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Newsletter n.12
http://www.cunegonda.info
L'occhio critico sui consumi
Newsletter n.12, 26 gennaio 2003
inviata a 5350 iscritti
"La gente ha cominciato a manifestare sensibilità in proposito e le aziende
produttrici si sono adeguate. Tutti continueremmo a essere ottimi
consumatori, tranne che saremmo consumatori selettivi; il che è indice di
maturità e motore di sviluppo economico.
A nuove forme di governo, nuove forme di risposta politica. Questa sì che
sarebbe opposizione.
Vediamo quanti italiani si sentono di farla. Altrimenti la smettano di
lamentarsi, e si tengano il monopolio dell'informazione."
Umberto Eco, Lo sciopero dei consumatori della pasta Cunegonda, La
repubblica, 20 aprile 2002.
Canone Rai. Pagare o non pagare?
Molti di voi ci chiedono se sia lecito che un'azienda pubblica possa
oscurare programmi e intelligenze che non la pensano come l'attuale
Governo, rappresentato diligentemente in Rai dall'attuale Consiglio di
amministrazione, o da quello che ne è rimasto. E ancora ci chiedete quali
siano le forme legali per opporsi al pagamento del canone Rai, canone che
potrebbe essere pagato a cuor leggero se la Rai svolgesse un reale servizio
pubblico. Insomma, molti si domandano: perché si dovremmo pagare per
l'allontanamento di Biagi, Luttazzi, Santoro, oppure per i tagli a Radio
Tre, oppure ancora per l'oscuramento del sito Rai Libro, inviso alla nuova
dirigenza Rai forse per il livello intellettuale troppo alto dei contributi
e dei responsabili del sito (lo scrittore Nanni Balestrini, tra i tanti).
Il movimento Cunegonda Italia, insieme a TV Libera, sta pensando
all'istituzione di una fondazione che possa in un certo senso accogliere i
versamenti del canone congelandoli temporaneamente, magari investendoli in
obbligazioni "etiche" fino a quando la Rai non tornerà a svolgere il ruolo
pubblico che le compete. In questo caso il canone verrebbe pagato, ma con
una clausola di versamento legata alla qualità del servizio offerto.
Un'altra opportunità è quella di aderire alla campagna di mobilitazione
promossa dal movimento Rai Libera, che propone, in partnership con il
progetto Tv Libera, il non pagamento del canone Rai (per ulteriori
informazioni visitate il sito http://www.railibera.it).
Molti di voi ci hanno anche proposto una civile quanto simbolica forma di
protesta. Pagare il canone? Ebbene sì, per questa volta lo paghiamo ancora,
ma nella causale del versamento, spazio sul retro del bollettino di
versamento, potremmo effettivamente evidenziare le motivazioni del nostro
pagamento scrivendo la seguente frase: "PAGO PER UNA TV LIBERA DALLA
CENSURA, SPERANDO DI RIVEDERE PRESTO BIAGI, SANTORO E LUTTAZZI".
[Redazione Cunegonda]
Beppe Grillo comico? No, ministro dei trasporti
In piena crisi Fiat, un comico, ebbene sì, proprio un comico, è andato
davanti ai cancelli dell'industria torinese a dire delle cose serissime,
che nessun politico in Italia ha mai avuto il coraggio di dire. A conferma
dell'attuale insostenibile monopolio dell'informazione televisiva, nessun
programma e/o telegiornale, con la sola eccezione di Striscia la Notizia,
ha voluto dedicare all'avvenimento uno spazio rilevante.
Il discorso portato avanti da Grillo è semplice ed etico: abbandonare la
fabbricazione di auto inquinanti e pericolose per automobili a minore
impatto ambientale, e senza neanche fare uso di costose tecnologie
avveniristiche. E la Fiat non solo potrebbe salvare posti di lavoro
salvaguardando la serenità di migliaia di famiglie, ma potrebbe
contemporaneamente imporsi al mondo come azienda all'avanguardia nella
proposizione di un nuovo modello di trasporto privato. Insomma: soluzione
economica ed una epocale operazione di immagine. Il tutto in un colpo solo.
