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La nonviolenza e' in cammino. 518



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 518 del 25 febbraio 2003

Sommario di questo numero:
1. Un esposto alle Procure di Pisa, Vicenza e Roma
2. Peppe Sini, bloccare le armi destinate alla guerra con l'azione diretta
nonviolenta
3. Mariagrazia Bonollo, la nonviolenza contro la guerra
4. I promotori del Forum sociale europeo, fermiamo i treni della morte
5. Teresa Campagna, una carovana contro la mafia
6. Giulio Vittorangeli: Nicaragua, un paese dimenticato dai media
7. Donne in nero, 8 marzo per la pace
8. Marco Giubbani, lotta alla criminalita' e rispetto dei diritti umani in
Guyana
9. La scomparsa di Karel Kosik
10. Notizie e iniziative del "Centro studi difesa civile"
11. Albert Camus, un sognatore
12. Laura Boella, Simone Weil e la relazione con l'altro
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. UN ESPOSTO ALLE PROCURE DI PISA, VICENZA, ROMA
[Il seguente esposto e' stato inviato ieri dal "Centro di ricerca per la
pace" di Viterbo alle magistrature territorialmente competenti e ad altri
soggetti istituzionali]
Esposto contro i responsabili di detenzione e trasporto in territorio
italiano di materiale bellico a fini di utilizzazione terroristica e
stragista nella guerra illegale e criminale che si va preparando; recante la
richiesta di un intervento urgente delle autorita' preposte affinche' si
proceda al sequestro di detto materiale bellico e all'incriminazione e
all'arresto dei responsabili e dei complici di tale flagrante violazione
della legalita'.
*
Con il presente esposto...,
- alla luce della dimostrata presenza e trasporto nel territorio italiano di
materiale bellico di una potenza straniera, presenza e trasporto predisposti
al fine di una utilizzazione terroristica e stragista di detti armamenti
nella guerra illegale e criminale che si va preparando, guerra nei cui
confronti l'art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana vincola il
nostro paese alla piu' intransigente delle opposizioni, e specificamente al
"ripudio" di essa;
- alla luce del dovere di tutti i cittadini italiani di rispettare e
inverare quanto disposto dalla Costituzione, fondamento del nostro
ordinamento giuridico; ed alla luce del dovere di ogni essere umano di
opporsi alle stragi e di difendere la vita di altri esseri umani e
dell'umanita' intera che una nuova scellerata e criminale guerra minaccia;
richiede l'intervento urgente delle competenti autorita' giudiziarie
affinche':
a) si proceda a perseguire penalmente, e ad immediatamente mettere in
condizione di non nuocere, i responsabili della detenzione e del trasporto
in Italia di materiale bellico a fini di prossima e dichiarata utilizzazione
terroristica e stragista nella guerra illegale e criminale che si va
preparando;
b) si proceda al sequestro di detto materiale bellico;
c) si intervenga a tutela della salute e dell'incolumita' dei cittadini
italiani, minacciati dalla presenza di armi, tra cui anche armi di
sterminio, sia presso le basi militari statunitensi dislocate in territorio
italiano, sia lungo importanti arterie viarie e ferroviarie italiane;
d) si incriminino per favoreggiamento della presenza e del trasporto in
Italia di detto materiale bellico a fini di utilizzazione terroristica e
stragista nella guerra illegale e criminale che si va preparando, tutte
quelle autorita' pubbliche e quei pubblici dipendenti che invece di opporsi
a tale gravissima e pericolosissima presenza e circolazione sul territorio
nazionale italiano di strumenti di sterminio, sostengono gli stragisti che
si dispongono ad usare tali strumenti di morte contro esseri umani innocenti
nella guerra che si va preparando;
e) si incriminino per violazione della Costituzione quei pubblici poteri che
alla guerra illegale e criminale che si va preparando hanno dato la loro
complicita' mettendo illegalmente a disposizione degli stragisti il
territorio, le risorse e le infrastrutture italiane;
f) si incriminino quanti abusando del proprio potere e commettendo un
ulteriore reato non solo non difendono la legalita' costituzionale e il
popolo italiano, ma impediscono ad altri la difesa della legalita'
costituzionale e del popolo italiano, e con cio' stesso si mettono al
servizio dei golpisti, degli stragisti, dei detentori e trafficanti di armi;
g) si incriminino per omissione di soccorso quanti, pur sapendo della
presenza e della circolazione di questi materiali bellici di probabile
prossima utilizzazione terroristica e stragista, omettono di agire per
impedire che essi siano utilizzati per uccidere innocenti;
h) si incriminino per omissione di atti d'ufficio quanti investiti di
specifici pubblici poteri, pur sapendo della presenza e della circolazione
di questi materiali bellici di probabile prossima utilizzazione terroristica
e stragista, omettono di agire nell'ambito dei propri poteri e delle proprie
responsabilita' al fine di impedire il loro prossimo criminale uso ed hic et
nunc la loro criminale circolazione, disponendo in forza della legge ed in
considerazione delle rispettive prerogative istituzionali la cessazione di
tale circolazione, la denuncia di tali presenze, il sequestro di tali armi,
l'arresto dei detentori di esse, l'incriminazione dei mandanti, degli
esecutori e dei complici per i molteplici reati che tale situazione di
gravissima violazione della legalita' italiana configura.
Si richiede il piu' tempestivo intervento.
*
Si sottolinea che il presente esposto reca palesemente una "notitia
criminis", e di eccezionale gravita'; cosicche' esso rende doveroso a
qualsiasi pubblico ufficiale che ne venga a conoscenza sia di segnalare a
sua volta quanto sopra all'autorita' giudiziaria, sia di intervenire
nell'ambito delle proprie competenze affinche' i reati qui denunciati
vengano fatti cessare ed i responsabili di essi vengano perseguiti
penalmente.

