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La nonviolenza e' in cammino. 576



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 576 del 24 aprile 2003

Sommario di questo numero:
1. Piero Calamandrei: epigrafi per uomini e citta' della Resistenza
2. Maria G. Di Rienzo: come parlare dei nostri scopi e delle nostre idee
3. Rossana Rossanda: il Gramsci di Fiori
4. La "Carta" del Movimento Nonviolento
5. Per saperne di piu'

1. MAESTRI. PIERO CALAMANDREI: EPIGRAFI PER UOMINI E CITTA' DELLA RESISTENZA
[I testi che qui riproponiamo sono estratti dal libro di discorsi, scritti
ed epigrafi di Piero Calamandrei, Uomini e citta' della Resistenza, edito
nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza nel 1977 (l'edizione da cui
citiamo), piu' recentemente riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994. Piero
Calamandrei (Firenze, 1889-1956), avvocato, giurista, docente universitario,
antifascista intransigente; dopo la Liberazione fu costituente e
parlamentare, fondatore ed animatore della rivista "Il Ponte", impegnato
nelle grandi battaglie civili]

VIVI E PRESENTI CON NOI
FINCHE' IN LORO
CI RITROVEREMO UNITI

MORTI PER SEMPRE
PER NOSTRA VILTA'
QUANDO FOSSE VERO
CHE SONO MORTI INVANO

(In limine al libro Uomini e citta' della Resistenza)

*

DA QUESTA CASA
OVE NEL 1925
IL PRIMO FOGLIO CLANDESTINO ANTIFASCISTA
DETTE ALLA RESISTENZA LA PAROLA D'ORDINE
NON MOLLARE
FEDELI A QUESTA CONSEGNA
COL PENSIERO E COLL'AZIONE
CARLO E NELLO ROSSELLI
SOFFRENDO CONFINI CARCERI ESILII
IN ITALIA IN FRANCIA IN SPAGNA
MOSSERO CONSAPEVOLI PER DIVERSE VIE
INCONTRO ALL'AGGUATO FASCISTA
CHE LI RICONGIUNSE NEL SACRIFICIO
IL 9 GIUGNO 1937
A BAGNOLES DE L'ORNE
MA INVANO SI ILLUSERO GLI OPRESSORI
DI AVER FATTO LA NOTTE SU QUELLE DUE FRONTI
QUANDO SPUNTO' L'ALBA
SI VIDERO IN ARMI
SU OGNI VETTA D'ITALIA
MILLE E MILLE COL LORO STESSO VOLTO
VOLONTARI DELLE BRIGATE ROSSELLI
CHE SULLA FIAMMA RECAVANO IMPRESSO
GRIDO LANCIATO DA UN POPOLO ALL'AVVENIRE
GIUSTIZIA E LIBERTA'

(Epigrafe sulla casa dei fratelli Rosselli, in Firenze, via Giusti n. 38)

*

GIUSTIZIA E LIBERTA'

PER QUESTO MORIRONO
PER QUESTO VIVONO

(Epigrafe sulla tomba dei fratelli Rosselli, nel cimitero di Trespiano -
Firenze)

*

NON PIU' VILLA TRISTE
SE IN QUESTE MURA
SPIRITI INNOCENTI E FRATERNI
ARMATI SOL DI COSCIENZA
IN FACCIA A SPIE TORTURATORI CARNEFICI
VOLLERO
PER RISCATTARE VERGOGNA
PER RESTITUIR DIGNITA'
PER NON RIVELARE IL COMPAGNO
LANGUIRE SOFFRIRE MORIRE
NON TRADIRE

(Epigrafe sulla villa di via Bolognese, a Firenze - dove fu la sede della
banda Carita' - nella quale Enrico Bocci fu torturato: e che fu chiamata in
quei mesi "Villa triste")

*

GIANFRANCO MATTEI
DOCENTE UNIVERSITARIO DI CHIMICA
NELL'ORA DELL'AZIONE CLANDESTINA
FECE DELLA SUA SCIENZA
ARMA PER LA LIBERTA'
COMUNIONE COL SUO POPOLO
SILENZIOSA SCELTA DEL MARTIRIO

SU QUESTA CASA OVE NACQUE
RIMANGANO INCISE
LE ULTIME PAROLE SCRITTE NEL CARCERE
QUANDO SOTTRASSE AL CARNEFICE
E INVITTA CONSEGNO' ALL'AVVENIRE
LA CERTEZZA DELLA SUA FEDE
"SIATE FORTI - COME IO LO FUI"

Milano 11 dicembre 1916 - Roma febbraio 1944

(Epigrafe sulla casa di Milano, ove nacque l'11 dicembre 1916 Gianfranco
Mattei)

