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INCHIESTA SULLA STRAGE A NAJAF "I MARINE HANNO SBAGLIATO"



Fonte: 
http://www.repubblica.it/online/esteri/iraqattaccosedici/inchiesta/inchiesta.html

Secondo il Washington Post le vittime sarebbero dieci "Non hanno dato 
l'ordine di fermarsi, poi hanno sparato"

INCHIESTA SULLA STRAGE A NAJAF "I MARINE HANNO SBAGLIATO"

Il comando Usa promette indagini ma avverte: "Colpa di Saddam che usa i 
civili per la guerriglia"


KARABALA - Adesso il comando generale Usa promette un'inchiesta. 
Un'indagine che spieghi come e' stato possibile che dieci persone (secondo 
la ricostruzione del "Washington Post", mentre i militari parlano di sette) 
tra cui cinque bambini, siano stati uccisi dai soldati Usa a Najaf. Erano 
su un furgone incappato in un posto di blocco dei soldati Usa. Quel che e' 
accaduto non e' chiaro. La ricostruzione del giornalista del "Washington 
Post" che si trovava sul posto attribuisce la responsabilita' ai militari 
statunitensi che non hanno impartito in tempo l'ordine di fermarsi. Non 
solo: anche il bilancio delle vittime dato dal comando Usa, scrive il 
giornale americano, sarebbe falso: non sette bensi' dieci morti. I comando 
Usa invece punta sulla responsabilita' dell'autista che non si sarebbe 
fermato all'alt e assicura che i militari avrebbero sparato in aria alcuni 
colpi di avvertimento. Sullo sfondo c'e' la "sindrome del kamikaze" che, 
dopo l'attentato suicida di Najaf, ha seminato il terrore nei militari 
statunitensi. Proprio quella paura che potrebbe aver fatto perdere la 
lucidita' ai marines e aver provocato la strage di civili. E sempre oggi un 
uomo disarmato e' stato ucciso da marine americani a un posto di blocco a 
Shatra, nel sud dell'Iraq. I soldati Usa hanno detto di aver crivellato di 
pallottole il camioncino bianco quando questo ha continuato la corsa verso 
il posto di blocco . Il camioncino non era carico e non conteneva niente di 
pericoloso.

Eccolo il racconto di William Branigin, il cronista del "Post" al seguito 
della terza divisione di fanteria. Il cronista si trovava vicino al 
capitano Ronny Johnson, che seguiva l'azione con un binocolo 
sull'autostrada numero 9 e dava ordini al plotone al posto di blocco. 
Questa la sequenza: all'orizzonte appare la macchina carica di civili 
iracheni. Ci sono donne e bambini. "Sparate un colpo di avvertimento" 
ordina Johnson che vede il furgone che continua ad avanzare. L'ufficiale 
ordina di sparare un colpo da 7.62mm contro il radiatore dell'auto. La 
situazione precipita. "Smettetela di perdere tempo!" urla il capitano. E' 
convinto che i suoi ordini non vengano eseguiti con la necessaria 
rapidita'. Quindi comanda: "Fermatelo, Red 1, fermatelo!". Partono i colpi 
di artiglieria. La strage si consuma. Johnson insulta il capo della 
pattuglia: "Hai appena ucciso una famiglia, perche' non hai sparato colpi 
di avvertimento abbastanza in fretta!".

La macchina e' crivellata di colpi. Dentro ci sono 15 persone. Dieci di 
loro, (sette per gli americani) dice il "Washington Post", sono morte. Sono 
momenti strazianti. Una donna resta nella carcassa dell'auto con i corpi 
dei figli in grembo. Non vuole scendere. "E' la cosa piu' orribile che ho 
visto in vita mia - dice il sergente Mario Manzano, 26 anni, medico 
dell'esercito - e spero non vedere mai piu' una scena simile in vita mia".

Adesso il comando Usa promette un'inchiesta sulla strage. Ma il capitano 
Frank Thorp, portavoce del comando centrale, sembra delinearne le 
conclusioni in anticipo: "I militari americani hanno agito secondo le 
regole e la colpa e' del regime iracheno e del suo uso di civili per 
operazioni di guerriglia".

(1 aprile 2003)