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Daclon contro Peacelink: la vicenda continua
- Subject: Daclon contro Peacelink: la vicenda continua
- From: Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>
- Date: Mon, 18 Aug 2003 17:28:58 +0200
[Nota: in seguito ad un nuovo attacco verbale contro l'associazione
PeaceLink dalle pagine di un "blog", in un articolo anonimo redatto da una
persona che si definisce un "conoscente" del signor Daclon, abbiamo
inoltrato la seguente lettera di risposta ai responsabili del sito. Tutti i
dettagli su http://www.peacelink.it/emergenza]
Al responsabile del sito http://newblognewblog.splinder.it
Con preghiera di pubblicazione
Ho letto il vostro post intitolato "Chiedimi scusa, che ti ho appena
rifilato un ceffone !", e sono maturati in me alcuni dubbi, per i quali vi
chiedo cortesemente di fornirmi una risposta:
1) Voi descrivete il sito peacelink.it come "un sito di quelli che
piacciono tanto poco a noi". Come mai? Come potremmo fare per migliorare il
nostro servizio?. Forse i nostri ultimi articoli non vi sono piaciuti
tanto, magari perche' indirizzati contro le azioni di guerra di due governi
che voi stimate (quello italiano e quello statunitense), ma possibile che
non vi siano piaciuti nemmeno gli attacchi ai "sinistri" D'Alema e Clinton
durante la guerra del 1999 o le prime notizie sullo scandalo Telekom
Serbia, apparse sulle nostre mailing list prima ancora che sulle pagine di
Repubblica, oppure i nostri reportage da Grozny e dalla Cecenia, o le
condanne per le violazioni dei diritti umani in Cina, certamente non
sospettabili di antiamericanismo?
2) Voi affermate che "rifondazione piazza tra i nomi dei firmatari del
manifesto anche il Prof. Corrado Maria Daclon". Noi non sappiamo come il
nome del Daclon sia finito tra i firmatari di quell'appello, la cui
riproduzione integrale con citazione della fonte originaria potrebbe
costare la vita alla nostra associazione. L'unica cosa che sappiamo e' che
quel nome non ce l'abbiamo messo di certo noi. Voi invece siete
assolutamente certi che Rifondazione abbia "piazzato" il nome di Daclon tra
quei firmatari. Ora, visto che in Italia la responsabilita' penale e'
personale, e visto che voi siete convinti che sia stata Rifondazione ad
usare impropriamente il nome del Daclon, ci spiegate come mai alla fine
dovremmo essere noi a rispondere di azioni altrui?
3) Voi affermate che "Su richiesta di Daclon, il suo nome sparisce subito
dal sito di rifondazione, che capisce di averla fatta grossa. Peacelink,
invece, col fischio che lo fa". Noi non abbiamo mai ricevuto una richiesta
di rimozione, correzione o cancellazione di quella pagina dal Signor
Daclon, ne' tantomeno una telefonata, una lettera di diffida o qualsiasi
altro invito a rettificare quelle informazioni ai sensi della legge sulla
stampa. Se questa richiesta ci arrivasse saremmo ben lieti di esaudirla
anche oggi, ma rimuovere quella pagina di nostra iniziativa potrebbe essere
interpretato come una ammissione di colpevolezza, mentre noi non siamo ne'
ci riteniamo colpevoli di niente, ne' avremmo potuto verificare uno per uno
i firmatari di quell'appello senza violare la loro privacy. Le chiedo: lei
cosa avrebbe fatto al posto nostro, se sul suo blog qualcuno avesse
inserito in buona fede, magari in un commento, quello stesso manifesto
ambientalista, e se lei si fosse accorto della necessita' di una rettifica
solamente dopo una citazione da cinquantamila euro?
4) Voi affermate che PeaceLink "decide di mantenere il nome del prof.