*

LA MADRE

QUANDO LA SERA TORNAVANO DAI CAMPI
SETTE FIGLI ED OTTO COL PADRE
IL SUO SORRISO ATTENDEVA SULL'USCIO
PER ANNUNCIARE CHE IL DESCO ERA PRONTO
MA QUANDO IN UN UNICO SPARO
CADDERO IN SETTE DINANZI A QUEL MURO
LA MADRE DISSE
NON VI RIMPROVERO O FIGLI
D'AVERMI DATO TANTO DOLORE
L'AVETE FATTO PER UN'IDEA
PERCHE' MAI PIU' NEL MONDO ALTRE MADRI
DEBBAN SOFFRIRE LA STESSA MIA PENA
MA CHE CI FACCIO QUI SULLA SOGLIA
SE PIU' LA SERA NON TORNERETE
IL PADRE E' FORTE E RINCUORA I NIPOTI
DOPO UN RACCOLTO NE VIENE UN ALTRO
MA IO SONO SOLTANTO UNA MAMMA
O FIGLI CARI
VENGO CON VOI

(Epigrafe dettata per il busto, collocato nella sala del consiglio del
Comune di Campegine, di Genoveffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi,
morta di dolore poco dopo la loro fucilazione)

*

A POCHI METRI DALL'ULTIMA CIMA
AVVOLTA NEL NEMBO
QUALCUNO PIU' SAGGIO DISSE SCENDIAMO
MA LIVIO COMANDA
QUANDO UN'IMPRESA SI E' COMINCIATA
NON VALE SAGGEZZA
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE

DALLA MONTAGNA NERA
DOPO DIECI ANNI DAL PRIMO CONVEGNO
S'AFFACCIANO LE OMBRE IN VEDETTA
L'HANNO RICONOSCIUTO
SVENTOLANO I VERDI FAZZOLETTI
RICANTAN LE VECCHIE CANZONI
E' LIVIO CHE SALE
E' IL LORO CAPO
CHE PER NON RINUNCIARE ALLA VETTA
TRA I MORTI GIOVANI
GIOVANE ANCH'EGLI
E' VOLUTO RESTARE

ASCIUGHIAMO IL PIANTO
GUARDIAMO SU IN ALTO
IN CERCA DI TE
COME TI VIDERO I TEDESCHI FUGGENTI
FERMO SULLA RUPE
LE SPALLE QUADRATE MONTANARE
LA MASCHIA FRONTE OSTINATA
L'OCCHIO ACCESO DI DOLCE FIEREZZA
FACCI UN CENNO LIVIO
SE VACILLEREMO
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE
ANCHE SE QUESTO
E'
MORIRE

(Epigrafe per la morte di Livio Bianco avvenuta nel luglio del 1953, per una
sciagura di montagna)

*

DALL'XI AGOSTO MCMXLIV
NON DONATA MA RICONQUISTATA
A PREZZO DI ROVINE DI TORTURE DI SANGUE
LA LIBERTA'
SOLA MINISTRA DI GIUSTIZIA SOCIALE
PER INSURREZIONE DI POPOLO
PER VITTORIA DEGLI ESERCITI ALLEATI
IN QUESTO PALAZZO DEI PADRI
PIU' ALTO SULLE MACERIE DEI PONTI
HA RIPRESO STANZA
NEI SECOLI

(Epigrafe apposta dopo la liberazione sulla parete di Palazzo Vecchio che
guarda Via dei Gondi, a Firenze)

*

SULLE FOSSE DEL VOSTRO MARTIRIO
NEGLI STESSI CAMPI DI BATTAGLIA
O SUPPLIZIATI DI BELFIORE
O VOLONTARI DI CURTATONE E MONTANARA
DOPO UN SECOLO
MANTOVA VI AFFIDA
QUESTI SUOI CADUTI DELLA GUERRA PARTIGIANA

COME VOI SONO ANDATI INCONTRO ALLA MORTE
A FRONTE ALTA CON PASSO SICURO
SENZA VOLTARSI INDIETRO
ACCOGLIETELI OMBRE FRATERNE
SONO DELLA VOSTRA FAMIGLIA

MUTANO I VOLTI DEI CARNEFICI
RADETZKY O KESSELRING
VARIANO I NOMI DELLE LIBERAZIONI
RISORGIMENTO O RESISTENZA
MA L'ANELITO DEI POPOLI E' UNO
NELLA STORIA DOVE I SECOLI SONO ATTIMI
LE GENERAZIONI SI TRASMETTONO
QUESTA FIAMMA RIBELLE
PATIBOLI E TORTURE NON LA SPENGONO
DOPO CENT'ANNI
QUANDO L'ORA SPUNTA
I CIMITERI CHIAMANO LIBERTA'
DA OGNI TOMBA BALZA UNA GIOVANE SCHIERA
L'AVANZATA RIPRENDE
FINO A CHE OGNI SCHIAVITU' SARA' BANDITA
DAL MONDO PACIFICATO

(Epigrafe murata nella sala del Palazzo Provinciale di Mantova nel primo
decennale della Resistenza, giugno 1954)

*

RITORNO DI KESSELRING

NON E' PIU' VERO NON E' PIU' VERO
O FUCILATI DELLA RESISTENZA
O INNOCENTI ARSI VIVI
DI SANT'ANNA E DI MARZABOTTO
NON E' PIU' VERO
CHE NEL ROGO DEI CASALI
DIETRO LE PORTE INCHIODATE
MADRI E CREATURE
TORCENDOSI TRA LE FIAMME
URLAVANO DISPERATAMENTE PIETA'

