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Daclon contro Peacelink: la vicenda continua



[Nota: in seguito ad un nuovo attacco verbale contro l'associazione 
PeaceLink dalle pagine di un "blog",  in un articolo anonimo redatto da una 
persona che si definisce un "conoscente" del signor Daclon, abbiamo 
inoltrato la seguente lettera di risposta ai responsabili del sito. Tutti i 
dettagli su http://www.peacelink.it/emergenza]

Al responsabile del sito http://newblognewblog.splinder.it

Con preghiera di pubblicazione

Ho letto il vostro post intitolato "Chiedimi scusa, che ti ho appena 
rifilato un ceffone !", e sono maturati in me alcuni dubbi, per i quali vi 
chiedo cortesemente di fornirmi una risposta:

1) Voi descrivete il sito peacelink.it come "un sito di quelli che 
piacciono tanto poco a noi". Come mai? Come potremmo fare per migliorare il 
nostro servizio?. Forse i nostri ultimi articoli non vi sono piaciuti 
tanto, magari perche' indirizzati contro le azioni di guerra di due governi 
che voi stimate (quello italiano e quello statunitense), ma possibile che 
non vi siano piaciuti nemmeno gli attacchi ai "sinistri" D'Alema e Clinton 
durante la guerra del 1999 o le prime notizie sullo scandalo Telekom 
Serbia, apparse sulle nostre mailing list prima ancora che sulle pagine di 
Repubblica, oppure i nostri reportage da Grozny e dalla Cecenia, o le 
condanne per le violazioni dei diritti umani in Cina, certamente non 
sospettabili di antiamericanismo?

2) Voi affermate che "rifondazione piazza tra i nomi dei firmatari del 
manifesto anche il Prof. Corrado Maria Daclon". Noi non sappiamo come il 
nome del Daclon sia finito tra i firmatari di quell'appello, la cui 
riproduzione integrale con citazione della fonte originaria potrebbe 
costare la vita alla nostra associazione. L'unica cosa che sappiamo e' che 
quel nome non ce l'abbiamo messo di certo noi. Voi invece siete 
assolutamente certi che Rifondazione abbia "piazzato" il nome di Daclon tra 
quei firmatari. Ora, visto che in Italia la responsabilita' penale e' 
personale, e visto che voi siete convinti che sia stata Rifondazione ad 
usare impropriamente il nome del Daclon, ci spiegate come mai alla fine 
dovremmo essere noi a rispondere di azioni altrui?

3) Voi affermate che "Su richiesta di Daclon, il suo nome sparisce subito 
dal sito di rifondazione, che capisce di averla fatta grossa. Peacelink, 
invece, col fischio che lo fa". Noi non abbiamo mai ricevuto una richiesta 
di rimozione, correzione o cancellazione di quella pagina dal Signor 
Daclon, ne' tantomeno una telefonata, una lettera di diffida o qualsiasi 
altro invito a rettificare quelle informazioni ai sensi della legge sulla 
stampa. Se questa richiesta ci arrivasse saremmo ben lieti di esaudirla 
anche oggi, ma rimuovere quella pagina di nostra iniziativa potrebbe essere 
interpretato come una ammissione di colpevolezza, mentre noi non siamo ne' 
ci riteniamo colpevoli di niente, ne' avremmo potuto verificare uno per uno 
i firmatari di quell'appello senza violare la loro privacy. Le chiedo: lei 
cosa avrebbe fatto al posto nostro, se sul suo blog qualcuno avesse 
inserito in buona fede, magari in un commento, quello stesso manifesto 
ambientalista, e se lei si fosse accorto della necessita' di una rettifica 
solamente dopo una citazione da cinquantamila euro?