Ma non è un discorso teorico. Grillo è arrivato con la famosa Twingo Smile
progettata dagli ecologisti svizzeri (i dati tecnici su www.greenpeace.it)
che consuma 3-3,5 litri di benzina per fare 100 chilometri. Non si tratta
di una tecnologia spaziale o avveniristica. La Smile usa un motore da 358
cc (cioè piccolo), è stata il più possibile alleggerita, potenziata con un
compressore e resa più aerodinamica con piccole modifiche della
carrozzeria. Insomma è un'auto che potrebbe essere tranquillamente prodotta
dagli operai Fiat. Potrebbe costare 5000 euro. Ed è la cosa ecologicamente
migliore che possiamo avere, subito, intanto che si sviluppano le
tecnologie dell'idrogeno o del solare.
Sarebbe l'auto dell'anno e Grillo si è proposto di occuparsi della
pubblicità. Ma la Fiat queste cose le sa, e l'automobile ecologica l'ha già
costruita, con la valanga di finanziamenti a fondo perduto che ha ricevuto
dallo Stato e dall'Europa (e quindi da noi). Grillo racconta: un giorno è
andato a visitare i laboratori della Fiat e ha trovato che l'auto
all'idrogeno l'avevano già costruita negli anni Settanta. Ma era un segreto
custodito sotto un telone impolverato.
E il sindacato in questi anni dov'era? Nessuno lo sa, o forse era impegnato
a rinnovare i contratti collettivi di lavoro con anni e anni di complice
ritardo, o a trovare motivi e motivi per sfuggire ad ogni costo all'ingrato
destino dell'unità sindacale. E oggi cosa fa? Chiede agli operai di
scendere in piazza, è vero, ma per offrirgli la prospettiva di un prossimo
vicino crollo dell'industria automobilistica, se questa non sarà capace a
rinnovare sostanzialmente il prodotto. E la Fiat come risponde? Nulla.
Silenzio. Arrogante silenzio. Queste cose per i dirigenti sabaudi si
risolvono con i restyling, ma i restyling previsti dalla Fiat appaiono
piuttosto come un'offesa al consumatore, considerato così ingenuo da
potersi accontentare di un portiera un po' più bombata, o di un faro
leggermente più allungato. In questa situazione, in questo momento, l'unica
prospettiva per gli operai Fiat è la sconfitta, un po' più o un po' meno
cocente.
L'unica via ipotizzabile è in realtà la proposta di Grillo. E' una proposta
tecnicamente possibile (esistono le macchine, esistono i progetti, le
capacità di realizzarle, le persone disposte a comprarla). L'impossibilità
della realizzazione del progetto di Beppe Grillo è un problema culturale.
Ma è solo una questione di modo pensare. Un vecchio preconcetto.
Però, puta caso, che domani mattina Cofferati si alza e gli spuntano
veramente le palle e va a Torino, davanti ai cancelli della Fiat e dice:
"Ok ragazzi, facciamola questa auto ecologica!". Allora sì che lo vedremmo
quel che succede. Vedremmo la classe operaia lavorare duro a inventare,
migliorare, affinare. Vedremmo l'auto ecologica italiana che fa cento
chilometri con un litro di benzina. Vedremmo un popolo che rinasce in
dignità. Vedremmo lo stupore e lo smacco delle industrie automobilistiche
straniere che per una volta direbbero: "Hai visto questi italiani? Allora
ce l'hanno le palle!". Ma tutto ciò non è possibile. Le case produttrici,
le sette sorelle del petrolio, il mondo politico e il sindacato stesso,
fanno finta di non sentire, e tutti aspettano con impazienza la nuova Punto
restyling. E noi gliela compreremo?
[Redazione Cunegonda]
Eolo. L'auto che va ad aria
Ogni anno in Italia 8000 morti in incidenti automobilistici. E' come se
ogni anno crollassero nel nostro paese sei Twin Towers. E un'altra dozzina
di Twin Towers crolla nel nostro paese con dentro migliaia di malati dovuti
dall'inquinamento da traffico. Perché i nostri rappresentanti politici,
compresi i sindacalisti prossimi salvatori della patria, non sono mai scesi
in campo per evitare questa carneficina? Eppure le soluzioni oggi ci
sarebbero. Il panorama delle proposte di mobilità alternativa è quanto mai
vario, anche in conseguenza del continuo sviluppo ed affinamento di nuove
tecnologie. Eolo è un'auto che va ad aria: è certamente una forzatura
perché il motore è spinto da aria compressa e l'aria si comprime
utilizzando energia elettrica, o altre forme di energia. Ma questo motore
mono-energia permette già di produrre un'auto ecologica, rispettosa della
natura, con un'autonomia di 200 Km. Una seconda generazione di questo
motore nascerà fra poco tempo e sarà caratteriz!