AI CAMERATI GUASTATORI
CHE SI GLORIARONO DI QUELLE GRIDA
SIA RESA ALFINE GIUSTIZIA
RIPRENDANO TORCE ED ELMETTI
SI SCHIERINO IN PARATA
ALTRI ROGHI DOVRANNO ESSERE ACCESI
PER LA FELICITA' DEL MONDO

NON PIU' FIORI PER LE VOSTRE TOMBE
SONO STATI TUTTI REQUISITI
PER FARE LA FIORITA
SULLE VIE DEL LORO RITORNO
LI COMANDERA' ANCORA
COLL'ONORE MILITARE
CUCITO IN ORO SUL PETTO
IL CAMERATA KESSELRING
IL VOSTRO ASSASSINO

*

IL MONUMENTO A KESSELRING

LO AVRAI
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA'
A DECIDERLO TOCCA A NOI

NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITA'
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE

MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIU' DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI SI ADUNARONO
PER DIGNITA' NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO

SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE
RESISTENZA

(Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952)

*

ALL'OMBRA DI QUESTE MONTAGNE
IL 12 SETTEMBRE 1943
POCHI RIBELLI QUI CONVENUTI
ARMATI DI FEDE E NON DI GALLONI
FURONO LA PRIMA PATTUGLIA
DELLA RESISTENZA PIEMONTESE
CHE DOPO DUE INVERNI
CON DUCCIO E LIVIO AL COMANDO
PER OGNI CADUTO CENTO SOPRAGGIUNTI
DIVENTO'
L'ESERCITO DI GIUSTIZIA E LIBERTA'
DILAGANTE VITTORIOSO IN PIANURA

NEL PRIMO DECENNALE
I VIVI SALUTANO I MORTI
DORMITE IN PACE COMPAGNI
L'IMPEGNO DI MARCIARE INSIEME
VERSO L'AVVENIRE
NON E' CADUTO

(Epigrafe murata sulla Chiesa di Madonna del Colletto, inaugurata il 27
settembre 1953 con un discorso di Ferruccio Parri)

*

CONTRO OGNI RITORNO

INERMI BORGATE DELL'ALPE
ASILO DI RIFUGIATI
PRESE D'ASSALTO COI LANCIAFIAMME
ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI
I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI
FOSSE NOTTURNE SCAVATE
DAGLI ASSASSINI IN FUGA
PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI
QUESTO VI RIUSCI'

S. TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA
FORNO MOMMIO TRAVERDE S. ANNA S. LEONARDO
SCRIVETE QUESTI NOMI
SON LE VOSTRE VITTORIE
MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO
DI DOVE IL POPOLO APUANO
CAVATORI E PASTORI
E LE LORO DONNE STAFFETTE
TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA'
VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA
QUESTO NON VI RIUSCI'
ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI

E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE
CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA
MA QUESTA PACE NON E' OBLIO
STANNO IN VEDETTA
QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D'ORO
AL VALORE PARTIGIANO
TAGLIENTI COME LAME
IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL'ERTA
CONTRO OGNI RITORNO

(Epigrafe scolpita sul marmo della stele commemorativa delle Fosse del
Frigido, inaugurata il 21 ottobre 1954)

*

FANTASMI

NON RAMMARICATEVI
DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA
SE GIU' AL PIANO
NELL'AULA OVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE
MURATA COL VOSTRO SANGUE
SONO TORNATI
DA REMOTE CALIGINI
I FANTASMI DELLA VERGOGNA
TROPPO PRESTO LI AVEVAMO DIMENTICATI
E' BENE CHE SIANO ESPOSTI
IN VISTA SU QUESTO PALCO
PERCHE' TUTTO IL POPOLO
RICONOSCA I LORO VOLTI
E SI RICORDI
CHE TUTTO QUESTO FU VERO
CHIEDERANNO LA PAROLA
AVREMO TANTO DA IMPARARE
MANGANELLI PUGNALI PATIBOLI
VENT'ANNI DI RAPINE DUE ANNI DI CARNEFICINE
I BRIGANTI SUGLI SCANNI I GIUSTI ALLA TORTURA
TRIESTE VENDUTA AL TEDESCO
L'ITALIA RIDOTTA UN ROGO
QUESTO SI CHIAMA GOVERNARE
PER FAR GRANDE LA PATRIA
APPRENDEREMO DA FONTE DIRETTA
LA STORIA VISTA DALLA PARTE DEI CARNEFICI
PARLERANNO I DIPLOMATICI DELL'ASSE
I FIERI MINISTRI DI SALO'
APRIRANNO
I LORO ARCHIVI SEGRETI
DI OGNI IMPICCATO SAPREMO LA SEPOLTURA
DI OGNI INCENDIO SI RITROVERA' IL PROTOCOLLO
CIVITELLA SANT'ANNA BOVES MARZABOTTO
TUTTE IN REGOLA
SAPREMO FINALMENTE
QUANTO COSTO' L'ASSASSINIO
DI CARLO E NELLO ROSSELLI
MA FORSE A QUESTO PUNTO
PREFERIRANNO RINUNCIARE ALLA PAROLA
PECCATO
QUESTI GRANDI UOMINI DI STATO
AVREBBERO TANTO DA RACCONTARE

