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[INTERNET PER TUTTI] #2003-052 (20/6/2003). Biro spaziali; Telecom "Pay for me", niente panico



__#2003-052 (20/6/2003). Biro spaziali; Telecom "Pay for me", niente panico__

__Biro spaziali__

Questa è una vecchia storia che circola da tempo immemorabile. Non è una 
catena di sant'Antonio vera e propria, ma una leggenda metropolitana. O se 
volete, più che metropolitana, una leggenda spaziale.

Si racconta che la NASA, alle prese col problema di scrivere nello spazio 
in assenza di peso, abbia speso milioni di dollari per realizzare una biro 
col serbatoio d'inchiostro pressurizzato. Senza la pressurizzazione e senza 
la gravità a farlo scendere, infatti, l'inchiostro non scorreva verso la 
punta e quindi la biro non scriveva.

Gli ingegneri sovietici, dovendo risolvere lo stesso problema, usarono la 
loro proverbiale semplicità: diedero ai cosmonauti una matita.

La storia è carina, e la semplicità delle soluzioni adottate dagli 
ingegneri russi è notissima fra gli addetti ai lavori, specialmente nel 
settore aerospaziale, ma gli eventi che descrive non sono veri.

Come raccontato da Snopes.com presso 
http://www.snopes.com/business/genius/spacepen.htm, in realtà sia i russi, 
sia gli americani usarono sin da subito le matite. Purtroppo si scoprì che 
le punte si spezzavano facilmente e continuavano a fluttuare nell'aria, col 
rischio di essere ingerite o inalate e (siccome la grafite conduce 
corrente) di causare corti circuiti infilandosi nelle apparecchiature.

Inoltre la grafite e il legno delle matite erano facilmente infiammabili 
nell'atmosfera di ossigeno puro usata nelle prime capsule spaziali, e non 
va dimenticato, a questo proposito, che tre astronauti americani perirono 
nell'incendio scoppiato a bordo dell'Apollo 1 durante una simulazione a 
terra, per cui la paranoia verso l'infiammabilità era più che giustificata. 
La matita non era quindi la soluzione geniale che racconta l'aneddoto.

Così nel luglio del 1965 un imprenditore statunitense, Paul Fisher, 
realizzò a proprie spese e di propria iniziativa la biro pressurizzata, 
oggi nota come Fisher Space Pen, e la vendette alla NASA a prezzo 
simbolico: due dollari e 95 cent al pezzo. La biro costò a Fisher oltre un 
milione di dollari, che non chiese mai alla NASA. La Fisher Space Pen fu 
poi utilizzata anche dai cosmonauti russi.

L'uso della biro da parte dei cosmonauti russi è documentato nell'indagine 
antibufala completa, disponibile presso

http://www.attivissimo.net/antibufala/biro_spaziale/biro_spaziale.htm

La biro, tuttora in vendita, fu usata per la prima volta a bordo 
dell'Apollo VII, nell'ottobre del 1968. Tuttavia le matite non sono affatto 
scomparse dal programma spaziale: una rapida ricerca negli archivi online 
della NASA (http://nix.nasa.gov/nix.cgi) usando la parola chiave "pencil" 
(matita) rivela che le matite sono usate anche a bordo della navetta 
spaziale. La didascalia della foto disponibile presso 
http://images.jsc.nasa.gov/luceneweb/caption_direct.jsp?photoId=STS029-11-027 
infatti parla di "tethered pencils", ossia di matite trattenute da una 
cordicella.

Anche a bordo della Stazione Spaziale si usano le matite: lo testimonia ad 
esempio l'astronauta Peggy Whitson 
(http://www.spaceref.com/news/viewsr.html?pid=6237), che racconta di un 
esperimento improvvisato in cui mise a mezz'aria una matita per verificare 
che la Stazione si stava lentamente muovendo rispetto a lei a causa di una 
manovra di reboost. Inoltre, se si fruga nella Rete alla ricerca di foto e 
oggetti autografati nello spazio dagli astronauti, si nota spesso che sono 
firmati a matita.

Concludendo: i russi non usano sempre le matite e gli americani non usano 
sempre le biro ultratecnologiche. Mai fidarsi degli aneddoti passati di 
bocca in bocca!


__Telecom Pay for Me, niente panico!__

Vediamo se riusciamo insieme a stroncare questa catena di sant'Antonio sul 
nascere. Sta circolando un messaggio d'allarme secondo il quale "da oggi in 
poi tutti quelli che vorranno telefonarvi a vostre spese lo potranno fare 
tranquillamente, perchè la telecom nostra benefattrice ha attivato il 
servizio '4888 PayForMe' per ricevere e pagare sulla linea di casa 
telefonate a nostro carico."

L'allarme suggerisce di telefonare subito al 187 e chiedere la 
disabilitazione. "C'è solo un problema... che prima che ve ne accorgiate, 
società di pubblicità telefoniche, gente che non conoscete e non avreste 
mai voluto sentire, società di ricerca statistica, parenti mai sentiti 
nelle ultime due reincarnazioni, potrebbero avervi già telefonato più volte 
dal Burundi, o da Nuova Delhi ed avervi addebitato spese da capogiro."

Niente panico! E' vero che la Telecom ha attivato il servizio Pay for Me, 
che consente di ricevere chiamate a carico del destinatario, ma ogni 
chiamata di questo tipo è preceduta da un annuncio che avvisa il 
destinatario che la chiamata è a suo carico.

Basta andare sul sito di TIM (il servizio 4888 è nato per i cellulari) e 
leggere, presso http://www.tim.it/aree/2/10868/tim/0,,10869_2,00.html, lo 
spiegone: "Quando ricevi una chiamata tramite TIM 4888 PayForMe, alla tua 
risposta sarai immediatamente informato che un cliente TIM ha richiesto di 
addebitare le chiamate sul tuo credito telefonico o sulla tua bolletta". A 
quel punto il destinatario può scegliere se accettare o rifiutare la chiamata.

Ringraziamo sommessamente gli irresponsabili che mettono in giro queste 
dicerie senza prendersi la briga di verificarle, distraendoci dai veri 
pericoli degli addebiti-trappola, come i dialer e i numeri 899.


__La convention di Star Trek__

Per gli appassionati, le mie foto della Sticcon (il principale raduno 
italiano dei fan di Star Trek) di quest'anno sono disponibili e scaricabili 
presso

http://www.attivissimo.net/startrek/sticcon2003/sticcon2003.htm

Ciao da Paolo.
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Paolo Attivissimo         Traduttore tecnico, divulgatore informatico
topone@pobox.com          http://www.attivissimo.net
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