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report 94



 

REPORT 94 di Rosarita Catani

 

FALLUIJA: RASTRELLAMENTI NELLE CASE.

A BAGHDAD I SOLDATI AMERICANI DERUBANO I CITTADINI.

Falluija – 15 giugno 2003 – Decine di camion americani sfilano nella notte ed arrivano nella citta’ di Falluija. I soldati americani scendono di corsa dai loro veicoli ed iniziano le perquisizioni casa per casa. Sfondano le porte a calci nel cuore della notte, mentre le famiglie irachene dormivano.

Entrano nelle case, “frugano” nelle stanze da letto. Cassetti rovesciati, armadi aperti, vestiti buttati per terra, in cerca d’armi. Trovano una pistola in un’abitazione. Una delle tante possedute dagli iracheni e date in dotazione al popolo dal regime di Saddam. Per gli americani l’arma e’ illecita. Per gli iracheni e’ solo un’arma di difesa, specialmente in questo periodo. Hanno bisogno di difendersi dai soprusi, dai ladri, dalla malvivenza.

L’uomo che possedeva l’arma e’ stato portato in strada. I soldati americani gli hanno intimato di togliersi i vestiti e gli hanno lasciato addosso solo i boxer. Gli fanno domande. Un interrogatorio che sembra non terminare. L’uomo è impaurito, offeso ed umiliato risponde alle domande con un “ma baraf” (non lo so’). Il rastrellamento continua ed altri uomini sono portati in strada. I soldati americani usano il loro solito barbaro ed orribile metodo per interrogare le persone: fanno inginocchiare gli uomini a terra, con il viso rivolto verso il muro. Gli legano le mani dietro la schiena ed infilano le loro teste in sacchetti di plastica chiusi con un laccio. I fucili sono puntati sulle loro schiene.

I soldati americani non rispettando le Convenzioni di Ginevra commettono un crimine di guerra ed un crimine contro i diritti dell’uomo.

Falluija subisce, in questo modo un altro attacco alla propria moralita’. Al proprio diritto di esistere.

La cittadina a nord di Baghdad non è l’unica a subire i soprusi dei soldati americani. Nella capitale si commettono crimini contro i civili come si rileva da queste testimonianze raccolte da Ali Halani, un giornalista arabo indipendente.

"Stavo trasportando 750,000 dinari iracheni (un dollaro equivale a 1300 dinari) dentro un sacchetto di plastica. Stavo andando con un mio amico a comprare una macchina di seconda mano, per trasportare i prodotti dalla mia fattoria ai clienti. Ma, i soldati americani mi hanno adocchiato ed hanno iniziato a saltellarmi intorno. Uno di loro ha puntato gli occhi sul denaro, uno dei soldati me li ha sottratti e mi ha ordinato di togliermi di torno…….Quando gli ho ricordato che quelli erano i miei soldi, lui mi ha urlato “Go away”, puntandomi il fucile addosso. Sono dovuto andare via, loro, infatti, non esistano a sparati usando il pretesto che è un baatista oppure un filo-Saddam. Il mio cuore si e’ infranto nel vedere che i soldati americani hanno sottratto i miei soldi per dividerli con un altro uomo, che li stava aspettando all’interno di un carro armato, con stampato sulle loro facce un sorriso sarcastico. Ora i soldati americani capiscono cosa significa Ali’ Baba”.

Baba, in arabo significa papa’, la parola è un riferimento diretto a “Ali’ Baba ed I quaranta ladroni, la famosa storia delle mille ed una notte.

Somia al-Zubeid, una casalinga, è una delle miriadi irachene che e’ stata saccheggiata dai soldati americani. Lei vive a Baghdad nel distretto di Kafa’at, dove si trovano dottori, ingegneri e professori universitari. Somia racconta: “i soldati americani hanno invaso la mia casa di notte. Si sono presi 2500 dollari ed i gioielli di mia figlia. Sette soldati ci hanno ordinato di metterci prone per terra come se fossimo state delle pecore. I loro fucili erano puntati dietro le nostre nuche……quattro di loro hanno messo a soqquadro la nostra casa per piu’ di un’ora. Si sono permessi di fare questo, perche’ eravamo delle donne ed eravamo sole a casa”.

Abu Habib, un tassista, racconta che i soldati americani lo hanno fermato intorno alle 14.00 nel distretto di Al-Mansour a Baghdad, hanno iniziato a girargli intorno ed a perquisire la sua macchina arguendo che stavano cercando delle persone. “Dopo che hanno accertato che io non ero uno dei ricercati mi rilasciano, ma, quando vado a casa scopo che si sono presi i miei soldi, che avevo riposto nel cruscotto della macchina”.

La storia che racconta Atef al-Samrrai, un uomo d’affari iracheno, è un modo diverso di rubare. Al-Samrrai sostiene: ”All’inizio del mese, mi sono recato al comando militare americano a Baghdad per avere la certezza di poter esportare dei prodotti, usando la strada che conduce al Nord della Turchia. Uno dei soldati mi ordina di lasciare il mio cellulare all’ingresso, raccontandomi che era una procedura di routine, tra l’altro, questa misura era adottata in tutto il mondo. Quando ho finito la pratica e sono ritornato a prendere il mio cellulare, mi sono accorto che non aveva piu’ credito. Controllando ho visto che erano state fatte chiamate negli Stati Uniti”.

Come si evince da questi racconti il popolo iracheno oltre l’occupazione, le torture, il caos, subisce l’umiliazione ed anche la beffa.

Rosarita Catani e' una reporter indipendente che invia i suoi resoconti da Amman, Giordania, raccontando da un punto dosservazione privilegiato cosa accade in Iraq e in medio oriente. I suoi report - pubblicati regolarmente sul sito www.peacelink.it -  sono utilizzabili liberamente previa citazione della fonte e dell'autrice].

 

 

 

 



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