Daclon sul manifesto". Le ripeto che non e' stata una nostra decisione, e
saremmo stati ben lieti di rimuovere quella pagina qualora ci fosse stato
richiesto, pubblicando una rettifica perfino in homepage, ma purtroppo il
primo contatto che Daclon ha avuto con noi e' avvenuto tramite l'atto di
citazione, nel quale non si chiede la rimozione o rettifica di quelle
pagine, che non e' mai stata chiesta, ma si chiedono 50 mila euro di
risarcimento. Quindi non si e' trattato di una nostra decisione. La
condotta del Daclon ci ha reso impossibile rimuovere quella pagina di
nostra iniziativa, perche' quella pagina e' diventata oggetto di una
controversia legale, e rimuoverla sarebbe come rimuovere un elemento
probatorio dagli atti di un processo. Come mai voi affermate che la nostra
associazione "persevera per principio a ledere i diritti altrui"?. Come
mai, visto che non ci e' mai stata richiesta una rettifica o una rimozione
di quella pagina, voi dichiarate il falso affermando che "peacelink
pubblica quello che vuole e quando gli si dice di smetterla non lo fa",
mentre nessuno ci ha mai "detto di smettere"? Se ce lo avessero chiesto
saremmo stati lieti di farlo. Poiche' non abbiamo nessuna intenzione di
"ledere i diritti altrui" come voi affermate, e proprio per la nostra ferma
determinazione a tutelare i diritti di tutti, il nome di Daclon finora non
e' apparso sul nostro sito ne' negli appelli con cui abbiamo chiesto la
solidarieta' dei nostri lettori. Abbiamo preservato la privacy di Daclon e
dell'associazione Pro Natura fino a quando lo stesso Daclon ha deciso di
rendere pubblica la sua vicenda attraverso le pagine di Libero. Vi chiedo:
quante altre associazioni si sarebbero comportate allo stesso modo, e
quante invece non avrebbero resistito alla tentazione di una ghiotta "gogna
telematica" dove mettere alla berlina il "cattivo" consulente Nato?
5) Uno degli aspetti positivi della comunicazione in rete e' che permette
di creare degli spazi bianchi, dei "muri" virtuali dove le persone possono
esprimere le loro idee. Come accade sui normali muri di cemento delle
nostra citta', gli spazi bianchi vengono utilizzati per creare arte e
bellezza, come accade nel caso dei murales e dei dipinti a spray che
colorano molte vie cittadine, ma anche per creare bruttura e volgarita',
come avviene con le scritte gratuite e volgari che imbrattano i cessi delle
stazioni o i muri di alcuni quartieri degradati. Consapevoli di questo
rischio abbiamo creato uno di questi spazi bianchi, e su duemila commenti
solo uno e' risultato offensivo, e peraltro e' stato immediatamente
rimosso. Quello che e' grave non e' che ci sia un imbecille in un gruppo di
duemila persone, statisticamente sarebbe impossibile che non ci fosse. La
cosa grave, a mio avviso, e' che dei seri professionisti del giornalismo si
aggrappino a queste inevitabili contaminazioni di stupidita' per creare dei
"casi giornalistici" quando si e' a corto di argomenti. Per questo vi
rivolgo un'ultima domanda: ritenete positivo che in Italia si stia
affermando uno stile giornalistico che annovera tra le sue fonti
l'equivalente telematico delle scritte nei cessi delle stazioni? Ritenete
che sia stato corretto ignorare che tra le persone che ci hanno espresso
solidarieta' c'e' stato anche il linguista Noam Chomsky e molti missionari
comboniani, dando voce sulle pagine di Libero a una "scritta sui cessi"
rimossa gia' da sei mesi?
5) Non ho capito il senso della frase "se chiudono sara' tanto di
guadagnato per la verita'". Se un sito chiude perche' riporta in buona fede
cose errate scritte da altri, dov'e' il guadagno per la verita'? Qual e' la
verita' che guadagna se si puniscono le piccole voci della rete con pene
superiori a quelle previste dalla legge sulla stampa? Se quell'appello
fosse stato pubblicato sul Corriere della Sera, ai sensi della legge sulla
stampa sarebbe stata sufficiente una rettifica per riparare all'errore.
Perche' a noi questa possibilita' e' stata negata? Qual e' la verita' che
guadagna dal dissanguamento economico di chi sbaglia in buona fede?
