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Polizia penitenziaria di Bolzaneto



22-05.03
Comitato Verità e Giustizia per Genova


COMUNICATO STAMPA
In risposta a quanto riportato dall'AGI (vedi sotto) sulle presunte
dichiarazioni del
Ministro della Giustizia, Roberto Castelli in merito alla caserma Bolzaneto:
"il corpo della  polizia penitenziaria di Bolzaneto è uscito «a  testa alta»
"Si è  tentato di infangare il buon nome della polizia penitenziaria per
quanto  riguarda la caserma di Bolzaneto.
"Erano praticamente tutte calunnie. Per il resto dico una frase
assolutamente banale ma inevitabile: che la giustizia faccia il suo corso».


Vorrei che il Ministro Castelli fosse a conoscenza di quanto subito
personalmente (e gli episodi di violenza ai quali ha assistito), da parte di
mia figlia Sara di anni 21, rimasta a Bolzaneto per più di 30 ore, senza
poter comunicare con la famiglia o un avvocato, senza sapere dove si
trovasse e perchè, quali fossero le accuse nei suoi confronti e che cosa le
sarebbe successo in seguito.
30 ore di minaccie, insulti, sputi, calci, canzonette e suonerie fasciste,
privati del sonno, del cibo e dell'acqua, la maggior parte di loro feriti,
insieme a Sara, durante il pestaggio alla Scuola Diaz e nonostante questo in
balia di chi invece avebbe dovuto difenderli come previsto dalla nostra
Costituzione (articolo 13).

Eppure il signor Ministro dovrebbe essere stato informato che due suoi
concittadini lecchesi, Sara e Matteo, sono stati massacrati dai manganelli
nella scuola Diaz e poi portati in Ospedale dove Matteo è rimasto (perchè
ferito più gravemente di Sara), salvandosi in tal modo dal passaggio nel
lager di Genova Bolzaneto. Se non altro per la sua conoscenza dei fatti
gravissimi che hanno riguardato anche due suoi concittadini, oltre alle
altre centinaia di italiani e stranieri.

Mi risulta che alcune decine di appartenenti alle Forze dell'Ordine in
servizio alla Caserma di Genova Bolzaneto siano indagati per gli episodi di
violenza denunciati dai manifestanti.  Già Amnesty International, il
Parlamento Europeo e la Commissione per i Diritti Umani di Ginevra, hanno
denunciato i gravi soprusi, le minaccie, gli insulti, gli episodi di tortura
subiti dai manifestanti all'interno della Caserma e chiesto spiegazioni al
Governo Italiano. Ad oggi non ci sono state risposte esaustive in merito.

La risposta è sempre stata: che la giustizia faccia il suo corso.

E nel frattempo? E le responsabilità istituzionali di chi ha organizzato,
consentito, permesso, quanto successo a Bolzaneto e già ampiamento
dimostrato dagli organismi internazionali e validato dalle numerose
testimonianze?
Quali parole di denuncia dei fatti sono state finora pronunciate dai
responsabili delle Forze dell'Ordine, perchè almeno questo non succeda più,
non in Italia, uno dei Grandi Otto, impegnato a portare democrazia e diritti
in giro per il mondo?

Quanto dovremo ancora attendere per udire parole responsabili e democratiche
da parte di un rappresentante delle Istituzioni?

Enrica Bartesaghi
Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova



AGI) - Brescia, 21 mag. - Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli,
questa mattina a Brescia per una visita al  carcere cittadino di Canton
Mombello, si dice lieto che il corpo della  polizia penitenziaria di
Bolzaneto sia uscito «a  testa alta» per i fatti della caserma Diaz.
 «Faccio solo un commento su questa cosa - ha dichiarato il ministro -. Si è
tentato di infangare il buon nome della polizia penitenziaria per quanto
riguarda la caserma di Bolzaneto. Sono molto  lieto - forse anche un pochino
grazie alla mia presenza quella notte - che  il nome del Corpo della Polizia
Penitenziaria sia uscito assolutamente a testa alta da quella vicenda.
Erano praticamente tutte calunnie. Per il resto dico una frase assolutamente
banale ma inevitabile: che la giustizia faccia il suo corso».