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Op Colomba: [palestina] quindicifebbraio - ore 23.59



 
È un perpetuo sferragliare di tank in lontananza ciò che sta per accompagnare la mia notte. Qui vedo la gente affievolire i sorrisi ormai e sembrano tutti avvolti da un alone di tristezza e di rassegnazione. Li vedo tutti più grigi.
la guerra in Iraq sembra inevitabile ed è paradossale pensarlo proprio in questa giornata mentre a milioni erano sono e saranno (questione di fusi orari) in piazza e per le strade ad urlare che non sarà nel nostro nome questa guerra e silenziosa la storia corre un destino diverso e atrocemente ineluttabile, un destino disegnato da qualcuno, da pochi usurai delle vite altrui, strozzini delle speranze, contrabbandieri di false verità a poco prezzo, di manipolatori dell'informazione, di nuovi forgiatori di coscienze in confezioni sterili e monouso, rappresentati puliti sorridenti e incravattati di felicità olografiche, di microchip emozionali, di serenità a circuiti stampati.
Mi convinco sempre più che sono poche ancora le vie da percorrere. e lo so, non serbo la gioia e l'entusiasmo di chi oggi era in piazza.. forse sono proprio quei cingoli non troppo lontani a tranciarmeli, forse proprio tutti quei sorrisi che anche oggi qui sembravano nascondere in realtà smorfie di dolore, quel dolore inguaribile e lancinante che è la passione per la libertà.
Passione intesa come “passio”, come percorso di dolore verso la decapitazione delle speranze. Se solo ci fosse ancora tempo per schiacciare il naso contro la finestra, come i bambini..
I mitragliatori pesanti laggiù al check-point svegliano ormai la penna ormai quasi sopita dall'ora tarda. Fa freddo ed ha piovuto tanto oggi. Fuori da casa c'è fango e solo fango. difficile camminare. Qui oggi sarebbe stato difficile marciare oggi.
il cielo qui in Medio Oriente è basso e cala ogni giorno di più. le nuvole sono basse e cupe e dense di pioggia. Qui c'è chi non esiste, persone che vivono ma che non esistono. Certo, non solo qui. e non si tratta di profughi, di clandestini, di nati in qualche slum, di esiliati o di tutti quei sepolti in carcere. Si tratta di gente che è costretta a lottare per dimostrare d'esistere, per dimostrarlo tanto al mondo quanto a se stessi. cercare di lasciare un segno del loro passaggio su questo mondo, una prova tangibile che si è realmente esistiti.
Tutto questo succede in Palestina.
Cospirazione del silenzio nasconde le scene di sangue che si consumano ogni giorno in questa terra, anche ora che ancora se ne parla: cosa succederà quando avremo da inorridirci per un'altra guerra? Cosa succederà quando tutti si dimenticheranno delle urla di dolore di questa gente? Cosa succederà quando questa qui in Palestina sarà soltanto un'altra delle tante guerre dimenticate?
Non ci voglio pensare, ché fa freddo ed è tardi.
E ora ha iniziato a piovere e non si sente più sparare.
Qui la gente se ne vola, a volte senza lasciare tracce del proprio passaggio su questa terra, in silenzio. Ed è deprimente assistere inerti e silenziosi a questo sfacelo in questo scenario decadente, quando sembra che nulla si possa fare per fermarlo, nonostante io sia qui.
Si, la conclusione logica a questo discorso sarebbe: tanto vale tornare a casa..resto qua.
Poi ha iniziato a piovere e dove vado sotto la pioggia? Mi verrà un malanno..si, resto qua.
Poi non si sente nemmeno più sparare, grazie alla pioggia.
E non c'è angoscia e non c'è euforia.
Buonaresistenza.
Fabio
 
*not in my name*