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Pasqua 2003




Pasqua 2003
Hanno inchiodato alla croce l'abbraccio del Cristo. Credendo di fissarlo 
per sempre a quel legno, volevano impedirgli di stringere a sé ogni donna e 
ogni uomo che vive sulla terra.

Ne hanno fatto l'icona più alta dell'amore e della pace. Talmente alta da 
divenire simbolo solidale delle vittime che non potranno più abbracciare i 
sogni e gli affetti, il domani e gli ideali.

Quell'abbraccio crocifisso è una mera "collocazione provvisoria" - ci 
ricorda don Tonino Bello di cui ricordiamo i 10 anni dalla morte proprio il 
giorno di Pasqua - perché l'aurora del giorno nuovo reca in sé la lieta 
novella dei risorti.

Abbracci finalmente liberati dalla morsa della morte, canto nuovo nelle 
gole e negli occhi, speranza e liberazione.
L'augurio di Pasqua, cara sorella e caro fratello, è che si diradi questo 
lugubre odore di morte che la guerra ha lasciato anche sulla nostra pelle.

Ci sia tempo per respirare la primavera che prorompe nei colori dei prati e 
dei balconi, nei mille arcobaleni che segnano il futuro.

Ci sia spazio per regalare ancora abbracci e riconoscere la povertà dentro 
di noi, negli occhi delle vittime della violenza che sono anche gli autori 
della stessa.

Come in quello stupendo affresco di Masaccio, chiediamo al Padre di 
sostenere ancora l'abbraccio del Figlio, ma anche il nostro. Siano in alto 
le nostre mani ma mai nel segno della resa, sempre in quello della supplica 
e& dell'abbraccio.

Che sia Pasqua, abbraccio della vita.
Shalom,
tonio DellOlio