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[CARCERE] - APPLAUSI A MANI NUDE
- Subject: [CARCERE] - APPLAUSI A MANI NUDE
- From: Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>
- Date: Sat, 14 Jun 2003 22:03:56 +0100
APPLAUSI A MANI NUDE
di Vincenzo Andraous*
Applausi di gratitudine a piene mani.
Applausi e solidarieta' tra le dita.
Applausi, ne rammento l'entusiasmo,
ne ricordo il rumore.
Applausi, rimbombare in un Parlamento stracolmo di cuori impavidi e
sentimenti alti di Giustizia&.. inadeguati al compito da affrontare, se non
si approntano le risorse necessarie riguardo alla dimensione umana di tanti
e tanti casi anonimi, blindati.
Quanto e' trascorso da allora? Quanto tempo e' scivolato addosso ai corpi,
alle menti, quanti giorni sono rimbalzati negli sguardi colmi di speranza
di uomini incatenati e uomini liberi?
Quante promesse sono state sparate sui muri di gomma innalzati a scudo
delle coscienze, per le tante preghiere offerte all'Uomo di bianco vestito.
Ricordo bene il Pontefice, ancor di piu' coloro che, un gradino piu' sotto,
hanno ascoltato commossi e ringraziato.
Ripartiamo oggi con le frasi fatte di ieri come se il tempo non portasse
capelli bianchi, per il peso dei conti, dei numeri, delle statistiche che
quasi mai posseggono riferimenti certi.
E'trascorso qualche mese, tante stelle sono cadute nella polvere, mentre
altre rimangono scolpite nel firmamento, e danzano, quasi a rotolare nella
terra circondata di memorie prese a calci in bocca.
Il tempo ha voltato pagina, una sull'altra, a coprire giudizi e pregiudizi,
senza una spinta per un interesse collettivo che contempli un prima e un
dopo davvero importanti, se affratellati da un durante solidale.
Il Pontefice e' ancora pellegrino, con gli occhi stanchi, oppressi non
dalla stanchezza degli anni sulle spalle, ma dal disincanto delle parole
ricevute senz'anima, e dal permanere di un carcere ferito dalla sua
drammaticita' fallimentare.
Il carcere rimane li', in tutta la sua solitudine creata a misura,
ripiegato su se stesso, senza speranza.
Disatteso e distante.
Il carcere rimane li', negli scaracchi e nelle dimenticanze, indietro,
nell'ultima fila, dove non esiste attenzione per le persone; figuriamoci
per la possibilita' di un indulto che spezzi la catena dei tanti, troppi
suicidi del silenzio, di una recidiva che s'arrampica con le dita rotte,
in una rivisitazione del passato divenuta impossibile.
Al futuro del carcere sono state estirpate virtu' teologali quali la fede,
la speranza, la carita', che pero' dovrebbero sostenere la vita umana, il
cammino di uomini bianchi e neri, dei buoni e dei cattivi, di colpevoli e
innocenti.
Ricordo il Pontefice su quello scranno, rammento quegli uomini cingerlo in
un abbraccio, ho ben presente la richiesta formulata all'uditorio in festa.
Richiesta di indulto, ma non per tutti, solo per alcuni detenuti con
requisiti trasparenti, detenuti che di veramente pericoloso hanno la loro
disperazione, il loro nulla incatenato adesso e inchiodato libero domani.
Niente indulto per il popolo della galera, non ci sono le volonta'
politiche, ne' intenti pluralistici, non c'e' intesa tra gli schieramenti,
manca una comprensione del perdono, di un ripensamento culturale, non c'e'
possibilita' di dare alla societa' di uomini liberi e di cittadini
detenuti, testimonianze reali, e non estremizzanti una realta' di per se'
disturbante.
E allora ancora applausi per le leggi nuove, applausi per le difese a
oltranza, applausi per gli uomini che rimangono sempre in piedi, applausi
per chi non si piega e non si rompe.
Nessun applauso invece per chi in prigione sopravvive, per chi si uccide,
per chi non ha metri sufficienti per rivedersi e migliorarsi, per chi non
ha piu' fede perche' non gli e' concessa speranza, e perche' la pena senza
rispetto della dignita' umana non e' vestita di carita'.
* tutor Comunita' Casa del Giovane Pavia