zata da un sistema definibile bi-energia. Tale sistema prevede, quando la
vettura circola fuori dai centri abitati, una combustione esterna a
bassissimo inquinamento che, riscaldando l'aria, aumenta l'autonomia di
percorrenza del veicolo fino a 800 Km.
L'auto è azionata da un motore in alluminio che non utilizza una
combustione ma l'espansione dell'aria. Non c'è fiamma nel motore. Esso
lavora perciò a temperature che non superano i 40 gradi centigradi. Così si
diminuisce drasticamente l'usura meccanica del motore, aumenta la sua
durata e si riducono i costi di manutenzione.
La capacità dell'aria compressa di sviluppare potenza è difficile
intuibile. Nella dilatazione dell'aria fortemente compressa entra in gioco
la temperatura. L'aria che si espande si raffredda fino a 80 gradi sotto
zero. Se quest'aria viene riscaldata si ottiene un aumento di pressione.
Dal tubo di scappamento: solo aria fredda. Il pianeta si riscalda? Noi lo
raffreddiamo andando in automobile! Il motore sfrutta sia la pressione che
la temperatura dell'aria compressa.
L'impianto elettrico è anch'esso di nuova concezione. Una normale auto
trasporta inutilmente fino a 30 chili di fili elettrici. In una Eolo ce ne
sono meno di 2 chili. Un solo filo comanda tutti i dispositivi.
La carrozzeria è in fibra e resina, realizzata con tecnologia RTM. Leggera
e più resistente di una carrozzeria tradizionale in lamiera, richiede spese
contenute in caso di sostituzioni. Saranno prodotte in tutti i colori,
anche con decorazioni personalizzate.
Ma Eolo Italia intende andare oltre producendo carrozzerie in fibra e
resina vegetale, completamente riciclabili, infatti è pronta a iniziare una
ricerca con l'Enea per produrre carrozzerie in fibra di canapa e resina
ricavata dai legumi.
In definitiva: l'auto è ad inquinamento zero, raggiunge i 110 chilometri
all'ora, ha un'autonomia di 200 km alla media di 60 km orari, oppure 10 ore
di utilizzo in città, percorre 100 chilometri con 1500 lire 0,77 Euro circa
di elettricità e costa quanto un'utilitaria. E, come se non bastasse, con
il motore MDI (se utilizzato con gas metano), il rendimento è superiore al
50%. Ogni famiglia, con questo nuovo sistema, collegato alla rete del gas,
diverrebbe un micro produttore di elettricità e recupererebbe oltre questa,
il calore prodotto dal motore, utilizzandolo per il riscaldamento d'inverno
e la climatizzazione d'estate. Il bilancio energetico sarebbe superiore
all'80% a differenza del sistema attuale che è soltanto del 30%: tutto
questo sarebbe un guadagno per le famiglie, un risparmio per lo Stato sulla
spesa energetica, un più grande rispetto dell'ambiente.
Recentemente, a Torino, Cofferati ha dichiarato che "la crisi della Fiat è
una crisi della qualità", senza precisare quale sia la qualità da
raggiungere per poter essere competitivi. Forse si riferiva alla qualità
dell'aria delle nostre città, in questo caso avrebbe avuto ragione. Per noi
la qualità è quella della Eolo, o quella del progetto Smile di Greenpeace.
Per maggiori informazioni: http://www.eoloauto.it.
[Redazione Cunegonda].