6) L'estensore dell'articolo sul vostro Blog dichiara che "accade che il
sottoscritto conosca di persona il prof. Daclon". La cosa mi fa molto
piacere, poiche' ci da' la possibilita' di porre al Daclon delle domande a
cui finora non ha voluto rispondere: signor Daclon, come mai nonostante le
ripetute richieste ha rifiutato qualsiasi contatto con i responsabili
dell'associazione PeaceLink dopo l'invio dell'atto di citazione, e prima
della citazione non ha ritenuto opportuna nessuna forma di contatto
epistolare, telefonico o verbale? Come mai tra i tanti siti che hanno
pubblicato quel "manifesto ambientalista" solamente PeaceLink e' stata
citata in sede civile mentre ad altre persone che avevano compiuto la
stessa azione lei ha richiesto solamente la modifica o la rimozione della
pagina in questione? Secondo lei, chi ha inserito il suo nome in
quell'appello ambientalista nella sua prima pubblicazione sul sito di
Rifondazione? Come mai non ha ritenuto di doversi rivalere contro gli
estensori materiali di quel testo errato? Come mai lei nel suo atto di
citazione rivolto a Peacelink tramite i suoi avvocati si qualifica come
consulente della Nato mentre ha dichiarato in altre sedi di non avere mai
avuto nessun rapporto professionale con l'alleanza atlantica? Come mai a
tutt'oggi non ha mai richiesto all'associazione PeaceLink una rettifica o
una rimozione del testo nel quale compare il suo nome? Signor Daclon, come
mai l'associazione PeaceLink e' disposta a riconoscere il suo diritto alla
rettifica come previsto dalla legge sulla stampa ma lei non ha ancora
voluto avvalersi di tale diritto preferendo richiedere un risarcimento
economico in sede civile? Questo obiettivo economico le interessa di piu'
della rimozione del suo nome in calce ad un appello nel quale non si
riconosce? Signor Daclon, lei ritiene che ci siano ancora degli spiragli
per una risoluzione di questo conflitto che sia costruttiva e soddisfacente
per entrambe le parti? Lei ha tutte le possibilita' di vedere riconosciuto
il suo diritto alla rettifica di un testo errato, come mai vuole negare il
diritto all'esistenza di una associazione che sul suo bilancio
pubblicamente consultabile ha un attivo di poche centinaia di euro, e che
sarebbe di fatto annientata con un risarcimento da decine di migliaia di euro?
Vi preghiamo di inoltrare al signor Daclon questi interrogativi che sono
ancora senza risposta, rassicurandolo sul fatto che non nutriamo nei suoi
confronti nessuna forma di odio o di rancore. Poiche' siamo una
associazione nonviolenta, e non semplicemente pacifista o negativamente
antimilitarista, riusciamo a distinguere tra l'odio per una persona e la
condanna per le sue azioni, e pertanto non ci passa neanche per la testa
l'idea di odiare o distruggere il signor Daclon, pur esprimendo profonda
condanna e dissenso verso l'azione legale che ha deciso di intraprendere
nei nostri confronti, a nostro avviso assolutamente ingiustificata.
Speriamo davvero che questa vicenda davvero triste si risolva nel modo
migliore per tutti, senza vincitori e sconfitti ma con il riconoscimento di
tutti i diritti legittimi delle parti in causa, accantonando le pretese
illegittime, infondate o peggio ancora persecutorie.
Richiediamo cortesemente la pubblicazione della presente lettera sul vostro
Blog, unicamente per offrire una informazione piu' completa ai lettori
dello stesso. Attendo un vostro cenno di riscontro all'indirizzo email
info@peacelink.it
Cordiali Saluti
Carlo Gubitosa
Associazione PeaceLink
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IL TESTO DELL'ARTICOLO ORIGINALE
Chiedimi scusa, che ti ho appena rifilato un ceffone !
Autore: Mixumb
Fonte: http://newblognewblog.splinder.it/ - 9 agosto 2003
Succede che un sito di quelli che piacciono tanto poco a noi, peacelink
(chi lo cerca se lo trovi, far pubblicita' proprio non mi interessa),
pubblica con la solita bavetta alla bocca un manifesto preso pari pari da
rifondazione comunista. Trattasi della solita tirata ambientalista che poi,
ma chissa' com'e', diventa l'ennesimo trattato di antiamericanismo (dice
che l'ambiente lo si difende affermando che "La guerra e' divenuta
strumento ordinario di gestione della potenza imperiale Usa, con effetti
umanamente e ambientalmente tragici e inaccettabili". Sono la stessa
gentaglia che si eccita a leggere Vattimo sulla Stampa di qualche giorno fa
affermare senza paura di rendersi ridicolo che fa caldo perche' Bush non ha
siglato l'accordo di Kyoto).
