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ONU: risoluzione Usa per guerra all'Irak. No della Francia. Santa Sede: "E' un crimine".
- To: news@peacelink.it
- Subject: ONU: risoluzione Usa per guerra all'Irak. No della Francia. Santa Sede: "E' un crimine".
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Tue, 25 Feb 2003 07:43:42 +0100
Iraq: Bush, risoluzione oggi presentata all'Onu
WASHINGTON - Il presidente Bush ha confermato che "sara' presentata oggi
una risoluzione al consiglio di sicurezza per affermare che l'Iraq non sta
disarmando". Bush, dalla Casa Bianca, si e' detto convinto che "in un modo
o in un altro Saddam disarmera'", e ha insistito sull'importanza di stare
accanto agli Usa in questo momento. "Stiamo raccogliendo sfide comuni - ha
detto - e spero che risponderemo a queste sfide. La gente si aspetta che i
leader conducano azioni di questo tipo, per il bene dell'umanita'".
ANSA 24/02/2003 17:49
Iraq: Santa Sede, guerra unilaterale e' un crimine
ROMA - La Santa Sede ha ribadito con forza che ogni eventuale azione
unilaterale contro l'Iraq sarebbe un ''crimine'' contro il diritto
internazionale e la pace; tutto ''deve essere deciso in ambito Onu e dal
Consiglio di sicurezza''; gli ispettori ''devono poter continuare a fare il
loro lavoro, perche' ci sono ancora spiragli di speranza'' ma Baghdad deve
''regolare il proprio comportamento secondo il codice di condotta
internazionale''. ''Si tratta oggi di scegliere tra la forza e il diritto o
il diritto della forza'' ha detto stamani il 'ministro degli esteri'
vaticano, mons.Jean-Louis Tauran escludendo che, per il momento, sia stata
presa la decisione di inviare un messaggero pontificio dal presidente degli
Stati Uniti, George W.Bush: ''Non e' all' ordine del giorno'', ha precisato.
''Per noi - ha puntualizzato - tutto deve essere intrapreso e deciso nel
contesto delle Nazioni Unite''. ''Vanno sfruttate - ha aggiunto - prima di
tutto tutte le risorse del diritto internazionale e ponderate le
conseguenze che un intervento armato avrebbe sulle popolazioni civili,
senza dimenticare poi le prevedibili reazioni dei Paesi dell' area, che in
solidarieta' con l'Iraq potrebbero assumere posizioni estremiste''. ''Detto
questo - ha proseguito - e' necessario che i responsabili iracheni sappiano
regolare il loro comportamento secondo il codice di condotta che impone
loro l'appartenenza alla societa' internazionale''. Ma, ha ammonito, il
diritto internazionale non riconosce nemmeno il ricorso unilaterale alla
forza da parte di alcuni Stati. Se, dunque, Stati Uniti e altri Paesi
decidessero un'azione preventiva contro l'Iraq, senza l'ombrello dell' Onu,
cio' ''sarebbe una guerra fuori della legge e del diritto internazionale'',
ha osservato Tauran.
ANSA 24/02/2003 21:13
Washington presenta all'Onu l'ultimatum
Ma Parigi replica: "Solo gli ispettori possono darlo"
Esplicito quanto può essere un diplomatico, il ministro degli Esteri
francese Dominique de Villepin, ha detto subito che una seconda risoluzione
sull'Iraq, sarebbe "un errore" e "non esiste una maggioranza" al Consiglio
di sicurezza disposta ad approvarla.
Ma poco più tardi, a margine del colloquio a Berlino con il cancelliere
tedesco Schroeder, Jacques Chirac pronuncia parole ancora più chiare: "la
maggioranza dei componenti il Consiglio di sicurezza dell'Onu non appoggia
la nuova bozza di risoluzione sull'Iraq di Usa". E non solo. "Non vediamo
nulla che giustifichi una nuova risoluzione", dice ancora Chirac, che
spiega come nel memorandum presentato non ci sia "scadenza e ricorda agli
Usa che "spetta agli ispettori internazionali per il disarmo assumersi la
responsabilità di fissare un 'ultimatum' all'Iraq". E non, dunque, alla
Casa Bianca.
Così l'esecutivo dell'Onu si trova di fronte a due documenti di segno
opposto che rischiano di provocare l'ennesima frattura. L'altro membro del
Consiglio con potere di veto, la Cina, è tirata per la giacca da entrambe
le fazioni. Secondo fonti diplomatiche Pechino appoggerebbe l'asse
franco-tedesco, ma proprio oggi il segretario di Stato americano Colin
Powell è impegnato in una delicatissima missione in Estremo Oriente per
convincere la Cina a non porre il veto in sede di votazione della nuova
risoluzione in seno al Consiglio di Sicurezza.
(Repubblica on line 24 febbraio 2003)