2. LETTERE. PEPPE SINI: BLOCCARE LE ARMI DESTINATE ALLA GUERRA CON L'AZIONE
DIRETTA NONVIOLENTA
[Il testo seguente e' estratto da una lettera personale a un amico
carissimo]
Io credo che questa azione diretta nonviolenta (che deve assolutamente
mantenere ed anzi maggiormente esplicitare ed accentuare una
caratterizzazione rigorosamente nonviolenta) del blocco dei treni e degli
altri mezzi di trasporto su cui viaggiano armi destinate alla guerra, sia
necessaria e utile per diverse ragioni:
a) sul piano effettuale: ritardare, sia pure di ore se non di giorni, la
disponibilita' delle armi sul teatro delle operazioni, rallenta la macchina
bellica, e permette alle forze di pace di continuare ad agire per impedire
lo scatenamento della guerra;
b) sul piano educativo:
- a parte subjecti: alla nonviolenza ci si accosta agendola, promuovere e
partecipare ad azioni dirette nonviolente e' il modo migliore per
illimpidire la nostra riflessione e la nostra condotta alla luce e al vaglio
delle esigenze che la scelta nonviolenta concretamente ci pone in quanto
principio responsabilita';
- a parte objecti: i detentori delle leve di comando della macchina bellica
e i decisori e complici della guerra illegale e criminale devono essere
edotti con metodo sperimentale del fatto che esse ed essi non sono
invincibili, e che la nonviolenza e' piu' forte;
- come esempio ed appello: contrastare con l'azione diretta nonviolenta la
macchina bellica in un luogo qualunque e' anche di esempio e di appello a
tutte le persone di volonta' buona ovunque nel mondo ad analogamente agire;
- come proposta giuriscostituente: la prassi nonviolenta di difesa della
vita, dei diritti e della dignita' umana invera principi ed aspirazioni
propri di tutte le grandi tradizioni sia giuridiche che di pensiero in senso
lato intese alla promozione dell'umana convivenza e della dignita' di tutti
e di ognuno, e fonda un'etica e un diritto adeguati alla condizione storica
ed esistenziale della "ata' atomica" (Anders) e della donna e dell'uomo
"planetari" (Balducci); e' sperimentazione e quindi proposta di "omicrazia",
il "potere di tutti" di capitiniana memoria;
- come prassi ermeneutica: essa aiuta a cogliere la reale situazione, a
definire l'oggetto della riflessione e dell'agire, a chiarire quali siano le
effettive posizioni e forze in campo, a render ragione della responsabilita'
di tutti, di ognuno e reciproca; ha quindi un valore disvelativo e una
carica interpretativa, che muove alla scelta e all'impegno per la verita'
(la nonviolenza e' sempre anche nonmenzogna, e' - in molteplici sensi -
"forza della verita'");
c) se anche ci fosse una possibilita' su un milione di bloccare la macchina
bellica ed a tal fine fosse efficiente anche questo tentativo (che non deve
essere l'unico, ovviamente), vale la pena tentare.
... Spesso le cose funzionano anche quando sembra impossibile, e da un sacco
di tempo (e questo veramente fin da quando ragazzino mi imbattei nel
Chisciotte) penso che talvolta bisogna fare anche le cose impossibili,
perche' sovente e' cosi' che e' possibile cambiare questo mondo impossibile.
E' - passami il termine di ascendenza kantiana - imperativo per il movimento
per la pace che fa la scelta della nonviolenza migliorare la propria
capacita' di comunicazione, ammettere all'azione diretta nonviolenta solo
persone pienamente informate e consapevoli, e cosi' via.
Una sola parola sui rapporti tra pacifisti nonviolenti e forze dell'ordine:
devono ovviamente essere del piu' assoluto rispetto, della piu' assoluta
lealta'; e' una delle mie amarezze che la proposta di legge affinche' le
forze dell'ordine siano formate alla conoscenza e all'uso della nonviolenza
giaccia ancora in parlamento abbandonata, parrebbe, alla marxiana critica
roditrice dei topi. E' una delle diecimila cose su cui vorrei riprendere a
lavorare, appena avremo un attimo di respiro...

3. RIFLESSIONE. MARIAGRAZIA BONOLLO: LA NONVIOLENZA CONTRO LA GUERRA
[Da Mariagrazia Bonollo (per contatti: salbega@tiscali.it) riceviamo e
diffondiamo. Mariagrazia Bonollo e' impegnata nel movimento dei "Beati i cos
truttri di pace", una delle principali esperienze nonviolente in Italia]
Carissimi,
venerdi' sono iniziate in modo spontaneo lungo la rete ferroviaria italiana
azioni di blocco dei treni di materiale militare diretti da Vicenza -
caserma Ederle a Pisa - Camp Darby, e da li' a Livorno per l'imbarco verso
la Turchia, con obiettivo finale la guerra all'Iraq.
C'erano persone di vari movimenti impegnati per la pace, "Beati i cstruttori
di pace" e' impegnato fin dall'inizio in queste azioni dirette nonviolente
per tentare di bloccare, o almeno ritardare, la guerra.
Don Albino Bizzotto era presente al primo blocco, a Grisignano di Zocco,
venerdi' alle ore 17. Lisa Clark ha partecipato alla riunione di
coordinamento a Pisa.
La questione si sposta ora anche sul fronte marittimo. I lavoratori portuali
della Cgil di Livorno hanno gia' annunciato che si rifuteranno di lavorare
per caricare le navi di materiale bellico.
Siamo consci della gravita' di questi gesti, ma in una situazione cosi'
grave e piena di conseguenze negative per tutta l'umanita' crediamo che
l'obiezione di coscienza, e le azioni di disobbedienza civile, siano
legittimate, appunto, dalla nostra coscienza e dalla consapevolezza che
l'obbedienza - in questi casi - "non e' piu' una virtu'", come diceva don
Milani.
Crediamo comunque altrettanto importante non assolutizzare la cosa, che va
vista invece come una dette attivita' contro la guerra di queste settimane:
manifestazioni, digiuni, boicottaggio della Esso, attivita' di pressione
sulle istituzioni e sulle prefetture, esposizone della bandiera della
pace...
La "strategia" che il movimento si e' data e' quella di mantenere, nei
limiti del possibile, la territorialita' dei partecipanti (i veneti si
attiveranno in Veneto, i toscani in Toscana...).
Vi invitiamo pertanto, se interessati, ad attivarvi per una partecipazione
mettendovi in rete con le altre realta' che sul territorio stanno lavorando
su questa mobilitazione per bloccare il passaggio sui treni, e di segnalare
contemporaneamente la vostra disponibilita' a Mariagrazia
(salbega@interfree.it) per avere una mappa di chi si sta muovendo come
"Beati i costruttori di pace" e dove.
Questa, che e' una vera e propria azione diretta nonviolenta, e'
un'iniziativa non priva di rischi per chi la mette in atto (possibilita' di
violenze da parte delle forze dell'ordine nella fase di sgombero, di essere
segnalati o addirittura arrestati), quindi l'invito e' a essere ben
coscienti di quello a cui si va incontro e, soprattutto, di mantere un
comportamento nonviolento durante  tutto il corso di queste azioni.
A titolo di esempio vi riportiamo come e' avvenuto il blocco a cui ha
partecipato don Albino: si e' seduto con la bandiera della pace sui binari e
all'invito di un militare dei carabinieri ad andarsene, ha serenamente
risposto che non poteva. "Non ce l'ho con lei - ha detto all'ufficiale - ma
io non mi muovo da qui. Dovrebbe anche lei sedersi qui con me e non
permettere il passaggio di questo treno".
L'importante e', sempre con calma e mantentendo il dialogo con le forze
dell'ordine, allungare il piu' possibile i tempi prima dello sgombero
forzato. Quando questo avviene, l'importante e' non opporre resistenza, ma
neppure facilitare il compito alzandosi in piedi e andandosene da soli.
Teniamoci in contatto.
Pace, forza, gioia.

4. APPELLI. I PROMOTORI DEL FORUM SOCIALE EUROPEO: FERMIAMO I TRENI DELLA
MORTE
[Dall'ufficio stampa del Forum sociale europeo (ufficiostampa@fse-esf.org)
riceviamo e diffondiamo]
Le organizzazioni e i movimenti che hanno promosso il Forum Sociale Europeo,
riuniti a Roma il 24 febbraio, hanno lanciato il seguente appello: Fermiamo
i trasporti della morte.