(Epigrafe pubblicata sul "Ponte" dopo le elezioni politiche del 7 giugno
1953)

2. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: COME PARLARE DEI NOSTRI SCOPI E DELLE
NOSTRE IDEE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per
questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici
di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista,
giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto
rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento
di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel
movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta'
e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza]
La maggior parte degli attivisti e delle attiviste ricava molte frustrazioni
nel tentare di comunicare con le persone che non sono d'accordo con loro. Le
difficolta' aumentano quando le persone a cui si parla sono sinceramente
convinte che i gruppi politici ed economici del dominio stiano facendo del
loro meglio per il bene del mondo (e che, quando prendono decisioni in tutta
evidenza clamorosamente mostruose, non avessero altra scelta a
disposizione).
L'ovvio problema che ci si presenta e' il rischio di isolamento rispetto a
un grande numero di individui di cui, invece, abbiamo necessita' come
sostenitori, e che potrebbero diventarlo se fossero aiutati a capire perche'
facciamo quel che facciamo.
In generale, le persone non cambiano idea a causa di una dimostrazione di
massa o di una protesta, per quanto ben riuscita: non cambiano idea fino a
che non ne comprendono le ragioni. Questo, sia chiaro, non toglie
assolutamente valore alle manifestazioni, alle veglie, ecc.; tali azioni
servono di sicuro a creare discussione, a dimostrare l'impegno di chi vuole
il cambiamento, e spesso forzano i potenti a darci risposte, pero' non
mutano le opinioni del cosiddetto "uomo medio", a meno che all'azione non si
riesca a far seguire una buona discussione sulle idee ed i convincimenti che
ci hanno indotti ad intraprenderla.
Generalmente, le persone conoscono le notizie attraverso i media, in special
modo attraverso la televisione. Rispetto a qualsiasi tipo di protesta, i
media tendono a mostrare tutto cio' che e' "estremo" e lo spettatore non
udra' mai una qualsiasi spiegazione diretta da chi sta protestando. La
ragione e' molto semplice: i mezzi di comunicazione di massa sono di
proprieta' delle stesse persone e degli stessi gruppi che fanno i soldi
sulle istanze che causano la protesta (guerra, fame, lavoro minorile,
commercio iniquo e cosi' via). Tali mezzi non permetteranno che si parli
della necessita' di un cambiamento sociale, ne' spiegheranno mai le cose dal
nostro punto di vista. Smettete di preoccuparvene: siete voi che dovete
essere preparati a parlare alle persone, i media non faranno questo lavoro
per voi.
*
1) Cosa state tentando di cambiare, e perche'? Chi intendete raggiungere?
Faro' un banale esempio: state tentando di convincere il locale "capo" di un
gruppo di estrema destra ad abbandonare i propri convincimenti razzisti?
Molto probabilmente e' una perdita di tempo, in questo momento. Ma se
parlate della questione ad altre persone, potreste avere successo. Pensate
alla vostra comunita', a come e' composta, e dividetela in uno spettro di
cinque spicchi, andando dai gruppi piu' "conservatori" a quelli piu'
"progressisti", ovvero da quelli che sono in forte disaccordo con voi a
quelli che vi sono piu' vicini. Per ottenere che una comunita' e le
politiche ad essa relative cambino non e' necessario portare tutti i gruppi
e le persone nello spicchio numero 5: basta che tutti i gruppi e le persone
si muovano di un solo passo verso di voi sulla scala 1-5. Inoltre, ad
esempio, se solo quelli che sono al centro si muovono di un passo verso di
voi, i conservatori piu' oltranzisti si trovano isolati (ed e' una posizione
che non piace a nessun gruppo o partito). Riflettete sulle persone e le
associazioni che conoscete, parlate dapprima a chi vi e' piu' familiare
(parenti, amici, colleghi, vicini di casa), e se magari queste persone non
se la sentono di partecipare all'azione che proponete loro, non deducete per
questo che non siano d'accordo con voi. Possono avere delle buone ragioni,
chiedete loro di spiegarvele, e possono desiderare di esprimersi o di
sostenervi in modi diversi, altrettanto proficui.
*
2) Sforzatevi di conoscere le persone con cui desiderate comunicare.
La prima cosa da fare e' ascoltare le persone che volete convincere ed
