[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

Comunicato sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della pace



Comunicato stampa

VERSO L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
DELLE MONGOLFIERE DELLA PACE
CON CUI BLOCCARE I DECOLLI DEI BOMBARDIERI

* Il direttore del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
invia una lettera aperta al comandante della base Usaf di Aviano

* Una documentazione essenziale sull'iniziativa

Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha inviato ieri una lettera
aperta al comandante della base delle forze armate statunitensi (Usaf) di
Aviano, in territorio italiano, con la quale la struttura pacifista
viterbese comunica che nei prossimi giorni avviera' colloqui con le
istituzioni e sopralluoghi sul terreno al fine di realizzare, qualora
iniziasse una guerra che per la Costituzione Italiana e per la Carta delle
Nazioni Unite e' illegale e criminale, l'azione diretta nonviolenta delle
mongolfiere della pace con la quale impedire i decolli degli aerei dalla
base di Aviano; azione diretta nonviolenta gia' realizzata con successo per
alcune ore nel 1999 durante la guerra dei Balcani.

La struttura pacifista viterbese ritiene che sia dovere di ogni cittadino
italiano rispettare ed inverare quanto previsto dall'articolo 11 della
Costituzione della Repubblica Italiana, che inequivocabilmente "ripudia la
guerra". Il ripudio della guerra non consiste in un mero sottrarsi ad essa,
ma nell'opporsi ad essa in modo limpido ed intransigente.

Al presente comunicato si allega per opportuna conoscenza:

1. La "Lettera aperta al Comandante della base Usaf di Aviano" del 12
febbraio 2003;
2. Una notizia sul responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo;
3. Un estratto dalla "Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle
mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri" del
1999;
4. Un articolo di Peppe Sini: "Per una definizione del concetto di
nonviolenza";
5. Una nota su "Tre caratteristiche fondamentali dell'azione diretta
nonviolenta delle mongolfiere della pace".

Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 13 febbraio 2003

Mittente: Peppe Sini
direttore del Centro di ricerca per la pace di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