Come e' spontaneamente gia' successo negli ultimi giorni, continuiamo a
bloccare, rallentare e intralciare i convogli della guerra che illegalmente
viaggiano nel nostro paese.
Facciamo appello affinche' in tutta Italia, in modo diffuso, pacifico, con
la disobbedienza civile e la nonviolenza, valorizzando e rispettando le
tante e differenti pratiche del movimento, proseguano e si allarghino le
iniziative lungo le linee ferroviarie interessate dai treni di guerra.
Facciamo appello perche' in tutte le citta' d'Italia si realizzino
iniziative individuali, collettive, di gruppo e di massa a sostegno della
campagna contro i treni di guerra.
Sosteniamo e rilanciamo tutte le iniziative tese a impedire la guerra: la
campagna delle bandiere, le iniziative nelle scuole, nei luoghi di lavoro,
nelle comunita', nei luoghi di guerra (ambasciate, consolati, basi militari,
ecc.), la pressione sui parlamentari e sulle istituzioni locali, la campagna
di boicottaggio delle compagnie petrolifere, l'obiezione alle spese
militari.
Facciamo appello a tutti e tutte affinche' mercoledi' 26 sia una giornata
nazionale e straordinaria di mobilitazione: alle stazioni, lungo la linea
ferroviaria, ai passaggi a livello, sui binari e lungo i binari cercheremo
di bloccare, ritardare e ostacolare i treni di guerra.
Lo faremo come in questi giorni, senza mettere a repentaglio la sicurezza
nostra e degli altri, senza creare disagi alla cittadinanza, senza cedere a
nessuna provocazione, cercando di favorire la massima partecipazione e il
massimo consenso.
Facciamo appello affinche' si esprima ovunque la solidarieta' e il sostegno
ai lavoratori dei trasporti che hanno gia' dichiarato e dimostrato la loro
indisponibilita' ad essere utilizzati per il trasporto sulle ferrovie e nei
porti.
Chiediamo al parlamento e ai parlamentari, alle forze politiche e sociali,
di fare il massimo della pressione politica sul governo perche' receda dalla
decisione di militarizzare stazioni e ferrovie, e sulle forze dell'ordine
perche' non usino violenza contro persone che a mani nude testimoniano il
rispetto dell'art. 11 della Costituzione.
Ci impegniamo a proseguire e rafforzare, nello spirito di condivisione e di
solidarieta', l'esperienza unitaria del comitato "Fermiamo la guerra", che
gia' domani riunisce il gruppo di lavoro sulle iniziative di lotta sindacale
nei luoghi di lavoro e sugli scioperi, che riteniamo un tavolo essenziale.
Saremo il primo marzo a Londra al Coordinamento europeo e mondiale contro la
guerra, che lancera' le prossime scadenze internazionali, a Ginevra per il
Forum sociale europeo e per le manifestazioni contro il G8 a Evian.
Diamo appuntamento ai movimenti del Forum sociale europeo, a tutti coloro
che si oppongono alla guerra sociale, economica e militare, al neoliberismo
e al razzismo per incontrarsi a Livorno in una assemblea nazionale il primo
e il 2 marzo, per definire l'agenda di lavoro dei prossimi mesi e per
rilanciare il nostro patto comune.
Sosteniamo l'8 marzo contro la guerra promosso dalle organizzazioni e reti
delle donne e invitiamo tutte e tutti a estendere le iniziative.
Continuiamo a preparare la manifestazione di Camp Darby prevista per l'8
marzo.

5. INIZIATIVE. TERESA CAMPAGNA: UNA CAROVANA CONTRO LA MAFIA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 febbraio 2003]
"Secondo gli esperti del linguaggio, carovana e' parola che deriva dal
vocabolario persiano (karawan) per indicare un gruppo di persone che
attraversano insieme, con carri e bestie da soma, luoghi deserti o
pericolosi". Questa l'immagine utilizzata da don Luigi Ciotti, presidente di
Libera, per descrivere la Carovana nazionale antimafia, giunta all'ottava
edizione, che quest'anno sara' un'iniziativa "per la legalita' e la
giustizia sociale".
Promossa da Arci, Libera e Avviso Pubblico, la carovana e' pronta a fare un
viaggio di otto mesi che, per la prima volta, oltrepassera' il confine
italiano per raggiungere la Serbia. Partira' il 25 febbraio da Terni e si
concludera' a ottobre in Sicilia, dove e' nata nel 1994 su iniziativa
dell'Arci e di Rita Borsellino, la sorella di Paolo, il magistrato ucciso
dalla mafia il 19 luglio 1992 nella strage di via d'Amelio a Palermo.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione della nuova edizione
della Carovana antimafia, si e' anche parlato della "Giornata dell'impegno e
della memoria", l'appuntamento del 21 marzo per ricordare e pronunciare i
500 nomi delle vittime innocenti della mafia, che quest'anno, anche questa
una novita', si terra' in una citta' del nord, Modena, perche', hanno
spiegato le associazioni, "le infiltrazioni mafiose sono ormai palpabili
anche nel settentrione". Preceduta da una veglia, la giornata sara'
caratterizzata anche dalla cena della legalita' con la pasta di Libera,
ottenuta con il grano cresciuto sui campi confiscati ai boss mafiosi.
Obiettivo del viaggio della carovana, spiega don Luigi Ciotti, "non e' solo
contrastare la mafia e i poteri criminali ma anche contribuire a creare piu'
giustizia e maggiore legalita' coniugando la proposta alla denuncia".
Auspicando l'uso della "forza delle ragioni e non le ragioni della forza"
anche verso l'Iraq, il presidente di Libera sostiene che "le mafie non
moriranno mai se non si cambia la politica e se non cambiamo noi". Ecco
perche' la carovana antimafia, spiega ancora don Ciotti, "non si limita alle
sole regioni ad alta densita' di criminalita' organizzata, ma attraversa
l'intera penisola: perche' siamo convinti che nessuna citta', quartiere,
comune o territorio sia dispensato da questo preciso diritto-dovere di
partecipare alla vita del proprio Paese".
Alla carovana Rita Borsellino e' particolarmente affezionata. "Partita 8
anni fa per la prima volta dalla Sicilia con poche tappe dai nomi pesanti,
come Corleone, oggi si prepara ad un percorso che allora non avremmo mai
immaginato".
La carovana e' "la piu' vasta iniziativa antimafia del Paese", sottolinea
Luciano Violante, presidente dei deputati Ds, presente tra il pubblico. "Il
problema - aggiunge - e' legare il tema della lotta alla mafia ad altri temi
generali come la pace, la legalita', la mancata copertura per i giovani tra
un contratto a termine e l'altro". La carovana, sottolinea il coordinatore
dell'iniziativa, Alfio Foti, "continua a crescere e a trovare nuovi consensi
e non e' escluso che possa internazionalizzarsi ulteriormente. Abbiamo gia'
ricevuto richieste da gruppi ungheresi, albanesi, turchi... ". Per Tom
Benetollo, presidente Arci, "la Carovana di quest'anno ha una passione
nuova. E nuove dure ragioni per essere determinati. La nostra vera
piattaforma e' la difesa della Costituzione della Repubblica".

6. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: NICARAGUA, UN PAESE DIMENTICATO DAI
MEDIA
[Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli@tin.it) e' uno dei
principali collaboratori di questo foglio, e una delle piu' limpide e
autorevoli figure della solidarieta' internazionale]
Il Nicaragua e' dopo Haiti il paese piu' povero dell'America Latina. Il
Nicaragua e' un paese in cui la rivoluzione sandinista diede voce ad un
popolo oppresso. Il Nicaragua e' un paese in cui la rivoluzione e' finita,
ma non sono finiti i poveri. Il Nicaragua e' un paese in cui i contadini
sono alla fame per la crisi globale del caffe'. Il Nicaragua e' un paese in
cui i lavoratori delle "zone franche" (maquilladoras) lottano contro questa
nuova forma di schiavitu' del lavoro. Il Nicaragua e' un paese in cui gli ex
lavoratori delle piantagioni di banane (bananeras) sono in lotta contro le
multinazionali. Il Nicaragua e' un paese oramai dimentica dai mass media, e
non solo.
*
Chi ha avuto notizia che, il 15 febbraio, anche in questo paese, a Managua
ed in altre citta', si sono svolte manifestazioni contro la guerra in Iraq.
Quella che si e' tenuta nella centralissima Rotonda di Metrocentro della
capitale, ha visto la partecipazione di circa un migliaio di persone che
hanno dimostrato con entusiasmo e fantasia il loro "no" a quella che e'
stata definita la "guerra per il petrolio e per l'egemonia gringa nel Medio
Oriente". Gli interventi al microfono sono stati molti ed in particolare
sono da riportare quelli dell'ambasciatore palestinese in Nicaragua e quello
di Ruth Herrera  della Red de defensa de los consumidores. L'ambasciatore
palestinese ha ripercorso la storia di atrocita' commesse dagli Stati Uniti
nel mondo durante il secolo passato ed il dramma del suo popolo che ha visto
sempre inapplicate le decine di risoluzioni dell'Onu nei cofnronti di
Israele, grazie ai veti posti dagli Stati Uniti all'interno del Consiglio di
sicurezza. La rappresentante della Red de defensa de los consumidores ha
puntualizzato il vero motivo di questa guerra e gli interessi dello stesso
Bush, e molti altri membri del suo partito, intorno al petrolio. Inoltre ha
chiamato la popolazione a ribellarsi alle multinazionali nordamericane che
stanno arrivando in Nicaragua per impadronirsi delle risorse idriche, (gia'
stanno facendo affari d'oro con l'elettricita' e la telefonia alle spalle
della popolazione), ed a protestare contro il governo Bolanos che vuole
continuare a svendere il paese.
*
Intanto la storia di una bambina nicaraguense, rimasta incinta a 9 anni in
conseguenza della violenza subita in Costarica, diventa un caso da prima
pagina e viene pubblicata anche dai maggiori quotidiani italiani. Perche'
stupirci? Da anni il Nicaragua appare nelle cronache solo il giorno delle
elezioni, per disastri naturali e quando la squadra di calcio campione
nazionale perde 19 a 0 durante un torneo centroamericano. A stento si riesce
a far uscire qualcosa su qualche nostro giornale, con tiratura nazionale,
sul dramma degli ex lavoratori delle bananeras e con fatica. Comunque la
piccola nicaraguense (che ha vissuto e vive un'esperienza che la segnera'
per tutta la vita) ha potuto abortire in una clinica privata, nonostante il
veto e l'intervento intimidatorio della Conferenza episcopale del Nicaragua.
Se proprio dobbiamo cercare qualcosa di positivo, c'e' da dire che la
reazione della maggioranza della gente e di molte istituzioni era a favore
della vita della bambina. Un dramma che va al di la' del singolo episodio e
che tocca la dura realta' che vive la maggioranza della gente del Nicaragua.
Che protagonista involontaria, anonima e vittima di questa vicenda, sia la
figlia di una famiglia poverissima, costretta ad emigrare in Costarica per
non morire di fame, ed ora costretta a sentirsi colpevole per aver difeso la
vita della propria figlia, non e' un caso, anzi e' purtroppo solo un
piccolissimo esempio degli abusi e delle vergogne del Nicaragua attuale.
Sono ormai centinaia di migliaia le persone che sono fuggite in Costarica in
cerca di lavoro e che in questo paese vengono trattate come schiave, facendo
i lavori piu' umili per sostenere se stesse e mantenere i familiari che sono
rimasti in Nicaragua.
*
Certo sarebbe piu' utile se i media fossero capaci di dare un minimo di
informazione su quella che e' stata la rivoluzione sandinista e sulle cause
della sua sconfitta; ad iniziare dall'intervento americano (la "guerra di
bassa intensita'", vero terrorismo di stato), per finire con l'incapacita' e
corruzione del gruppo dirigente del Fronte Sandinista (Fsln). Del resto,
proprio perche' il sandinismo veniva dalla guerriglia, era molto strutturato
in maniera verticistica. Falliti i comandanti, non si sono trovati altri
leaders capaci di rappresentare le istanze popolari. Infine, negli ultimi
dodici anni si sono succeduti governi neoliberisti che hanno portato il
paese ad una situazione estremamente grave, cancellando contemporaneamente
le strutture e i benefici che la rivoluzione aveva permesso di realizzare.
Ma non tutto e' andato perduto, pur tra mille difficolta', restano le
organizzazioni popolari, sindacali, studentesche, che lottano per
un'autentica giustizia sociale e che hanno potuto nascere e continuano ad
esistere grazie alla coscienza formatasi negli anni della rivoluzione che
molto ha significato anche per noi del "primo mondo".

7. INIZIATIVE. DONNE IN NERO: 8 MARZO PER LA PACE
[Diffondiamo il seguente comunicato delle "Donne in nero" (per contatti:
lmorgantini@europarl.eu.int)]
Noi Donne in nero, cercando di abitare il mondo con amore, giustizia e
solidarieta', attraverso confini e conflitti per l' 8 marzo e non solo
saremo in Palestina/Israele, in missioni civili di pace dal 3 al 10 marzo;
in Pakistan/Afghanistan con le donne di Rawa, Hawca e le pacifiste pakistane
dal 4 all'11 marzo e dal 15 al 21 marzo; in Kurdistan/Turchia per il
capodanno kurdo di Newroz dal 16 al 24 marzo; e in tante e tante citta' e
piazze italiane con tutte quelle donne e quegli uomini che condividono un
mondo senza violenze, discriminazioni, guerre.
Se ci vuoi essere anche tu: e-mail: lmorgantini@europarl.eu.int, tel.
0669950217, 0669200965, fax 0669950200.