apprendere le loro preoccupazioni e le loro idee: se non ve ne importa nulla
dei loro convincimenti, perche' queste persone dovrebbero perdere tempo ad
ascoltare i vostri? Se cio' che desiderate e' fare di loro dei seguaci
acritici o dei portatori d'acqua, le persone a cui parlate se ne
accorgeranno e rigetteranno assieme al contatto con voi le istanze di cui
volevate renderli edotti. La maggior parte delle persone cambia i propri
convincimenti politici e sociali con lentezza, e solo in un contesto di
esperienze condivise con altre persone di cui si fidano e di cui hanno
stima.
Ogni comunita' ha il proprio grappolo di eventi speciali e di gruppi che
sono parte importante e condivisa della vita della comunita' stessa. Sagre,
festivita' locali, attivita' di volontariato, iniziative scolastiche, ecc.,
sono tutti momenti in cui la comunita' si identifica come tale (e
l'identificazione e' tanto piu' stretta quanto piu' piccola e' la
comunita'). Se vogliamo che la gente si interessi degli eventi speciali che
noi creiamo in relazione alle nostre istanze, e' assai utile che noi per
primi si mostri interesse per gli eventi che ci sono gia', anche se essi non
hanno relazione con il cambiamento sociale. Partecipare alla sagra del
paese, magari con un nostro banchetto informativo, aiuta a smentire l'idea
che gli attivisti e le attiviste vengano "da fuori", o siano troppo
"differenti" da tutti gli altri, o che siano quei "quattro intellettualoidi
snob" e cosi' via. Partecipare alla vita della comunita' e' un passo
importante per creare la relazione e la fiducia con le persone a cui
desideriamo parlare.
Un'altra necessita' e' il confrontarci con la nostra attitudine (e i nostri
pregiudizi) verso coloro che hanno idee conservatrici o non sono
politicamente attivi. Chi e' nato in una famiglia "progressista" o molto
colta, o frequenta solo ambienti simili, puo' aver bisogno di mettere
particolare cura in questa riflessione: troppo spesso, infatti, gli
attivisti credono che chi non condivide le loro preoccupazioni, passioni ed
idee politiche sia per forza stupido, connivente o ignorante. Il
ragionamento e': se "loro" fossero abbastanza intelligenti, acuti,
moralmente integri, ecc. da vedere le cose dal nostro punto di vista,
sarebbero d'accordo con noi. Dobbiamo fare molta attenzione a non
trasmettere l'idea che stiamo "diffondendo il verbo" perche' siamo
"superiori". Se parliamo con persone che non appartengono al nostro
ambiente, che sono poco scolarizzate, che non hanno mai visitato un paese
straniero, usare il nostro gergo colto e parole straniere serve solo a
marcare la divisione fra cio' che noi sappiamo e loro non sanno. Questo e'
uno dei modi peggiori di prospettare il cambiamento, e poche cose sono piu'
controproducenti di questa se desideriamo farci ascoltare. Per finire,
dobbiamo mettere attenzione nel non presentare le nostre critiche come
aggressioni verbali e nel non farci etichettare come rabbiosi "odiatori di
professione".
*
3) Cosa dite dopo "buongiorno" o "ciao"?
Bene, fate parte di una qualsiasi comunita' o gruppo dove sentite che la
maggior parte delle persone non e' d'accordo con voi. Avete partecipato alle
attivita' di queste persone e avete ascoltato le loro opinioni. Come
cominciate la conversazione?
Il mio suggerimento e': basandovi sulle cose che vi connettono ad essi. Gli
esseri umani hanno in comune molti interessi e preoccupazioni, anche se li
esprimono in modo differente. Ad esempio, tutti vogliamo "il meglio" per i
nostri figli o i nostri nipotini, tutti in genere vogliamo che dei bambini
si abbia cura, e saranno veramente pochi quelli che definiranno l'aver cura
solo in termini materiali. Tutti desideriamo che le nostre comunita' siano
luoghi sicuri per noi e i nostri bambini; tutti desideriamo vivere in case
decenti e avere abbastanza da mangiare. Il passo a cui potete invitare i
vostri interlocutori e' il rendersi conto che ciascuno, nel mondo, vuole
queste medesime cose per se' e per la propria famiglia. Se cominciate a
spiegare una situazione nazionale o internazionale partendo dal contesto
locale, ed esprimendola nei termini delle comuni preoccupazioni umane, sara'
ben difficile che qualcuno non capisca o si dica contrario. Questo vi serve,
inoltre, a stabilire un terreno comune fatto di valori e fiducia
interpersonale, l'unico terreno su cui le convinzioni e i pregiudizi mutano.
Un altro fattore che puo' aiutarvi e' il saper individuare i "momenti