I 10 atti contro natura del Governo Berlusconi
Effettiva utilità sociale ed equità, funzionalità rispetto alle esigenze di
sviluppo e modernizzazione del Paese, compatibilità con l'ambiente. Le
linee guida della Finanziaria che il Governo si appresta a varare
dovrebbero rispondere a questi requisiti di fondo, dovrebbero intrecciare
le esigenze di cassa con la necessità di svecchiare le strategie dello
Stato nel campo delle infrastrutture, ad esempio, o in quello della ricerca
e dell'innovazione tecnologica. L'unica certezza che arriva invece
dall'insieme delle disposizioni per la formazione del bilancio annuale e
pluriennale dello Stato è, da una parte, quella di un nemmeno troppo
graduale ritorno al passato e dall'altra una nuova deregulation tesa a
spianare la strada ad appalti, grandi opere e progetti senza tener conto
dei criteri di trasparenza, utilità, programmazione, compatibilità
ambientale.
Si delinea così in maniera netta la rinascita di "appaltopoli", con un
ritorno in auge dei signori del cemento e del calcestruzzo che hanno
imperversato negli anni della Prima Repubblica; si canonizza che una
politica delle infrastrutture non esiste (dove politica vuol dire scegliere
nell'interesse generale) e che le decisioni saranno sempre occasionali e
svincolate da ogni criterio di programmazione; si marginalizzano ancora di
più i temi collegati all'ambiente, dal rispetto per gli accordi di Kyoto
alla manutenzione delle città, dalle energie rinnovabili alla ricerca
scientifica, dalla fiscalità ambientale alla difesa del suolo, ai parchi,
alla mobilità urbana ed extra-urbana alternativa a quella su gomma.
Sarebbe riduttiva però una analisi che individua solo nella Finanziaria lo
strumento con il quale questo governo cancella l'ambiente dalla sua agenda,
lo rende anzi esposto a una serie di attacchi che - dietro il pretesto di
interventi infrastrutturali di cui l'Italia sicuramente ha bisogno -
legittimano cantieri di cui l'Italia non ha sicuramente bisogno e un nuovo
sperpero di denaro pubblico. Sarebbe riduttivo, si diceva, perché in realtà
vanno in questa medesima direzione tanti altri provvedimenti varati finora
dal governo Berlusconi, dalla Legge Obiettivo al condono ambientale
contenuto nelle "norme per incentivare l'emersione dell'economia sommersa",
dalla deregulation edilizia a quella del settore dei rifiuti. Per arrivare
a provvedimenti, alcuni magari di minor entità, che sembrano tutti ispirati
però da un nuovo personaggio, Berlusc Hood, che toglie ai poveri per dare
ai ricchi.
E' il caso ad esempio dei vantaggi fiscali contenuti nella Tremonti per
aziende e studi professionali che vorranno rinnovare il proprio
parco-macchine: lo sconto (garantito dallo Stato agli imprenditori) per una
Bmw o una Mercedes da 50 milioni si aggirerà sui 12 milioni e mezzo di
lire. E' il caso degli incentivi alle ristrutturazioni: la Finanziaria
prevede la copertura di questa misura solo fino al giugno 2002, poi ne
potranno usufruire esclusivamente le grandi imprese e non più i singoli
cittadini.
E' il caso della sanatoria dell'economia sommersa che introduce anche un
condono ambientale in merito alle violazioni amministrative e penali: una
premio a chi ha inquinato ed evaso il fisco a scapito degli imprenditori
onesti e di chi paga le tasse.
E' il caso, e parliamo ancora di legge Tremonti, delle detassazioni per
l'acquisto di immobili (che potrebbero così sommarsi all'incentivo per le
ristrutturazioni del 36%) e aree edificabili nel caso in cui si incorpori
un fabbricato "strumentale".
In una parola, "pericoloso" è l'aggettivo che meglio sintetizza questi
primi mesi di governo Berlusconi e i principali provvedimenti approvati o
disegnati dal consiglio dei ministri e dalla maggioranza. Ed è da qui che
nasce la necessità di fissare, come Legambiente fa in questo dossier,
alcuni punti chiave e alcune cifre delle politiche contro l'ambiente
dell'esecutivo.
Un'altra considerazione, più generale, va fatta per gli altri soggetti e
settori che, insieme all'ambiente, pagheranno i costi di questa
Finanziaria. Altra vittima delle disposizioni di bilancio sono i Comuni che
vedranno progressivamente diminuire i trasferimenti (dell'1% nel 2002, 2%
nel 2003, 3% nel 2004) e la compartecipazione all'Irpef (scende da
quest'anno all'1,5%, mentre la Finanziaria Amato prevedeva il 4,5%), con un
taglio netto per il 2002 di alcune migliaia di miliardi.
