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CARITAS IRAQ: Informazioni di prima mano, zona per zona
Dalla Caritas di Bologna: aggiornamenti e notizie dagli operatori in Iraq e
nei Paesi confinanti. Informazioni di prima mano, zona per zona, con
un'attenzione particolare alla situazione dei profughi e degli sfollati.
Aggiornamento del 28 marzo
IRAQ
A causa del bombardamento del centro di telecomunicazioni avvenuto la notte
scorsa a Baghdad, l¹ufficio di collegamento Caritas Iraq ad Amman, questa
mattina, non ha potuto contattare i centri Caritas in Iraq. A Baghdad si
sono succeduti pesanti bombardamenti che hanno causato molti morti di
civili. Lo stato di coprifuoco limita drasticamente i movimenti nella
città. Le informazioni che giungono da Bassora indicano che la situazione è
relativamente calma anche se sono in corso combattimenti alla periferia. I
bombardamenti hanno danneggiato la chiesa caldea di Ma-akel.
Anche a Mosul si sono registrati pesanti bombardamenti che hanno causato
molte vittime tra i civili. Il vescovo caldeo di Mosul, Mons. Raho Faraj,
ha fatto sapere che molte persone stanno scappando verso il vicino
villaggio di Tilkef. Nell¹area di Mosul sono pertanto stati allestiti due
campi per accogliere i rifugiati cristiani: a Karakosh per i siriaci e a
Tilkef per i caldei.
I vescovi iracheni, che si sono riuniti ieri, hanno concordato di
collaborare in maniera molto stretta con Caritas Iraq per organizzare gli
sforzi delle chiese cristiane nella distribuzione degli aiuti.
Iraq del Nord
Un assistente sociale e un paramedico dello staff di Dutch Consortium hanno
visitato i rifugiati interni a New Halabja e Bazyan. A New Halabja ci sono
attualmente tra i 2.000 e i 3.000 sfollati per lo più famiglie sistemate in
case, scuole e moschee. Fa molto freddo e il prezzo del kerosene è salito
fino a 100 dinari per 20 litri. Si registrano problemi di salute come
diarrea, ipertensione, asma, ma ad oggi non è stata ancora garantita alcuna
assistenza sanitaria.
A Bazyan ci sono invece circa 2.000 famiglie fuggite a causa dei
bombardamenti. Queste famiglie sono state sistemate in scuole e moschee.
Hanno bisogno di coperte e cibo (specialmente pane). Fa freddo e non hanno
di che riscaldarsi. Le scuole e le moschee non hanno servizi igienici.
TURCHIA
Un operatore cercherà di raggiungere, la prossima settimana, la zona di
Silopi per fornire a Caritas Turchia aggiornamenti sulla situazione
dell¹area. Il 18 marzo scorso Caritas Turchia ha accolto 11 famiglie
irachene caldee che erano passate attraverso la Siria, e si sta occupando
di loro come di tutte le altre famiglie irachene assistite dal programma
rifugiati.
Aggiornamento del 27 marzo
SIRIA
Oggi nel deposito di Caritas Siria è stato stoccato tutto il materiale che
era stato ordinato (coperte, materassi e latte in polvere). Anche l¹ufficio
Caritas è definitivamente operativo ora. Sono state già registrate presso
l¹ufficio le prime cinque famiglie. Gli operatori di Caritas Siria li
visiteranno regolarmente presso le loro sistemazioni temporanee. Il
problema più grosso che questi nuclei familiari devono affrontare è il
pagamento dell¹affitto: i costi sono abbastanza alti - tra 100 e 150
dollari - e queste famiglie hanno non hanno abbastanza soldi per pagare
l¹affitto per molto tempo. È stato rilevato che il duro lavoro svolto negli
ultimi 3 giorni per cercare gli ³invisibili² rifugiati ha avuto un enorme
successo, e dimostra ancora una volta che avvicinare le famiglie irachene
in maniera individuale è stato molto fruttuoso.
Un team di operatori si è recato in un villaggio vicino la città di
Kamshli, 80 km a nord di Hassake. In questo villaggio, chiamato Tartan, 46
rifugiati iracheni sono stati ospitati nella Chiesa sirio-ortodossa. La
maggior parte di loro erano arrivati poco prima della guerra. Queste
famiglie hanno bisogno di materassi, coperte e medicine. Caritas Siria ne
sta organizzando l¹invio da Hassake. Oggi è stata aperta la scuola
provvisoria per garantire le lezioni ai ragazzi che non possono essere
regolarmente ammessi alle scuole siriane. Sono arrivati 21 ragazzi tra i 4
e i 12 anni per seguire le lezioni.
