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Osservatorio Italiano sulla Salute Globale - Valutazioni su elezione nuovo DG dell'OMS





OMS - JW Lee nuovo Direttore Generale.


La sfida principale resta quella di restituire allOMS la guida dellagenda 
politica globale per la salute

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Valutazioni dellOsservatorio Italiano di Salute Globale sullelezione del 
prossimo Direttore Generale



Eduardo Missoni

Presidente

Osservatorio Italiano sulla Salute Globale

  I 32 membri del Consiglio Esecutivo dell'Organizzazione Mondiale della 
Sanità (tra cui l'Italiana Marta di Gennaro) hanno nominato nuovo direttore 
generale il Sud Coreano Jong-Wook Lee. Il successore della dottoressa Gro 
Harlen Brundtland, in carica dal 1998, assumerà l'incarico il 21 luglio di 
quest'anno, dopo la ratifica dell'Assemblea Generale nel prossimo mese di 
maggio.

  La nomina del dott. Lee alla direzione dell'OMS è stata per molti una 
sorpresa, rappresentando forse la soluzione di compromesso tra interessi 
inconciliabili.

  Nella rosa ristretta di cinque candidati, i candidati più forti erano 
considerati il ministro della sanità messicano Julio Frenk, candidato degli 
americani; il primo ministro mozambicano Pascoal Mocumbi, che avrebbe 
rappresentato un dovuto riconoscimento di priorità al continente africano e 
il belga Peter Piot, oggi alla guida di UNAIDS, la cui elezione avrebbe 
riportato per la terza volta un europeo alla guida dell'Organizzazione in 
contrasto con la regola non scritta,  e di fatto non rispettata, di 
favorire una certa rotazione geografica. Invece, già dopo la prima 
votazione, costata l'eliminazione al quinto candidato, l'egiziano Ismail 
Sallam,  è divenuto evidente che anche Lee era in corsa fino a spuntarla 
(17 a 15) dopo due pareggi consecutivi sul belga Piot, grazie allo 
spostamenti di due voti. Il fatto che il confronto sia stato tra due 
tecniciinvece che tra candidati politiciviene letto da alcuni come un 
segnale allOMS: la politiche sanitarie si decidono altrove, che lOMS si 
limiti al supporto tecnico.

  In  ogni caso la forza del Direttore Generale è fortemente limitata dalla 
scarsa trasparenza e democraticità del processo elettorale, con giochi 
dietro le quinte che tendono a influenzare fortemente le scelte. Lelezione 
diretta del Direttore Generale da parte di tutti gli stati membri e 
lobbligo per i candidati di presentare la propria piattaforma 
programmatica, potrebbe essere la base di un processo di riforma da molti 
considerato indispensabile.[1]

Per il momento, però, per valutare il significato dell'elezione di Lee  non 
possiamo che attenerci alle sue dichiarazioni[2][3] e al suo profilo 
professionale: da 19 anni funzionario dell'OMS, prevalentemente in forza a 
programmi verticali, come l'iniziativa globale "Stop TB" alla cui guida si 
trova attualmente. Un profilo eminentemente tecnico e manageriale che dovrà 
confrontarsi innanzitutto con quello che viene considerato il principale 
successo - tutto politico - della gestione Brundtland: l'aver riportato la 
salute al massimo livello di attenzione nell'agenda globale, conferendo 
all'OMS un ruolo di interlocutore al tavolo dei potenti. Ed è politico il 
passo in più che, a nostro giudizio, Lee dovrà far fare all'OMS: 
restituirle la guida nella determinazione delle politiche per la salute a 
livello globale. In questi anni, infatti, l'OMS ha troppo spesso accettato 
di soggiacere ad unagenda stabilita altrove (Banca Mondiale, G8) o al 
massimo di essere solo un partner paritario tra governi, altre 
organizzazioni delle Nazioni Unite, la Banca Mondiale e il settore privato, 
in iniziative globali, le cosiddette Global Public-Private Partnerships. 
Queste ultime, sulla cui rappresentatività, rispondenza ai bisogni, 
responsabilità e conflitti dinteresse ci sarebbe molto da discutere, 
promuovendo un approccio estremamente focalizzato su singoli problemi 
sanitari o malattie e imponendo le proprie regole per laccesso ai fondi, 
stanno provocando una pericolosa frammentazione dell'azione per la salute e 
aggiungendo un insostenibile carico di lavoro a paesi beneficiari già 
stressati dalla cronica carenza organizzativa e di risorse umane.

Lee sembra essere cosciente di questo limite quando, pur ribadendo la 
necessità di interventi mirati, sostiene l'impellenza di sostanziali 
investimenti nei sistemi e nei servizi attraverso la formulazione di Piani 
nazionali di settore. Daltra parte si guarda bene dal esprimere un giudizio 
sulle GPPP che alla verticalità degli interventi, che a lungo ha 
caratterizzato anche lazione dellOMS,  aggiungono la riduzione del peso 
politico di questultima.

La prima preoccupazione di Lee è di spostare l'accento dell'OMS verso il 
supporto ai paesi, assicurando il raggiungimento di risultati tangibili in 
termini di salute. Non è secondario, in questo senso, che dichiari il suo 
impegno per ridurre la "fuga di cervelli" dai paesi poveri verso i più 
ricchi; un tema ancora del tutto assente dall'agenda globale, anche perché 
richiede specifici e scomodi impegni da parte dei paesi più ricchi tar cui 
rinunciare all'importazione di preofessionisti a basso costo e riconoscere 
la necessità di sostenere e finanziare consistenti aumenti salariali e 
quindi l'aumento della spesa sanitaria nei paesi più poveri, in 
contraddizione con la tradizionale ricetta dei "tagli" alla spesa pubblica. 
Anche per questo, Lee indica come prima priorità l'aumento della 
disponibilità di fondi a livello dei paesi.

Lee rivendica per l'OMS visione, impegno e integrità. Sintetizza la sua 
visione nel compimento dell'obiettivo statutario dell'OMS "il 
raggiungimento da parte di tutti i popoli del più alto livello possibile di 
salute", ed afferma di voler misurare la propria efficacia quale direttore 
generale sulla base del progresso verso gli "Obiettivi di Sviluppo del 
Millennio" fissati dalle Nazioni Unite in occasione del summit del 
settembre del 2000 (tra cui, ad esempio, la riduzione entro il 2015 della 
mortalità infantile di due terzi e della mortalità materna di tre quarti, 
rispetto alla situazione nel 1990).

La forza di Lee potrebbe stare nella sua conoscenza dell'organizzazione che 
- evidentemente ben conscio delle tensioni prodotte nel passato da 
atteggiamenti gerarchici e censori - vuole trasformare, anche attraverso 
"apertura, comunicazione e dibattito interno" in un luogo capace di 
attrarre le migliori energie e competenze offrendo un ambiente e cultura 
istituzionale incentivanti; restituendo così all'OMS la necessaria 
credibilità tecnica. Vedremo se saprà anche restituire allOrganizzazione 
Mondiale della Sanità lorgoglio di stabilire le regole del gioco per la 
salute globale.



[1] Yamey G, Abbasi K, Electing WHOs next leader, BMJ 2002, 325: 1251-1252

[2] Jong-Wook Lee, Director, WHO's Stop TB programme, The Lancet, 2003, 
361: 235

[3] Resources shoud be decentralised to countries, Jong-Wook Lee, of the 
Republic of Korea, is Director, WHO's Stop TB programme, BMJ 2003; 326:123




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