Contemporaneamente, un altro elemento che caratterizza la Finanziaria è la
crescita delle spese per la Difesa che superando ormai i 40mila miliardi di
lire, crescono nel 2002 del 15% (c'era già stato un incremento del 10% nel
biennio 2000-2001), raggiungono le risorse stanziate per l'assistenza e
sono 8 volte più consistenti di quelle dedicate all'ambiente.
Per di più - come ha sottolineato anche il Governatore della Banca d'Italia
Antonio Fazio - la manovra "contiene provvedimenti più temporanei che
strutturali". Non ci sono segnali positivi in direzione di un corretto
federalismo fiscale, nessuna chiarezza in materia di finanziamenti
strutturali tra i diversi dicasteri, nessun intervento strutturale nella
direzione di un riequilibrio della spesa. C'è invece un federalismo per cui
i Comuni dovranno chiedere tasse per conto dello Stato e per rimpinguare il
bilancio delle Regioni, una devolution per cui il cittadino paga meno tasse
allo Stato ma ne paga di più ai Comuni che a loro volta le dovranno girare
alle regioni per colmare i buchi della sanità.
Altro punto critico della Finanziaria 2002, la scelta sistematica di
"organizzare" la ripartizione delle spese nel triennio per il finanziamento
delle politiche ambientali a dopo il 2002: i tagli alla spesa si
concentrano infatti nel 2002, salvo "promettere" investimenti aggiuntivi
per i due anni successivi. Un "giochetto" che vale per l'ambiente ma non
solo. Basta vedere quello che accade con la ricerca, un altro settore
decisivo per il futuro dell'Italia: la Finanziaria taglia i fondi per il
2002, ma il ministro Moratti rilascia dichiarazioni promettendo che dal
2003 cambierà musica e i finanziamenti torneranno a salire fino a superare
la soglia dell'1%.
[Fonte: Legambiente]
Ponte sullo Stretto. Il danno e la beffa
Brutte notizie. Il 14 gennaio 2003 è stato approvato il progetto
preliminare del Ponte sullo Stretto di Messina. Sordo agli appelli della
società civile, delle associazioni ambientaliste, e dei siciliani, questo
governo intende a tutti costi costruire un manufatto costoso, inutile e
dannoso per l'intera economia dell'isola, deturpando allo stesso tempo uno
dei siti più preziosi del nostro Mediterraneo. Entro sei mesi è prevista
l'approvazione da parte del CIPE, e in seguito inizieranno le gare di
appalto per l'affidamento dei lavori.
E i soldi per realizzarlo? Berlusconi pensa di iniziare una sistematica
vendita del patrimonio pubblico ai privati per finanziare le grandi opere:
la beffa si aggiungerebbe al danno. Ci venderemo il Colosseo, per avere in
cambio un'autostrada e un pilone del ponte? Chi si aggiudicherà le Terme di
Diocleziano, Pompei e qualche migliaio di chilometri di spiagge
incontaminate? L'asta è aperta! Servono i soldi per il grande Ponte.
Questo Ponte non si deve fare, per il bene della Sicilia e dell'Italia
intera. Ci appelliamo ai Verdi, alle forze della sinistra perché inizino
una campagna di informazione per portare a conoscenza dell'opinione
pubblica il disastro ambientale ed economico che si produrrebbe con la
costruzione del Ponte, e che si inizi una ininterrotta catena a oltranza di
manifestazioni nazionali per scongiurare la realizzazione dello scempio a
Scilla e Cariddi.
[Redazione Cunegonda]
Libertà di stampa. Ultimi in Europa
Ultima in Europa e 40esima su 139 paesi del mondo. Ecco i ben poco
onorevoli piazzamenti dell'Italia nella prima classifica mondiale sulla
libertà di stampa, pubblicata nell'ottobre 2002 da Reporter senza
frontiere. Dalle 50 domande poste a giornalisti, ricercatori e giuristi
circa leggi sui media, reati a mezzo stampa e pressioni sugli addetti ai
lavori, il nostro paese risulta ben poco affine alle condizioni di libertà,
autonomia e pluralismo che dovrebbero essere garantite in generale in tutti
i settori ed in modo particolare nell'ambito dell'informazione.