chiave" nella vita della comunita'. Se le persone che conoscete sono
preoccupate per la costruzione del nuovo inceneritore in citta', esse si
trovano in una condizione ricettiva, adatta ad apprendere qualcosa di piu'
rispetto ai danni ambientali ed agli astronomici profitti legati allo
stoccaggio e alla distruzione dei rifiuti. Se i contadini locali stanno
perdendo danaro e terreni a causa di contratti che sono forzati ad accettare
dallo strapotere delle grosse aziende alimentari, sono pronti ad imparare
come il controllo della produzione di cibo, posto in sempre meno mani, dia
quale risultato l'aumento della fame nel mondo.
Sappiate cogliere questi "momenti chiave", in cui le persone sono disposte a
fare qualcosa di piu' del solito. E' probabile che molte di tali persone
tenteranno di agire per conseguire quello che percepiscono come il loro
interesse immediato. Il vostro lavoro e' espandere i confini di questo
interesse: traete esempi e fatti dalle loro esperienze, e proiettateli
nell'istanza globale.
*
4) Evitate gli attacchi personali.
Nelle comunita' molto piccole, dove tutti o quasi si conoscono e sono amici
o parenti, offendendo qualcuno irriterete anche molti di questi ultimi.
Ma questo e' valido anche su scala nazionale. Poniamo che io partecipi ad un
sit in per la pace in cui vengono persone con cartelli o striscioni che
definiscono Bush un assassino e Berlusconi un lacche' di quest'ultimo:
premesso che posso concordare con tali sintesi, preferisco portare al sit in
altri segni, scritti e simboli.
Perche'? Innanzitutto perche' voglio incarnare una visione alternativa e non
semplicemente biasimare l'esistente. E in secondo luogo, ma non meno
importante, per permettere anche a chi ha votato Berlusconi, o ha pensato
che Bush non avesse poi torto, di partecipare al sit in: non desidero
mettere costoro nella classica posizione della ragazza o ragazzo il cui
fidanzatino o fidanzatina non piace ai genitori (sapete come va: piu' i
genitori trovano difetti e biasimano, piu' noi irrigidiamo la nostra
scelta). Se noi attacchiamo i leader politici dal lato personale, la gente
che li ha sostenuti o ha votato per loro sara' forzata a difendere la
propria scelta. Per favore, non mettete le persone in situazioni in cui
sentono di dover difendere Bush o Berlusconi...
*
5) Siate molto attenti nell'uso che fate del linguaggio.
Usate parole che esprimano chiaramente chi siete, cio' in cui credete, per
cosa lavorate.
Tenete presente che ci sono termini, comuni nel gergo di alcuni gruppi, che
assumono significati assai diversi per le altre persone. Voi potete sentirvi
gratificati dall'usare un frasario di potenza ("guerra alla guerra", "siamo
un esercito di sognatori", ecc.), ma io che sono antimilitarista me ne sento
respinta e provo un intenso sentimento di frustrazione nel constatare che il
linguaggio degli attivisti troppo spesso non e' diverso da quello dei
dominatori.
Un'altra trappola da evitare e' l'uso di termini stereotipati, che porta ad
un'effettiva difficolta' di comunicare, poiche' funge da filtro percettivo
rispetto alla persona o alle persone che abbiamo arbitrariamente etichettato
con lo stereotipo. Noi possiamo non rendercene conto a prima vista, ma
persone che dicono di se stesse "sono un conservatore" o "sono un moderato"
non necessariamente rispondono all'idea che noi abbiamo dei conservatori e
dei moderati: se proviamo ad ascoltarli con orecchie sgombre dal pregiudizio
spesso abbiamo delle piacevoli sorprese.
*
6) Fate attenzione alle cause che sembrano provocare conflitti.
Molte persone non hanno mai appreso che il conflitto puo' essere agito
positivamente e ne vedono solo le possibilita' distruttive. Questo e'
particolarmente vero nelle piccole citta' o nella comunita' rurali, dove le
persone hanno relazioni molto piu' strette di quelle che possono avere gli
abitanti di una grande citta'.
Chi vive in comunita' altamente orientate alla relazione e' spesso assai
spaventato dal conflitto. Esempio: se io appartengo ad una comunita' di
questo tipo, e faccio qualcosa che viene ritenuto spiacevole, cio' non mi
verra' detto direttamente. Si preferira' parlarne con qualcuno che mi e'
vicino, che e' mio amico o parente, ecc., adottando un modo di gestire la
situazione che non appaia minaccioso e che salvi comunque la relazione.
Questo, in una societa' d'altro genere, viene percepito come una pugnalata
alla schiena ed un fallimento della capacita' di comunicare, ma ricordate
