[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

[coordinamento185] una grande e profonda tristezza...



cari amici

condividiamo con voi queste nostre amare considerazioni, quasi una sorta di 
sfogo, che nonostante la tristezza non cancellanon quanto di ottimo fatto 
dalla campagna e l'energia messa insieme dal nostro gruppo, che dovrà 
continuare a lavorare sodo per contrastsare lo strapotere delle armi...

un saluto di Pace
FV

*******

…non ce l’abbiamo fatta, non ci siamo riusciti…

Sembra ormai certo, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, che 
la legge 185 del 1990 sul controllo della produzione e del commercio delle 
armi verrà modificata (in peggio) da un disegno di legge di prossima 
approvazione al Senato. La notizia è sicuramente negativa e triste per 
tutto il mondo pacifista (e non solo) che si era trovato unito nel 
condannare questa ipotesi e nel chiedere a gran voce che il Parlamento 
riconsiderasse con più attenzione la questione. Per più di un anno 
moltissime associazioni e gruppi, di estrazione sia laica che cattolica, 
hanno lottato nell’ambito della Campagna “Fermiamo i mercanti di armi” 
affinché non venisse di fatto cancellata l’efficacia di una legge tra le 
più avanzate sul tema in tutto il mondo. Abbiamo prodotto materiale, 
coinvolto l’opinione pubblica con raccolte di firme ed appelli, promosso 
dibattiti e confronti, organizzato manifestazioni ed azioni dirette 
nonviolente, ma le ragioni della politica, dell’economia e delle armi hanno 
avuto il sopravvento…
Perché, nonostante quello che potranno dire gli esponenti politici 
favorevoli a questo provvedimento, sono proprio queste le ragioni di fondo 
di un tale passo, del tutto contrapposte alla spinta etica diffusa che 
chiedeva invece il mantenimento di un controllo serio sui sistemi d’arma, 
che altro non sono se non strumenti di offesa e di morte.

La legge 185 del 1990 non è certamente una legge “pacifista”, in quanto 
permette comunque il commercio delle armi! Ciononostante la sua valenza 
consiste in una stretta vigilanza sulla trasparenza di tale commercio, con 
conseguenze dirette sulla pace, sulla sicurezza, sulla lotta al terrorismo. 
Va ricordato che la Legge 185/90 prevede esplicitamente il divieto assoluto 
di esportare verso Paesi che violano i diritti umani, Paesi in conflitto e 
nel caso che la vendita di tali armi favorisca il terrorismo 
internazionale. Inoltre viene garantito ai cittadini un alto grado di 
trasparenza attraverso la dettagliata relazione annuale sulle operazioni di 
vendita di armi italiane all’estero che il Presidente del Consiglio 
presenta al Parlamento. Una legge, quindi, che costituisce un passaggio 
iniziale e fondamentale verso la costruzione di un mondo di Pace, da 
compiere passo dopo passo.

In questi momenti, l’amarezza risulta essere ancora più profonda e dura 
ascoltando le parole ed i commenti che stanno accompagnando l’approvazione 
del provvedimento legislativo in questione. Da più parti si trova anche il 
coraggio (oseremmo dire la sfacciataggine) di criticare l’operato della 
campagna pacifista trasversale accusandola di non serenità nel giudizio e 
di strumentalizzazione della legge per altri scopi…!! Paradossale, visto 
che questi “altri scopi” dipinti a tinte fosche sono in realtà il controllo 
delle operazioni bancarie relative alle armi sulla base dei dati prodotti 
dalla Presidenza del Consiglio e la verifica dell’effettiva rispondenza 
delle transazioni allo spirito della legge! Con il traguardo finale 
(dichiarato e non nascosto) di esercitare una pressione sugli istituti di 
credito affinché si tolgano dal commercio di armamenti. Il tutto partendo 
da principi etici che ci paiono tutto fuorché “poco sereni” o 
“strumentali”: i principi per i quali si ritiene ingiusto lucrare su 
strumenti di distruzione e per cui si crede che la Pace non possa di certo 
essere costruita con le armi!