4) Voi affermate che PeaceLink "decide di mantenere il nome del prof. 
Daclon sul manifesto". Le ripeto che non e' stata una nostra decisione, e 
saremmo stati ben lieti di rimuovere quella pagina qualora ci fosse stato 
richiesto, pubblicando una rettifica perfino in homepage, ma purtroppo il 
primo contatto che Daclon ha avuto con noi e' avvenuto tramite l'atto di 
citazione, nel quale non si chiede la rimozione o rettifica di quelle 
pagine, che non e' mai stata chiesta, ma si chiedono 50 mila euro di 
risarcimento. Quindi non si e' trattato di una nostra decisione. La 
condotta del Daclon ci ha reso impossibile rimuovere quella pagina di 
nostra iniziativa, perche' quella pagina e' diventata oggetto di una 
controversia legale, e rimuoverla sarebbe come rimuovere un elemento 
probatorio dagli atti di un processo. Come mai voi affermate che la nostra 
associazione "persevera per principio a ledere i diritti altrui"?. Come 
mai, visto che non ci e' mai stata richiesta una rettifica o una rimozione 
di quella pagina, voi dichiarate il falso affermando che "peacelink 
pubblica quello che vuole e quando gli si dice di smetterla non lo fa", 
mentre nessuno ci ha mai "detto di smettere"? Se ce lo avessero chiesto 
saremmo stati lieti di farlo. Poiche' non abbiamo nessuna intenzione di 
"ledere i diritti altrui" come voi affermate, e proprio per la nostra ferma 
determinazione a tutelare i diritti di tutti, il nome di Daclon finora non 
e' apparso sul nostro sito ne' negli appelli con cui abbiamo chiesto la 
solidarieta' dei nostri lettori. Abbiamo preservato la privacy di Daclon e 
dell'associazione Pro Natura fino a quando lo stesso Daclon ha deciso di 
rendere pubblica la sua vicenda attraverso le pagine di Libero. Vi chiedo: 
quante altre associazioni si sarebbero comportate allo stesso modo, e 
quante invece non avrebbero resistito alla tentazione di una ghiotta "gogna 
telematica" dove mettere alla berlina il "cattivo" consulente Nato?

5) Uno degli aspetti positivi della comunicazione in rete e' che permette 
di creare degli spazi bianchi, dei "muri" virtuali dove le persone possono 
esprimere le loro idee. Come accade sui normali muri di cemento delle 
nostra citta', gli spazi bianchi vengono utilizzati per creare arte e 
bellezza, come accade nel caso dei murales e dei dipinti a spray che 
colorano molte vie cittadine, ma anche per creare bruttura e volgarita', 
come avviene con le scritte gratuite e volgari che imbrattano i cessi delle 
stazioni o i muri di alcuni quartieri degradati. Consapevoli di questo 
rischio abbiamo creato uno di questi spazi bianchi, e su duemila commenti 
solo uno e' risultato offensivo, e peraltro e' stato immediatamente 
rimosso. Quello che e' grave non e' che ci sia un imbecille in un gruppo di 
duemila persone, statisticamente sarebbe impossibile che non ci fosse. La 
cosa grave, a mio avviso, e' che dei seri professionisti del giornalismo si 
aggrappino a queste inevitabili contaminazioni di stupidita' per creare dei 
"casi giornalistici" quando si e' a corto di argomenti. Per questo vi 
rivolgo un'ultima domanda: ritenete positivo che in Italia si stia 
affermando uno stile giornalistico che annovera tra le sue fonti 
l'equivalente telematico delle scritte nei cessi delle stazioni? Ritenete 
che sia stato corretto ignorare che tra le persone che ci hanno espresso 
solidarieta' c'e' stato anche il linguista Noam Chomsky e molti missionari 
comboniani, dando voce sulle pagine di Libero a una "scritta sui cessi" 
rimossa gia' da sei mesi?

5) Non ho capito il senso della frase "se chiudono sara' tanto di 
guadagnato per la verita'". Se un sito chiude perche' riporta in buona fede 
cose errate scritte da altri, dov'e' il guadagno per la verita'? Qual e' la 
verita' che guadagna se si puniscono le piccole voci della rete con pene 
superiori a quelle previste dalla legge sulla stampa? Se quell'appello 
fosse stato pubblicato sul Corriere della Sera, ai sensi della legge sulla 
stampa sarebbe stata sufficiente una rettifica per riparare all'errore. 
Perche' a noi questa possibilita' e' stata negata? Qual e' la verita' che 
guadagna dal dissanguamento economico di chi sbaglia in buona fede?