NORD IRAQ
Duch Consortium, di cui fa parte anche Caritas Olanda, ha visitato gli
sfollati (internally displaced people) nella zona di Diana (Governatorato
di Erbil). Ci sono 270 famiglie sistemate in 11 scuole. Queste famiglie
ricevono kerosene dalle Nazioni Unite in quantità sufficiente per 6-7 ore
al giorno; superato questo numero di ore non hanno né elettricità, né
riscaldamento. Hanno ancora delle piccole riserve di cibo e un po¹ di soldi
per acquistare al mercato beni di prima necessità, ma, tra un paio di
giorni, avranno esaurito quanto gli resta. 1645 famiglie (15.000) persone
sono senza acqua potabile, latte e assistenza sanitaria ..
Nella città di Soran (vicino Diana), il campo Delizyan sta per essere
ultimato ed è destinato ad accogliere gli sfollati provenienti dal centro
dell¹Iraq. Il campo è allestito dalle Nazioni Unite. Sarà in grado di
ospitare 7.000 persone; non appena sarà ultimato, le famiglie attualmente
sistemate nelle scuole vi si trasferiranno. È operativo, a Sulaimaniya, un
team sanitario mobile di Duch Consortium. La linea che divide l¹Iraq
centrale dal Nord Iraq rimane chiusa.
IRAN
Il confine tra Iran e Iraq continua ad essere ufficialmente chiuso. 22.000
curdi iracheni sono ammassati al confine con l¹Iran (zona di Penjwin) ma
non hanno fatto alcun tentativo di attraversarlo. Queste persone sono
accolte da parenti o sono sistemati in edifici pubblici. Circa 1.000 nelle
tende.
Aggiornamento del 26 marzo
La Federazione Internazionale delle società Croce Rossa e Mezzaluna Rossa
(IFRC) prevede un flusso di 250.000 profughi verso Giordania, Siria,
Kuwait, Turchia e Iran.
L'UNHCR ha visitato l'Iraq inoltrandosi fino a qualche centinaio di Km dal
confine con la Giordania, e riferisce di non aver trovato alcun segno di
profughi; nel contempo sta allestendo 2 campi a Ruweished (in Giordania, a
circa 80 km dal confine iracheno) destinati ad ospitare 25.000 rifugiati
ciascuno.
La rete Caritas per l'emergenza Iraq è coordinata dalla Caritas Iraq in
Amman (Giordania) ed è in continuo contatto con i centri Caritas di Bagdad,
Mosul, Bassora, Kirkuk. Non appena la frontiera verrà aperta, un team di
emergenza (attualmente operativo in Amman) si trasferirà in Iraq.
I centri Caritas a Bassora hanno lanciato un appello per medicine e
tavolette per la purificazione dell¹acqua. L¹Ufficio di collegamento
Caritas di Amman ha predisposto l¹invio di 20 containers contenente quanto
richiesto: il carico è partito da Amman questa mattina ed il suo arrivo a
Bassora è previsto, salvo complicazioni della situazione, per domani. Una
tavoletta può purificare 1.250 litri di acqua, è stata spedita una quantità
capace di purificare 1.500.000 litri di acqua, l¹equivalente dei bisogni di
100.000 persone in un giorno.
Se la situazione lo permette, è in programma nei prossimi giorni l¹invio,
da Amman per Baghdad, di 80 containers di tavolette per la purificazione
dell¹acqua. Lo staff di Caritas Iraq non ha registrato la presunta rivolta
di sciiti nella città.
Caritas Baghdad ha riportato che 300 famiglie cristiane hanno lasciato la
capitale e sono dirette a Karakosh, circa 50 km a est di Mosul. Queste
famiglie, originarie del nord Iraq, si erano trasferite a Baghdad a causa
della guerra tra l¹esercito iracheno e i curdi. I due centri Caritas di
Karakosh stanno distribuendo ai rifugiati ogni sorta di aiuto di prima
necessità. Caritas Baghdad, per evitare carenza di beni di prima necessità,
ha inviato 5.000 dollari ai centri Caritas di Karakosh per l¹acquisto di
cibo nella zona di Mosul.
Lo staff Caritas a Baghdad ha continuato ³regolarmente² il suo lavoro dopo
il bombardamento della città, distribuendo kit di pronto soccorso nelle
aree colpite.
I contatti tra l¹ufficio Caritas di Baghdad e Caritas di Mosul sono
interrotti. La scorsa notte la città ha subito pesanti bombardamenti. Il
centro Caritas di Kirkuk ha riportato che la situazione è relativamente
calma al momento. Il capo della Chiesa Cattolica Romana a Baghdad, Mons.
Jean Benjamin Abi Sulaiman, ha promesso che le chiese della città
rimarranno aperte per permettere a cristiani e musulmani di rifugiarvisi
durante la guerra.. Ha anche detto che resterà in città nel caso i
cristiani dovessero essere attaccati a seguito della guerra ma, al momento,
non ci sono segnali di questo tipo.