E a fronte di ciò, quali sono le giustificazioni che vengono esplicitamente 
addotte per lo stravolgimento della 185? Interessi economici e di 
competitività a favore dell’industria delle armi, interessi di Stato, 
interessi di politica… sempre interessi!! Mai un riferimento a valori più 
alti e a ideali che tengano in conto della volontà di Pace e delle 
sofferenze che le armi causano per loro stessa natura!!
Ed è stupefacente che ciò avvenga in un momento in cui la crisi irachena ci 
mostra con tutta evidenza come la risposta armata ai problemi sia insulsa e 
contro la volontà dei popoli! Con l’aggravante che, mentre si chiede il 
disarmo come condizione per il non attacco, si compromettono quei piccoli 
passi che noi stessi abbiamo compiuto verso disarmo e riconversione! Una 
bella ipocrisia!

Ci viene detto: ma i controlli rimarranno, solo non passeranno più per il 
Parlamento e di conseguenza alla società civile, che male c’è? Lo stesso 
male che esisteva prima della legge 185, quando l’Italia ha venduto armi a 
Saddam Hussein con tutti i crismi della legalità… Ci viene aggiunto: ma non 
si favorisce il traffico illegale, solo quello legale!! Ma sempre armi 
sono, e sempre dolore porteranno, qualsiasi sia il “certificato” che le 
accompagnerà: noi vogliamo continuare a sapere dove andranno a finire 
queste armi, quali conflitti alimenteranno, quali dittature favoriranno!! 
Altra critica dei fautori del disegno di legge: perché dovremmo impedire la 
vendita a nostri alleati? Perché non si può sacrificare tutto sull’altare 
del vantaggio politico, e se alcuni nostri alleati violano i diritti umani, 
allora sarebbe tempo di compiere una riflessione seria…
A chi poi si erge a censore delle nostre azioni sostenendo che questa 
discussione non dovrebbe assumere toni morali ed etici rispondiamo: NO! 
Perché se la politica, soprattutto in questi temi, non si fonda su basi di 
principio che esaltino la concordia e rifiutino la violenza essa si riduce 
solamente ad uno sterile esercizio di potere, utile solo a sé stesso…
E se il Catechismo della Chiesa Cattolica viene citato come riferimento per 
giustificare una tale politica (con tutte le “prediche” conseguenti) noi ci 
permettiamo di ricordare, molto umilmente, che a monte di tale testo vi è 
un altro Libro, discretamente importante e dirompente, che dice chiaro e 
tondo “tu non uccidere”, ma “ama i tuoi nemici” e “rimetti la spada nel 
fodero” se vuoi costruire un mondo basato sull’Amore.

Alla fine di tutto rimane una precisa volontà…
Non vogliamo rassegnarci a logiche commerciali in questo campo, che 
facciano divenire fonte di guadagno la sofferenza ed il dolore! Non 
vogliamo rassegnarci all’impossibilità di sapere in quale angolo di mondo 
un conflitto verrà combattuto con armamenti frutto del lavoro italiano…
Non vogliamo rassegnarci ad un’idea di Giustizia costruita con la violenza 
e con le armi, all’incapacità di anche solo immaginare un mondo privo di 
eserciti, certo ancora lontano ma possibile da costruire insieme…!!
E per questi motivi non ci fermeremo per l’attuale insuccesso, ma 
continueremo nella nostra opera di contrasto alla logica degli armamenti. 
Lo faremo con tutti quegli strumenti utili ad una maggiore 
sensibilizzazione e ad un maggior controllo di tutti quegli affari 
“sporchi” che distolgono risorse al bene comune per impiegarle nella 
distruzione. La legge 185 era il principale tra tali strumenti, ma saremo 
in grado di trovarne altri e di far capire alle persone l’aberrazione di un 
sistema che produce morte ammantandola di giustizia. E cercheremo di 
mostrare non tanto, come ci viene rimproverato, quali sono le “banche buone 
o quelle cattive”, ma quale dovrebbe essere il compito vero di ogni 
struttura sociale umana: la valorizzazione di diritti e capacità al 
servizio della vita e della felicità per ogni donna e per ogni uomo…

Sembra chiaro che per molti vale ancora l’adagio ripetuto dal grande e 
compianto Alberto Sordi in uno dei suoi film a tematica sociale più 
riusciti: “Finché c’è guerra c’è speranza…”.
Per noi no… perché con la violenza e con le armi la speranza viene uccisa e 
con essa la Pace, la Giustizia, la condivisione…


Riccardo Troisi e Francesco Vignarca

Rete Lilliput
Coordinamento Nazionale Campagna “Contro i mercanti di armi”
5 marzo 2003