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La nonviolenza e' in cammino. 585



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 585 del 18 giugno 2003

Sommario di questo numero:
1. Fleba il fenicio
2. Enrico Peyretti: Europa, difesa popolare nonviolenta e civilta'
dell'incontro
3. Norma Bertullacelli: in silenzio per la pace
4. Nadia Cervoni: solidarieta' con Leyla Zana
5. La diplomazia internazionale per la liberazione di Aung San Suu Kyi
6. Michele Boato: battuti ma non rassegnati
7. Nando dalla Chiesa: dell'arbitrio dei potenti e del seltimento della
giustizia
8. Arianna Di Genova ricorda Enrico Baj
9. La scomparsa di Giacinto Spagnoletti
10. In settembre la carovana della pace
11. Daniele Lugli, Mao Valpiana: un invito a Gubbio
12. Per un'Europa di pace
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. FLEBA IL FENICIO
I poveri cristi morti affogati nel cuore del Mediterraneo mentre in fuga da
miseria, fame, guerre e dittature cercano di approdare nell'Europa che un
tempo volle farsi maestra di liberta', uguaglianza e fraternita', e che oggi
si presenta fortezza armata di rapinatori e assassini, con sanguinari
governanti fautori della politica delle cannoniere. I poveri cristi.
E la gente perbene, che si commuove, che darebbe volentieri un soldino, che
poi va alle urne ed affida la cosa pubblica alle camicie brune, e che poi
scorrazza la notte per le vie cittadine alla caccia di sesso schiavo, e che
gode di una vita di sperpero e dissipazione il cui tenore e' reso possibile
solo dalla rapina delle risorse altrui, solo dalla condanna a morte per i
quattro quinti dell'umanita'. La gente perbene.
E questa voce che qui scrive queste parole, questa voce impotente e
maledetta che conta i morti e ha vergogna di se' e del laido privilegio di
cui beneficia.
Vi sono cose che non si possono scrivere.
Ma questo si puo' scrivere: che un modo v'e' per far cessare le stragi di
immigrati, ed e' la ragionevole proposta di consentire a tutti gli esseri
umani l'accesso all'unica terra che abbiamo, e che e' di tutti. La
ragionevole proposta di organizzare un servizio pubblico e gratuito di
trasporto che consenta l'ingresso in Italia per tutti coloro che ne fanno
richiesta avendone pieno diritto ai sensi di quanto disposto dall'art. 10,
comma terzo, della Costituzione della Repubblica Italiana. E cosi' sottrarre
tante vite innocenti alla morte; e cosi' strappare tanti uomini e donne
dalle grinfie dei poteri criminali; e cosi' sconfiggere il razzismo
assassino che ancora una volta ha mietuto le sue vittime, il razzismo
assassino dei signori al potere in Italia e in Europa.

2. EDITORIALE. ENRICO PEYRETTI: EUROPA, DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA E
CIVILTA' DELL'INCONTRO
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti@tiscalinet.it) per
averci messo a disposizione questo intervento. Enrico Peyretti e' uno dei
principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi
della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a
cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei
giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella,
Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999. E' diffusa
attraverso la rete telematica (ed abbiamo recentemente ripresentato in
questo notiziario) la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza
guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate  e nonviolente]
Favorire l'industria delle armi, "che ha bisogno della guerra come
l'industria dei cappotti ha bisogno dell'inverno" (Eduardo Galeano), e'
favorire la guerra, percio' il pericolo e il dolore generale.
Un'Europa che voglia rendersi indipendente dal dominio imperiale degli Stati
Uniti e che creda di farlo con la concorrenza impotente sul piano militare
di tipo aggressivo (come quello Usa e quello che l'Europa stessa sta
progettando), anziche' puramente ed esclusivamente difensivo-territoriale
(solo questo armamento da' sicurezza a chi lo possiede, perche' da' ad ogni
eventuale avversario la sicurezza che non sara' aggredito; infatti, la
capacita' aggressiva produce insicurezza, mentre la capacita' di resistenza
insieme all'incapacita' aggressiva ottiene sicurezza; la quale o e'
reciproca o non c'e' per nessuno), sta perdendo il treno della storia.
Un'Europa che non si ponga neppure il problema di un'altra cultura della
difesa, sempre meno militare e sempre piu' civile (giacche' ogni popolo
istruito, e non sostituito dal monopolio militare della difesa, ha capacita'
proprie, civili, di difesa, come la storia non-militare dimostra), con un
Parlamento Europeo che non disseppellisce dai cassetti la proposta di Alex
Langer del Corpo Civile Europeo di Pace, sta perdendo il treno della storia.
Un'Europa che non sappia neppure immaginare di cominciare a ridurre del 5%
all'anno le spese militari per investire altrettanto in cultura e
addestramento alla difesa civile (obiettivi voluti invano dalla legge
italiana 230/1998 sull'obiezione di coscienza e il servizio civile, all'art.
8) sta perdendo il treno della storia.
Un'Europa che scimmiotta in piccolo la politica mondiale stolta e criminale
degli Stati Uniti (vedi ultimamente, se ce ne fosse bisogno, i giudizi di
Eric Hobsbawm, "Dove sta andando l'impero americano?", in Le Monde
Diplomatique, giugno 2003) si accoda alla loro condanna storica e si attira
lo stesso odio da parte del mondo.
Nella politica di difesa, un'Europa all'altezza del meglio della sua storia
molto ambigua, di civilta' umanistica e di conquiste violente, dovrebbe
anzitutto praticare il transarmo (passaggio dalle armi offensive alle armi
esclusivamente difensive); quindi la difesa planetaria globale e non
faziosa, nell'ambito delle istituzioni di pace dell'intera famiglia dei
popoli (Carta delle Nazioni Unite), che dispongono il divieto della guerra e
la difesa non-bellica contro le minacce alla pace, da chiunque vengano;
quindi lo sviluppo delle capacita' nonviolente dell'umanita' civile nella
gestione costruttiva dei conflitti.
Solo camminando in questa direzione l'Europa potra' realizzare, nelle
dinamiche attuali delle civilta' umane, quella "civilta' dell'incontro"
(Aldo Capitini), che e' la sua migliore autentica vocazione.
Il resto e' tempo pericolosamente perduto, con i piu'
ragionevoli-irragionevoli motivi.