8. DIRITTI UMANI. MARCO GIUBBANI: LOTTA ALLA CRIMINALITA' E RISPETTO DEI
DIRITTI UMANI IN GUYANA
[Ringraziamo Marco Giubbani (per contatti: giubbanimarco@libero.it) per
questo intervento. Marco Giubbani si occupa dei Caraibi all'interno del
Coordinamento Nord America e Isole Caraibiche della sezione italiana di
Amnesty International]
In seguito ai  fatti dell'11 settembre in molti paesi, quasi con effetto
contagio, si e' fatta strada la tendenza all'irrigidimento delle
legislazioni nazionali, che hanno incominciato a dotarsi di misure
"antiterrorismo", leggi "speciali", molto spesso restringendo liberta'
civili e  garanzie processuali, e destando serie preoccupazioni riguardo il
rispetto dei diritti umani.
Questo e' anche il caso della Guyana.
All'indomani degli attentati, nell'ottobre 2001 i capi di stato dei paesi
della Caricom,la comunita' economica dei Caraibi, di cui la Guyana fa parte,
hanno firmato la Dichiarazione di Nassau sul terrorismo internazionale, che
prevedeva l'impegno per gli stati membri a "dare la massima priorita' al
miglioramento delle esistenti leggi nazionali riguardanti la sicurezza in
tutte le sue dimensioni, e alla creazione, ove necessario, di nuove leggi
specifiche".
A giugno del 2002 la Guyana ha poi ratificato la Convenzione inter-americana
contro il terrorismo, un trattato abbastanza buono, perche' vincola le
azioni degli stati alla tutela dei diritti umani ("le misure intraprese
dovranno rispettare pienamente la legge, i diritti umani e le liberta'
fondamentali. Nulla di quanto e' compreso nella convenzione  potra' essere
interpretato nel senso di limitare diritti e obblighi di stati e individui
nei confronti della legge internazionale, in particolare la Carta delle
Nazioni Unite, la Carta dell'Organizzazione degli Stati Americani, le
legislazioni internazionali relative ai diritti umani e ai diritti dei
rifugiati" dal cap. 15).
A settembre,dopo un dibattito di quattro ore e mezza all'assemblea
nazionale, la camera unica del parlamento, sono state approvate quattro
nuove leggi, diventate operative ad ottobre dopo essere state firmate dal
Presidente.
L'attenzione di Amnesty International si focalizza su due di queste leggi,
il Criminal Law Offences Amendment Act 2002 (Cloaa 2002) e il Prevention of
Crimes Amendment Act 2002 (Pcaa 2002) che si ritiene possano portare a
violazioni dei diritti umani.
Il Cloaa introduce il reato specifico di "atto terroristico" cosi' definito
(sez. 309 a.1): "Chiunque coll'intento di minacciare l'unita', l'integrita',
la sicurezza o la sovranita' della Guyana o di terrorizzare la popolazione o
una qualsiasi parte di essa commetta un qualsiasi atto usando bombe,
dinamite, armi da fuoco, sostanze esplosive o incendiarie, o altre armi
legali o veleni, gas nocivi, sostanze chimiche o qualsiasi altra sostanza
(biologica o no) che possa essere pericolosa o qualsiasi altro mezzo, che
risulti nella o che possa avere come risultato, la morte o il ferimento di
persone oppure la perdita o il danno di proprieta', o di servizi essenziali
per la vita della comunita' o risulti nel danneggiamento o nella distruzione
di proprieta' o equipaggiamenti pensati per la difesa della Guyana o in
connessione con ogni altra finalita' del governo della Guyana o di qualsiasi
agenzia governativa o infine trattenga una qualsiasi persona minacciando di
ferirla o ucciderla per forzare il governo o chiunque altro a fare o
astenersi dal fare una qualsiasi azione, commette un atto terroristico".
Questa formulazione preoccupa Amnesty International perche' e' vaga e
ambigua, e puo' prestarsi a interpretazioni soggettive. Anche uno sciopero
potrebbe rientrare in questa definizione di atto terroristico, in quanto
potrebbe essere interpretato come atto volto a "minacciare
l'unita',l'integrita' della Guyana... risultante in danno a proprieta' o
servizi essenziali per la vita della comunita'... o in connessione con ogni
altra finalita' del governo o di qualsiasi agenzia governativa".
L'assenza di una formula che delimiti univocamente specifici crimini colle
corrispettive pene preoccupa perche' puo' condurre a processi non equi o
politicamente motivati, oltre a ledere il diritto della persona fermata ad
essere informata con precisione delle imputazioni a suo carico per poter
fare ricorso contro  la detenzione.
Formulazioni molto simili che si trovano in leggi antiterrorismo adottate in
vari altri paesi hanno, secondo l'esperienza di Amnesty International,
portato ad abusi.
Questa formulazione di atto terroristico e' sostanzialmente identica a
quella adottata nel marzo 2002 dall'India (il 50% dei guyanesi e' di origine
indiana, e il partito al governo, il Ppp, ha una forte matrice etnica), che
ha portato ad una limitazione della liberta' di espressione e associazione,
specie nei confronti di minoranze etnico-religiose, e ad arresti con
imputazioni molto vaghe. Considerata la forte polarizzazione fra le due
principali comunita' della Guyana, quella indo-guyanese e quella composta da
afrodiscendenti, si teme che possano riscontrarsi effetti simili.
Desta poi allarme l'estensione del raggio d'applicazione della pena
capitale.
Il Cloaa prevede infatti l'obbligo della pena di morte per il reato di atto
terroristico qualora questo risulti nella morte di una persona, anche quando
questa morte non e' intenzionale e non poteva essere prevista. Non solo: le
stesse pene previste per gli esecutori (da un minimo di 15 anni di prigione
alla pena di morte), secondo la sezione 309 a.2 della legge, si applicano
anche a tutti coloro che "incitino, aiutino, diano informazioni o supporto o
comunque consapevolmente facilitino un simile atto".
Anche qui e' facile immaginare come questa definizione abbastanza vaga
possa venire interpretata in senso molto restrittivo.
La seconda legge, il Pcaa, da' potere al ministro dell'interno di limitare
sensibilmente la liberta' personale di individui le cui attivita' possano
essere ritenute "con una certa ragionevolezza" passibili di costituire
minaccia per l'ordine pubblico o la pubblica sicurezza. Troviamo: " il
ministro puo' emetterre l'ordine, qualora lo ritenga necessario
nell'interesse dell'ordine pubblico, di porre qualsiasi cittadino guyanese
sotto il controllo della polizia. (...) L' ordine puo' richiedere
restrizioni nella liberta' di movimento, nell'uso o possesso di armi,
l'obbligo di fare rapporto alla polizia sui propri spostamenti, o qualsiasi
altra misura che il Ministro possa ritenere necessaria" (sezione 3 a).
Ancora una volta, questa formulazione non puo' non destare preoccupazioni;
potrebbe aprire la strada ad una detenzione "preventiva" senza che esista
una chiara imputazione, di persone ritenute pericolose per l'ordine
pubblico. L'arresto sulla base di motivi di "sicurezza" di persone senza che
sia prevista un'imputazione nei loro confronti e' una flagrante violazione
dei diritti umani. Non sembra inoltre che la legge preveda una qualche
possibilita' per le  persone fermate o comunque sottoposte a "controllo" da
parte della polizia di impugnare la decisione di fronte a un tribunale;
inoltre, nel caso in cui queste persone fossero esposte a maltrattamenti o
tortura, sarebbe molto difficile per loro ottenere giustizia, perche' si
trovano al di fuori della normale procedura penale.