* * *

Allegato 1. Lettera aperta al Comandante della base Usaf di Aviano

Egregio signore,
nei prossimi giorni avvieremo ad Aviano e Pordenone gli opportuni colloqui
con le istituzioni locali ed i necessari sopralluoghi sul terreno in vista
della realizzazione dell'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della
pace con la quale impedire - nel caso abbia inizio la minacciata guerra
illegale e criminale all'Iraq - i decolli degli aerei dalla base di Aviano,
impedendo cosi' il coinvolgimento nella guerra della struttura di cui lei e'
responsabile come del personale ai suoi ordini.
Avremmo naturalmente desiderio e piacere di interloquire anche con lei, e
con la presente siamo a richiederle un incontro al fine di illustrarle le
ragioni della nostra iniziativa, che peraltro lei gia' conoscera' poiche'
gia' la realizzammo, purtroppo solo per poche ore, nel 1999 durante la
guerra dei Balcani.
*
Le ragioni della nostra azione diretta nonviolenta
Egregio signore,
la guerra, come ebbe a dire Gandhi, consiste sempre nell'uccisione di esseri
umani, nell'uccisione in massa di esseri umani che non hanno commesso alcun
crimine.
La guerra che si sta preparando, e' convincimento comune, provocherebbe
innumerevoli vittime.
Inoltre essa puo' degenerare, per ammissione stessa dei suoi principali
promotori, in guerra nucleare, ovvero in una guerra che puo' mettere fine
all'intera civilta' umana.
Lei capisce che in questa terribile situazione e' compito di ogni essere
umano, e di ogni istituzione legale, fare tutto il possibile perche' la
guerra non sia scatenata, perche' si salvino quante piu' vite umane sia
possibile, perche' l'intera civilta' umana non sia messa in pericolo.
Non solo: le motivazioni stesse della guerra, come ufficialmente dichiarate
dai promotori di essa, sono logicamente insensate e giuridicamente
delittuose.
Se la motivazione efficiente a scatenare una guerra catastrofica per
l'intera umanita' e' il possesso o la prospettiva del possesso di armi di
distruzioni di massa, con questo criterio occorrerebbe scatenare una guerra
contro innumerevoli paesi del mondo. Non le sembra folle e criminale?
Se la motivazione efficiente a scatenare una guerra catastrofica per
l'intera umanita' e' il legame di personalita' di governo con poteri
criminali e terroristici, con questo criterio occorrerebbe scatenare una
guerra contro innumerevoli paesi del mondo. Non le sembra folle e criminale?
Se la motivazione efficiente a scatenare una guerra catastrofica per
l'intera umanita' e' che il governo di un paese potrebbe a sua volta
scatenare una guerra, con questo criterio occorrerebbe scatenare una guerra
contro innumerevoli paesi del mondo. Non le sembra folle e criminale?
Occorre restare sul piano della realta' e sul piano del diritto: e' chi
scatena una guerra ad essere l'aggressore. Una guerra di aggressione non
puo' essere definita difesa.
Occorre restare sul piano della realta' e sul piano del diritto: se si
sospetta qualcuno di voler usare armi di sterminio di massa il modo migliore
per far si' che lo faccia e' scatenare una guerra.
Occorre restare sul piano della realta' e sul piano del diritto: se si vuole
difendere la pace e la sicurezza, la guerra e' il modo piu' sicuro per
impedire la pace e per distruggere la sicurezza.
Occorre restare sul piano della realta' e sul piano del diritto: se gli
stati invece di combattere il terrorismo con gli strumenti della polizia e
dei tribunali a loro volta commettono stragi indiscriminate di innocenti,
essi stessi stati si fanno terroristi, promuovono il terrorismo, lo
alimentano e lo riproducono in proporzioni sempre piu' enormi.
Occorre restare sul piano della realta' e sul piano del diritto: tra i mezzi
e i fini vi e' un nesso cogente: la democrazia si difende con la democrazia,
la pace si difende con la pace, i diritti umani si difendono con il rispetto
dei diritti umani. Le uccisioni, e massime quel cumulo di uccisioni di cui
consiste una guerra, costituiscono la violazione piu' radicale e flagrante
dei diritti umani; la guerra costituisce palesemente l'esatto contrario
della pace; la guerra e' nelle sue premesse, nella sua fenomenologia e nei
suoi esiti precisamente il contrario di quella civile convivenza fondata su
regole condivise di cui la democrazia consiste.
La guerra che si prospetta mette in pericolo l'intera umanita'; si puo'
forse esitare su quale sia la cosa giusta, su quale sia il dovere nostro e
di tutti, posti di fronte all'alternativa seguente: se permettere con la
propria complicita' o anche solo con la propria ignavia che l'umanita' corra
il pericolo di essere distrutta, o se invece si debba cercare di salvarla
impedendo la guerra che l'intera umanita' minaccia?
Sono cose talmente banali che quasi si ha pudore e si prova disagio a dirle,
ma tale e' la situazione odierna che occorre tornare a ripeterle.
Se poi veniamo in punto di diritto lei sapra' che la Repubblica Italiana, lo
stato nel cui territorio la struttura che lei comanda e' ospitata, ha come
fondamento del suo ordinamento giuridico una Costituzione che all'articolo
11 (uno dei "principi fondamentali", ovvero dei "valori supremi" del nostro
ordinamento giuridico, della nostra repubblica, delle nostre liberta')
"ripudia la guerra".
Il ripudio della guerra significa che la legge fondamentale del nostro paese
fa obbligo a noi italiani di opporci con tutte le nostre forze alla guerra:
e' la nostra legge, lei e' nostro ospite, anche lei e' vincolato a
rispettarla in quanto in Italia si trova.
Lei sapra' anche, non ne dubitiamo, che la stessa Carta delle Nazioni Unite,
comune punto di riferimento dell'enorme maggioranza degli stati della terra,
fin dal suo preambolo esplicitamente attesta che motivo stesso
dell'esistenza delle Nazioni Unite e' di impedire il ritorno del "flagello
della guerra".
Come vede, tanto la legge italiana, quanto la Carta alla base dell'esistenza
e della legittimita' dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, sono esplicite
ed inequivocabili: chiedono ai popoli come agli stati di opporsi alla
guerra.
Vede quindi che sia per ragioni morali, sia per ragioni giuridiche, la
guerra che si sta preparando e' un crimine, e ad essa ogni persona di
volonta' buona, ed ogni istituzione legale, hanno il dovere di opporsi.
*
Le finalita' della nostra azione diretta nonviolenta
Egregio signore,
le finalita' della nostra azione nonviolenta per la pace sono semplici.
Impedendo agli aerei della sua base di decollare, ostruendo lo spazio aereo
circostante e sovrastante la base con le nostre mongolfiere, intendiamo
bloccare l'operativita' bellica della sua base, e con cio' ostacolare un
ingranaggio della macchina bellica complessiva.
Speriamo che questa azione diretta nonviolenta sia anche un esempio che
altri seguiranno: cosi' da poter in prospettiva bloccare l'intera macchina
bellica.
Cosi' facendo, noi rispettiamo ed inveriamo quanto ci chiede la legge
fondamentale del nostro paese, la Costituzione della Repubblica Italiana;
cosi' facendo, noi rispettiamo ed inveriamo quanto ci chiede la Carta delle
Nazioni Unite; cosi' facendo, noi rispettiamo ed inveriamo quanto a noi
richiesto sia dalla legalita' costituzionale italiana, sia dal diritto
internazionale.
*
La realizzazione della nostra azione diretta nonviolenta
Egregio signore,
il nostro intendimento e' di sovrastarvi sul piano della forza e di ridurvi
in condizione di non nuocere; il nostro obiettivo e' di impedire
materialmente la vostra partecipazione alla guerra e con cio' essere di
ostacolo alla guerra.
Forse, detta cosi', questa affermazione potra' farla sorridere: di solito si
pensa che il potere armato e' piu' forte del potere di chi e' disarmato. Di
solito si pensa che la violenza prevale sul diritto. Non e' cosi': c'e' una
cosa che e' piu' forte della violenza, ed e' la nonviolenza.
Noi pensiamo di sovrastarvi sul piano della forza, con la forza della
nonviolenza: lo abbiamo gia' dimostrato nel 1999 per poche ore, lo faremo di
nuovo, e questa volta agiremo per farlo non per poche ore, ma fino a ridurre
a completa impotenza la vostra capacita' di uccidere.
Noi non siamo vostri nemici, noi abbiamo dalla nostra parte la protezione e
la forza della legge italiana cui anche voi in quanto nostri ospiti dovete
obbedienza. Noi agiremo restando sul territorio italiano, voi non potrete
ne' ucciderci ne' aggredirci. E noi ostruiremo l'area di decollo dei vostri
aerei e voi sarete costretti a non farli decollare.
Noi chiederemo alle forze dell'ordine italiane di essere presenti e di
intervenire in difesa della legge italiana.
Noi chiederemo alle istituzioni italiane di essere presenti e di intervenire
in difesa della legge italiana.
Voi dovrete rispettare la nostra legge.
Noi agiremo con la forza della nonviolenza, con la forza della legalita',
con la forza del diritto. Voi non avrete pretesto alcuno per agire contro di
noi. Vi dovrete inchinare al diritto. Sara' un bene anche per voi, per la
vostra coscienza. Del resto, impedendovi di partecipare alla guerra noi
agiremo anche per salvare le vostre vite.
Noi pensiamo di mettervi in condizione di non nuocere utilizzando la forza
della legge.
Quand'anche un governo fedifrago, un parlamento fedifrago, un capo dello
Stato fedifrago dovessere violare la legalita' costituzionale italiana
avallando la guerra (purtroppo e' gia' accaduto piu' volte dal 1991 in qua,
e gli sciagurati responsabili di questo crimine ancora non hanno subito il
giusto e necessario procedimento penale e la necessaria e giusta condanna,
ma il loro delitto non e' caduto in prescrizione), la legge resta in vigore
e tutti i pubblici ufficiali italiani ad essa restano vincolati, e  tutti i
cittadini italiani a difesa e ad inveramento di essa sono chiamati ad agire.
La nostra legge ci chiama a impedire la guerra, e poiche' nella guerra che
si prospetta voi potreste essere coinvolti, la nostra legge ci chiama a
impedire la vostra partecipazione ad essa.
Non dimenticate di essere nostri ospiti. Non dimenticate che dovete
obbedienza e rispetto alle leggi del paese che vi ospita. Non dimenticate
che il nostro ordinamento giuridico "ripudia la guerra". E non dimenticate
che proprio perche' vi ospitiamo abbiamo a cuore anche la vostra
incolumita', ed abbiamo quindi il dovere di impedirvi di fare del male ad
altri e a voi stessi.
Sara' in nome della legge, con la forza della legge, che vi impediremo di
prender parte alla guerra, questo mostruoso crimine contro l'umanita'.
*
Un'ovvia assicurazione
Egregio signore,
Come forse gia' sapra', il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo e' una
struttura impegnata per la nonviolenza e con la nonviolenza, cosicche' tutte
le nostre iniziative hanno lo scopo di salvare vite umane e non di metterle
in pericolo, ne' minacciarle, ne' offendere l'incolumita' e la dignita' di
esseri umani.
Cosicche' ci sta a a cuore anche la vita, l'incolumita' e la dignita' sua e
delle persone ai suoi ordini.
Con la nostra azione diretta nonviolenta in nessun momento metteremo in
pericolo la vita, l'incolumita', la dignita' sua e dei suoi collaboratori.
Anche di questo abbiamo voluto fin d'ora esplicitamente informarla.
Cosi' come ci sembra che possa essere utile esplicitamente informarla che
noi siamo tuttora oppositori della dittatura di Saddam Hussein e lo eravamo
gia' quando scelleratamente il nostro paese, ed il suo, quella dittatura
rifornivano di armi; che noi siamo intransigentemente oppositori del
terrorismo e dei poteri criminali, delle dittature e del razzismo; che noi
siamo intransigentemente impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri
umani, e contro tutte le guerre, contro tutti gli eserciti e contro tutte le
armi.
Ed ugualmente ci pare utile informarla esplicitamente che noi siamo solidali
con il popolo iracheno (vittima della dittatura, delle precedenti guerre,
del criminale embargo, delle azioni aeree belliche angloamericane mai
interrotte, della guerra che si prospetta), cosi' come con il popolo
americano, con quello afghano come con quello palestinese, come con quello
israeliano, come con tutti i popoli del mondo. Tutti i popoli hanno diritto
a esistere, tutti gli esseri umani hanno diritto a vivere.
*
Per saperne di piu' sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la
pace
Egregio signore,
qualora desiderasse maggiori informazioni sull'azione diretta nonviolenta
delle mongolfiere per la pace, oltre a quelle che le inviammo a piu' riprese
nel 1999 ci permettiamo di suggerirle di leggere quanto recentemente abbiamo
riportato nel n. 491 del 29 gennaio 2003 del nostro notiziario telematico
quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (che trovera' agevolmente nella
rete telematica, riprodotto alla data relativa, nella lista "Peacelink news"
del sito pacifista di Peacelink - www.peacelink.it -, e che puo' anche
richiederci direttamente al nostro indirizzo di posta elettronica:
nbawac@tin.it).
*
Per concludere
Egregio signore,
ci perdonera' se questa lettera invece di inviargliela privatamente la
diffondiamo subito anche ai mezzi d'informazione ed a molti altri
interlocutori.
Ma stiamo parlando di una vicenda pubblica quanto altre mai. E la nostra
iniziativa e' e deve essere pubblica: fa parte della scelta della
nonviolenza di essere leali, onesti, veritieri, di annunciare sempre in
anticipo le proprie intenzioni, di non nascondere nulla, di essere sempre
pronti al dialogo, di avere a cuore l'incolumita' e la dignita' di tutti.
Avremmo davvero vivo piacere di poterla incontrare, di poter interloquire
con lei, sia in un colloquio de visu che attraverso le altre forme di
comunicazione che lei preferisse.
Vogliamo continuare a sperare che la guerra non ci sara', che la volonta' di
pace autorevolmente espressa da tante donne ed uomini di volonta' buona, da
tante autorita' morali e politiche, possa prevalere ed essere sufficiente ad
impedire nuovi massacri.
Lo stesso annuncio fin d'ora della nostra azione diretta nonviolenta che
realizzeremmo qualora la guerra iniziasse, e' ovviamente inteso a
contribuire a prevenire e impedire la guerra, inducendo i poteri promotori
della guerra a riflettere sul fatto che la loro potenza militare non e' poi
cosi' incontrastabile come puo' sembrare a taluni.
Egregio signore,
voglia gradire distinti saluti ed auguri di buona permanenza nel nostro
paese, saluti ed auguri che la preghiamo di estendere ai suoi familiari ed
ai suoi collaboratori.

