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Palestina: Hebron, città divisa secondo gli accordi



Una città deserta
Hebron, città divisa secondo gli accordi
Brioga - - 20.04.2003

Hebron, a sud di Gerusalemme, è divisa in due parti. Un settore, 
chiamato H1, è sotto il controllo dell’esercito israeliano, l’altro, il 
settore H2, è gestito dall’autorità palestinese. H1 è il centro della 
città, la parte più antica e più affascinante della città. In mezzo 
alle case abitate dai palestinesi, c’è una colonia israeliana, con 
tanto di check point e militari armati, al di là i bambini dei coloni 
che giocano per strada.

La parte palestinese di H1 è deserta, i negozi sono chiusi, dall’inizio 
dell’intifada qui la situazione è molto tesa, il coprifuoco viene 
dichiarato alla mattina e alla sera, senza un criterio, ad orari 
diversi. Le Jeep passano e dai megafoni annunciano il coprifuoco. Le 
case dei coloni si affacciano sulle vie dei palestinesi e sono protette 
da torrette e filo spinato. Data la situazione invivibile, l’unica 
soluzione per i palestinesi di H1 è di traslocare in H2 o altrove, dove 
i negozi sono aperti, dove è ancora possibile lavorare, dove ancora ci 
si muove.

H2, che in pratica è, escluso il centro storico, tutto il resto della 
città, è circondata da check point che ne limitano l’accesso e 
l’uscita, per raggiungere la città bisogna cambiare il taxi, perché 
quelli che arrivano da Gerusalemme non possono accedervi e quelli che 
escono da Hebron non possono uscirne. All’interno la città è molto viva 
ci sono diversi mercati fra cui uno molto esteso. Comunque si respira 
ad ogni angolo l’odore di chiuso come in una stanza senza finestre.

Poi se si raggiunge la città vecchia la situazione diventa spettrale, 
superato il posto di blocco israeliano sembra di entrare in una 
scenografia di Cinecittà dove tutto sembra estremamente reale ma anche 
assolutamente vuoto. Poche persone si aggirano per il quartiere, fra le 
vie un tempo piene di negozi e caffè. Tutti ci salutavano, come fossimo 
alieni arrivati lì da non si sa dove. Un gruppo di otto soldati si 
aggirava fra le vie strette puntando i fucili verso i tetti, unico modo 
per i giovani palestinesi per spostarsi nelle ore di coprifuoco.

La città vecchia è come un labirinto fatto di stradine che passano 
sotto le case e diventano cunicoli, si cammina a ridosso di muri e ci 
si piega per passare sotto agli archi, più mi introducevo più notavo la 
presenza di persone come rintanate nelle loro abitazioni nascoste, con 
i loro cortiletti fra le alte mura di case antichissime, millenarie. 
Incontriamo molti bambini, uno di loro ci conduce alla propria casa, 
dentro una simpatica nonnina ci accoglie, il marito anziano è intento a 
consumare il pranzo, subito ci offre un pasto ma non accettiamo.

Una donna più giovane, la madre degli innumerevoli bambini che ci 
girano attorno, ci offre un tè e ci fa sedere. A stento, per via del 
nostro arabo inprovvisato, chiediamo informazioni sulla situazione. Non 
ci sono gli uomini adulti solo bambini, donne e vecchi, ci spiegano: i 
mariti sono andati a lavorare in H2 o a Gerusalemme, in queste ore la 
città è dei bambini. E i soldati? Per risposta ci fanno vedere due 
recenti ferite, una ad una gamba di un bambino forse quattordicenne, 
l’altra sulla pancia di una bambina di non più di dodici anni. Il bimbo 
era stato colpito con il calcio del fucile, la bimba spintonata.

Dall’alto di un tetto, su cui ci aveva invitato a salire un altro degli 
abitanti fantasmi di quel luogo, si poteva osservare tutta la città, 
migliaia di case una costruita a ridosso dell’altra, pochi segni di 
vita, qua e là, qualche panno ad asciugare sui tetti piatti. Poco 
distante in cima alla collina sul fianco della città un carro armato 
israeliano. Ci raccontano che molte case sono state setacciate, 
confiscate ed occuppate oppure distrutte, tutti i giorni succede 
qualcosa del genere.

Alla sera H1 era sotto coprifuoco, tutti i check point di H2 erano 
stati chiusi, per uscire il taxi ci ha portato su una collina e 
attraversando i campi e le vigne abbiamo raggiunto la strada che 
collega Hebron a Gerusalemme, è stato allora che abbiamo incontrato gli 
uomini, quelli che non avevamo visto nella città vecchia, costretti 
anche loro ad attraversare i campi per tornare a casa.

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fonte: http://www.31febbraio.org