Amnesty International riconosce la gravita' del problema del crimine
violento in Guyana; sebbeno manchino statistiche precise, numerose sono le
notizie di rapimenti, effrazioni, stupri e omicidi, oltre che tensioni fra
sostenitori di partiti politici rivali. Diverse organizzazioni, fra cui i
sindacati, l'associazione degli avvocati, la Guyana Human Rights
Organization, hanno chiesto a tutte le forze politiche un impegno comune
contro la criminalita'. Molte di esse hanno pero' poi criticato l'impianto
delle leggi.
Amnesty International ritiene che il rispetto dei diritti umani non sia di
ostacolo alla sicurezza nazionale, ma piuttosto la chiave per ottenerla.
L'esperienza suggerisce che il modo migliore per combattere il terrorismo
non e' promulgare nuove leggi che limitino i diritti umani, ma piuttosto il
rafforzamento del sistema giudiziario penale in linea cogli standard
internazionali dei diritti umani.
Amnesty International chiede quindi al governo della Guyana di rivedere le
due leggi, in modo che esse siano compatibili con gli obblighi
internazionali che il paese ha assunto nel campo dei diritti umani (ad
esempio,la Guyana ha ratificato l'Iccpr,il Patto Internazionale sui diritti
civili e politici, che vieta tra le altre cose la detenzione
amministrativa).
Nello specifico chiede che:
a) La definizione di terrorismo dia una chiara spiegazione di quali tipi di
condotta sono  perseguibili penalmente, e in nessun modo limiti le liberta'
di espressione, associazione e assemblea;
b) Nell'attesa dell'abolizione totale della pena di morte, siano garantite
le salvaguardie previste dalle Nazioni Unite per i condannati a morte, quali
il diritto alla difesa, all'appello e ad una pena alternativa qualora
sussista il minimo dubbio.
c) sia garantito per le persone fermate o arrestate l'accesso ad una serie
di salvaguardie previste dal diritto internazionale (habeas corpus, diritto
all'assistenza di un avvocato, diritto ad essere informati delle accuse,
diritto di non essere detenuti in un luogo segreto, diritto all'informazione
per la famiglia, diritto a presentare ricorso...).
*
il documento pubblicato da Amnesty International sulla Guyana, Human Rights
and Crime Control: Not Mutually Exclusive, si trova all'indirizzo
http://web.amnesty.org/ai.nsf/recent/AMR350032003!Open
*
Alcune informazioni generali sulla Guyana
La  Guyana e' l'unico paese di lingua inglese del Sudamerica.
Gli abitanti originari  erano indiani del Caribe  e Arawak. Il paese e'
passato diverse volte dal dominio olandese a quello britannico, che si e'
definitivamente stabilito a partire dal 1796. Piu' di meta' della
popolazione e' formata da discendenti di  braccianti indiani importati dagli
inglesi dopo l'abolizione della schiavitu' nel 1834, mentre piu' di un terzo
e' formato dai discendenti degli schiavi africani importati dagli olandesi
per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero. Un 7% e' costituito da
popolazioni amerindie, il rimanente e' diviso fra bianchi, cinesi e meticci.
I due partiti principali, fra i quali c'e' stata notevole tensione di
recente, hanno una forte connotazione etnica: Il Ppp (People's Progressive
Party), al governo, e' a base indiana, mentre il Pnc/r (People's National
Congress/Reform) e' il partito dei discendenti degli schiavi africani.
Il paese ha  ottenuto l'indipendenza dal Regno Unito nel 1966 ed e'
diventato repubblica nel 1970. L'attuale costituzione risale al 6 ottobre
1980.
Dal dicembre 1964 fino alla sua morte nell'agosto 1985, la Guyana e' stata
governata da Forbes Burnham, prima come ministro e poi, colla nuova
costituzione, come presidente. E' stato un periodo caratterizzato da serie
violazioni dei diritti umani. Le elezioni erano unanimemente ritenute non
conformi agli standard internazionali, e frequenti erano le segnalazioni di
torture e processi non equi.
Vi sono stati due grossi omicidi politici in questo periodo: quello del
religioso gesuita e giornalista Bernard Darke nel luglio 1979, e
dell'illustre storico e leader della Working People's Alliance Walter Rodney
nel giugno 1980.
Colla morte di Burnham e' stato eletto presidente Hugh Desmond Hoyte, che
gradualmente ha portato il paese al pluripartitismo, e alla piena
realizzazione delle liberta' civili, come la liberta' di stampa e
associazione.
Le prime elezioni riconosciute regolari dagli osservatori internazionali si
sono tenute il 5 ottobre 1992. Le ultime elezioni, tenutesi il 19 marzo
2001, si sono svolte in un clima difficile, con scontri e manifestazioni in
varie parti del paese. Le prossime sono previste per il marzo del 2006.

9. LUTTI. LA SCOMPARSA DI KAREL KOSIK
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 febbraio 2003]
E' di ieri la notizia della scomparsa di Karel Kosik, uno dei protagonisti
della Primavera di Praga e collaboratore de "Il manifesto".
Kosik era nato a Praga il 26 giugno 1926. Negli anni del ginnasio fu una
promettente ala destra tra gli allievi della squadra di calcio Sparta. Poi
vennero i tedeschi e nelle manifestazioni studentesche del 17 novembre 1944
fu arrestato dalla Gestapo e deportato a Terezin, per "attivita'
resistenziali", da dove usci' con la liberazione del paese. La
Cecoslovacchia - ha detto in un'intervista autobiografica e con il fine
umorismo che lo caratterizzava - "ha perso un eccellente calciatore"; per
fortuna, aggiungono i tanti che lo hanno conosciuto, ha guadagnato una mente
raffinata, un filosofo di primo piano. Laureatosi a Praga e dopo gli studi
postgraduali a Mosca e Leningrado, negli anni Cinquanta era gia' un
affermato filosofo. L'uscita del suo Dialettica del concreto, nel 1963, lo
fece conoscere in campo internazionale.
Fu tra gli iniziatori e i protagonisti della Primavera del 1969, un
fenomeno - a suo dire - che negava i due paradigmi imperanti su scala
planetaria: quello del socialismo di tipo sovietico e quello del capitalismo
di marca statunitense. Cacciato dal partito e dall'insegnamento, per venti
anni fu costretto al silenzio, a "scrivere per il cassetto". Dopo l'89,
torno' all'universita', ma, scomodo anche per i nuovi governanti, dopo un
anno fu licenziato "per mancanza di fondi". Negli anni Novanta ha pubblicato
un gran numero di saggi, tra i quali molti degli anni della proscrizione,
guadagnandosi la fama di critico "dei tempi moderni", perche' rimasto fedele
al suo credo: "il pensiero e' tale se e' critico".