Peppe Sini
direttore del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 12 febbraio 2003

* * *

Allegato 2. Notizia sul responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo fin
dalla fondazione negli anni '70, e' stato per anni consigliere comunale e
provinciale caratterizzando la sua attivita' amministrativa particolarmente
con l'impegno contro la criminalita' e la corruzione, e per la difesa
dell'ambiente e dei diritti umani.
Come pubblico amministratore, come giornalista e come socio del
"Coordinamento Antimafia" di Palermo ha condotto dagli anni '80 iniziative
di inchiesta, sensibilizzazione e denuncia contro il regime della corruzione
e la penetrazione dei poteri criminali nell'Alto Lazio.
Ma l'impegno principale, fin dagli anni '70, e' quello pacifista,
antimilitarista ed antirazzista, per i diritti umani: e' stato il principale
animatore dell'opposizione alle servitu' militari nel viterbese; nel 1987 e'
stato coordinatore per l'Italia della campagna internazionale di
solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime
razzista sudafricano. Sempre nel 1987 ha promosso e presieduto il primo
convegno nazionale dedicato alla figura e all'opera di Primo Levi.
Per le sue iniziative di opposizione nonviolenta alla guerra e in difesa
della legalita' costituzionale nel '91 e nel '99 ha subito procedimenti
giudiziari risoltisi con esito a lui pienamente favorevole.
Nel 1999 ha ideato e realizzato l'azione diretta nonviolenta delle
"mongolfiere per la pace" con cui bloccare i decolli dei bombardieri dalla
base militare di Aviano ostruendo lo spazio aereo di decollo antistante la
base.
Ha promosso e tenuto corsi di educazione alla pace presso enti locali, enti
di servizio civile e scuole.
Ha promosso la proposta di legge per la formazione alla nonviolenza degli
operatori delle forze dell'ordine.
Dirige il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino".

* * *

Allegato 3. Estratto dalla "Guida pratica all'azione diretta nonviolenta
delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri",
che il Centro di ricerca per la pace di Viterbo diffuse in migliaia di copie
durante la guerra dei Balcani nel 1999

