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[INTERNET PER TUTTI] #2003-052 (20/6/2003). Biro spaziali; Telecom "Pay for me", niente panico
- Subject: [INTERNET PER TUTTI] #2003-052 (20/6/2003). Biro spaziali; Telecom "Pay for me", niente panico
- From: Paolo Attivissimo <topone@pobox.com> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>)
- Date: Wed, 25 Jun 2003 12:54:25 +0200
__#2003-052 (20/6/2003). Biro spaziali; Telecom "Pay for me", niente panico__
__Biro spaziali__
Questa è una vecchia storia che circola da tempo immemorabile. Non è una
catena di sant'Antonio vera e propria, ma una leggenda metropolitana. O se
volete, più che metropolitana, una leggenda spaziale.
Si racconta che la NASA, alle prese col problema di scrivere nello spazio
in assenza di peso, abbia speso milioni di dollari per realizzare una biro
col serbatoio d'inchiostro pressurizzato. Senza la pressurizzazione e senza
la gravità a farlo scendere, infatti, l'inchiostro non scorreva verso la
punta e quindi la biro non scriveva.
Gli ingegneri sovietici, dovendo risolvere lo stesso problema, usarono la
loro proverbiale semplicità: diedero ai cosmonauti una matita.
La storia è carina, e la semplicità delle soluzioni adottate dagli
ingegneri russi è notissima fra gli addetti ai lavori, specialmente nel
settore aerospaziale, ma gli eventi che descrive non sono veri.
Come raccontato da Snopes.com presso
http://www.snopes.com/business/genius/spacepen.htm, in realtà sia i russi,
sia gli americani usarono sin da subito le matite. Purtroppo si scoprì che
le punte si spezzavano facilmente e continuavano a fluttuare nell'aria, col
rischio di essere ingerite o inalate e (siccome la grafite conduce
corrente) di causare corti circuiti infilandosi nelle apparecchiature.
Inoltre la grafite e il legno delle matite erano facilmente infiammabili
nell'atmosfera di ossigeno puro usata nelle prime capsule spaziali, e non
va dimenticato, a questo proposito, che tre astronauti americani perirono
nell'incendio scoppiato a bordo dell'Apollo 1 durante una simulazione a
terra, per cui la paranoia verso l'infiammabilità era più che giustificata.
La matita non era quindi la soluzione geniale che racconta l'aneddoto.
Così nel luglio del 1965 un imprenditore statunitense, Paul Fisher,
realizzò a proprie spese e di propria iniziativa la biro pressurizzata,
oggi nota come Fisher Space Pen, e la vendette alla NASA a prezzo
simbolico: due dollari e 95 cent al pezzo. La biro costò a Fisher oltre un
milione di dollari, che non chiese mai alla NASA. La Fisher Space Pen fu
poi utilizzata anche dai cosmonauti russi.
L'uso della biro da parte dei cosmonauti russi è documentato nell'indagine
antibufala completa, disponibile presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/biro_spaziale/biro_spaziale.htm
La biro, tuttora in vendita, fu usata per la prima volta a bordo
dell'Apollo VII, nell'ottobre del 1968. Tuttavia le matite non sono affatto
scomparse dal programma spaziale: una rapida ricerca negli archivi online
della NASA (http://nix.nasa.gov/nix.cgi) usando la parola chiave "pencil"
(matita) rivela che le matite sono usate anche a bordo della navetta
spaziale. La didascalia della foto disponibile presso
http://images.jsc.nasa.gov/luceneweb/caption_direct.jsp?photoId=STS029-11-027
infatti parla di "tethered pencils", ossia di matite trattenute da una
cordicella.
Anche a bordo della Stazione Spaziale si usano le matite: lo testimonia ad
esempio l'astronauta Peggy Whitson
(http://www.spaceref.com/news/viewsr.html?pid=6237), che racconta di un
esperimento improvvisato in cui mise a mezz'aria una matita per verificare
che la Stazione si stava lentamente muovendo rispetto a lei a causa di una
manovra di reboost. Inoltre, se si fruga nella Rete alla ricerca di foto e
oggetti autografati nello spazio dagli astronauti, si nota spesso che sono
firmati a matita.
Concludendo: i russi non usano sempre le matite e gli americani non usano
sempre le biro ultratecnologiche. Mai fidarsi degli aneddoti passati di
bocca in bocca!
__Telecom Pay for Me, niente panico!__
Vediamo se riusciamo insieme a stroncare questa catena di sant'Antonio sul
nascere. Sta circolando un messaggio d'allarme secondo il quale "da oggi in
poi tutti quelli che vorranno telefonarvi a vostre spese lo potranno fare
tranquillamente, perchè la telecom nostra benefattrice ha attivato il
servizio '4888 PayForMe' per ricevere e pagare sulla linea di casa
telefonate a nostro carico."
L'allarme suggerisce di telefonare subito al 187 e chiedere la
disabilitazione. "C'è solo un problema... che prima che ve ne accorgiate,
società di pubblicità telefoniche, gente che non conoscete e non avreste
mai voluto sentire, società di ricerca statistica, parenti mai sentiti
nelle ultime due reincarnazioni, potrebbero avervi già telefonato più volte
dal Burundi, o da Nuova Delhi ed avervi addebitato spese da capogiro."
Niente panico! E' vero che la Telecom ha attivato il servizio Pay for Me,
che consente di ricevere chiamate a carico del destinatario, ma ogni
chiamata di questo tipo è preceduta da un annuncio che avvisa il
destinatario che la chiamata è a suo carico.
Basta andare sul sito di TIM (il servizio 4888 è nato per i cellulari) e
leggere, presso http://www.tim.it/aree/2/10868/tim/0,,10869_2,00.html, lo
spiegone: "Quando ricevi una chiamata tramite TIM 4888 PayForMe, alla tua
risposta sarai immediatamente informato che un cliente TIM ha richiesto di
addebitare le chiamate sul tuo credito telefonico o sulla tua bolletta". A
quel punto il destinatario può scegliere se accettare o rifiutare la chiamata.
Ringraziamo sommessamente gli irresponsabili che mettono in giro queste
dicerie senza prendersi la briga di verificarle, distraendoci dai veri
pericoli degli addebiti-trappola, come i dialer e i numeri 899.
__La convention di Star Trek__
Per gli appassionati, le mie foto della Sticcon (il principale raduno
italiano dei fan di Star Trek) di quest'anno sono disponibili e scaricabili
presso
http://www.attivissimo.net/startrek/sticcon2003/sticcon2003.htm
Ciao da Paolo.
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Paolo Attivissimo Traduttore tecnico, divulgatore informatico
topone@pobox.com http://www.attivissimo.net
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