3. INIZIATIVE. NORMA BERTULLACELLI: IN SILENZIO PER LA PACE
[Ringraziamo Norma Bertullacelli per questo intervento. Norma Bertullacelli
(per contatti: norma.b@libero.it), insegnante, amica della nonviolenza,
collaboratrice di questo foglio, e' impegnata nella "Rete controg8 per la
globalizzazione dei diritti" di Genova]
Secondo cifre ufficiali Usa 40 soldati statunitensi sarebbero stati uccisi
in Iraq dopo la "fine" delle operazioni militari.
Le stesse fonti non si sono mai preoccupate di contare le vittime irachene.
Per quanto riguarda la prima fase del conflitto ci ha pensato l'ong
angloamericana "Iraq body Count's", secondo la quale le vittime civili
complessive dei bombardamenti angloamericani sono state 5.500.
Poi la guerra "e' finita", ha dichiarato Bush: cosi' tra il 13 e il 14
giugno si sono contati 100 morti iracheni nell'operazione militare alleata
"Peninsula strike". 70, invece, i "terroristi" uccisi in un raid contro un
campo di addestramento a nord ovest di Baghdad. E delle famose "armi di
distruzione di massa", finora, nessuna traccia.
Intanto Peter Frank, uno degli ispettori dell'Onu, ha dichiarato allo
"Spiegel": "Questa storia delle armi e' stata un grande bluff americano", e
Hans Blix, che di quegli ispettori era il capo, ha detto alla Bbc: "In
nessuno dei luoghi indicatici dai servizi americani abbiamo trovato nulla,
tanto che mi sono trovato a pensare: mio Dio, se queste sono le migliori
informazioni che loro hanno, come saranno le altre?".
Alla luce di queste informazioni, e' un vero peccato che la guerra in Iraq
non faccia piu' notizia. Per continuare a parlarne, e e per continuare ad
interrogarci su questo e sugli altri 32 conflitti attualmente in corso nel
mondo, ci ritroveremo ancora una volta mercoledi' 18 giugno, dalle 18 alle
19, sui gradini del palazzo ducale di Genova per la consueta ora in silenzio
per la pace.

4. INIZIATIVE. NADIA CERVONI: SOLIDARIETA' CON LEYLA ZANA
[Da Nadia Cervoni delle Donne in nero (per contatti: e-mail:
giraffan@tiscalinet.it, sito: www.donneinnero.org) riceviamo e diffondiamo.
Nadia Cervoni e' impegnata nelle Donne in nero ed in numerose iniziative di
pace, solidarieta', nonviolenza. Leyla Zana,  intellettuale kurda, tra le
figure piu' significative dell'impegno per i diritti umani, eletta al
Parlamento della Turchia, ha subito durissime persecuzioni e la privazione
della liberta' per il suo impegno per i diritti del suo popolo, la
democrazia e la dignita' umana; e' in corso una campagna internazionale per
la sua liberazione]
Il 20 giugno ci sara' la quarta udienza del processo che su decisione della
Corte suprema europea per i diritti umani, sostituisce quello celebratosi
nel 1994, perche' giudicato iniquo. Nel primo processo Leyla Zana fu
condannata a 15 anni di carcere che sta tuttora scontando insieme a altri
tre coimputati del suo stesso partito.
Numerose le iniziative e campagne in questi anni per richiedere la loro
liberta'.
In occasione del nuovo processo, le Donne in Nero, la Wilpf Italia, Un Ponte
per, hanno avviato la campagna "Liberta' per Leyla Zana"  a cui si puo'
aderire inviando una mail a: libertaperleylazana@donneinnero.org

5. DIRITTI UMANI. LA DIPLOMAZIA INTERNAZIONALE PER LA LIBERAZIONE DI AUNG
SAN SUU KYI
[Dal n. 68 della newsletter "Attualita' sulla Birmania", a cura
dell'Euro-Burma Office, European Office for the Development of Democracy In
Burma (per contatti: square Gutenberg 11/2, 1000 Brussels, Belgium, tel:
0032(2)2800691, fax: 0032(2)2800310, e-mail: burma@euro-burma.be) riportiamo
queste notizie di agenzia. Aung San Suu Kyi , figlia di Aung San (il leader
indipendentista birmano assassinato a 32 anni), e' la leader nonviolenta del
movimento democratico in Myanmar (Birmania) ed ha subito dure persecuzioni
da parte della dittatura militare; nel 1991 le č stato conferito il premio
Nobel per la pace; tra le sue opere: Libera dalla paura, Sperling & Kupfer,
1996, 1998]
Unione Europea: ancora sanzioni per il regime militare birmano
16 giugno 2003 (AFP)
Bruxelles: Lunedi, l`Unione Europea ha aumentato le sanzioni imposte al
regime militare birmano per la mancanza di intervento da parte della giunta
militare birmana alle richieste della Comunita` Europea.
Le autorita` EU hanno esteso il divieto di visto ed il congelamento dei beni
a tutte le famiglie dei ministri, dei vice-ministri, degli ex-ministri e
delle alte autorita` militari birmane.
"L`idea e` di penalizzare tutti coloro che traggono beneficio dalla
dittatura militare e non solo la giunta militare di per se'". La decisione
di procedere con ulteriori sanzioni e` la risposta della comunita'
internazionale all'ennesimo arresto di Aung San Suu Kyi, avvenuto alla fine
del mese scorso.
La Comunita` Europea, che ha chiesto l`immediato rilascio della donna, e'
seriamente preoccupata per il deterioramento della situazione politica in
Birmania ed in una recente dichiarazione ha chiesto che tutti i responsabili
degli attacchi contro la leader democratica ed i suoi colleghi siano
processati il piu` presto possibile.
*
Giappone: Niente piu` aiuti economici se Suu Kyi non sara` liberata
16 giugno (AFP)
Tokio: Il Ministro degli esteri giapponese, Yoriko Kawaguchi, ha dichiarato
che Tokyo ha intenzione di "rivedere" gli aiuti economici destinati al
Myanmar se Aung San Suu Kyi non sara` liberata al piu` presto.
Il diplomatico giapponese ha gia` chiesto il rilascio immediato di Suu Kyi e
di tutti i leaders della Lega Nazionale per la Democrazia, venerdi scorso,
durante una telefonata alla sua controparte in Myanmar.
Il Giappone e` il paese dal quale il Myanmar riceve piu` aiuti economici.
Il governo giapponese considera l`arresto di Suu Kyi un`azione molto grave
che influenzera` negativamente i futuri finanziamenti al Myanmar. " Non
possiamo ignorare cio` che e` accaduto come se non fosse successo nulla".
*
Anche i Ministeri Esteri Asean chiedono il rilascio di Suu Kyi
16 giugno (AFP) di Samantha Brown
Phom Penh: I ministeri degli esteri dei paesi del sud-est asiatico hanno
formalmente chiesto il rilascio immediato del leader dell`opposizione Aung
San Suu Kyi durante l`incontro annuale Asean che si e` svolto nella capitale
cambogiana.
"Tutti noi Asean ci auguriamo che Suu Kyi sia rilasciata il piu` presto
possibile e che abbia la possibilita` di fare cio` che vuole".
"Questa e` la prima volta che l`Associazione delle Nazioni del Sud-Est si
oppone ufficialmente al regime militare del Myanmar".
*
Timor Est: Nessuno dei paesi Asean crede al regime di Rangoon
17 giugno (AFP)
Phnom Penh: "Nessuno dei paesi Asean crede alle affermazioni del regime
militare secondo le quali Suu Kyi sarebbe al momento detenuta per la sua
sicurezza personale".
"Ma chi puo` credere ad una storia simile... La verita` e`che tutti i paesi
del sud-est asiatico vogliono la sua liberazione", ha detto il ministro
degli esteri di Timor-Est, Ramos Horta, martedi scorso.
"I paesi Asean sono consapevoli dell`imbarazzo e della tensione causati dal
Myanmar in tutta la regione".
"I provvedimenti presi contro Aung San Suu Kyi sono un preoccupante passo
indietro della giunta militare birmana".