Quattro regole di condotta obbligatorie per partecipare all'azione diretta
nonviolenta delle mongolfiere per la pace
I. A un'iniziativa nonviolenta possono partecipare solo le persone che
accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della nonviolenza.
II. Tutti i partecipanti devono saper comunicare parlando con chiarezza, con
tranquillita', con rispetto per tutti, e senza mai offendere nessuno.
III. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente senso e fini di
questa azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", vale a
dire:
a) fare un'azione nonviolenta concreta:
- per impedire il decollo dei bombardieri;
- opporsi alla guerra, alle stragi, alle deportazioni, alle devastazioni, al
razzismo;
- chiedere il rispetto della legalita' costituzionale e del diritto
internazionale che proibiscono questa guerra;
b) le conseguenze cui ogni singolo partecipante puo' andare incontro
(possibilita' di fermo e di arresto), conseguenze che vanno accettate
pacificamente e onestamente, ed alle quali nessuno deve cercare di
sottrarsi.
IV. Tutti devono rispettare i seguenti principi della nonviolenza:
- non fare del male a nessuno (se una sola persona dice o fa delle
stupidaggini, o una sola persona si fa male, la nostra azione diretta
nonviolenta e' irrimediabilmente e totalmente fallita, e deve essere
immediatamente sospesa);
- spiegare a tutti (amici, autorita', interlocutori, interpositori,
eventuali oppositori) cosa si intende fare, e che l'azione diretta
nonviolenta non e' rivolta contro qualcuno, ma contro la violenza (in questo
caso lo scopo e' fermare la guerra, cercar di impedire che avvengano altre
stragi ed atrocita');
- dire sempre e solo la verita';
- fare solo le cose decise prima insieme con il metodo del consenso ed
annunciate pubblicamente (cioe' a tutti note e da tutti condivise); nessuno
deve prendere iniziative personali di nessun genere; la nonviolenza richiede
lealta' e disciplina;
- assumersi la responsabilita' delle proprie azioni e quindi subire anche le
conseguenze che ne derivano;
- mantenere una condotta nonviolenta anche di fronte all'eventuale violenza
altrui.
Chi non accetta queste regole non puo' partecipare all'azione diretta
nonviolenta, poiche' sarebbe di pericolo per se', per gli altri e per la
riuscita dell'iniziativa che e' rigorosamente nonviolenta.
*
Possibili conseguenze penali per chi promuove e per chi partecipa all'azione
diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace"
- Chi promuove, propaganda, sostiene ed invita a realizzare l'azione diretta
nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" puo' essere incriminato per
Istigazione a delinquere, reato previsto e punito dal Codice Penale.
La pena prevista e' da uno a cinque anni di reclusione; l'arresto e'
facoltativo in flagranza (vale a dire che si puo' essere effettivamente
arrestati); sono consentite le misure cautelari personali (compresa la
carcerazione preventiva); la procedibilita' e' d'ufficio.
- Chi esegue o tenta di eseguire l'azione diretta nonviolenta delle
"mongolfiere per la pace" puo' essere incriminato per Attentato alla
sicurezza dei trasporti, reato previsto e punito dal Codice Penale.
Anche per questa fattispecie di reato la pena prevista e' da uno a cinque
anni di reclusione; l'arresto e' facoltativo in flagranza (vale a dire che
si puo' essere effettivamente arrestati); sono consentite le misure
cautelari personali (compresa la carcerazione preventiva); la procedibilita'
e' d'ufficio.
*
Una breve descrizione della nostra proposta (del 15 aprile 1999, diffusa
all'assemblea nazionale del movimento per la pace a S. Maria degli Angeli,
aprile 1999)
- Passare dalla testimonianza dell'orrore e dell'impotenza all'azione
diretta nonviolenta: aggiungere alle manifestazioni locali diffuse ed alle
manifestazioni nazionali, una pratica concreta di specifica lotta
nonviolenta che contrasti direttamente la macchina bellica; qualificare
l'impegno pacifista nel senso della concretezza e dell'intervento diretto
nel conflitto con le tecniche della nonviolenza.
- Una proposta di azione diretta nonviolenta: qui in Italia concretamente
occorre fermare i bombardieri, che appunto partono dall'Italia; si puo'
fermarli al decollo, che e' l'unico momento in cui cio' e' realmente
possibile con mezzi nonviolenti (e quindi senza provocare pericoli per la
vita di alcuno); l'idea e' di cercare di farlo invadendo lo spazio aereo
circostante e sovrastante le basi da cui partono i raid; e di invadere
questo spazio aereo con mongolfiere di carte e palloncini gonfiati ad elio
con appesi festoni e striscioni con motti pacifisti, e fogli di alluminio o
piccoli elementi metallici - fil di ferro e simili - che possano essere di
disturbo sia alla visibilita', sia per gli apparecchi elettronici militari
di guida dei decolli e di controllo dello spazio aereo.
- Solo con la nonviolenza si puo' contrastare efficacemente la guerra:
l'iniziativa deve essere rigorosamente nonviolenta, e non prestare il fianco
ne' ad equivoci, ne' a strumentalizzazioni e falsificazioni; l'iniziativa
deve essere visibile, creativa, facilmente comprensibile e tale da poter
essere accolta e diffusa da tutti, ed altresi' dai mass-media, senza che ne
venga distorto il significato, che e' semplicemente quello di cercar di
impedire i bombardamenti, di essere una iniziativa per cercar di fermare la
guerra, le stragi, le deportazioni; questa iniziativa ha una vera
possibilita' di efficacia concreta; ci sembra anche che essa sia
riproducibile su ampia scala (perche' e' economica - i materiali usati sono
di poco costo -; perche' e' facile da realizzare da parte di chiunque;
perche' non implica pericoli ne'  per se' ne' per altri); infine tale
iniziativa puo' dimostrare a nostro avviso che con la nonviolenza si puo'
intervenire concretamente ed efficacemente nel conflitto, e contrastare
realmente i bombardamenti; per quelli di noi che sono "amici della
nonviolenza" la realizzazione di questa iniziativa ed il suo successo nel
bloccare od ostacolare il decollo dei bombardieri sia pure per poche ore,
sarebbe un forte argomento a sostegno della tesi che la nonviolenza, con la
sua carica di creativita' ed amore, puo' essere piu' forte anche dei piu'
giganteschi e feroci apparati di morte e di distruzione...
- Per concludere: l'opposizione alla guerra deve essere fatta su posizioni
limpide e che vadano alla radice; ergo a noi pare che l'opposizione alla
guerra debba essere rigorosamente nonviolenta...
- Alcuni suggerimenti pratici: Una iniziativa nonviolenta richiede che si
comunichi preliminarmente alle autorita' cosa si intende fare; richiede che
i partecipanti siano addestrati alla nonviolenza e si attengano strettamente
ad essa, e siano disposti a subire le conseguenze anche giudiziarie del loro
gesto; richiede che in nessun caso si faccia del male ad alcuno; richiede
una condotta limpida e coerente ed una disponibilita' ad accettare le
sofferenze che il proprio impegno richiede; noi sconsigliamo che ad azioni
dirette nonviolente partecipino persone non preparate e non informate, o che
non accettino le regole condivise della condotta nonviolenta.
*
Modello di cartellino di riconoscimento da indossare durante l'azione
diretta nonviolenta
Premessa: e' indispensabile che tutti coloro che sono presenti all'azione
diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace indossino sugli abiti
(attaccandolo con lo scotch in posizione visibile sul petto) un cartellino