IRAQ
Lo staff e i volontari di Caritas Iraq sono salvi, e stanno verificando i
danni ad abitazioni e chiese. I telefoni funzionano ma con difficoltà. La
Caritas opera presso i suoi centri medici sparsi in tutto il paese e con le
ambulanze. Subito dopo i primi bombardamenti, la popolazione si è rifugiata
nelle scuole e, anche qui Caritas Iraq distribuisce kit di primo soccorso.
La chiesa patriarcale caldea a Baghdad è stata danneggiata.
NORD IRAQ
La rete Caritas sta predisponendo, insieme alla Chiesa locale, un piano di
emergenza per l¹accoglienza di eventuali profughi. Wim Piels, di Caritas
Olanda, ha già effettuato una prima missione sul posto ed è stato lanciato
un appello per aiuti di emergenza. Un contributo è stato dato anche da
Caritas Italiana.
L¹Ufficio delle Nazioni Unite del Coordinatore Umanitario per l¹Iraq ha
stimato che ci sono attualmente tra 300.000 e 450.000 nuovi rifugiati
interni (internally displaced people) nella regione. Si registra, inoltre,
che circa 5.000 sono stati registrati provenienti dall¹Iraq centrale. Tutti
gli altri sono residenti nell¹Iraq del nord.
Il 90% di queste persone sono state accolte da parenti. Circa 10.000
provenienti dalla zona di Erbil vivono nelle tende e nelle loro macchine.
Per il momento non viene loro permesso di accedere ai campi preparati per
accogliere un afflusso di rifugiati provenienti dall¹Iraq centrale.
SUD IRAQ
A Bassora, secondo Al Jazeera, i pesanti bombardamenti hanno danneggiato le
infrastrutture, manca acqua e luce. Si sono avuti 75 morti e circa 300
feriti; il centro della Mezzaluna Rossa ha potuto prestare cure mediche,
con medicine fornite da Caritas Iraq.
GIORDANIA
Dal 16 marzo, il numero dei rifugiati di paesi terzi che dall¹Iraq sono
arrivati in Giordania è salito a 5.284. I rifugiati sono soprattutto somali
e sudanesi, ma ci sono anche egiziani, sudafricani, eritrei, gibutini e
libanesi. A partire da domenica 23 marzo, più di 560 iracheni hanno
lasciato la Giordania per ritornare in Iraq. Il 23 marzo il direttore di
Caritas Giordania ha visitato i due campi profughi di Ruweished:
- il campo A, per rifugiati di Paesi terzi, ospita circa 700 persone, 200
sono stati rinviati in patria nel pomeriggio dello stesso giorno; questi
dovrebbero lasciare la Giordania entro 72 ore; 90% sono sudanesi, ma ci
sono anche egiziani, yemeniti, somali, chadiani ed eritrei; molti sudanesi
e somali pare non vogliano rientrare in patria, avendo trovato condizioni
di vita migliori in Iraq. 24 palestinesi sono fermi al confine in attesa di
ammissione;
- il campo B, per iracheni, sta per essere terminato. Per ora è vuoto,
anche perché nessun profugo iracheno è arrivato in Giordania. Non ne è
chiaro il motivo: permessi negati, blocchi stradali, costi: il confine
iracheno è a 600 Km da Baghdad e il viaggio è caro e pericoloso.
I campi sono equipaggiati con tende, ambulatorio medico, servizi e cucina;
un terzo campo potrà essere allestito al bisogno. Autobus della
Organizzazione Internazionale Migranti portano i rifugiati dal confine ai
campi. I vescovi giordani hanno approvato l¹apertura delle chiese, proposta
da Caritas Giordania, per alloggiare 2000 profughi iracheni. SI stanno
studiando i dettagli.
Il Ministro degli Esteri della Giordania ha ufficialmente dichiarato che il
confine con l¹Iraq è aperto. I convogli umanitari possono passare se
accettano di assumersi i rischi.
SIRIA
Il confine con l'Iraq è attualmente chiuso, i profughi arrivati in
precedenza sono ospitati da conoscenti, altri profughi si ammassano vicino
alla frontiera. La Caritas Siria, con cui sta collaborando anche la Caritas
Libano, ne sta valutando il numero. La capacità dei campi profughi
allestiti al confine è di 10-12.000 persone, estensibile a 20.000.