Ora, accade che rifondazione, dando per scontato che tutto il mondo
ambientalista e' di sinistra e quindi antiamericano (in Italia, che' i
verdi tedeschi, tanto per capirci, sono di tutt'altra pasta : ma tant'e',
quelli hanno Fisher, noi Pecoraro Scanio ...), piazza tra i nomi dei
firmatari del manifesto anche il Prof. Corrado Maria Daclon, Segretario
Generale e vero motore di "Pro Natura", la piu' antica associazione
ambientalista italiana. Il Prof. Daclon e' anche consulente della NATO,
cosa che difficilmente si concilia con la sottoscrizione di un manifesto
antiamericano.
Su richiesta di Daclon, il suo nome sparisce subito dal sito di
rifondazione, che capisce di averla fatta grossa. Peacelink, invece, col
fischio che lo fa. Nella migliore tradizione di quel pacifismo che quando
sbatte la testa contro il muro continua a farlo nella speranza di
sfondarlo, decide di mantenere il nome del prof. Daclon sul manifesto, pur
sapendo benissimo che cio' e' una lesione dei suoi diritti, da molti punti
di vista, non solo da quello della legge sulla privacy.
Il giornale "Libero" riprende la vicenda, nel momento in cui il Prof.
Daclon chiede giustamente, a tutela del suo nome e della difesa delle sue
idee che sono molto differenti da quelle di peacelink, un risarcimento di
50.000 - (che a me sembrano molto pochi, visti certi risarcimenti
miliardari che si deliberano l'un l'altro certi giudici). Apriti cielo. La
rete dei pacifinti si schiera compatta con peacelink : alcuni con toni
civili, altri con le solite lezioncine fuori luogo. Si vorrebbe, in
pratica, che chi ha commesso l'errore e persevera per principio a ledere i
diritti altrui (peacelink) la passasse liscia ; mentre naturalmente, il
cattivone che esce dagli schemi ambientalista=di sinistra, consulente della
NATO e per di piu' difeso da Libero (Daclon) viene ammonito circa il fatto
che avrebbe dovuto solo scrivere una letterina, come si permette di
mettersi contro alla marmaglia pacifista ?
Cioe', peacelink pubblica quello che vuole e quando gli si dice di
smetterla non lo fa, ma va bene cosi' e anzi diventa la parte lesa ; Daclon
non osi difendere i propri diritti ed il proprio nome. Tutto normale, come
pure naturalmente il fatto che se Libero riporta le frasi irriguardose e
vergognose che figurano intonse su peacelink (sono parenti di quelle su
indymedia) per dimostrare su quale pulpito si e' messo una persona che non
vuole averci nulla a che fare, si commette reato di lesa maesta' nei
confronti dei bravi ragazzi di peacelink e del loro diritto (quello si,
intangibile) di pubblicare tutto cio' che arriva, dalle argomentazioni agli
insulti (il che puo' andare anche bene, ma allora si tolgano i nomi di chi
non ci vuole stare e anzi si verifichi prima di accomunarli con
quell'accozzaglia) alle minacce di morte nei confronti di Daclon.
Ora, accade che il sottoscritto conosca di persona il prof. Daclon. Come ho
gia' avuto modo di scrivere, e lo confermo volentieri e con orgoglio, e'
una persona SQUISITA. Un professionista cordiale e competente, disponibile
e di grande cortesia e signorilita'. Una persona della quale, conoscendola,
non si puo' che dire bene. Allora, questi di peacelink e chi li appoggia
stanno davvero cercando di battere un record di ignominia. Laciassero in
pace una brava persona che non ha chiesto di essere accomunata alle cose
che appaiono su quel sito che e' la summa del piu' peloso antiamericanismo
e pacifismo a senso unico. Se vogliono contribuire all'andamento del mondo
in maniera diffamante e inquietante e idiota lo facciano senza coinvolgere
le brave persone. Spero che il giudice ne deliberi 500.000, di euro di
risarcimento. E se chiudono sara' tanto di guadagnato per la verita'.
Solidarieta' a Corrado Maria Daclon da questo blog.