di riconoscimento: esso costituisce un elemento di responsabilizzazione
personale e collettiva, ed un elemento di rassicurazione per tutti (quindi
anche per i mass-media, le forze dell'ordine, gli interlocutori, gli
eventuali oppositori dell'iniziativa) poiche' tutti sanno perfettamente chi
hanno di fronte.
Noi proponiamo due possibili qualifiche sul cartellino: "partecipante",
ovvero persona che concretamente partecipa al lancio delle mongolfiere e
quindi si assume anche il rischio della denuncia, del fermo e dell'arresto;
ed "osservatore", ovvero persona che non partecipa al lancio delle
mongolfiere, ed il cui ruolo e' unicamente quello di osservare lo
svolgimento degli eventi, di essere imparziale testimone, di contribuire con
la sua sola presenza osservante a rasserenare tutti ed a garantire la
denuncia di tutte le violenze ed i soprusi che dovessero eventualmente
verificarsi (ed a tal fine e' utile che gli osservatori abbiano anche
macchine fotografiche, videocamere, registratori).
Proponiamo il seguente modello di cartellino di riconoscimento:
Luogo e data
Azione diretta nonviolenta per la pace e la legalita' costituzionale
Nome e cognome:
Qualifica:
Firma del movimento promotore dell'iniziativa
*
Sulla necessita' dei training nonviolenti
Sottolineiamo che e' indispensabile che chi vuole partecipare all'azione
diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace abbia precedentemente
partecipato ad almeno un ciclo di incontri di addestramento alla
nonviolenza.
*
Schema di richiesta di autorizzazione
Al Sindaco del Comune di ...; al Segretario Comunale; al dirigente dell'
Ufficio Tecnico Comunale; al dirigente della Polizia Municipale; a tutti i
consiglieri comunali di ...; al Prefetto di ...; al Questore di ...; al
Presidente della Provincia di ...; al Comandante della Stazione Carabinieri
di ...; al Ministro della Difesa; al Ministro dei Trasporti; al Ministro
dell'Interno; al Ministro degli Affari Esteri; e per opportuna conoscenza:
al Comandante della base Nato di ...; al Presidente del Consiglio dei
Ministri
Oggetto: richiesta di autorizzazione per realizzare a ... a partire dal
giorno ... una azione diretta nonviolenta denominata "mongolfiere per la
pace" consistente nell'innalzamento di mongolfiere di carta, di palloncini
gonfiati ad elio e di aquiloni con appesi festoni di carta con motti
umanitari e pacifisti, striscioni di leggere stoffe, corti fogli di
alluminio; lancio di mongolfiere che ha lo scopo di invadere lo spazio aereo
circostante e sovrastante la pista di decollo delle basi da cui partono i
bombardieri che stanno provocando devastazioni e stragi in Jugoslavia, con l
'intento di impedire il decollo dei bombardieri cosi' impedendo l'esecuzione
dei bombardamenti stragisti (bombardamenti illegali e criminali ai sensi
della Costituzione della Repubblica Italiana, dello Statuto dell'Onu e dello
Statuto della Nato).
[Il testo integrale puo' essere letto nel n. 475 del notiziario del Centro
di ricerca per la pace di Viterbo, "La nonviolenza e' in cammino"]
*
Lettera aperta al personale delle basi Nato
Lettera aperta a tutto il personale delle basi aeree da cui partono i
bombardamenti sulla Jugoslavia in cui si enuncia il senso e il fine
dell'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" con cui
cercheremo di impedire il decollo dei bombardieri che stanno provocando
stragi in Jugoslavia, e si invita a far prevalere le ragioni dell'umanita' e
della legalita'
Egregi signori,
con questa lettera aperta, nell'impossibilita' di farlo singolarmente, vi
informiamo della nostra intenzione di realizzare un'azione diretta
nonviolenta consistente nel tentativo di invadere con delle piccole
mongolfiere lo spazio aereo sovrastante e circostante le basi da cui si
levano in volo gli aerei impegnati nei bombardamenti che stanno massacrando
le popolazioni della Jugoslavia; con tale tentativo cerchiamo di impedire
che gli aerei assassini decollino, e quindi speriamo di riuscire a salvare
delle vite umane, le vite di coloro che le bombe ed i missili scagliati dai
bombardieri Nato stanno appunto sopprimendo.
Vi preghiamo pertanto di tener conto di questa nostra iniziativa e di
rinunciare a far decollare i bombardieri.
Cercando di impedire i bombardamenti, con questa nostra iniziativa
nonviolenta intendiamo anche:
1. fare appello alla vostra coscienza di esseri umani;
2. impedirvi di essere corresponsabili degli omicidi causati dai
bombardamenti;
3. proporvi di rifiutare di partecipare ad una guerra assolutamente
fuorilegge sia in relazione alle basi stesse del diritto internazionale, sia
in relazione agli accordi e le norme dell'alleanza atlantica;
4. con particolar riferimento a quanti di voi sono cittadini italiani (e
comunque tutti vi trovate in territorio italiano), vi richiamiamo altresi'
al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, che vi proibisce
di prender parte a questa guerra che in base alla nostra Costituzione e'
illegale (cfr. art. 11 Cost.).
Abbiamo voluto scrivervi questa lettera perche' vi sia chiaro che non
abbiamo alcuna intenzione di nuocere alle vostre persone, e che anzi la
nostra iniziativa nonviolenta finalizzata ad impedire, se possibile, il
decollo dei bombardieri e quindi le stragi, ha anche la funzione di aiutarvi
a veder chiaro in questa terribile situazione e nella vostra stessa
coscienza, di aiutarvi a far prevalere la vostra umanita', di pregarvi di
non volervi macchiare di crimini efferati.
Un fraterno saluto di pace.
*
Lettera aperta ai responsabili delle basi Nato
Al responsabile della base di ... da cui decollano i bombardieri stragisti
Egregio signore,
come le e' gia' noto, a partire dal pomeriggio del ... eseguiremo l'azione
diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", con le quali invaderemo
lo spazio aereo circostante e sovrastante la base di ... posta sotto la sua
responsabilita', per impedire cosi' il decollo dei bombardieri che portano
devastazione e morte in Jugoslavia.
La preghiamo pertanto di soprassedere ai decolli dei bombardieri finche' lo
spazio aereo sara' ingombrato dalle nostre mongolfiere di carta, dai nostri
palloncini gonfiati ad elio, dai nostri aquiloni di carta.
A onor del vero la preghiamo anche, e qui le parliamo da esseri umani ad
essere umano, di cessare definitivamente di far decollare i bombardieri che
portano devastazione e morte su popolazioni innocenti, che non sono certo
responsabili dei crimini dei loro governanti.
E la preghiamo anche di desistere dai bombardamenti, nella nostra qualita'
di cittadini italiani, e lei e' ospite del nostro paese, quindi alle nostre
leggi deve obbedienza: lei sa, o dovrebbe sapere, che la legge fondamentale
dello Stato italiano, la Costituzione della Repubblica Italiana, proibisce
all'Italia di avallare o partecipare ad una guerra come questa: illegale
secondo la nostra Costituzione (art. 11), illegale secondo i principi del
diritto internazionale, illegale secondo la Carta delle Nazioni Unite,
illegale secondo lo stesso Statuto della Nato.
Come lei sa, sciaguratamente il nostro governo ha violato la nostra
Costituzione, ma questo non rende inefficace la Costituzione della
Repubblica Italiana, semplicemente rende fuorilegge il governo che l'ha
violata.
Quindi, dal profondo del cuore la preghiamo: desista dal contribuire al
protrarsi di stragi, desista da una guerra illegale e criminale. Ascolti la
voce delle leggi scritte e delle leggi non scritte che illuminano la sua