Senza dubbio, infatti, la libertà di stampa è uno dei parametri più
indicativi per misurare l'integrità e la piena realizzazione di un sistema
democratico, e la nostra Italia ha dimostrato una volta di più tutti i suoi
problemi e le sue contraddizioni, la cui risoluzione è ogni giorno che
passa sempre più urgente. Scontato eppure sempre d'obbligo sottolineare
come la maggior parte delle motivazioni che ci hanno relegati tanto in
basso nella classifica siano legate ad un sistema televisivo pressoché
monopolistico, con un presidente del Consiglio anche a capo del più grande
gruppo televisivo privato, le cui ingerenze in quello pubblico sono da
tempo sotto gli occhi di tutti.
Certo, in confronto a Cina e Corea del Nord (ultime in classifica) potremmo
ritenerci modello di virtù, ma come peggiori d'Europa bisognerebbe
finalmente avvertire la necessità di modificare lo stato delle cose e
riacquistare standard più conformi ad un modello realmente democratico.
[Ilenia, Redazione Cunegonda]
Tagli alla Rai. Il caso RaiLibro
"Dal primo gennaio 2003 il sito RaiLibro è fermo. La farfalla Luisa, però,
continua il suo volo". Cosa significa questa frase? E' dall'autunno '99 che
RaiLibro offre ai suoi appassionati lettori notizie, idee e commenti su
tutto ciò che riguarda la cultura, ed in particolare il mondo dei libri. Ma
alla fine dello scorso ottobre il sito è stato sospeso, e infine dichiarato
definitivamente chiuso a partire dal primo gennaio 2003. I curatori, Nanni
Balestrini e Maria Teresa Carbone, e con loro il vasto numero dei lettori,
hanno espresso tutto il loro stupore di fronte al provvedimento deliberato
dall'attuale consiglio di amministrazione, le cui ragioni rimangono tuttora
oscure. Infatti, il direttore di Rai Educational, Gianni Minoli, cui si
deve la decisione, non ha fornito alcuna spiegazione al riguardo, ed è
pertanto anche per questo che i curatori invitano quanti vogliano farlo ad
inviare una lettera di protesta a Minoli all'indirizzo
appello@railibro.lacab.it.
RaiLibro è stato senza alcun dubbio un progetto importante e vitale, che
fornisce informazioni ed approfondimenti sulle novità editoriali, uno
sguardo a tutto campo sui più importanti temi della cultura, italiana ed
estera, che si avvale di collaboratori prestigiosi (tra cui molti
scrittori) e che, non da ultimo, raggruppa numerosi lettori (60000
visitatori abituali, oltre 10000 iscritti alla mailing list). Ed è proprio
per questi ultimi, che hanno sempre dimostrato stima ed apprezzamento, che
Balestrini e Carbone hanno deciso di approntare autonomamente un nuovo
sito, dal nome Zooom, che già da ora ha una newsletter attiva, che mantiene
il simbolo della farfalla Luisa, già presente nel sito RaiLibro. La
newsletter sarà un vero e proprio periodico culturale, con segnalazioni sui
libri di recente uscita, notizie e commenti dal mondo dell'editoria, una
breve rassegna stampa, gli appuntamenti culturali di maggior rilievo ed i
link ai siti più interessanti. Ecco l'indirizzo per !
tutti gli appassionati: http://www.lacab.it/farfallaluisa.
[Ilenia, Redazione Cunegonda]
D'Alema, stavi scherzando vero?
Massimo D'Alema ha fatto una dichiarazione per molti versi sconcertante.
Se n'è uscito ventilando la possibilità di modificare l'articolo 11 della
Costituzione, nel quale si dichiara che l'Italia ripudia la guerra e che si
impegna a usare le armi solo in caso di un'aggressione diretta.
Questa dichiarazione di D'Alema ci ha lasciati di stucco in quanto
sottintende la piena accettazione della logica del conflitto preventivo.
