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[APPROFONDIMENTO] - Cosa si e' discusso a porto alegre sull'informazione
Fonte: http://www.rekombinant.org/media-activism/article.php?sid=100
Media Forum Mondiale
Porto Alegre: incontro CRIS
Stefania Milan
In preparazione al WSIS di dicembre a Ginevra
"La comunicazione e' un diritto umano basico per lo sviluppo di una
societa' piu' giusta, democratica e egualitaria", dice Sally Burch, di
ALAI, davanti a migliaia di persone riunite allo stadio del Gigantinho. "EŽ
un tema di cui i movimenti sociali devono farsi carico: unire le tante
esperienze di resistenza nella creazione di unŽampia corrente di azione e
riflessione su questa materia. I movimenti lo assumano come parte
inseparabile del loro programma". E dalla democratizzazione dei media al
Summit Mondiale sulla Societa' dellŽInformazione, in programma a Ginevra il
prossimo dicembre il passo e' breve. "EŽ preoccupante che non se ne sappia
quasi niente", continua Burch.
Il Summit e' organizzato dalle Nazioni Unite con ITU, in due fasi, la prima
in Svizzera, la seconda a Tunisi nel 2005. EŽ un processo tripartito: vi
partecipano i governi, il settore privato e la societa' civile, per la
prima volta invitata al tavolo delle discussioni. Di fatto pero' la
partecipazione e' democratica solo sulla carta, e la societa' civile viene
costantemente marginalizzata. La campagna CRIS (Diritti di Comunicazione
nella Societa' dellŽInformazione), lanciata a Porto Alegre 2002, vuole
promuovere la discussione dei cittadini su questi temi e tenta di definire
unŽagenda comune. CRIS immagina una societa' dellŽinformazione basata sulla
trasparenza e sulla diversita', sulla partecipazione e sulla giustizia
sociale ed economica, nel rispetto delle differenze di genere e delle
diverse prospettive regionali e culturali: una visione basata sui diritti e
sullo sviluppo umano, e non sulla tecnologia. La prospettiva e' quella del
diritto a comunicare, come superamento del diritto allŽinformazione e della
liberta' di espressione gia' riconosciuti dalle carte costituzionali:
significa riconoscere nella comunicazione un processo interattivo e
partecipativo.
Manca poco alla seconda conferenza preparatoria al Summit (PrepCom 2), a
Ginevra dal 18 al 29 febbraio. Mentre nella prima parte dellŽincontro
siederanno allo stesso tavolo governi, privati e societa' civile, la
seconda fase sara' esclusiva dei governi, a porte chiuse e con solo alcuni
osservatori. La societa' civile sta organizzando per questa seconda fase
dei momenti comuni di scambio e discussione, nonche' advocacy verso i
rispettivi governi nazionali.
Proprio per coordinare lŽazione, al Social Forum ci sono due seminari su
CRIS. I partecipanti arrivano da India, Francia, Stati Uniti, Argentina,
solo per citare alcuni paesi, e ovviamente Brasile. Il confronto e' vivace:
cŽe' da decidere la posizione della societa' civile dentro il processo del
WSIS, e come organizzare la protesta fuori dai luoghi del Summit.
Cosa deve essere centrale nella mobilitazione? Molti i temi: il software
libero, la lotta ai monopoli e al copyright, per cominciare. Ma e'
stridente la differenza di necessita' tra i due emisferi. Se al Nord il
problema e' il buon uso della Rete, al Sud la questione e' lŽaccesso stesso
alla rete, in un contesto mondiale dove il 50% della popolazione non ha mai
fatto nemmeno una telefonata.
Che forme di protesta per la societa' civile fuori dalle porte? Varie le
proposte: un contro-summit della societa' civile (sullŽesempio di Porto
Alegre, nato per contrapposizione a Davos), un incontro alternativo anche
nella forma, magari decentrato, o una protesta via Web (ma un net strike
rischierebbe di favorire il progetto contro il cyber-terrorismo di Bush).
Nel frattempo si devono mobilitare i cittadini che cercano un altro mondo
possibile, che non si puo' fare se non si democratizza la comunicazione.
"Si sente lŽesigenza di un movimento di resistenza alla situazione di
comunicazione dominante, e' vitale per lo sviluppo del pensiero
indipendente", spiega ancora Sally Burch. "EŽ un tema di cui i movimenti
devono farsi carico: unire le tante esperienze di resistenza nella
creazione di unŽampia corrente di azione e riflessione". E conclude: "La
lotta per la democratizzazione dei media si profila come una delle lotte
sociali di questo secolo".