coscienza di essere umano.
Vorremmo infine che lei fosse certo che la nostra e' un'iniziativa
rigorosamente nonviolenta: non nutriamo odio per nessun essere umano, non
vogliamo far del male a nessun essere umano. Ci sta a cuore anche l'
incolumita' sua e dei suoi uomini.
Un fraterno saluto di pace.
*
Contro la violenza: sette argomenti piu' uno
Elenchiamo alcune ragioni essenziali per cui occorre essere rigidamente
contro la violenza. Citiamo da Giuliano Pontara, voce Nonviolenza, in AA.
VV., Dizionario di politica, Tea, Milano 1992:
I. il primo argomento "mette in risalto il processo di escalation storica
della violenza. Secondo questo argomento, l'uso della violenza (...) ha
sempre portato a nuove e piu' vaste forme di violenza in una spirale che ha
condotto alle due ultime guerre mondiali e che rischia oggi di finire nella
distruzione dell'intero genere umano";
II. il secondo argomento "mette in risalto le tendenze disumanizzanti e
brutalizzanti connesse con la violenza" per cui chi ne fa uso diventa
progressivamente sempre piu' insensibile alle sofferenze ed al sacrificio di
vite che provoca;
III. il terzo argomento "concerne il depauperamento del fine cui l'impiego
di essa puo' condurre (...). I mezzi violenti corrompono il fine, anche
quello piu' buono";
IV. il quarto argomento "sottolinea come la violenza organizzata favorisca
l'emergere e l'insediamento in posti sempre piu' importanti della societa',
di individui e gruppi autoritari (...). L'impiego della violenza organizzata
conduce prima o poi sempre al militarismo";
V. il quinto argomento "mette in evidenza il processo per cui le istituzioni
necessariamente chiuse, gerarchiche, autoritarie, connesse con l'uso
organizzato della violenza, tendono a diventare componenti stabili e
integrali del movimento o della societa' che ricorre ad essa (...). 'La
scienza della guerra porta alla dittatura' (Gandhi)".
A questi argomenti da parte nostra ne vorremmo aggiungere altri due:
VI. un argomento, per cosi' dire, di tipo epistemologico: siamo contro la
violenza perche' siamo fallibili, possiamo sbagliarci nei nostri giudizi e
nelle nostre decisioni, e quindi e' preferibile non esercitare violenza per
imporre fini che potremmo successivamente scoprire essere sbagliati;
VII. soprattutto siamo contro la violenza perche' il male fatto e'
irreversibile (al riguardo Primo Levi ha scritto pagine indimenticabili
soprattutto nel suo ultimo libro I sommersi e i salvati).
Agli argomenti contro la violenza Pontara aggiunge opportunamente un ultimo
decisivo ragionamento: "I fautori della dottrina nonviolenta sono coscienti
che ogni condanna della violenza come strumento di lotta politica rischia di
diventare un esercizio di sterile moralismo se non e' accompagnata da una
seria proposta di istituzioni e mezzi di lotta alternativi. Di qui la loro
proposta dell'alternativa satyagraha o della lotta nonviolenta positiva, in
base alla duplice tesi a) della sua praticabilita' anche a livello di massa
e in situazioni conflittuali acute, e b) della sua efficacia come strumento
di lotta" per la realizzazione di una societa' fondata sulla dignita' della
persona, il benessere di tutti, la salvaguardia dell'ambiente.
- La nonviolenza non e' un corpus dogmatico, ma e' una teoria-pratica
sperimentale che si sviluppa creativamente nel corso della lotta contro la
violenza.
Un bel libro per una prima conoscenza e' la raccolta ragionata (a cura di
Giuliano Pontara) di alcuni scritti di Mohandas Gandhi, Teoria e pratica
della nonviolenza, Einaudi, Torino.
*
La nonviolenza e' lotta
E' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la
menzogna. E' lotta perche' ogni essere umano sia riconosciuto nella sua
dignita'; e' lotta contro ogni forma di sopraffazione; e' lotta di
liberazione per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione
della diversita' di ognuno.
E' la forma di lotta piu' profonda, quella che va piu' alla radice delle
questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone
nel modo piu' completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di
riprodurre violenza.
Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli obiettivi. Tra
la lotta e il suo risultato c'e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e
la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare metodi
coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti possano
usare. Chi lotta per la verita' e la giustizia deve lottare nel rispetto
della verita' e della giustizia.
E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e
liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare
altre persone.
E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che non
si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensi' contrastare il male.
E' lotta per l'umanita'.
La nonviolenza e' il contrario della vilta'. E' il rifiuto di subire
l'ingiustizia; e' il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di
me, sia di quelle contro altri. La nonviolenza e' lotta. E' lotta per la
verita', e' lotta per la giustizia, e' lotta di liberazione e di
solidarieta', e' lotta contro ogni oppressione.
*
L'azione diretta nonviolenta: una sintesi in nove punti
Per una prima informazione una utile sintesi e' offerta dal fondamentale
lavoro di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, vol. I, alle pp.
132-133, che qui riassumiamo: "E' opinione comune che l'azione nonviolenta
possa portare alla vittoria solo in tempi molto lunghi, piu' lunghi di
quelli necessari alla lotta violenta. Cio' puo' essere vero in alcuni casi,
ma non e' necessariamente sempre cosi' (...). Esaminando e correggendo i
pregiudizi nei confronti dell'azione nonviolenta siamo spesso in grado di
farne risaltare con piu' evidenza le caratteristiche positive:
I. (...) questo metodo non ha niente a che vedere con la passivita', la
sottomissione e la codardia; queste devono essere prima rifiutate e vinte,
proprio come in un'azione violenta.
II. L'azione nonviolenta non deve essere messa sullo stesso piano della
persuasione verbale o puramente psicologica (...); e' una sanzione e un
metodo di lotta che comporta l'uso del potere sociale, economico e politico
e il confronto delle forze in conflitto.
III. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'uomo sia
fondamentalmente 'buono', ma riconosce le potenzialita' umane sia al 'bene'
che al 'male' (...).
IV. Coloro che praticano l'azione nonviolenta non sono necessariamente
pacifisti o santi; l'azione nonviolenta e' stata praticata il piu' delle
volte e con successo da gente 'qualsiasi'.
V. Il successo di un'azione nonviolenta non richiede necessariamente
(sebbene possa esserne facilitato) basi e principi comuni o un alto grado di
comunanza di interessi e di vicinanza psicologica tra i gruppi in lotta
(...).
VI. L"azione nonviolenta e' un fenomeno occidentale almeno quanto orientale
(...).
VII. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'avversario si
astenga dall'uso della violenza contro i nonviolenti, ma prevede di dover
operare, se necessario, contro la violenza.
VIII. Non c'e' nulla nell'azione nonviolenta per prevenire che venga usata
tanto per cause 'buone' quanto per cause 'cattive', sebbene le conseguenze
sociali in quest'ultimo caso siano molto diverse da quelle provocate dalla
violenza impiegata per lo stesso scopo.
IX. L'azione nonviolenta non serve solo nei conflitti interni a sistemi
democratici, ma e' stata largamente praticata contro regimi dittatoriali,