D'Alema sostanzialmente si rende conto che la partecipazione dell'Italia
alla guerra contro l'Afghanistan o l'Iraq è incostituzionale ma, invece di
essere portato a riflettere sull'enormità che si è compiuta e si sta
compiendo, è talmente convinto che questa guerra contro gli stati canaglia
sia giusta, da trovare ovvio che sia in errore la costituzione italiana e
che quindi vada modificata. E' in questo è perfettamente in regola con la
tendenza dominante. C'è in giro un tale che ogni volta che lo accusano di
un reato lo depenalizza.
Ora non vorremmo tediarvi ripetendo le motivazioni che ci spingono a
pensare che questa guerra sia combattuta soprattutto per gli interessi
petroliferi, ne vorremmo dilungarci sul particolare costituito dai miliardi
di dollari spesi nel passato dagli Usa per finanziare i Talebani, Bin Laden
e Saddam... Accenneremo soltanto ai decennali rapporti di amicizia e affari
tra la famiglia Bush e Bin Laden e le enormi speculazioni in borsa che
scommettevano sugli attentati prima dell'11 settembre. Né vorremmo essere
prolissi sproloquiando sull'indiscutibile evidenza della sopravvivenza in
vita di Bin Laden, il "mullah Omar" e tutta la direzione di Al Qaeda. I
nostri gentili lettori sono di certo informati poi dei campi di
concentramento, dei massacri, delle torture, dei proiettili all'uranio
impoverito e dei bombardamenti un po' troppo frequenti che, per errore,
hanno colpito matrimoni, convogli di profughi, scuole e centri del
volontariato in Afganistan e anche in Iraq dove da un de!
cennio gli Usa bombardano quasi quotidianamente (anche se i mass media non
ne parlano).
Insomma diamo per scontato di parlare a persone che hanno la sensazione che
la guerra oggi sia il peggiore dei mali. Già ora assistiamo a un crescendo
drammatico del terrorismo ma una guerra contro l'Iraq significherebbe il
rischio di un'esplosione della tensione internazionale con conseguenze che
neppure si possono immaginare.
E sinceramente ci stupisce oltremodo che un leader della sinistra si
permetta di proporre la modifica dell'articolo 11 della Costituzione
italiana (che come si diceva una volta "è costata tanti morti") senza
aprire prima un dibattito all'interno del proprio partito e dell'Ulivo. E
ci pare ancor più incredibile che alle parole di D'Alema non sia seguita
una insurrezione da parte dei militanti DS, che hanno intascato le
dichiarazioni dell'Imperatore Massimo senza batter ciglio e senza aprir
bocca. Sconfortante.
E anche di cattivo gusto da parte di D'Alema verso il povero Fassino che ci
fa la figura totale del Segretario Generale Fantoccio. Ce lo immaginiamo
mentre nella notte telefona al suo Capo con i Baffi e con lamentoso accento
piemontese gli domanda: "Ma io cosa ci sto a fare?".
Un'ultima cosa: ci sembra incredibile che il sindacato, che ha portato tre
milioni di persone in piazza per difendere l'articolo 18, non abbia ancora
preso iniziative per organizzare una manifestazione nazionale contro la
guerra e a favore della pace. Quanti scenderebbero in piazza? Si potrebbe
così far capire all'attuale governo due cose molto importanti: che il
popolo italiano non è per la guerra, e che in una vera democrazia una
vittoria elettorale non conferisce il diritto di ignorare quella parte di
Italia (la stragrande maggioranza) che si oppone recisamente ad un
intervento armato in Iraq.
[Redazione Cunegonda]
Assicurazioni. Dopo la truffa, i rimborsi
Gli automobilisti assicurati con una delle compagnie multate due anni fa
dall'antitrust per aver violato le leggi sulla concorrenza possono fare
ricorso presso i giudici di pace chiedendo il rimborso delle somme pagate
in più. Una recente sentenza della Cassazione ha sancito il principio
secondo il quale le intese scorrette tra imprese danneggiano il consumatore
finale che può dunque chiedere il risarcimento dei danni subiti.