L¹ufficio si sta sempre meglio organizzando di giorno in giorno. Sono
arrivati i 4 operatori di Caritas Siria che hanno svolto un breve periodo
di formazione presso il Centre of Migration di Caritas Libano. Gli
operatori di Caritas Siria visitano ogni giorno le nuove famiglie che
arrivano fornendo gli aiuti necessari. In Siria ci sono degli iracheni che
erano arrivati qualche mese prima della guerra per organizzare l¹arrivo dei
membri della propria famiglia che avrebbe lasciato l¹Iraq non appena
sarebbe scoppiata la guerra. Poiché le frontiere sono chiuse, queste
famiglie sono rimaste in Iraq e finora non c¹è stata la possibilità di
mettersi in contatto. Nell¹area di Kamishli, a 80 km a nord di Hassake,
sono arrivate molte famiglie dell¹Iraq nel corso di quest¹ultima settimana.
Caritas Siria conta di andarle a visitare entro la fine della settimana.
Caritas Siria ha ordinato 500 coperte, 200 materassi, e 100 kg. di latte in
polvere per 50 famiglie. Inoltre si sta organizzando delle classi
scolastiche per ragazzi che non possono essere regolarmente integrati nella
scuola siriana. Due donne irachene insegneranno le diverse materie. Per i
più piccoli, sono stati acquistati giocattoli e materiale per disegnare.
Agli scolari vengono distribuiti giornalmente, anche latte, biscotti e frutta.
IRAN
Le frontiere sono chiuse, non sono passati profughi. La rete Caritas sta
monitorando la situazione insieme a Caritas Iran. È stato lanciato un
appello di emergenza per rafforzare la Caritas locale. Caritas Italiana ha
contribuito a questo appello. Si sta organizzando, d¹accordo con la Caritas
locale, l¹invio di un team di supporto in loco (ERST).
TURCHIA
Confine chiuso e situazione confusa. 10.000 rifugiati premono alla
frontiera e si prevede arriveranno a 60-80.000. Nessuno, neppure l'UNHCR,
ha avuto il permesso di visitare la zona dei campi; la Mezza Luna Rossa non
dà informazioni; l'UNICEF potrebbe giocare un ruolo dato che i campi sono
aperti solo a donne e bambini, per ragioni di sicurezza.
KUWAIT
Sono scarsissime le comunicazioni con questo Paese, mancando anche
precedenti esperienze di comunicazione con la rete delle ONG
internazionale; le operazioni per qualsiasi permesso sono complesse. Pare
che il sistema dei telefoni mobili sia stato escluso, l'aeroporto chiuso al
traffico commerciale. ONG presenti: Mercy Corps, MSF, IMC, Save the
Children, PHR (Phisicians for Human Rights), JNEPI. Due rappresentanti di
Cafod (Caritas Inghilterra) sono arrivati ieri a Kuwait City e intendono
spostarsi, non appena possibile, a Bassora.
Aggiornamento del 25 marzo
Stamane abbiamo ricevuto notizie dai Centri Caritas a Baghdad e Bassora,
mentre non è stato possibile contattare Kirkuk A Bassora, con le linee
elettriche e gli impianti idrici distrutti già da tre giorni, la maggior
parte del milione e mezzo di abitanti è costretta ad usare l¹acqua del
fiume per cucinare e bere, con il pericolo crescente di infezioni ed epidemie.
La zona di Mosul questa mattina era ancora sotto i bombardamenti; 4.000
persone, circa 700 famiglie (il 20% della popolazione della regione), hanno
abbandonato le loro case e si stanno dirigendo verso Karakosh, 45 km ad est
di Mosul. Per far fronte ai bisogni di queste persone, i Centri Caritas a
Baghdad hanno già inviato cibo e medicinali a Karakosh.
³A Baghdad dice Hanno Schaefer, portavoce della rete Caritas nei
pesanti bombardamenti di stanotte è stato colpito un quartiere residenziale
(A¹Adhamiya) ed è stata uccisa una famiglia, genitori e tre figli. I nostri
operatori stanno portando medicine e generi di prima necessità nelle aree
colpite. Ieri abbiamo rifornito di kit di pronto soccorso e medicinali
l¹ospedale delle Suore Domenicane. Dall¹inizio degli attacchi abbiamo
distribuito 2000 kit di pronto soccorso in tutto il Paese². Per ora non si
registrano grossi afflussi di profughi nei Paesi confinanti.
In Giordania non si segnalano arrivi, tranne i 25 cittadini somali,
studenti universitari a Mosul e a Baghdad, che sabato scorso hanno varcato
il confine. Altre 24 persone sono in attesa di definire il loro status. Ci
sono 45 volontari Caritas pronti a lavorare nei campi della Mezza Luna
Rossa, in un programma idrico-igienico e di distribuzione di generi non
alimentari.
La Mezza Luna giordana ha allestito 10 tende al confine e altre 10 ne ha
portate l¹UNHCR, che, insieme alla Jordanian Hashemite Charity
Organisation, ha anche allestito un campo a Ruwaished, a circa 60 km ad
ovest dell¹Iraq.