occupazioni straniere e anche contro sistemi totalitari".
*
Le tecniche della nonviolenza
Il piu' ampio repertorio di tecniche della nonviolenza e' costituito dal
secondo volume della fondamentale opera di Gene Sharp, Politica dell'azione
nonviolenta: 2. le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986. Sharp
descrive 198 tecniche di azione nonviolenta.
L'elenco proposto da Sharp e' organizzato nel modo seguente: 1. tecniche di
protesta e persuasione nonviolenta, comprendenti dichiarazioni formali,
forme di comunicazione rivolte a un pubblico piu' vasto, rimostranze di
gruppo, azioni pubbliche simboliche, pressioni su singoli individui,
spettacoli e musica, cortei, onoranze ai morti, riunioni pubbliche,
abbandoni e rinunce. 2. Tecniche di noncollaborazione sociale, comprendenti
ostracismo nei confronti delle persone, noncollaborazione con eventi,
consuetudini ed istituzioni sociali, ritiro dal sistema sociale. 3. Tecniche
di noncollaborazione economica, comprendenti a) i boicottaggi economici:
azioni da parte dei consumatori, azioni da parte di lavoratori e produttori,
azioni da parte di mediatori, azioni da parte di proprietari e negozianti,
azioni di natura finanziaria, azioni da parte di governi; b) gli scioperi,
tra cui gli scioperi simbolici, scioperi dell'agricoltura, scioperi di
gruppi particolari, scioperi normali dell'industria, scioperi limitati,
scioperi di piu' industrie, combinazioni di scioperi e blocchi economici
(tra cui l'hartal, ed il blocco economico). 4. Tecniche di noncollaborazione
politica, comprendenti rifiuto dell'autorita', noncollaborazione di
cittadini col governo, alternative dei cittadini all'obbedienza, azioni da
parte di personale governativo, azioni governative interne, azioni
governative internazionali. 5. Tecniche di intervento nonviolento,
comprendenti intervento psicologico, intervento fisico, intervento sociale,
intervento economico, intervento politico.
Un bel libro sulle tecniche della nonviolenza e' ancora quello classico di
Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, di recente ristampato da Linea
d'Ombra Edizioni, Milano.
*
L'addestramento alla nonviolenza
Citiamo da Aldo Capitini (Le tecniche della nonviolenza, p. 127): "Una parte
del metodo nonviolento, tra la teoria e la pratica, spetta all'addestramento
alla nonviolenza. Le ragioni principali per cui e' necessaria questa parte
sono queste:
I. l'attuazione della nonviolenza non e' di una macchina, ma di un
individuo, che e' un insieme fisico, psichico e spirituale;
II. la lotta nonviolenta e' senza armi, quindi c''e' maggior rilievo per i
modi usati, per le qualita' del carattere che si mostra;
III. una campagna nonviolenta e' di solito lunga, e percio' e' utile un
addestramento a reggerla, a non cedere nemmeno per un istante;
IV. la lotta nonviolenta porta spesso sofferenze e sacrifici: bisogna gia'
sapere che cosa sono, bisogna che il subconscio non se li trovi addosso
improvvisamente con tutto il loro peso;
V. le campagne nonviolente sono spesso condotte da pochi, pochissimi, talora
da una persona soltanto; bisogna che uno si sia addestrato a sentirsi in
minoranza, e talora addirittura solo, e perfino staccato dalla famiglia".
*
Alcune schede da Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza
Sull'addestramento alla nonviolenza in italiano c'e' un buon manuale, a cura
di Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha Editrice,
Torino 1985; il libro ha per sottotitolo "introduzione teorico-pratica ai
metodi", ed in effetti affianca ad alcuni saggi analitici anche una serie di
esercizi pratici e due utili appendici, una sul teatro politico di strada,
ed una di brevi schede su vari aspetti della nonviolenza.
Riportiamo qui in sintesi alcune schede dal libro curato da L'Abate.
* I quattro principi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta: 1.
definite i vostri obiettivi; 2. comportatevi con onesta' ed ascoltate bene;
3. amate i vostri avversari; 4. date agli avversari una via d'uscita.
* Sei mosse strategiche dell'azione nonviolenta: indagate; negoziate;
educate; manifestate; resistete; siate pazienti.
* Quattro suggerimenti pratici: siate creativi; preparate i vostri
partecipanti; comunicate; controllate gli eventi.
* Presupposti validi della nonviolenza: 1. i mezzi devono essere adeguati ai
fini; 2. rispettare tutte le forme di vita; 3. trasformare le opposizioni
piuttosto che annientarle; 4. ricorrere a creativita', spirito, amore; 5.
mirare a cambiamenti incisivi.
* Risposta nonviolenta alla violenza personale: 1. formulate con chiarezza i
vostri obiettivi; 2. non lasciatevi intimorire; 3. non intimorite; 4. non
abbiate timore di affermare cio' che e' ovvio; 5. non comportatevi da
vittime; 6. cercate di tirar fuori la parte migliore della personalita' del
vostro avversario; 7. non bloccatevi al cospetto della violenza fisica; 8.
continuate a parlare e ad ascoltare. La comunicazione e' il fulcro della
nonviolenza.
* Indicazioni procedurali per la discussione e l'azione nonviolenta: 1.
nella discussione praticate il giro degli interventi; 2. condividete le
abilita' e praticate la rotazione delle responsabilita'; 3. valorizzate i
sentimenti; 4. lavorate insieme in modo cooperativo; 5. incontratevi anche
separatamente; 6. incontratevi in piccoli gruppi; 7. usate il metodo del
consenso nel prendere le decisioni.
*
Piano di lavoro per una campagna di lotta nonviolenta
Preliminarmente: chi vuole partecipare ad una campagna di lotta nonviolenta
deve essere disposto a condividere rigorosamente gli obiettivi, i metodi e
la disciplina collettiva, che devono quindi essere preliminarmente discussi
fin nei minimi dettagli affinche' sia chiaro a tutti per cosa ci si impegna
e come: una lotta nonviolenta ha delle regole rigorose e richiede ai
partecipanti un impegno serio, una adeguata preparazione, convinzione e
condivisione, coerenza e disciplina, capacita' critica e creativa, rispetto
per gli altri.
I. conoscere: informarsi; raccogliere documentazione; studiare.
II. definire gli obiettivi: obiettivi finali ed intermedi; tempi
dell'iniziativa; risorse finanziarie ed umane; organizzazione e compiti;
interlocutori da coinvolgere; strumenti di verifica periodica e di eventuale
ridefinizione degli obiettivi.
III. iniziative e loro gradualita': rendere note le proprie
richieste/proposte; notificarle agli interlocutori specifici; diffondere
l'informazione alla societa' in generale; protestare contro l'ingiustizia;
agire contro l'ingiustizia; mantenere sempre aperta la comunicazione.
*
Il Manuale per l'azione diretta nonviolenta di Walker
Uno strumento di lavoro a nostro avviso insuperato e' il breve testo di
Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del
Movimento Nonviolento, Perugia 1982. Ne riportiamo il sommario: 1.
Preparazione. 2. Lancio di un programma costruttivo. 3. Aspetti generali del
metodo. 4. L'addestramento. 5. Il piano dell'azione. 6. I preparativi
dell'azione. 7. Studio della situazione legale. 8. Messa a punto di una
disciplina collettiva. 9. Sviluppo di una campagna di propaganda. 10. Raduno
dei partecipanti. 11. Inizio dell'azione. 12. Come fronteggiare le
rappresaglie. 13. Mantenere la vitalita' del movimento. 14. I dirigenti. 15.
Quando la lotta si prolunga.
(Segnaliamo che il testo integrale del manuale di Walker e' stato riprodotto
a puntate sul notiziario del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, "La
nonviolenza e' in cammino", alcuni mesi fa).