10. FORMAZIONE. NOTIZIE E INIZIATIVE DEL "CENTRO STUDI DIFESA CIVILE"
[Riportiamo ampi stralci dal "Foglio informativo del Centro Studi Difesa
Civile" di febbraio 2003 (per contatti: info@pacedifesa.org)]
1. Iniziative in corso
a. Campagna iscrizioni al Centro studi difesa civile
"Oltre l'emergenza, costruisci la pace". Il Centro studi difesa civile ha
bisogno del tuo sostegno.
Si e' aperta la campagna di tesseramento 2003 al Centro studi difesa civile,
gruppo tematico dell'Associazione per la pace. Con la sottoscrizione di una
tessera contribuirai, attraverso il sostegno alle nostre attivita', alla
costruzione di strumenti concreti per il rafforzamento e la diffusione di
una cultura della nonviolenza e della gestione costruttiva dei conflitti.
Quote tessere: a) 20 euro per i soci ordinari; b) 35 euro per i soci
sostenitori. Con in omaggio, fino ad esaurimento scorte, di un dipinto a
mano su seta indiano (di cm 17x14 per i soci ordinari e di cm 22x27 per i
soci sostenitori) realizzato da una cooperativa indiana fondata da membri
della famiglia Gandhi.
Per le modalita' contatta le nostre segreterie o visita il sito del Centro
studi difesa civile.
b. Assemblea annuale del Centro studi difesa civile
Domenica 9 Marzo (dalle ore 10 alle 18) si terra' a Roma l'assemblea annuale
del Centro studi difesa civile.
L'assemblea, condotta grazie all'aiuto di uno o piu' facilitatori,
affrontera' le prospettive del Centro studi difesa civile sui piani della
ricerca, della formazione e dei rapporti col movimento pacifista e
nonviolento italiano ed europeo.
Chi volesse partecipare e' pregato di contattare la nostra segreteria
romana.
c. Selezione Nonviolent Peaceforce
Sta partendo il progetto pilota di Nonviolent Peaceforce in Sri Lanka: le
vacancies relative alla costituzione dell'"Advanced Team to Sri Lanka" sono
aperte e consultabili alla sezione "Iniziative/Progetto Caschi Bianchi". Si
ricorda, peraltro, che Noviolent Peaceforce era presente al Forum sociale
mondiale di Porto Alegre, il mese scorso.
Nei prossimi mesi verra' avviata la selezione per la costituzione del Corpo
di Pace Nonviolento che operera' in Sri Lanka, 50 persone saranno dislocate
entro la fine di giugno. Ulteriori informazioni sulle prossime newsletter.
*
2. Formazione e laboratori
a. Laboratori con Lennart Parknaes a Perugia
Il Centro studi difesa civile, con la collaborazione dell'Associazione umbra
per l'obiezione di coscienza, l'Agenzia della pace, e con il patrocinio del
Comune di Perugia, ha organizzato due laboratori con lo psicologo svedese
Lennart Parknaes: "La mia via per un mondo migliore". Sabato 22 e domenica
23 febbraio (...)
b. I laboratori del Centro studi difesa civile a Roma
- Comunicare efficacemente col pubblico e le istituzioni. sabato 8 marzo,
ore 9,30-16, conduttore Giancarlo Arcangeli: Il processo di cambiamento nei
servizi: nuovi valori nuove sfide; la qualita' del servizio erogato;
aspettative e reclami degli utenti dei servizi; la comunicazione efficace;
come stabilire e mantenere rapporti efficaci; l'ascolto attivo.
- Operatori per la pace: percorsi possibili dalla formazione al lavoro.
lunedi' 17 e martedi' 18 marzo ore 9,30-16, conduttori: Gianni Scotto, Mario
De Simone e Karl Giacinti. Il laboratorio si propone di offrire orientamento
e sostegno all'ingresso nel mondo del lavoro nel campo della ricerca, della
formazione e dell'azione in favore della pace.
Per informazioni: Cristiana De Paoli: tel. 068419672, e-mail:
pacedifesa-roma@mediazioni.org; altre informazioni scaricabili alla pagina
news/formazione del sito del Centro studi difesa civile www.pacedifesa.org
c. Master in Comunicazione e relazioni interpersonali dell'Universita' di
Siena, sede di Arezzo
Inizieranno a meta' marzo le lezioni del Master universitario tenuto
dall'Universita' di Siena, presso la sede di Arezzo, in "Comunicazione e
relazioni interpersonali", all'interno del quale il Centro studi difesa
civile gestisce alcuni moduli.
3. Contributi teorici
a. Educazione allo sviluppo e gestione positiva dei conflitti, a cura del
Cisp, Marianella Fasanella
E' uscito il libro curato dal Cisp, Percorsi di formazione 3 - Educazione
allo sviluppo e gestione positiva dei conflitti. Cronache da un progetto di
formazione per docenti, operatori dello sviluppo e rappresentanti di enti
locali, 2002, Cisp Roma, a cura di Marinella Fasanella. Il libro contiene un
contributo di Francesco Tullio, presidente onorario del Centro studi difesa
civile. Si puo' consultare il contributo alla sezione news del sito del
Centro studi difesa civile www.pacedifesa.org. Per informazioni contattare
Marinella Fasanella, Cisp, tel. 063215498, fax: 063216163, e-mail:
cisp.inf@cisp-ngo.org
b. StuzzicaMenti dell'Associazione per la pace, a cura di Davide Berruti
E' uscito il primo numero della collana StuzzicaMenti, approfondimenti,
riflessioni e testimonianze a cura dell'Associazione per la pace onlus:
"Osservatori elettorali della societa' civile in Kurdistan. La missione
civile di monitoraggio per le elezioni politiche in Turchia del 3 novembre
2002", a cura di Davide Berruti, Roma 2003. L'opuscolo puo' essere richiesto
alla segreteria nazionale dell'Associazione per la pace, tel. 068841958,
e-mail: info@assopace.org
c. Gaza Beach, un'estate con i corpi civili di pace, il libro dei Berretti
Bianchi sulla Palestina
E' stato pubblicato il primo quaderno dei Berretti Bianchi (148 pagine per i
tipi della Mauro Baroni Editore, 8 euro), Gaza Beach, un'estate con i corpi
civili di pace, risultato della collaborazione tra Berretti Bianchi e
Operazione Colomba nella striscia di Gaza, convinti di aver fatto un altro
piccolo passo verso il riconoscimento e il finanziamento dei Corpi Civili di
Pace. Il libro, un esempio, tra gli altri, del modo di lavorare dei Corpi
Civili di Pace, raccoglie; le testimonianze dirette dei volontari che si
sono spesi per difendere la popolazione civile e le voci dei palestinesi che
subiscono l'assedio di Gaza da oltre due anni. Se desiderate sostenere
l'idea che Corpi Civili di Pace formati da volontari (assicurati e spesati)
possano interporsi in zone di conflitto a difesa della popolazione civile, e
la volete diffondere insieme ad una informazione, probabilmente piu ingenua
e meno professionale di quella ufficiale, ma sicuramente molto piu aderente
alla realta' quotidiana nelle zone di conflitto, potreste ordinare una
scatola contenente 44 libri al costo di 5 euro cad., scrivendo a Silvano
Tartarini - e-mail: bebitartari@bcc.tin.it - o a Maurizio Cucci - e-mail:
mc.foto@libero.it -; sono poche copie e pochi soldi, piccoli numeri che
messi insieme ci permetteranno di continuare il cammino intrapreso; se poi
volete partecipare al Coordinamento verso i Corpi Civili di Pace, allora
potete scrivere alla segreteria dello stesso, presso Silvano Tartarini -
e-mail: bebitartari@bcc.tin.it. Altre informazioni sul libro all'indirizzo:
www.pacedifesa.org/palestina.htm
d. Un'analisi di Cristiana De Paoli, dal corso per Mediatori internazionali
di pace a Roma
In questa breve analisi, a cura di Cristiana De Paoli, Movimondo si
interroga sulle lesson learned dalla propria presenza nei Balcani. Per
ridirezionare le future attivita' e per stimolare un dibattito ancora troppo
sopito. L'analisi e' stata messa a punto da Cristiana presso Movimondo,
durante lo stage del corso per Mediatori internazionali organizzato dal
Comune di Roma e dal Centro studi difesa civile lo scorso anno.