L'antitrust, lo ricordiamo, due anni fa aveva condannato diciassette
compagnie assicurative (SAI, GENERALI, HELVETIA, LLOYD ADRIATICO,
AZURITALIA, MILANO, RAS, REALE MUTUA, ZURIGO, ALLIANZ SUBALPINA, ASSITALIA,
TORO, UNIPOL, WINTERTHUR, AXA, FONDIARIA, GAN) per aver fatto cartello
scambiandosi informazioni sulle tariffe. Negli ultimi mesi già alcune
migliaia di automobilisti avevano presentato ricorso, anche se con esiti
non sempre favorevoli, ma per le associazioni dei consumatori la sentenza
potrà ora orientare più decisamente i giudici di pace in fav!
ore degli automobilisti raggirati.
Critiche arrivano invece dall'Ania, che raggruppa le compagnie
assicurative. L'associazione parla di indicazioni fuorvianti e di inutili
contenziosi giudiziari e ribadisce che le richieste di rimborso saranno
respinte.
A circa 18 milioni di consumatori è stato quindi indebitamente sottratto il
diritto alla libera concorrenza, e pertanto si tratta di una vera e propria
truffa ai loro danni. Cosa fare dal lato pratico per ottenere giustizia?
Anche se Cofferati si è recentemente schierato in difesa delle compagnie
assicurative agitando lo spettro di una valanga di licenziamenti a causa
dei ricorsi, a noi non sembra irragionevole esigere un risarcimento da chi
ci ha truffato, pertanto, ecco le indicazioni per istruire il ricorso.
Prima la richiesta di rimborso alla propria compagnia, includendo la
precisazione che "se la richiesta di rimborso non verrà accolta si
procederà alla disdetta dell'assicurazione in favore di un'altra compagnia
assicurativa". Poi, in caso di risposta negativa o di mancata risposta
entro 15 giorni, il ricorso al giudice di pace competente per territorio.
Se l'importo richiesto supera i 516 Euro occorre l'assistenza di un
avvocato. Nella sezione DOCUMENTI del sito di Cu!
negonda Italia trovate i moduli pronti da stampare per effettuare il ricorso.
[Redazione Cunegonda]
Speciale Bruno Vespa
E' una bionda sexy sadomaso lesbica minorenne. Su Internet.
Prende il Viagra. Per non pisciarsi sulle scarpe.
Il suo cocker gli ha insegnato un sacco di cose. Ad esempio a leccarsi le
palle.
Nessuno vuole toccare le cose che lui ha appena toccato.
E' basso. Te lo trovi sempre in mezzo alla cerniera.
Tiene sempre le mani sopra la scrivania per evitare che qualcuno pensi che
si sta toccando
[Tratto da: Daniele Luttazzi, Satyricon]
Non paghiamo il canone al monopolio dell'informazione televisiva
Ognuno di noi, acquistando prodotti pubblicizzati sulle reti Mediaset,
versa a fine anno una quota che è di molto superiore alla cifra del canone
Rai. E' in base a questa constatazione che Cunegonda Italia invita a
leggere con attenzione la seguente lista di prodotti, che comprende i
maggiori inserzionisti che comprano spazi pubblicitari sulle reti Mediaset.
Il Movimento Cunegonda non invita a non acquistare, ma a pensare che ogni
nostro acquisto di prodotti reclamizzati sulle reti Mediaset si traduce in
un contributo economico a sostegno del monopolio dell'informazione
televisiva. La scelta sull'acquisto o meno dei prodotti viene dopo, e
dipende solo dalla volontà individuale
Se acquisti questi prodotti paghi il canone a Mediaset.
Elenco valido fino al 31 marzo 2003
Alimentazione
San Pellegrino, Acqua Panna, Surgelati Findus, Nesquik, Nescafè, Mulino
Bianco, Oro Saiwa, Buitoni, Perugina, Gelati Motta, Moncherì, Pocket
Coffee, Raffaello, Rocher, Kinder, Nutella Ferrero, Yogo Brioss, Olio
Bertolli, Pasta e sughi Barilla, Mulino Bianco, Pavesi, Daygum.
Articoli per la casa
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Rilevamento dati osservatorio Cunegonda
Ringraziamo Umberto Eco, tutti coloro che ci sostengono e incoraggiano, e
tutti quelli che ci aiuteranno a rendere la nostra cara Italia un po' più
democratica e libera.
Un saluto cordiale
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L'occhio critico sui consumi
Missione attuale: la fine del monopolio dell'informazione televisiva
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