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da amman report 52




 

REPORT 52 di Rosarita Catani

 

L’ASSOCIAZIONE YA BASTA A BAGDAD

 

Amman 20 maggio 2003 –Renato di Caccamo e Luca Bertolino sono due membri dell’Associazione Ya Basta, appena tornati da Baghdad.

L’associazione Ya Basta e’ inserita nei movimenti No global e nasce a seguito dell’incontro con i zapattisti nel Chipas, svolge la propria attivita’ proprio contro la globalizzazione e contro il neo-liberismo.

Renato: “Siamo venuti per prendere visione della situazione attuale in medioriente. Abbiamo in mente di preparare un Carovana, in altre parole una delegazione, che vada in Iraq e Palestina per dire il nostro NO alla Guerra Globale permanente.

La carovana e’ in concomitanza con il G8 ad Evian-le Bains in Francia previsto per l’1-3 giugno.”

E’ importante rilevare questa concomitanza, perché, mentre loro discuteranno le scelte dell’umanità, noi saremo qui presenti sul territorio anche per dichiarare che l’individuo deve avere la libertà di spostarsi nei paesi. Individuare le zone rosse e disubbidire alla loro imposizione.

Luca: “La delegazione arrivera’ il 31 maggio a Baghdad e rimarra’ fino all'otto giugno.”

Luca e Renato si alternano nel discorso.

Durante la permanenza, la delegazione incontrera’ membri della societa’ civile e manifestera’ la propria opposizione alla guerra, cosa che c'e'sembrata naturale ripeterlo anche qui, stando bene attenti a dove siamo.

Baghdad e’ un luogo dove si sente la presenza degli americani che controllano e presidiano i punti strategici del potere. Una presenza che gli iracheni non vogliono.

Il popolo sembra contento che non ci sia piu' il regime di Saddam, ma nello stesso tempo e' contrario a quest’occupazione delle forze anglo-americane. Baghdad e’ una citta’ che ha subito la distruzione delle proprie infrastrutture, come la rete idrica e quell’elettrica. Le forze occupanti non hanno fatto nulla per ripristinare questi servizi. Tutto e’ lasciato cosi’ com’e’. Come mai tutti i Ministeri sono stati bombardati escluso quello del Petrolio? Si chiede Renato.

Grazie all’autocontrollo del popolo iracheno che il paese riesce a sopravvivere. Mi chiedo se un paese occidentale, quale l’Italia o la stessa americana, fosse lasciato per ventiquattro ore senza alcuna autorità e senza alcun controllo, cosa sarebbe successo. Ribadisce Luca.

Uno dei motivi cardini dello scopo di questa carovana, dal momento in cui faranno parte della delegazione, deputati e professori dell’Università di Cosenza, sara’ quello di consegnare delle borse di studio agli studenti iracheni, avere contatti con le ONG presenti sul territorio e l’incontro con intellettuali ed artisti iracheni, partendo appunto dall’idea della diplomazia dal basso.

Le ONG presenti sul territorio sono quelle che in realta’ stanno aiutando e lavorando per la ricostruzione del paese. Le ONG stanno rifiutando di collaborare con i propri Governi e con le forze d’occupazione in questa maniera.

Vorremmo fare una manifestazione simbolica dinanzi all’Ospedale da campo italiano.

Parliamo chiaro, cosa ci fa un ospedale da campo che può ricoverare al massimo quattro persone, in una citta’ di cinque milioni d’abitanti? La mistificazione degli aiuti umanitari, un grande business economico., che non serve certo per lo stato ed il benessere della popolazione L’ospedale serve solo da copertura per l’invio di militari. Arriveranno i carabinieri, magari gli stessi carabinieri che ci hanno sparato a Genova.

In questa maniera si prende in giro l’opinione pubblica.

Vorremmo andare anche a Feiluja, perché i cittadini hanno espresso con forza di non volere una forza straniera occupante nel loro paese.

 

 

 

 

Nota: Rosarita Catani e' una reporter indipendente che invia i suoi resoconti da Amman, Giordania, raccontando da un punto di osservazione privilegiato cosa accade in Iraq e in medio oriente. I suoi report - pubblicati regolarmente sul sito www.peacelink.it -  sono utilizzabili liberamente previa citazione della fonte e dell'autrice].




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