6. REFERENDUM. MICHELE BOATO: BATTUTI MA NON RASSEGNATI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 giugno 2003. Michele Boato, del
Comitato promotore nazionale referendum ambientali, e' nato nel 1947,
docente di economia, impegnato contro la nocivita' dell'industria chimica
dalla fine degli anni '60, e' impegnato da sempre nei movimenti pacifisti,
ecologisti, nonviolenti. Animatore di numerose esperienze didattiche e di
impegno civile, direttore della storica rivista "Smog e dintorni", impegnato
nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander Langer", aniamtore del bellissimo
periodico "Gaia". Ha promosso la prima Universita' Verde in Italia.
Parlamentare nel 1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso
e fatto votare importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative
campagne nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di
Mestre, contrasta i fanghi industriali di Marghera. E' impegnato nella
campagna "Meno rifiuti". E' stato anche presidente della FederConsumatori.
E' una delle figure pių significative dell'impegno ecopacifista e
nonviolento, che ha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di
risultati, ed un costante atteggiamento di attenzione alle persone
rispettandone  e valorizzandone dignita' e sensibilita'. Opere di Michele
Boato: ha curato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di
lavoro; cfr. ad esempio: Conserva la carta, puoi salvare un albero (con
Mario Breda); Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde);
Adriatico, una catastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella
collana "tam tam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con
Marco Scacchetti); Erre magica: riparare riusare riciclare (con Angelo
Favalli); In laguna (con Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione
(con Giovanna Ricoveri)]
Il primo colpo l'ha dato la Corte Costituzionale che, in gennaio, ha ammesso
solo il quesito sugli elettrodotti, bocciando, con motivazioni ridicole, gli
altri due referendum ambientalisti, per ognuno dei quali, l'estate scorsa,
abbiamo raccolto quasi 600.000 sudatissime firme: uno sull'eliminazione dei
veleni dai cibi e l'altro contro l'incenerimento dei rifiuti. In
particolare, sul primo quesito la Corte ha scritto delle falsita' colossali,
che abbiamo segnalato subito al Presidente della Repubblica, ma contro cui
non c'e' alcuna possibilita' di ricorso.
Il secondo colpo l'ha dato il governo fissando la data del referendum
nell'ultimo giorno possibile, il 15 giugno, in piene vacanze, col sole che
porta via dalle citta' chiunque possa muoversi. Poteva benissimo associarlo
alla tornata delle elezioni amministrative, il 25 maggio, risparmiando anche
un bel po' di soldi, ma cosi' si sarebbe favorito il raggiungimento del
quorum, mentre spostando tutto ad una terza domenica di votazioni (dopo i
ballottaggi), l'assenteismo era automatico.
Il terzo colpo, quello piu' duro da digerire, l'hanno dato Rutelli, Fassino,
Livia Turco, Treu, Cofferati ecc. col loro invito demenziale e
irresponsabile a disertare le urne. Craxi ha fatto scuola; i piu' accaniti
astensionisti sono stati i socialdemocratici dello Sdi, grandi frequentatori
di tribune referendarie con nulla da dire se non l'invito ai cittadini a non
difendere i loro diritti e la loro salute; sono gli stessi che negli ultimi
anni hanno stretto un'alleanza elettorale, col simbolo del Girasole, con i
verdi di Pecoraro...
Il quarto colpo l'hanno aggiunto la grandissima parte di giornali e
televisioni che, fin dal giorno della sentenza della Corte Costituzionale,
hanno parlato di "un referendum", quello sull'art. 18, e solo di quello.
Di tutta la stampa italiana, quel giorno, un solo quotidiano, l'"Avvenire",
ha scritto nel titolo principale di "due referendum". Gli altri mezzi di
comunicazione, dal "Corriere" a "Repubblica", dalla Rai a Fininvest, hanno
letteralmente cancellato il referendum sugli elettrodotti.
Si e' cominciato a parlarne solo nell'ultimo mese, in particolare con le
tribune referendarie della Rai; ma in Rai, comunque, ci sono due pesi e due
misure; all'art.18 si dedica una trasmissione di Porta a porta, agli
elettrodotti no; nella puntata di Ballaro' dedicata ai referendum, il
conduttore si e' arrogato il diritto (dichiarandolo apertamente in
trasmissione) di dedicare tre quarti del tempo all'art. 18 e solo un quarto
agli elettrodotti.
Ora non possiamo farci prendere in giro dai pifferai della politica e
dell'informazione che, dopo aver lavorato alacremente per far saltare il
quorum, ci vengono a dire che "la gente non partecipa, i temi erano mal
posti, i referendum sono abusati ecc. ecc." Dobbiamo ammetterlo; ci hanno
schiacciato, ma le nostre forze, quelle dei cittadini e delle cittadine, dei
comitati, delle associazioni, erano veramente impari rispetto al complesso
di tutti i partiti del centro-destra (solo Bossi, timidamente, negli ultimi
giorni, aveva detto di votare si' per gli elettrodotti), Margherita, gran
parte dei Ds (che pena i miei amici diessini costretti sulle posizioni di
Berlusconi!), Sdi, Rai, Fininvest, stampa nazionale e gran parte delle radio
e Tv locali.
Ma non e' finita qui: la battaglia contro l'elettrosmog continua, facendo
tesoro dell'enorme rete di contatti che questa campagna referendaria ha
creato o rafforzato, anche con i suoi dieci milioni di si'.
L'agenda e' gia' fitta: dall'opposizione al mega-elettrodotto Lienz
(Austria) - Belluno - Cordignano (Treviso) - Venezia, inserito dal Cipe
nelle priorita' della legge-obbiettivo, alla difesa delle leggi regionali di
Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Campania, che fissano un limite massimo di
campo magnetico da elettrodotto 50 volte piu' basso di quello nazionale; 0,2
microTesla invece dei 10 Gasparri e Matteoli.
Ci aspettano decine e decine di battaglie legali e nonviolente, per imporre
la bonifica di situazioni che da anni o decenni gridano vendetta, assieme a
Codacons, Conacem, Gaia club e a tutte la associazioni e i comitati che
tutelano la nostra salute. Tutto questo, sempre piu' lontani dagli stupidi
giochi dei partiti sulla pelle dei cittadini.

