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La «società civile» araba per l'interposizione in Iraq contro la guerra
Fonte: Il Manifesto - 11/01/2003
MEDIO ORIENTE
Migliaia di scudi umani in Iraq
La «società civile» araba per l'interposizione in Iraq contro la guerra
ORNELLA SANGIOVANNI *
L'Iraq chiama e il mondo arabo risponde. Non certo i governi ma quella che
comunemente viene chiamata la gente comune. Sarebbero migliaia infatti i
volontari pronti a partire per Baghdad per offrirsi come scudi umani in
caso di attacco americano, secondo quanto riportato di recente dal giornale
iracheno al Qadissiyah. Anche se questa viene presentata come una
iniziativa internazionale - i volontari, scrive al Qadissiyah,
proverrebbero da tutti i paesi del mondo - il contingente di gran lunga più
numeroso è quello atteso dai paesi arabi, Giordania ed Egitto in primo
luogo. La conferma viene da Mansour Mourad, un responsabile giordano della
campagna per l'arruolamento dei volontari citato dal giornale iracheno,
secondo cui le persone pronte a partire sarebbero addirittura centomila.
Giordania ed Egitto - aggiunge Mourad - sono fra i paesi in cui la campagna
ha avuto più successo.
Proprio la preparazione dell'invio di scudi umani in Iraq è fra le priorità
della «Dichiarazione del Cairo»: documento finale di una conferenza
internazionale contro la guerra all'Iraq svoltasi il 18 e 19 dicembre
scorso nella capitale egiziana, con la partecipazione di numerose
personalità internazionali e del mondo arabo, fra cui l'ex ministro della
giustizia Usa, Ramsey Clark, gli ex coordinatori umanitari dell'Onu in Iraq
Denis Halliday e Hans von Sponeck, Samir Amin e il parlamentare
arabo-israeliano Azmi Bishara.
Organizzata dalla Egyptian Popular Campaign to Confront US Aggression,
vasta coalizione di attivisti e intellettuali egiziani creata alcuni mesi
fa e che ha fra i suoi fondatori anche l'ex-funzionario Onu Ashraf El
Bayoumi, il suo obiettivo era quello di lanciare una «campagna
internazionale» in solidarietà con i popoli di Iraq e di Palestina.
Anche il marine Nichols si fa scudo
Ma quello arabo non è l'unico filone delle iniziative che vanno in questa
direzione. Un appello ad andare in migliaia in Iraq per stare fianco a
fianco della popolazione irachena che subisce, oltre all'embrago, anche i
bombardamenti è stato lanciato da Ken Nichols O'Keefe, che ha fondato a
Londra una associazione chiamata «Whe the people», insieme ad un'altra che
si chiama Universal Kinship (Fratellanza Universale). La vicenda di Nichols
O'Keefe però è singolare. Arruolatosi nei marines all'età di 19 anni, prese
parte nel 1991 alla guerra del Golfo. Successivamente, pentito e
disgustato, anche per il comportamento del governo Usa nei confronti della
«Sindrome del Golfo» - «Quando i leader di una nazione non rispettano
neanche le vite dei loro "figli e figlie", il nemico non entrerà mai nella
loro sfera di considerazione», ha scritto di recente sul settimanale
britannico Observer - nel 1999 ha rinunciato alla cittadinanza americana,
nella convinzione (è ancora lui che parla) «che il mio governo non meritava
i miei soldi - attraverso le tasse - e certamente non la mia fedeltà».
Oggi invita tutti coloro che vorranno a unirsi a lui e ad andare in Iraq
come scudi umani, dichiarandosi non cittadini dei propri paesi ma
«cittadini del mondo», e onorando in tal modo la Dichiarazione Universale
dei Diritti Umani. L'idea è quella di una carovana di pacifisti che parta
da Londra (data proposta è il 18 gennaio, ma non c'è ancora una decisione
definitiva) e raggiunga l'Iraq via terra, attraversando, con tappe
successive, vari paesi europei, e poi Turchia e Siria.
Secondo Nichols O'Keefe, le adesioni sarebbero già centinaia.
Dal canto suo Baghdad sembra adesso aprire ai pacifisti.
Di recente il vice premier Tariq Aziz. L'Iraq, ha dichiarato che l'Iraq
accoglierà con favore i volontari, perché «la resistenza agli Stati Uniti
non riguarda unicamente gli iracheni ma la nazione araba e i paesi liberi
del mondo». L'arrivo di un primo contingente di scudi umani era stato
annunciato il 23 dicembre in una conferenza stampa dal segretario generale
della Conferenza delle Forze Popolari Arabe, nonché alto dirigente del
partito Ba'ath, Saad Qasim Hammoudi. Queste persone - aveva dichiarato
Hammoudi - sarebbero state «distribuite presso installazioni vitali e
strategiche in tutte le provincie irachene».
Respingono invece l'etichetta di scudi umani i pacifisti dell'Iraq Peace
Team: americani che con delegazioni a staffetta sono in Iraq dalla fine di
settembre. «Non ci consideriamo scudi umani più di quanto possano
considerarsi tali gli inviati di guerra», dichiarano «siamo venuti qui in
solidarietà con il popolo iracheno, per sperimentarne le condizioni di vita
e le sue sofferenze». Ricordando così che c'è un approccio radicale e non
subalterno, anche occidentale: quello dell'interposizione di pace
sperimentata nei Territori occupati palestinesi.
*Un Ponte per...