e. Tesi di laurea: L'Unione Europea e gli aiuti umanitari. La crisi dei
Grandi Laghi, di Serena Sartini
Serena Sartini e' autrice della tesi L'Unione Europea e gli aiuti umanitari.
La crisi dei Grandi Laghi, in Diritto delle Comunita' Europee, Facolta' di
Scienze Politiche, Universita' di Firenze. Un abstract della tesi si puo'
leggere all'indirizzo: www.pacedifesa.org/documenti/Sartini.doc
*
Centro studi difesa civile, www.pacedifesa.org

11. MAESTRI. ALBERT CAMUS: UN SOGNATORE
[Da Actuelles, Bompiani, Milano 1961, 1972, p. 57 (Il brano che presentiamo
e' tratto da un testo del 1949). Albert Camus, nato a Mondovi' (Algeria) nel
1913, nel 1940 a Parigi, impegnato nella Resistenza con il movimento
"Combat" (dopo la liberazione sara' redattore-capo del quotidiano con lo
stesso titolo), premio Nobel per la letteratura nel 1957, muore nel 1960 per
un incidente automobilistico. Lo caratterizzo' un costante impegno contro il
totalitarismo e per i diritti umani, che espresse sia nell'opera letteraria
e saggistica, sia nel giornalismo e nelle battaglie civili (oltre che nella
partecipazione alla Resistenza). In un articolo a lui dedicato ha scritto
Giovanni Macchia (citiamo da Camus e la letteratura del dissenso, in
Giovanni Macchia, Il mito di Parigi, Einaudi): "L'assurdo fu per Camus un
punto di partenza... Poiche' non si puo' immaginare una vita senza scelta, e
tutto ha un significato nel mondo, anche il silenzio, e vivere 'en quelque
maniere' significa pur riconoscere l'impossibilita' della negazione
assoluta, la prima cosa che noi non possiamo negare e' la vita degli altri.
Nell'interno dell'esperienza assurda nasce come prima evidenza (credere al
proprio grido) la rivolta: slancio irragionevole contro una condizione
incomprensibile e ingiusta, e che pur rivendica l'ordine nel caos. E ricordo
la gioiosa impressione che provoco' la formula cartesiana di Camus, con la
sua aria di limpido giuoco, quando la leggemmo la prima volta. Non 'je me
revolte, donc je suis': ma 'je me revolte, donc nous sommes'. Risollevare
gli uomini dalla loro solitudine, dare una ragione ai loro atti; mettersi
non dalla parte degli uomini che fanno la storia ma di coloro che la
subiscono... Rivolta come fraternita'". Opere di Albert Camus: tra le opere
di Camus particolarmente significative dal nostro punto di vista ci sembrano
Il mito di Sisifo, Caligola, La peste, L'uomo in rivolta, tutti piu' volte
ristampati da Bompiani. Utile anche la lettura dei Taccuini (sempre presso
Bompiani). Si veda anche (con Arthur Koestler), La pena di morte, Newton
Compton. Opere su Albert Camus: numerose sono le monografie su Camus; si
vedano almeno la testimonianza di Jean Grenier, Albert Camus, souvenirs,
Gallimard, e per una sommaria introduzione: Pol Gaillard, Camus, Bordas;
Roger Grenier, Albert Camus, soleil et ombre, Gallimard; Francois Livi,
Camus, La Nuova Italia. Una recente vasta biografia e' quella di Olivier
Todd, Albert Camus, una vita, Bompiani]
- Questi stessi uomini la accusano d'essere un sognatore.
- Bisogna che ne esistano. Personalmente, accettero' questa parte, non
avendo nessuna inclinazione per il mestiere del carnefice.

12. MAESTRE. LAURA BOELLA: SIMONE WEIL E LA RELAZIONE CON L'ALTRO
[Dall'"Invito alla lettura" di Laura Boella, in Simone Weil, La prima
radice, Leonardo, Milano 1996, p. 9.
Laura Boella, docente di storia della filosofia morale all'Universita' di
Milano, e' tra le massime studiose di Gyorgy Lukacs, Agnes Heller, Ernst
Bloch, Hannah Arendt. E' impegnata nella ricostruzione del pensiero
femminile nel Novecento. Fa parte della redazione della rivista filosofica
"aut-aut". Opere di Laura Boella: Il giovane Lukacs, De Donato, Bari 1977;
Intellettuali e coscienza di classe, Feltrinelli, Milano 1977; Ernst Bloch.
Trame della speranza, Jaca Book, Milano 1987; Dietro il paesaggio. Saggio su
Simmel, Unicopli, Milano 1987; Parole chiave della politica, Mantova 1995;
Hannah Arendt. Agire politicamente, pensare politicamente, Feltrinelli,
Milano 1995; Morale in atto, Cuem, 1997; Cuori pensanti. Hannah Arendt,
Simone Weil, Edith Stein, Maria Zambrano, Tre Lune, Mantova 1998; con
Annarosa Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein,
Cortina, Milano 2000; Le imperdonabili. Etty Hillesum, Cristina Campo,
Ingeborg Bachmann, Marina Cvetaeva, Tre Lune, Mantova 2000.
Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa,
militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria,
operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti,
lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a
lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione,
sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna
come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della
Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora:
radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del
1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe
imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli
o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come
vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil:
tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti
pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici
(e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti
le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione
italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La
condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita',
SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni
precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e
dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi),
Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali
i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo
Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone
Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr.
AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985;
Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone
Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie
Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, EDB, Bologna
1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]
Simone Weil e' stata e sara' sempre non contemporanea al suo tempo e al
nostro tempo. Dalla distanza da cui essa ci parla, anche nell'Enracinement,
ci viene tuttavia l'invito a pensare una questione di bruciante attualita'.
Una politica autentica si gioca sulla capacita' di mantenere una relazione
con l'altro.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it

Numero 518 del 25 febbraio 2003