7. RIFLESSIONE. NANDO DALLA CHIESA: DELL'ARBITRIO DEI POTENTI E DEL
SENTIMENTO DELLA GIUSTIZIA
[Dagli amici di "Italia democratica" (per contatti:
italiademocratica@virgilio.it) riceviamo e diffondiamo questo articolo
apparso sul quotidiano "L'Unita'" del 17 giugno 2003. Nando dalla Chiesa e'
nato a Firenze nel 1949, sociologo, docente universitario, parlamentare; e'
stato uno dei promotori e punti di riferimento del movimento antimafia negli
anni ottanta; e' persona di straordinaria limpidezza morale. Tra le opere di
Nando Dalla Chiesa segnaliamo particoalrmente: Il potere mafioso, Mazzotta;
Delitto imperfetto, Mondadori; La palude e la citta' (con Pino Arlacchi),
Mondadori; Storie, Einaudi; Il giudice ragazzino, Einaudi; Milano-Palermo:
la nuova resistenza (a cura di Pietro Calderoni), Baldini & Castoldi; I
trasformisti, Baldini & Castoldi; La politica della doppiezza, Einaudi;
Storie eretiche di cittadini perbene, Einaudi; La legge sono io, Filema. Ha
inoltre curato (organizzandoli in forma di autobiografia e raccordandoli con
note di grande interesse) una raccolta di scritti del padre, Carlo Alberto
Dalla Chiesa, In nome del popolo italiano, Rizzoli. Opere su Nando Dalla
Chiesa: suoi ritratti sono in alcuni libri di carattere giornalistico di
Pansa, Stajano, Bocca; si veda anche l'intervista contenuta in Edgarda
Ferri, Il perdono e la memoria, Rizzoli]
L'approvazione dell'editto Berlusconi non fara' salire la reputazione morale
del nostro premier e delle nostre istituzioni: la fiducia e la stima non si
possono comprare.
"Il semestre europeo, il prestigio internazionale del Paese". Risuona
ovunque la nuova formula magica del mago Merlino dell'impunita',
l'abracadabra che dovrebbe fare materializzare dopodomani la piu' insolente
delle leggi ad personam licenziate in questa legislatura. Ma che cos'e' il
prestigio?
Davanti alla nuova corsa (non troppo a ostacoli) della maggioranza per fare
approvare l'editto Berlusconi in parlamento; davanti ai vaniloqui sul
semestre europeo, nuovo idolo pagano al quale sacrificare i principi
costituzionali di un popolo; davanti al clima paludato e paludoso in cui si
muovono i protagonisti della nostra vita pubblica; davanti a tutto questo, e
al contorno dei suoi cerimoniali retorici, c'e' una domanda che spariglia
ogni convenzione. Questa, appunto: che cos'e' il prestigio? Forse la
societa' virtuale ci ha ormai derubato del senso stesso delle parole.
Perche' il prestigio e' una risorsa immateriale ma non vaga, precisa, fatta
di tante cose. Semplificando: la considerazione, la stima, la fiducia (e
molto altro ancora) di cui e' circondata una persona o una istituzione, in
virtu' della sua vita intera. In un mondo in cui tutto si compra, il
prestigio non si compra. E nemmeno si acquisisce per imperio. O per legge.
Diverso, radicalmente diverso - per questo -, dal potere, dalla ricchezza o
dalla notorieta'.
E dunque che cosa vuol dire che occorre approvare l'editto Berlusconi (detto
anche lodo Schifani) per salvaguardare il prestigio dell'Italia nel corso
del semestre europeo? Di quale prestigio puo' mai ammantarsi un capo del
governo il quale eviti i suoi processi nelle forme che sappiamo,
sconvolgendo ogni principio di divisione dei poteri, facendo polpette della
dignita' del parlamento del suo paese, e infine ottenga di non farsi
processare grazie a una legge incostituzionale?
Egli, per capirsi, godra' di piu' considerazione se si assoggettera' alle
leggi o se le calpestera' sprezzantemente? E, se le calpestera' impunemente,
di quale prestigio potra' mai ammantarsi il suo paese agli occhi di
qualsiasi societa' moderna fondata sul diritto?
O forse, come giustamente ha fatto notare Furio Colombo nel suo editoriale
di ieri, si immagina che all'estero, tra i partners europei, l'approvazione
dell'editto Berlusconi fara' salire la reputazione morale del nostro premier
e delle nostre istituzioni? I poeti hanno il dono divino della sintesi. E
per raccontare le istituzioni indegne del rispetto Fabrizio De Andre'
scrisse un verso indimenticabile: "Una volta un giudice giudico' chi faceva
la legge. Prima cambiarono il giudice, poi cambiarono la legge". Qui il
giudice non lo cambiano. Lo fanno sparire semplicemente. Da dove potra'
sgorgare dunque il prestigio internazionale? Davvero sembra di vivere
infilati in una commedia del grottesco. Le parole e i concetti si rincorrono
tronfi, si stringono infine a coorte, quindi si squagliano davanti alla
minima obiezione logica. Come grottesco e' pensare (e dire) che chi non sta
al gioco dell'impunita' sia nemico dell'interesse del paese, secondo lo
stesso assioma che, piu' di mezzo secolo fa, porto' il giovane Giulio
Andreotti ad accusare di antipatriottismo il cinema neorealista, reo di
offrire all'estero un'immagine negativa dell'Italia.
*
In realta' siamo chiamati ad affrontare in tutta la sua densita' un grande
problema che pesa, esso si', sulla reputazione attuale e futura di questo
paese. E' il problema che, mutuando il titolo di un aureo libretto (Einaudi)
che mette a confronto il cardinale Martini e Gustavo Zagrebelsky, potremmo
chiamare della "domanda di giustizia".
Il dialogo tra i due autori nasce presso la Cattedra dei non credenti, ma -
come ogni tanto capita in virtu' delle astuzie della storia - sembra
tagliato su misura proprio per le nostre vicende odierne. E definisce un
principio che ha radici nella storia degli uomini: l'idea di giustizia nasce
dall'esperienza di un'ingiustizia, subita da noi o da chi ci e' caro. Esiste
cioe', fuori dalle teorie astratte e geometriche, un sentimento di giustizia
su cui si costruiscono le societa'.
Anzi, la giustizia cosi' intesa e' sorella della pace e della verita', fino
a formare con esse una cosa sola. Ebbene, l'Italia di questi anni sta
sperimentando una ferita del proprio senso di giustizia. Non e' la prima
ferita. Altre ne ha subite di fronte ai misteri delle stragi, a impunita'
clamorose e a grappoli di morti. Ma questa ferita, priva per fortuna del
peso immenso dei morti, non nasce dai misteri. Nasce invece da cio' che e'
clamorosamente e scandalosamente alla luce del sole: la pretesa
dell'impunita' di chi e' potente, laddove quel sentimento di giustizia porta
Abramo a contestare, in nome della giustizia, perfino il Signore ("Lungi da
te far morire il giusto con l'empio, cosi' che il giusto sia trattato come
l'empio, lungi da te!"). Per questo incide sulla natura, sull'identita'
stessa del paese.
E non conta, davvero non conta in questo frangente che la difesa di quel
sentimento di giustizia non porti voti, come qualcuno continua a ripetere
(cosa che gia' in se' e' molto dubbia). Perche' l'opinione della maggioranza
non puo' trasformare in giusto l'ingiusto, ne' il vero in falso. Il
sentimento di giustizia si esprime, si elabora fuori dalle contingenze,
dalle pressioni del potere. E poi si confronta con la storia delle persone e
delle istituzioni, misura - appunto - il loro prestigio. Perche', per usare
le parole di Carlo Maria Martini, il senso di giustizia "e' percepito da
ciascuno di noi come valore assoluto, non negoziabile". "Non dipende" (ecco
la famigerata questione del "portar voti") "da un'utilita'" ma e'
"fondamento irrinunciabile che per il cristiano e' basato sulla dignita'
dell'uomo".
*
Ma c'e' di piu'. Perche' una societa' dagli incerti principi come la nostra
sta andando, con la sua sterminata e frenetica legislazione di favore, verso
un pericolo. Quello che sempre si manifesta quando il sentimento della
giustizia viene offeso dalle leggi. In quel momento "giustizia" e
"legalita'" non coincidono piu', possono anzi andare per strade opposte,
diventare nemiche. E perfino il giudice, che ha il dovere di interpretare le
norme "secondo giustizia", e' costretto ad andare contro la legge; il che in
base alla nostra Carta significa che ne reclama l'annullamento da parte
della Corte Costituzionale. Anzi, laddove i giudici applichino le leggi
fatte apposta per legittimare l'arbitrio (che e' inevitabilmente l'arbitrio
dei potenti), non ci troveremmo piu' in uno stato di diritto. Al posto del
quale, man mano che giustizia e legalita' si allontanano, si staglia
piuttosto la sagoma inquietante e minacciosa dello "stato di delitto".
Al di la' dei nomi dei potenti di oggi, dei loro avvocati, dei loro
maggiordomi in parlamento e nell'informazione, questa diventa dunque ormai
la grande questione etica, civile, che misura il paese, l'Italia all'inizio
del terzo millennio. Il conflitto tra la legge e la giustizia, l'allargarsi
insopportabile di quel solco (entro certi limiti fisiologico) che separa il
diritto naturale dal diritto positivo, l'irriducibilita' del potere ai
principi costituzionali e alle leggi che sono nate dal loro grembo. La piu'
assoluta e sfrontata delle impunita' dovrebbe essere approvata dal
parlamento ed essere controfirmata dal Presidente della Repubblica in questa
temperie. In nome della ragion di Stato, si dice. Solo che qui, viene da
osservare, le ragioni di Stato sono due. La prima e' quella della quiete e
della convivenza tra i piu' alti poteri istituzionali. La seconda e' quella
della fibra morale e della qualita' storica dello Stato stesso, l'unica che
dia "prestigio" davanti ai contemporanei e davanti ai posteri. Qual e' la
piu' importante?

