Il non essere alfabetizzati a 7 anni non ha valore di una tappa evolutiva
(benche' gli psicologi utilizzino, senza sufficiente fondamento,
l'espressione 'maturita' per la letto-scrittura", come se questa "maturita''
dipendesse unicamente dai processi generali di maturazione organica). (...)
Ma il non essere alfabetizzato a 7 o 8 anni ha tali conseguenze sociali -
cominciando da quelle scolastiche - che si converte in molti casi in un
fatto decisivo per il destino individuale di questo bambino.
Per questo ci sembra tanto importante poter comprendere meglio, per poter
prevenire in seguito, l'insuccesso scolastico iniziale" (p. 5).
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it
Numero 649 del 21 agosto 2003