che comunque alcune persone valutano il mantenimento della relazione piu'
delle istanze, che siano d'accordo o meno con esse.
*
7) Qualsiasi cosa dite o fate, pensate a come cio' suona o appare a coloro
che non sono direttamente impegnati sull'istanza, che non sono attivisti,
che non partecipano ai vostri incontri e gruppi.
State usando il gergo degli "iniziati" o dei "sapienti"? State usando un
mucchio di abbreviazioni o sigle che la maggior parte delle persone non
conosce? Solo perche' presumete che ormai tutti sappiamo cosa significa Wto
[l'Organizzazione mondiale del commercio], questo non significa che sappiano
anche da chi e' formato, cosa fa, su cosa ha influenza. Il vostro frasario
e' esplicativo o serve a separarvi da coloro che non hanno frequentato
l'universita' o non sono mai usciti dalla loro regione? Le vostre maniere
sono quelle di una persona amichevole che intende condividere con altri le
proprie idee e preoccupazioni, o sono quelle del "non hai capito niente e
adesso ti dico come devi cambiare la tua vita"?
Molti individui non sanno cosa c'e' dietro i titoli delle notizie, molti le
ascoltano senza quasi badarci, molti comprendono che c'e' un retroscena ma
non vogliono approfondire tale conoscenza, per timore di dover cambiare la
propria visione del mondo (e di sentirsi colpevoli o sbagliati). Non
aspettatevi che la gente cambi idea a causa di un solo evento, o di un solo
contatto con voi. Il vostro stesso processo di comprensione ha avuto un
inizio e uno sviluppo, ha comportato da parte vostra fatica,
approfondimento, passione. Date alle persone il tempo per capire e
riflettere.
*
8) Evitate di sommergere la gente di istanze (oggi volantinaggio per x,
domani corteo per y, dopodomani protesta contro z, ecc.).
Rischiate altrimenti parecchi contraccolpi: l'esaurimento degli
organizzatori, l'allontanamento degli attivisti, la scarsa incisivita'
rispetto alle istanze, perche' e' impossibile approfondire dieci
problematiche diverse in una settimana e quindi e' difficile risultare
convincenti all'esterno. Ultimo, ma non minore, rischiate di mostrare a chi
volete convincere ad unirsi a voi un universo spaventoso, in cui tutto e'
troppo grande, troppo veloce, troppo al di fuori dalla portata di un ritorno
reale. Un universo in cui l'apporto di lui o lei e' davvero piccolo,
insignificante, forse inutile (anche perche' dovendo fare tante cose,
quand'e' che troverete il tempo di ascoltare questa persona? E poi, volete
ascoltarla? O e' sufficiente che prenda il suo pacco di volantini e guai se
solleva un dubbio su quel che c'e' scritto?).
E' molto importante, invece, mostrare a questa persona una gamma di
possibilita' e di azioni: per avere, poniamo, del cibo sano non interessato
da ogm, la protesta di strada non e' l'unico sistema. Si puo' mandare una
petizione al governo, chiedere via lettera, mail o telefono maggiori
controlli e leggi adatte, evitare i fast-food, studiare una forma di
azionariato popolare che salvi la nostra vecchia osteria e impedisca a
McDonald di comprarsi anche quella. Ricordate: non e' necessario che il
metodo di azione sia esattamente quello che voi preferite, per ottenere un
risultato. Anche se voi desiderate mantenere la scelta che avete fatto,
altre persone possono essere produttive per l'istanza scegliendo di fare
altro.
*
9) Ognuno ha bisogno di sostegno.
Generalmente, noi esseri umani viviamo e lavoriamo in gruppi, in cui
troviamo conforto, rassicurazione, ritorno identitario. Per far diventare
una nuova idea o attitudine pratica consolidata, la maggior parte delle
persone ha bisogno di un gruppo di supporto. Puo' ad esempio essere
necessario formare un nuovo gruppo attorno ad una particolare istanza
locale: e comunque non aspettatevi che le persone accettino il cambiamento
da sole. Il pensiero e l'azione politica non si formano nel vuoto e voi
avete bisogno che esse divengano potere condiviso e democrazia partecipata
se volete tradurle in risultati concreti.
*
10) Abbiate fiducia nella saggezza dei vostri simili, quelle comuni ed
ordinarie persone che vi passano accanto per strada.
Per la maggior parte delle loro vite, come voi e me, compiono scelte
intelligenti, amano, cercano di avere una relazione sensata con il mondo.
Sono parte della soluzione, non parte del problema. Se vi avvicinate a loro
convinti del loro valore e della loro capacita', benche' siano in apparenza
cosi' differenti da voi, avete gia' guadagnato qualcosa sulla strada di una
comunicazione efficace.