8. LUTTI. ARIANNA DI GENOVA RICORDA ENRICO BAJ
[Dal quotidiano "Il manifesto del 17 giugno 2003. Arianna Di Genova e' acuta
critica d'arte. Enrico Baj e' stato un grande artista impegnato su posizioni
libertarie; tra le sue opere segnaliamo particolarmente la serie dei
Generali e quella delle Dame; e I funerali dell'anarchico Pinelli; tra gli
scritti segnaliamo il volume Impariamo la pittura, Rizzoli, Milano 1985,  e
il libro-intervista a cura di Luciano Caprile, Conversazioni con Enrico Baj,
Eleuthera, Milano 1997]
Il 31 ottobre prossimo Enrico Baj avrebbe festeggiato il suo
settantanovesimo compleanno e insieme inaugurato una grande antologica delle
sue opere in quella citta' che amava tanto e che lo aveva felicemente
adottato: Vergiate in provincia di Varese. Ma la coincidenza dei due eventi
e' stata interrotta bruscamente la scorsa notte.
Baj e' morto nella sua casa alla soglia degli ottant'anni (era nato a Milano
nel 1924) ma il suo spirito irriverente e patafisico aleggera' ancora, in
autunno, nei locali dei Musei civici di Varese. Artista difficile da
catalogare, maestro del ready-made in versione ludica, Enrico Baj fin dagli
anni Cinquanta aveva combattuto contro ogni tentazione di "accademismi",
firmando da protagonista il manifesto dell'Arte Nucleare, che si opponeva
alla razionalita' degli astrattisti delle linee rette e curve per
addentrarsi tra gli anfratti di un nuovo umanesimo, quello dell'universo
"atomico", insondabile, in perenne evoluzione. E mentre Fontana prendeva a
rasoiate le tele per aprire percorsi mentali paralleli, sconfinare in spazi
inaspettati, lui si avventurava intorno al big bang, in compagnia delle
sperimentazioni di oltre frontiera del gruppo Cobra e dell'amico
situazionista Asger Jorn (ma anche Corneille e Yves Klein). Niente piu'
forme ma collages, esplosioni, frammenti di mondo capaci di viaggiare su
supporti diversi e di smembrare la materia, clonandola qua e la' attraverso
specchi rotti, medaglie e coccarde.
Anarchico (negli ultimi tempi pero' aveva avuto simpatie leghiste, era sceso
nell'agone politico come assessore alla cultura di Varese e aveva poi fatto
marcia indietro con tanto di dimissioni), eccentrico, Baj e' stato un "Ubu
roi" contemporaneo pronto allo sberleffo del potere: il suo Berluskaiser e'
un grottesco ritratto della resistibile ascesa - e preconizza una futura
caduta - del nostro presidente del consiglio. E tempo addietro, I funerali
dell'anarchico Pinelli (1972), quel "continuo invito alla vigilanza" di un
artista che poneva al primo posto in un museo immaginario Guernica di
Picasso ("l'umanita' - diceva amaro - e' sempre stata bombardata, sorvolata
da aerei tedeschi, americani, inglesi... Accadeva ieri, accade oggi"),
avevano fatto impallidire gli ambienti di destra tanto da provocare scandalo
e venire censurati.
Ma Baj era un bricoleur del grottesco, un giocoliere fra le rovine e
conosceva la strada da percorrere. Nel '64 aveva fondato l'Istituto di
Patafisica, in dialogo continuo con Man Ray, Queneau, Schwarz e il futurista
Farfa, e nello stesso anno aveva contribuito a sconfiggere l'aura dell'arte
con i suoi personaggi farseschi proprio alla Biennale dei Pop. Sapeva
affrescare la societa', colpirla al cuore e teatralizzarla con opulente
tappezzerie d'autore. Con brandelli di stoffa, dripping pittorici,
passamanerie, ferraglie affrontava le urgenze della storia, sfoderando un
tocco di aristocratico humor che piaceva molto in Francia, soprattutto a due
filosofi apocalittici come Baudrillard e Virilio (con quest'ultimo aveva
dissertato sugli orrori dell'arte in un libro uscito per Eleuthera, dove il
"demone" distruttore era il mercato).
Nonostante Enrico Baj sia stato personaggio dall'attivita' poliedrica -
saggista, scenografo, ceramista, scultore - Gianni Rodari lo ricordava
sempre come il papa' dei Generali, fantocci tempestati di distintivi, icone
dadaiste di un'epoca armata fino ai denti. "Antibellicista per natura -
scrisse Dino Buzzati a commento della sua opera - non gli dispiacerebbe
scatenare una piccola guerra personale contro gli imbecilli, pur sapendo che
sarebbe una causa perduta di fronte a un avversario cosi' sterminato in
numero e potenza". Ai Generali, l'artista milanese contrapporra' - nel corso
degli anni Sessanta - la serie dei Mobili, assemblaggi bidimensionali di un
arredo fantastico, decor per una casa surrealista. In seguito, i quadri di
Enrico Baj, dopo i militari "graduati", vestiti di dissacranti uniformi, si
popoleranno di Dame, bambole di pezza che vivono tra merletti e grumi di
colore per approdare poi - negli anni Ottanta - a temi sovraumani come
l'Apocalisse, catastrofi cosmiche sbarcate nelle gallerie del mondo con un
effluvio di ironia. Profetico soggetto del nuovo ciclo, Gilgamesh, re dei
Sumeri, in una terra mesopotamica che presto (non troppo metafisicamente)
sarebbe stata annientata da guerre preventive.
La tecnologia e le sue lusinghe erano un bersaglio degli ultimi anni, la
cultura del prodotto industriale e la serialita' degli oggetti venivano
attaccate ma giocosamente: non bisogna dimenticare che col Meccano Baj ha
costruito le sue memorabili, allucinate figure, pupazzi da Commedia
dell'arte, ultracorpi avviluppati in tessuti a fiori, carte da parati, pezzi
di vetro, medaglie. E proprio alle marionette, robot realizzati come 46
sculture in Meccano ha affidato il racconto teatrale del patafisico Ubu (era
il 1984) sparpagliando dosi massicce di humor anche sul pascoscenico. Le
rappresentazioni dello spettacolo, nato per il teatro l'Arc-en-terre di
Marsiglia, hanno contato piu' di 230 "repliche" in giro per il mondo.

