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termina protesta dei Comboniani



      MISSIONARI INCATENATI: DOMATTINA LIBERI E POI 'TAVOLO DI CONCERTAZIONE'
     Church/Religious Affairs, Standard


      "Abbiamo deciso di liberarci dalle catene domattina alle 11, durante
 una conferenza stampa" hanno annunciato stasera alla MISNA i missionari
 comboniani Giorgio Poletti e Franco Nascimbene. "Toglieremo anche il
 presidio nei giardini pubblici di piazza Vanvitelli antistanti il palazzo
 che ospita la questura e la prefettura di Caserta perchè crediamo di aver
 raggiunto i primi importanti risultati grazie alla proposta dell'assessore
 Buffardi" ha aggiunto padre Poletti. I missionari, che svolgono la loro
 attività nella difficile zona di Castelvortuno, sul "Litorale Domiziano",
 poche decine di chilometri a nord di Napoli, il 4 giugno si erano legati con
 lucchetti e catene all'inferriata di una finestra tra gli ingressi degli
 uffici prefettizi e di polizia e lì avevano vissuto, circondati da crescenti
 manifestazioni di sostegno e di simpatia, fino alle 4.15 del giorno 7 ,
 quando i vigili del fuoco e polizia avevano segato i loro vincoli. I
 missionari, che avevano anche celebrato messa nella loro improvvisata
 parrocchia a cielo aperto, si erano allora spostati nei giardini pubblici,
 dall'altra parte della strada rispetto al palazzo, legandosi a un albero.
 Pienamente sostenuti sin dal primo momento dal vescovo di Caserta, monsignor
 Raffaele Nogaro - che ha visto nella loro iniziativa "qualcosa di
 evangelico" - padre Giorgio e padre Franco son riusciti nel loro intento di
 sensibilizzare opinione pubblica e autorità sulla difficile situazione dei
 molti immigrati di origine africana, innocenti e onesti, in qualche modo
 coinvolti in un'intensa operazione di polizia tesa a ripulire il litorale
 domiziano da droga, prostituzione e connesse forme di criminalità. Alcuni
 anni fa, un coraggioso film dal titolo "Pummarò" ( in napoletano, pomodoro)
 aveva già posto in termini quasi documentaristici il problema delle
 difficili condizioni di vita e dello sfruttamento che caratterizzano la
 sopravvivenza di molti immigrati africani ingaggiati , in quella zona della
 Campania, come raccoglitori di pomodori o per altri piccoli lavori
 temporanei e malpagati. Parte della cittadinanza, inclusi alcuni esponenti
 locali, partendo dal ripetersi di episodi di criminalità e dal degrado
 ambientale di Castelvolturno e dintorni - oltremodo simile nell'aspetto ad
 alcune delle più povere zone dei Caraibi - avevano posto il problema di un
 drastico repulisti che stava colpendo i più sprovveduti e indifesi. Grazie a
 una proposta dell'assessore alle politiche sociali della Regione Campania,
 Adriana Buffardi, è stato ora raggiunto un accordo per un tavolo di
 concertazione in cui le autorità competenti "si impegneranno a garantire un
 piano di convivenza pacifica sul litorale domitio tra la popolazione locale
 e le diverse etnie di immigrati presenti". Conclusa questa prima fase
 caratterizzata dalla protesta, gli stessi padri comboniani, insieme alle
 altre congregazioni religiose che hanno fin qui mostrato solidarietà,
 intendono sviluppare qualche altra iniziativa a sostegno del 'tavolo':
 "Vengono già inviate da tutta Italia cartoline al Ministero degli Interni,
 per sollevare il problema anche a livello nazionale – ha detto ancora Padre
 Giorgio Poletti raggiunto telefonicamente - mentre per il 27 giugno, giorno
 della Festa del Sacro Cuore, è stata indetta una preghiera di fronte alle
 Prefetture di molte città italiane". [MB]