6) L'estensore dell'articolo sul vostro Blog dichiara che "accade che il 
sottoscritto conosca di persona il prof. Daclon". La cosa mi fa molto 
piacere, poiche' ci da' la possibilita' di porre al Daclon delle domande a 
cui finora non ha voluto rispondere: signor Daclon, come mai nonostante le 
ripetute richieste ha rifiutato qualsiasi contatto con i responsabili 
dell'associazione PeaceLink dopo l'invio dell'atto di citazione, e prima 
della citazione non ha ritenuto opportuna nessuna forma di contatto 
epistolare, telefonico o verbale? Come mai tra i tanti siti che hanno 
pubblicato quel "manifesto ambientalista" solamente PeaceLink e' stata 
citata in sede civile mentre ad altre persone che avevano compiuto la 
stessa azione lei ha richiesto solamente la modifica o la rimozione della 
pagina in questione? Secondo lei, chi ha inserito il suo nome in 
quell'appello ambientalista nella sua prima pubblicazione sul sito di 
Rifondazione? Come mai non ha ritenuto di doversi rivalere contro gli 
estensori materiali di quel testo errato? Come mai lei nel suo atto di 
citazione rivolto a Peacelink tramite i suoi avvocati si qualifica come 
consulente della Nato mentre ha dichiarato in altre sedi di non avere mai 
avuto nessun rapporto professionale con l'alleanza atlantica? Come mai a 
tutt'oggi non ha mai richiesto all'associazione PeaceLink una rettifica o 
una rimozione del testo nel quale compare il suo nome? Signor Daclon, come 
mai l'associazione PeaceLink e' disposta a riconoscere il suo diritto alla 
rettifica come previsto dalla legge sulla stampa ma lei non ha ancora 
voluto avvalersi di tale diritto preferendo richiedere un risarcimento 
economico in sede civile? Questo obiettivo economico le interessa di piu' 
della rimozione del suo nome in calce ad un appello nel quale non si 
riconosce? Signor Daclon, lei ritiene che ci siano ancora degli spiragli 
per una risoluzione di questo conflitto che sia costruttiva e soddisfacente 
per entrambe le parti? Lei ha tutte le possibilita' di vedere riconosciuto 
il suo diritto alla rettifica di un testo errato, come mai vuole negare il 
diritto all'esistenza di una associazione che sul suo bilancio 
pubblicamente consultabile ha un attivo di poche centinaia di euro, e che 
sarebbe di fatto annientata con un risarcimento da decine di migliaia di euro?

Vi preghiamo di inoltrare al signor Daclon questi interrogativi che sono 
ancora senza risposta, rassicurandolo sul fatto che non nutriamo nei suoi 
confronti nessuna forma di odio o di rancore. Poiche' siamo una 
associazione nonviolenta, e non semplicemente pacifista o negativamente 
antimilitarista, riusciamo a distinguere tra l'odio per una persona e la 
condanna per le sue azioni, e pertanto non ci passa neanche per la testa 
l'idea di odiare o distruggere il signor Daclon, pur esprimendo profonda 
condanna e dissenso verso l'azione legale che ha deciso di intraprendere 
nei nostri confronti, a nostro avviso assolutamente ingiustificata. 
Speriamo davvero che questa vicenda davvero triste si risolva nel modo 
migliore per tutti, senza vincitori e sconfitti ma con il riconoscimento di 
tutti i diritti legittimi delle parti in causa, accantonando le pretese 
illegittime, infondate o peggio ancora persecutorie.

Richiediamo cortesemente la pubblicazione della presente lettera sul vostro 
Blog, unicamente per offrire una informazione piu' completa ai lettori 
dello stesso. Attendo un vostro cenno di riscontro all'indirizzo email 
info@peacelink.it

Cordiali Saluti

Carlo Gubitosa
Associazione PeaceLink

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IL TESTO DELL'ARTICOLO ORIGINALE

Chiedimi scusa, che ti ho appena rifilato un ceffone !

Autore: Mixumb
Fonte: http://newblognewblog.splinder.it/ - 9 agosto 2003

Succede che un sito di quelli che piacciono tanto poco a noi, peacelink 
(chi lo cerca se lo trovi, far pubblicita' proprio non mi interessa), 
pubblica con la solita bavetta alla bocca un manifesto preso pari pari da 
rifondazione comunista. Trattasi della solita tirata ambientalista che poi, 
ma chissa' com'e', diventa l'ennesimo trattato di antiamericanismo (dice 
che l'ambiente lo si difende affermando che "La guerra e' divenuta 
strumento ordinario di gestione della potenza imperiale Usa, con effetti 
umanamente e ambientalmente tragici e inaccettabili". Sono la stessa 
gentaglia che si eccita a leggere Vattimo sulla Stampa di qualche giorno fa 
affermare senza paura di rendersi ridicolo che fa caldo perche' Bush non ha 
siglato l'accordo di Kyoto).