9. LUTTI. LA SCOMPARSA DI GIACINTO SPAGNOLETTI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 giugno 2003 riportiamo questo
necrologio, apparso senza firma; ma su Giacinto Spagnoletti, come su Enrico
Baj, come su altri maestri ed amici scomparsi in questi giorni, su questo
foglio scriveremo di nuovo prossimamente]
Una delle personalita' piu' importanti della cultura italiana, Giacinto
Spagnoletti, e' morto domenica a Roma all'eta' di 83 anni, malato da tempo,
colpito dolorosamente alla vista.
Nato a Taranto nel 1920, apparteneva a quella generazione di letterati
italiani che ventenni hanno toccato l'ermetismo, vissuto l'esperienza della
guerra e usato la parola come forma di resistenza permanente, facendo
conoscere confini di cultura piu' vasti, le lettere straniere e, tra gli
altri, la poesia di Pasolini, Alda Merini, Amelia Rosselli. Gia' nel '46
pubblica  un'Antologia della poesia italiana.
Docente di storia della letteratura italiana contemporanea all'Universita'
degli Abruzzi, si e' occupato di poeti e narratori degli ultimi tre secoli,
da Casanova a Belli - di cui ha curato per primo l'Epistolario -, da Restif
de la Bretonne a Baudelaire, a Verlaine. E' autore di un vasto repertorio
Poesia dialettale dal Rinascimento a oggi (con Cesare Vivaldi) e di una
Storia della letteratura italiana del Novecento. Ha scritto saggi critici,
le sue poesie sono riunite nel volume Poesie raccolte; Le orecchie del
diavolo (1954) e Il fiato materno (1971) sono i suoi romanzi.

