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Bush: in Irak vinta una battaglia, la guerra al terrorismo continua



WASHINGTON - In Iraq, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno vinto una 
battaglia nella guerra contro il terrorismo, che e' iniziata l'11 Settembre 
2001, il giorno dell'attacco all'America. Ma, anche se ''i combattimenti 
piu' grossi sono finiti'', il conflitto va avanti e ''impegni difficili'' 
restano davanti, perche' la missione non e' ancora compiuta. Parole e 
concetti che il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha espresso 
all'America e al mondo, parlando da bordo della portaerei Lincoln dove era 
atterrato viaggiando su un aereo da combattimento in divisa da pilota e 
dove trascorre la notte. Curatissima la scenografia, per un discorso in 
diretta tv all'ora di massimo ascolto, pronunciato nel sole del Pacifico 
mentre sulla Costa Atlantica era notte, con l'equipaggio della portaerei a 
fare da pubblico entusiasta: oltre 5.000 uomini e donne al ritorno da una 
missione di guerra di oltre otto mesi, senza avere subito nessuna perdita. 
Proprio ai militari, il presidente ha dedicato larghi passi del suo testo, 
ringraziandoli ed elogiandoli per quanto fatto e ricordando quelli che a 
casa non torneranno, i 139 caduti di questo conflitto durato appena 42 
giorni, sette settimane. L'ultima vittima e' un soldato annegato giovedi' a 
ovest di Baghdad, quando il suo carro e' caduto in un canale mentre 
raggiungeva Falluja, dove c'e' ancora tensione. Fra gli alleati, Bush ha 
citato Gran Bretagna, Australia e Polonia, che avevano truppe in Iraq. Sul 
fronte interno, ha nominato il segretario alla difesa Donald Rumsfeld e il 
generale Tommy Franks, comandante della campagna 'Liberta' per l'Iraq'. 
Vinta la guerra in Iraq, come l'hanno vinta in Afghanistan (proprio ieri, 
Rumsfeld, a Kabul, ha proclamato, anche laggiu', ''la fine dei 
combattimenti piu' grossi'', gli Stati Uniti devono, ora, vincere la pace e 
fare godere al Medio Oriente il dividendo promesso della democrazia e della 
liberta'. Perche' la missione militare in Iraq sia conclusa, resta da 
catturare, o da eliminare, la leadership del regime di Saddam Hussein: lo 
stesso rais, i suoi figli, i suoi gerarchi; e, poi, bisogna trovare quelle 
armi di distruzione di massa bio- chimiche, per le quali il conflitto e' 
stato scatenato. Perche' la missione politica sia un successo, l'America di 
Bush e' impegnata a rendere l'Iraq sicuro e a ricostruire il Paese. Con 
l'intento, pero', di andarsene non appena ''il lavoro sara' concluso'': 
''Lasceremo un Iraq libero e democratico e ricostruito'', dice il 
presidente. Per il momento, quelli che restano sono piu' di quelli che 
tornano: come la Lincoln, rientrano alla base altre portaerei con i loro 
gruppi navali e centinaia di aerei da combattimento. Ma, in Iraq, ci sono, 
oggi, 125 mila soldati americani, piu' di quelli che c'erano nel pieno 
dell'invasione che voleva liberare il Paese dal regime. E la prospettiva e' 
che restino li' almeno un anno, forse due, magari riducendosi di numero 
progressivamente. Il discorso politico s'allarga. ''Stiamo dalla parte 
-afferma Bush- della liberta' dell'uomo'', in Afghanistan, in Iraq e anche 
''in una pacifica Palestina''. ''L'uso della forza e' stato e rimane 
l'ultima risorsa''; ma, se ce ne sara' bisogno, ''difenderemo ancora la 
pace''. Nel messaggio all'Unione, che dura 24 minuti, ci sono passaggi che 
suonano rassicuranti (come la riaffermazione che l'America non combatte 
guerre di conquista), ma vengono pure ribaditi il principio e la 
legittimita' dell'attacco preventivo (anche perche' nulla e' piu' 
preventivo, se tutto e' reazione all'11 Settembre). E c'e' un monito 
preciso contro tutti i Paesi che proteggono il terrorismo: ''Li 
confronteremo'', dice fermo Bush. Una frase che suona minacciosa, dopo che 
il Dipartimento di Stato ha appena pubblicato la lista dei Paesi che sono 
conniventi con il terrorismo internazionale (sette, nel 2002: Iraq, Iran, 
Siria, Libia, Sudan, Corea del Nord, Cuba) e dopo le accuse appena rivolte 
alla Siria, alla vigilia dell'arrivo a Damasco del segretario di Stato 
Colin Powell. Dopo la notte a bordo della Lincoln, attesa alla base di San 
Diego in California (ma la portaerei ha ''casa'' a Everett, nello Stato di 
Washington), Bush raggiungera' il ranch di Crawford in Texas, dove, nel 
fine settimana, avra' ospite il premier australiano John Howard.
ANSA 02/05/2003 15:26