3. TESTIMONIANZE. ROSSANA ROSSANDA: IL GRAMSCI DI FIORI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 aprile 2003.
Rossana Rossanda e' nata a Pola nel 1924, allieva del filosofo Antonio
Banfi, antifascista, dirigente del Pci (fino alla radiazione nel 1969 per
aver dato vita alla rivista "Il Manifesto" su posizioni di sinistra), in
rapporto con le figure piu' vive della cultura contemporanea, fondatrice del
"Manifesto" (rivista prima, poi quotidiano) su cui tuttora scrive. Impegnata
da sempre nei movimenti, interviene costantemente sugli eventi di piu'
drammatica attualita' e sui temi politici, culturali, morali piu' urgenti.
Opere di Rossana Rossanda: Le altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio
inutile, o della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano
1981; Anche per me. Donna, persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli,
Milano 1987; con Pietro Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo,
Manifestolibri, Roma 1995; con Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte,
resurrezione, immortalita', Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati
Boringhieri, Torino 1996. Ma la maggior parte del lavoro intellettuale,
della testimonianza storica e morale, e della riflessione e proposta
culturale e politica di Rossana Rossanda e' tuttora dispersa in articoli,
saggi e interventi pubblicati in giornali e riviste.
Antonio Gramsci, nacque ad Ales, in provincia di Cagliari, nel 1891. Muore a
Roma il 27 aprile 1937. La sua figura e la sua riflessione, dal buio del
carcere fascista, ancora illumina la via per chi lotta per la dignita'
umana, per un'umanita' di liberi ed eguali. Opere di Antonio Gramsci:
l'edizione critica completa delle Opere di Antonio Gramsci e' ancora in
corso di pubblicazione presso Einaudi. E' indispensabile la lettura delle
Lettere dal carcere e dei Quaderni del carcere. Opere su Antonio Gramsci: si
vedano almeno le monografie di Festa, Fiori, Lajolo, Lepre, Spriano.
Giuseppe Fiori e' nato nel 1923 a Silanus (Nuoro) ed e' scomparso pochi
giorni fa; e' stato giornalista, parlamentare, scrittore, storico. Tra le
opere di Giuseppe Fiori: Baroni in laguna e La societa' del malessere, Vita
di Antonio Gramsci, Vita di Enrico Berlinguer, Vita e morte di Michele
Schirru, presso Laterza; Il venditore, Garzanti; Il cavaliere dei Rossomori,
Uomini ex, Una storia italiana, presso Einaudi]
Sono molti i libri dai quali impariamo delle cose, ma pochi quelli che
modificano un nostro modo di pensare. La biografia di Gramsci pubblicata
negli anni Sessanta da Peppino Fiori e' stato per me uno di questi.
Di Gramsci avevo sentito parlare soltanto dopo la Resistenza, quando il
partito comunista comincio' a scrivere e pubblicare, e la sua storia divenne
oggetto di scrittura e ricerca, come tutto l'antifascismo, anche per i non
comunisti. Gramsci era stato il fondatore del partito con il mitico "Ordine
nuovo" - mitico soprattutto per noi del nord che non eravamo particolarmente
attratti dalle grandi eredita' democratiche meridionali. E le sue Lettere
dal carcere rivelavano una intelligenza e problematicita' cosi' distanti da
alcuni pur eroici stereotipi da persuaderci che eravamo davvero un "partito
nuovo" - portavamo dentro questa specificita' fin dalle origini. Nello
Ajello, che pure e' uno scrupoloso osservatore della vicenda comunista, e'
impreciso quando scrive di un Gramsci che, prima della biografia di Fiori,
era per noi un perfetto stalinista. Anzitutto nessuno si definiva cosi',
neppure i piu' tetragoni ammiratori di Stalin, ma "marxista leninista", e
soprattutto era implicito perfino per i militanti piu' giovani che Gramsci
era qualcosa che non stava nel diamat, e senza opporci all'Urss, cosa che
allora neppur veniva in mente, se ne differenziava. E forse anche qualcosa
di piu' perche' esistevano gli Editori Riuniti o una sigla simile, e pero'
era Giulio Einaudi che pubblicava Gramsci nella serie di volumi grigi,
attraverso i quali l'Italia lo conobbe e ne vide mutata buona parte della
sua cultura politica.
Quella edizione delle lettere e degli scritti era censurata, come sapemmo
dopo: dalle lettere erano state tolte quelle che investivano questioni
personali e quelle che indicavano prima i dubbi e poi l'asprezza dei
rapporti con il partito. Sarebbero state pubblicate tutte molto piu' tardi.
La selezione degli scritti sarebbe stata sanata dall'edizione critica dei
Quaderni a cura di Valentino Gerratana, che e' preziosa, ma non getta una
luce realmente diversa sull'opera sua ed esige una preparazione filologica
che la serie einaudiana non domandava.
La vita di Gramsci raccontata da Fiori diceva cose non dette sul rapporto
con il partito, anche se qualcosa era filtrato da "Rinascita" e proprio da
Togliatti dopo il 1963. Quello che di essa mi impressiono' fu il dolore - un
dolore del vissuto come persona, proprio senza scampo, e del pensato perche'
il pensiero duole per solitudine, sconfitta, dubbio, non meno di quanto
dolgano quelli che chiamiamo sentimenti. Gramsci non era stato soltanto
arrestato e praticamente condotto a morte dalla carcerazione; aveva
orribilmente sofferto nel suo corpo e patito nel suo spirito e non se ne era
rassegnato, cosa che non eravamo abituati a pensare. Era stata la sua una
sofferenza impossibile da addomesticare nella memoria sotto la veste
dell'eroismo. Era sofferenza pura, solitudine esistenziale, verifica del
pensare isolato, senza possibilita' di comunicazione, su una ricerca tutta
percorsa da interrogativi, obbligata dal carcere a certe precauzioni
criptiche, senza alcun conforto che in se medesima - e in se' un grandissimo
conforto difficilmente si trova. Gramsci non lo aveva trovato. Non lo
avremmo ammesso facilmente come se nell'impegno politico ci fosse un
risarcimento oggettivo, un limite al patire.
Fiori ci obbligava a vedere che non era cosi'. Per me fu il primo. Come
donna ero avvezza allo sdoppiamento: le donne soffrono nella persona e
vagamente pensano che il logos (allora non l'avrei chiamato in questo modo)
sia esente da turbamenti; gli uomini, i militanti e - figuriamoci - i
martiri appartenevano a un'altra sfera, se non cristallina, piu' difesa. E
una donna che ne partecipava in qualche misura si salvava. Questo non era un
portato specifico del comunismo che pero' vi attinse molto. Gramsci -
raccontava Fiori - non ne aveva avuto difesa.
Chi legge mi obbiettera': ma stai parlando di Gramsci, non di Peppino Fiori.
No, sto parlando di Fiori, che ho incontrato poche volte, che ha fatto
storia in questo modo, spezzando una certa idea della milizia come compenso
a se stessa, e dando una luce affatto diversa a una figura che per noi
comunisti italiani era, sotto piu' di un aspetto, fondatrice. Faceva quello
che nessuno dei nostri storici aveva fatto e sarebbe stato ripreso piu'
tardi dal solo Aldo Natoli attraverso Tatiana. Non era un comunista, Peppino
Fiori, ma un compagno di strada, che dunque puo' essere qualcosa di piu'. E
di grande misura e semplicita'.
Non ho mai avuto l'occasione di dirgli quanto gli devo.

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

5. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it

Numero 576 del 24 aprile 2003