10. INIZIATIVE. IN SETTEMBRE LA CAROVANA DELLA PACE
[Da padre Mose' Mora, segretario della Commissione giustizia e pace degli
Istituti missionari comboniani (per contatti: mosemora@libero.it) riceviamo
e diffondiamo]
La Carovana della Pace, che nel 2002 ha toccato dieci citta' italiane
proponendo il tema "La pace nelle nostre mani: non solo utopia", si rimette
in cammino per ascoltare ed incontrare le attese della gente, le speranze
dei poveri e raccogliere i tanti semi di impegno attivo che testimoniano che
il nuovo e' possibile.
A 40 anni dalla Pacem in Terris urge osare un tempo nuovo per tutti. I
documenti, gli slogan, le azioni si riciclano e si archiviano; molte parole
sono state dette in difesa della pace, della giustizia e della verita'... ma
il ritmo e le attese dei popoli molte volte non vengono ascoltati; la logica
del nemico e della guerra continua a crescere creando un divario sempre piu'
evidente tra l'umano e il non umano, il cittadino e lo straniero, la
legalita' e il "lecito opportunismo", l'aiuto ai poveri e l'accaparramento
delle ricchezze, la verita' e la "giusta menzogna", la vera pace e la corsa
armata per garantire i propri interessi.
Osare un tempo nuovo e' ridurre questo divario con la forza dell'incontro e
della responsabilita' comune, del farsi carico comunitario del cambiamento,
della distribuzione equa dei beni e della costruzione attenta, fedele e
quotidiana della vita per tutti.
I 20 giovani che formeranno la carovana della pace partiranno il 4 settembre
da Assisi incontrando alcune realta' di base, associazioni, gruppi e singole
persone attraverso l'Italia: da Napoli (5-7 settembre) a Roma (8-11
settembre), Montesole e Marzabotto (12 settembre), Barbiana e Quarrata (13
settembre), Brescia (14 settembre). Il 15 settembre saranno a Limone per
fare memoria attiva e celebrare la profezia del missionario Daniele Comboni.
Si vogliono mettere in ascolto e al servizio: passeranno per i quartieri
delle citta', formeranno punti d'ascolto (tende del Vangelo), pregheranno
con gruppi parrocchiali, proporranno incontri di formazione popolare sulla
Pacem in Terris, spezzeranno il loro tempo nelle "citta'" fuori le mura,
provocheranno a forme di solidarieta' attiva in difesa dei piu' deboli.
Tocca a noi osare un nuovo tempo! Per superare l'indifferenza di molti e le
emozioni di massa, osiamo insieme il tempo della responsabilita' attiva e
quotidiana. Incontrarci nel volto dell'altro e cogliere che abbiamo in
comune la sete di pace vera, ci porta ad assumere scelte impegnative e
quotidiane.
Invitiamo ciascuno a "fare carovana" con noi: esserci, condividere, tessere
trame solide di impegno nel locale e di partecipazione creativa e' il minimo
che possiamo fare perche' vinca la vita.
"La pace rimane solo suono di parole, se non e' fondata su quell'ordine che
il presente documento ha tracciato con fiduciosa speranza: ordine fondato
sulla verita', costruito secondo giustizia, vivificato e integrato dalla
carita' e posto in atto nella liberta'" (Pacem in Terris, 89).
Per informazioni: www.giovaniemissione.it

11. INIZIATIVE. DANIELE LUGLI, MAO VALPIANA: UN INVITO A GUBBIO
[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: azionenonviolenta@sis.it)
riceviamo e diffondiamo. Daniele Lugli e' il segretario del Movimento
Nonviolento, Mao Valpiana e' il direttore di "Azione nonviolenta"]
Il Movimento Nonviolento promuove un appuntamento per tutti gli amici della
nonviolenza: In cammino per la nonviolenza, una camminata, un convegno ed
una festa nei giorni 4 e 5, 6 e 7 settembre 2003.
*
4 e 5 settembre: sentiero francescano della pace Assisi-Gubbio
Il sentiero, molto bello e ben tenuto, di grande interesse naturalistico e
storico, ripropone l'antico tracciato piu' volte percorso da Francesco
(l'antica via di comunicazione medioevale, di 46 chilometri). Partiremo da
Assisi la mattina del 4 settembre, per arrivare alla sera (circa 5 ore di
cammino) a Valfabbrica. Il 5 settembre percorreremo il secondo tratto da
Valfabbrica a Gubbio (circa 10 ore di cammino). Il percorso termina alla
Chiesa della Vittorina, sorta sul luogo dove, si dice,  Francesco incontro'
il lupo di Gubbio.
Abbiamo immaginato un cammino laico, accessibile a tutti, un momento da
vivere insieme, per facilitare il dialogo, la riflessione, la convivialita'.
Vitto e alloggio saranno in spirito "francescano".
*
6 e 7 settembre: convegno e festa a Gubbio
- Convegno: "Al posto della guerra. Un'Europa disarmata".
Ci e' parso utile, particolarmente in questo momento, portare l'attenzione
sul ruolo che, come europei, possiamo avere nel costruire una credibile
alternativa alla guerra. Ci interessa un confronto con le realta' piu'
impegnate a far si' che il motto "Mai piu' eserciti e guerre" non resti una
pura aspirazione, ma si traduca in concrete iniziative.
Il convegno si svolgera' al Centro Servizi di Gubbio il pomeriggio del
sabato e la mattina della domenica. Abbiamo invitato come relatori Giuliano
Pontara, Antonio Papisca, Gianni Scotto, Paolo Bergamaschi, Nanni Salio,
Gianni Tamino, Lidia Menapace.
A lato del Convegno sara' allestita una mostra che ricorda i primi
quarant'anni di "Azione nonviolenta" (1964-2003), ma spazi espositivi sono a
disposizione anche di altre riviste e gruppi impegnati per la nonviolenza.
- Momento corale: "Dieci parole della nonviolenza".
La serata del 6 settembre costituisce il momento piu' largo e pubblico di
incontro tra quanti hanno partecipato all'iniziativa. L'incontro si svolge
nella splendida cornice del Teatro Romano di Gubbio, ed avra' come filo
conduttore le dieci parole che si rifanno alla tradizione laica e religiosa
della nonviolenza in Gandhi, King, Capitini e Francesco, e ne indicano degli
ideali di riferimento: Forza della Verita', Coscienza, Amore, Festa,
Sobrieta'. Giustizia, Liberazione, Potere di Tutti, Bellezza, Persuasione.
Cio' avverra' con lettura di testi, testimonianze, brevi commenti, canzoni,
cori.
E' questa la proposta che, con familiarita' e tensione (direbbe Capitini),
rivolgiamo a tutti gli amici interessati alla nonviolenza:
Per informazioni: sede nazionale del Movimento Nonviolento, via Spagna 8,
Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta@sis.it