* * *

Allegato 4. Per una definizione del concetto di nonviolenza

I. Una premessa terminologica
Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato
Capětini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non
violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola
"nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido
e piu' intransigente.
Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della
nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere
"nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre,
e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla
violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri
piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere
l'umanita' di tutti.
Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e
intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole
densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una
concettualizzazione ricca e preziosa.
Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa
designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero
la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo
ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne'
con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso
forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che
nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza",
ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia",
"scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che
deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita',
riconciliazione.
Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente
con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto
correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se
si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con
l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene,
amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione
della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente
traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione
di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima
traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un
primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva
parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto,
adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza
nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione"
(cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega
ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e'
traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi
molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da
sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero,
che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede
siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.
Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo,
ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una
complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni
banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi
presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.
*
II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione
La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e
gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo
di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa
vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.
Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo
vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo,
"vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca
lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di
lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri
umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli
stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.
Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello
dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di
ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.
Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita'
come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e
pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire
e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la
nostra capacita' di capire).
Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.
Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre
in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.
Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta
e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come
prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o
semplicemente non e'.
Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i
movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad
essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel
conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e
degli uomini in lotta per l'umanita'.
*
III. Tante visioni della nonviolenza quente sono le persone che ad essa si
accostano
Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un
apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore,
e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione
propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che
defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non
dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma
esperimenti: ricerca ed apertura.
*
IV. La nonviolenza come insieme di insiemi
Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della
nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza
e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.
IV. 1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di
criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e'
quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del
"principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della
coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i
mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).
IV. 2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento
dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della
sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni
senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle
relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica
deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come
esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di
altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la
creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.
IV. 3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse
strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da
due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre
negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare
anche il potere piu' forte.
IV. 4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche):
significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero:
il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una
ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul
nostro agire.
*
V. Un'insistenza
Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi,
poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e
stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche
nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche
nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una
proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di
tecniche nonviolente.
Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.
Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.
Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di
riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come
responsabilita' verso tutte le creature.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino
vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il
riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
*
VI. Una grande esperienza e speranza storica
Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze
e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle
donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento
delle donne, la decisiva soggettivita'  autocosciente portatrice di speranza
e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e
dall'annichilimento della civilta' umana.

* * *

Allegato 5. Tre caratteristiche fondamentali dell'azione diretta nonviolenta
delle "mongolfiere della pace"
L'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere della pace" con cui ostruire
lo spazio aereo di decollo dei bombardieri, realizzata con successo per
alcune ore ad Aviano nel 1999 durante la guerra dei Balcani, aveva tre
caratteristiche fondamentali:
a) la concretezza anziche' la mera simbolicita', l'efficacia anziche' la
mera testimonialita';
b) il fatto che la nonviolenza contrastava una potentissima macchina
militare, lo faceva durante una guerra, lo faceva efficacemente e
concretamente, operativamente e per cosi' dire "sul campo", valorizzando
alcune condizioni a nostro vantaggio (la legislazione italiana; il rispetto
e l'amicizia da parte delle forze dell'ordine impegnate cola' - peraltro
ovviamente reciproci; la limpidezza del nostro agire ed una preparazione
accurata anche nella costruzione di un rapporto corretto con tutti gli
interlocutori incluse le controparti);
c) la chiarezza nell'assunzione di responsabilita' in difesa della legalita'
costituzionale, dello stato di diritto e della democrazia, del diritto
internazionale, della pace e della vita umana; e la nitida scelta di
tutelare l'incolumita' di tutti, di promuovere il diritto alla vita di
tutti.
Si e' trattato di uno dei pochissimi casi di azione diretta nonviolenta di
effettivo, operativo contrasto di una macchina bellica impegnata in guerra.
Uno dei pochissimi casi di azione diretta nonviolenta in difesa della
legalita' costituzionale, dello stato di diritto e della democrazia, del
diritto internazionale, della pace e della vita umana.
E' nostra convinzione che se questa azione diretta nonviolenta venisse fatta
propria da un movimento di massa - che naturalmente si attenesse nel modo
piu' rigoroso alla nonviolenza - essa potrebbe mettere in effettiva profonda
difficolta' la macchina bellica almeno per quanto concerne la parte di essa
dislocata nel territorio italiano.

* * *