Ora, accade che rifondazione, dando per scontato che tutto il mondo 
ambientalista e' di sinistra e quindi antiamericano (in Italia, che' i 
verdi tedeschi, tanto per capirci, sono di tutt'altra pasta : ma tant'e', 
quelli hanno Fisher, noi Pecoraro Scanio ...), piazza tra i nomi dei 
firmatari del manifesto anche il Prof. Corrado Maria Daclon, Segretario 
Generale e vero motore di "Pro Natura", la piu' antica associazione 
ambientalista italiana. Il Prof. Daclon e' anche consulente della NATO, 
cosa che difficilmente si concilia con la sottoscrizione di un manifesto 
antiamericano.

Su richiesta di Daclon, il suo nome sparisce subito dal sito di 
rifondazione, che capisce di averla fatta grossa. Peacelink, invece, col 
fischio che lo fa. Nella migliore tradizione di quel pacifismo che quando 
sbatte la testa contro il muro continua a farlo nella speranza di 
sfondarlo, decide di mantenere il nome del prof. Daclon sul manifesto, pur 
sapendo benissimo che cio' e' una lesione dei suoi diritti, da molti punti 
di vista, non solo da quello della legge sulla privacy.

Il giornale "Libero" riprende la vicenda, nel momento in cui il Prof. 
Daclon chiede giustamente, a tutela del suo nome e della difesa delle sue 
idee che sono molto differenti da quelle di peacelink, un risarcimento di 
50.000 - (che a me sembrano molto pochi, visti certi risarcimenti 
miliardari che si deliberano l'un l'altro certi giudici). Apriti cielo. La 
rete dei pacifinti si schiera compatta con peacelink : alcuni con toni 
civili, altri con le solite lezioncine fuori luogo. Si vorrebbe, in 
pratica, che chi ha commesso l'errore e persevera per principio a ledere i 
diritti altrui (peacelink) la passasse liscia ; mentre naturalmente, il 
cattivone che esce dagli schemi ambientalista=di sinistra, consulente della 
NATO e per di piu' difeso da Libero (Daclon) viene ammonito circa il fatto 
che avrebbe dovuto solo scrivere una letterina, come si permette di 
mettersi contro alla marmaglia pacifista ?

Cioe', peacelink pubblica quello che vuole e quando gli si dice di 
smetterla non lo fa, ma va bene cosi' e anzi diventa la parte lesa ; Daclon 
non osi difendere i propri diritti ed il proprio nome. Tutto normale, come 
pure naturalmente il fatto che se Libero riporta le frasi irriguardose e 
vergognose che figurano intonse su peacelink (sono parenti di quelle su 
indymedia) per dimostrare su quale pulpito si e' messo una persona che non 
vuole averci nulla a che fare, si commette reato di lesa maesta' nei 
confronti dei bravi ragazzi di peacelink e del loro diritto (quello si, 
intangibile) di pubblicare tutto cio' che arriva, dalle argomentazioni agli 
insulti (il che puo' andare anche bene, ma allora si tolgano i nomi di chi 
non ci vuole stare e anzi si verifichi prima di accomunarli con 
quell'accozzaglia) alle minacce di morte nei confronti di Daclon.

Ora, accade che il sottoscritto conosca di persona il prof. Daclon. Come ho 
gia' avuto modo di scrivere, e lo confermo volentieri e con orgoglio, e' 
una persona SQUISITA. Un professionista cordiale e competente, disponibile 
e di grande cortesia e signorilita'. Una persona della quale, conoscendola, 
non si puo' che dire bene. Allora, questi di peacelink e chi li appoggia 
stanno davvero cercando di battere un record di ignominia. Laciassero in 
pace una brava persona che non ha chiesto di essere accomunata alle cose 
che appaiono su quel sito che e' la summa del piu' peloso antiamericanismo 
e pacifismo a senso unico. Se vogliono contribuire all'andamento del mondo 
in maniera diffamante e inquietante e idiota lo facciano senza coinvolgere 
le brave persone. Spero che il giudice ne deliberi 500.000, di euro di 
risarcimento. E se chiudono sara' tanto di guadagnato per la verita'. 
Solidarieta' a Corrado Maria Daclon da questo blog.