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Da Amman: Incontro con l'Associazione "AIUTIAMOLI A VIVERE"
26 APRILE 2003
AMMAN – GIORDANIA – HOTEL OCEAN.
Incontro con la delegazione dell’Associazione di Volontariato e Solidarietà
“AIUTIAMOLI A VIVERE” di ritorno da Bagdad.
Intervista di Rosarita Catani
L’Associazione “Aiutiamoli a Vivere” svolge la sua attività nel campo del
Volontariato e della Solidarietà, in particolare è impegnata in azioni di
Pace tra i paesi in conflitto e a creare situazioni e condizioni di
confronto culturale intese come pietre miliari per la fondazione di basi
solide e durature della pace e della convivenza civile.
Facevano parte della delegazione, oltre al direttore dell’Associazione
Tusio De Iuliis, anche Don Vitaliano, il parroco di Sant’Angelo a Scala, un
piccolo paesino in provincia d’Avellino, uno dei preti più conosciuti in
Italia non solo per il suo impegno pacifista, ma anche per le sue battaglie
di ricostruzione nei paesi terremotati, per la solidarietà e l’impegno
civile. Eduino Ugolini, poeta, che ha partecipato a moltissime iniziative
per la pace ed il Dott. Marino Andolina, pediatra, noto per il suo impegno
come medico in Bosnia.
L’incontro con i membri della delegazione è stato breve ma intenso.
Tusio De Iuliis, ha il viso stanco. Racconta che durante la notte ha
sentito degli spari. “La sparatoria è continuata per due o tre ore”.
“Stamattina ci sono state delle forti esplosioni. Il nostro Albergo è
tremato. Due o tre sono state molto forti. Altre esplosioni ci sono state
in periferia. Non si capiva bene da che parte venivano e cosa era successo.
Ci sono stati anche dei combattimenti”. Tusio, continuerà la sua opera di
collaborazione con l’Iraq. Intanto, ha fatto pervenire in Iraq una
tonnellata di medicinali e materiale di sala operatoria.
Alla domanda: “Qual è stata la tua impressione entrando in Iraq” Don
Vitaliano risponde:
“Sinceramente è stata una grossa delusione. Con tutti i ragionamenti che
possiamo fare sulla guerra, molti di noi ponevano fiducia nella resistenza
irachena”. Io, personalmente, speravo che questa guerra non si facesse,
però, una volta fatta, mi auspicavo più resistenza, così invece
significherà che l’america comanderà il mondo.
In Iraq vedevo una popolazione che sta vivendo questa situazione in maniera
tranquilla. Le persone che salutano gli americani ci sono.
Gli americani sono molto tranquilli, non si aspettano nessuna reazione da
parte delle persone.
L’Iraq, in ogni modo è un paese in ginocchio, non solo per l’embargo. Il
regime di Saddam si è servito dell’embargo per imbrogliare la gente.
Durante il periodo dell’embargo ha fatto delle opere grandiose. Quindi i
soldi c’erano ……..” “Siamo stati anche a Karbala. In città come Garbala dal
momento in cui è gestita da religiosi vedi che c’è una situazione migliore
rispetto a Bagdad. Una persona che viene da fuori, di prima vista,
preferirebbe vivere a Garbala piuttosto che a Bagdad. Tengono la città
pulita, mantengono la sicurezza dei cittadini e così via……solo che tutto
questo desta preoccupazione. La preoccupazione, non solo del mondo
cattolico, è rafforzata dal fatto che si possa instaurare un regime
religioso sulla scia di quell’iraniano. E questo è molto preoccupante.
Saddam Hussein, anche se un dittatore, in ogni ca! so, è riuscito a
mantenere uno Stato laico.”
Per quanto concerne gli aiuti umanitari, Don Vitaliano, rileva tutto il suo
sdegno per quello che potrebbe diventare solo un grosso business, e come
già dichiarato in altre interviste dice: “Dobbiamo impegnarci, in modo da
non far finire questo lavoro in mano ai comandi militari. In Italia,
dobbiamo lavorare soprattutto su questo”.
Il dott. Marino Andolina, pediatra, noto per il suo impegno soprattutto nei
paesi del Kossovo, dichiara:
“Abbiamo fatto visita agli Ospedali, che sono ancora in una situazione
disastrosa. Sono senza medicine, senza attrezzature. I medici iracheni,
nella tragedia, ridono del progetto italiano.
Gli italiani hanno progettato l’allestimento di un ospedale da campo a
Bagdad, dove lavoreranno medici italiani, magari il tendone lo faranno
proprio di fronte ad un ospedale la cui struttura è molto solida e fa
invidia a moltissimi ospedali italiani.
In Iraq, non c’è bisogno di questo. Bisogna attrezzare gli ospedali già
esistenti e far lavorare i medici iracheni che sono molto bravi.
I medici italiani non sono esperti in questo campo. Ci sono alcune malattie
orientali che non si conoscono in Italia, non sono neanche molto esperti in
ferite da arma da fuoco.
Un ospedale da campo, farebbe l’effetto di un baraccone da circo in questa
situazione. Inoltre, con la scusa dell’Ospedale da campo, verrebbero in
Iraq anche i Carabinieri. A mio avviso, questo significa, che se un
iracheno,spara ad un americano, il carabiniere italiano si sente in dovere
di rispondere al fuoco e quindi uccidere, con la scusa di difendere i
volontari.
Io, poi, non capisco perché dell’Ospedale se ne deve occupare il Ministero
degli Esteri?
Noi, dobbiamo lavorare soprattutto su questo. Evitare che si attui il
progetto italiano.
Dobbiamo attrezzare le strutture ospedaliere già esistenti in Iraq, in modo
da poter permettere ai medici iracheni di continuare il loro lavoro.”
Don Vitaliano, annuncia, che ha già provveduto ad inviare al Ministero
della Sanità una lettera e dichiara (come si evince da un’articolo apparso
anche sul manifesto)
Non credo nel progetto faraonico d’allestimento di un ospedale da campo da
parte dell'Italia a Baghdad perché i medici iracheni non chiedono questo e
nessuno si è preo! ccupato di sentirli. Credo che dalle piccole cose, dai
progetti fattibili, dal volontariato possa realizzarsi un futuro di
speranza per l'Iraq. Occorre che il movimento dei movimenti agisca per
garantire una propria presenza in Iraq.