12. INIZIATIVE. PER UN'EUROPA DI PACE
[Dalla Tavola della pace, il principale network pacifista italiano (per
contatti: stampa@perlapace.it), riceviamo e diffondiamo]
Nei prossimi giorni l'Italia assumera' per sei mesi la Presidenza
dell'Unione Europea. Una grande responsabilita' in un periodo difficile,
mentre saremo chiamati a compiere scelte molto importanti per il futuro
nostro e del resto del mondo.
L'Europa e' impegnata in un grande processo di crescita, di "ricomposizione
storica" e di ridefinizione delle sue istituzioni, regole di funzionamento,
e del suo ruolo nel mondo. Si concludera' la Convenzione Europea e il
processo di definizione della Costituzione Europea. Dal 2004 dieci nuovi
Paesi entreranno a far parte dell'Unione Europea e, infine, ci saranno le
elezioni del Parlamento Europeo.
L'esito di questo processo, che resta carico di molte incognite, avra' un
forte impatto non solo sulla nostra vita di cittadini europei (com'e' stato
per l'euro), ma anche sul mondo intero.
*
Una campagna "per un'Europa di pace"
Per questo motivo la Tavola della Pace ha deciso di promuovere una vasta
attivita' di coinvolgimento dei cittadini e, in particolar modo dei giovani,
per costruire "dal basso" un'Europa che si metta al servizio della pace,
della giustizia e della democrazia nel mondo.
*
Una proposta per la Costituzione europea
La Tavola della Pace ha da tempo lanciato una raccolta di firme per far si'
che nella Costituzione Europea in discussione si affermi, come nell'articolo
11 della Costituzione Italiana, che: "L'Europa ripudia la guerra come mezzo
di risoluzione delle controversie internazionali e riconosce nella pace un
diritto fondamentale delle persone e dei popoli. L'Europa contribuisce alla
costruzione di un ordine internazionale pacifico e democratico; a tale scopo
promuove e favorisce il rafforzamento e la democratizzazione
dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e lo sviluppo della cooperazione
internazionale".
*
Una nuova Marcia per la pace Perugia-Assisi
La mobilitazione della societa' civile "per un'Europa di pace" culminera'
domenica 12 ottobre 2003 in una nuova edizione della storica marcia
Perugia-Assisi, nel mezzo del semestre di presidenza italiana dell'Unione
Europea, a soli tre giorni dall'apertura della Conferenza intergovernativa
sulla Costituzione europea.
*
La prima grande Audizione mondiale sull'Europa
La marcia sara' preceduta da una grande "audizione mondiale" sull'Europa e
il suo ruolo nel mondo. Oltre duecento selezionati rappresentanti della
societa' civile mondiale, delle istituzioni locali, di Parlamenti e
istituzioni internazionali di oltre cento paesi di tutto il mondo saranno
chiamati a presentare la propria visione dell'Europa.
Centinaia di manifestazioni, dibatti e incontri si svolgeranno in tutta
Italia.
Il futuro dell'Europa non e' solo un problema degli europei. E' tempo che
l'Europa riconosca le proprie responsabilita' nei confronti del mondo che la
circonda. Per questo e' necessario che il cantiere dell'Europa si apra
all'ascolto di coloro che abitano il resto del pianeta, delle loro domande
di giustizia e di cooperazione, di pace e di liberta'.
L'obiettivo e' discutere e avanzare proposte politiche concrete per la
costruzione di un'Europa dei cittadini, aperta e responsabile, solidale e
nonviolenta, impegnata nella promozione della pace e dei diritti umani,
della democrazia e della giustizia nel mondo.
*
La quinta Assemblea dell'Onu dei Popoli
"L'Audizione", che ha avuto inizio nel Terzo Forum Sociale Mondiale di Porto
Alegre (gennaio 2003), sara' organizzata nell'ambito della "Quinta Assemblea
dell'Onu dei Popoli" (4-12 ottobre 2003): una grande assemblea della
societa' civile mondiale che si ripete dal 1995 a Perugia.
L'agenda della discussione include numerosi temi di grande attualita' tra i
quali ci sono: L'Europa e l'Onu; L'Europa e gli Stati Uniti; L'Europa e il
mondo arabo; L'Europa e il dopoguerra in Iraq, Afganistan e Medio Oriente;
L'Europa e le guerre; La politica di sicurezza comune dell'Europa; L'Europa,
la globalizzazione e il diritto allo sviluppo; L'Europa e l'Africa; L'Europa
e il debito; L'Europa e i Balcani; L'Europa e gli immigrati; La casa comune
degli europei; Una Costituzione per l'Europa; L'Europa e la democrazia;
L'Europa e l'informazione.
Tra gli obiettivi di questa edizione ci sono anche:
- il rafforzamento del processo avviato dal Forum Sociale Mondiale di Porto
Alegre;
- la costruzione di un network permanente della societa' civile mondiale
"per l'Onu dei Popoli";
- la costruzione di una "Tavola della pace europea".
Per ulteriori informazioni chiamaci alla Tavola della Pace, via della Viola
1, 06100 Perugia, tel. 0755736890, fax: 0755739337, e-mail:
stampa@perlapace.it, sito: www.tavoladellapace.it

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it

Numero 585 del 18 giugno 2003