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Cantata per Danilo



Ai mezzi d'informazione
e ad alcuni amici assai cari

RICORRE DOMANI L'ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA DI DANILO DOLCI

Ricorre domani l'anniversario della scomparsa dell'indimenticabile Danilo
Dolci, lo ricordiamo con questa cantata scritta dal nostro collaboratore
Benito D'Ippolito.

Aggiungiamo anche una breve notizia biografica su Danilo Dolci scritta da
Giuseppe Barone, suo autorevole studioso e comune caro amico.

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo

Viterbo, 29 dicembre 2002

* * *

BENITO D'IPPOLITO: CANTATA PER DANILO

Giunse Danilo da molto lontano
in questo paese senza speranza
ma la speranza c'era, solo mancava
Danilo per trovarcela nel cuore.

Giunse Danilo armato di niente
per vincere i signori potentissimi
ma non cosi' potenti erano poi,
solo occorreva che venisse Danilo.

Giunse Danilo e volle essere uno
di noi, come noi, senza apparecchi
ma ci voleva di essere Danilo
per averne la tenacia, che rompe la pietra.

Giunse Danilo e le conobbe tutte
le nostre sventure, la fame e la galera.
Ma fu cosi' che Danilo ci raggiunse
e resuscito' in noi la nostra forza.

Giunse Danilo inventando cose nuove
che erano quelle che sempre erano nostre:
il digiuno, la pazienza, l'ascolto per consiglio
e dopo la verifica in comune, il comune deliberare e il fare.

Giunse Danilo, e piu' non se ne ando'.
Quando mori' resto' con noi per sempre.

* * *

GIUSEPPE BARONE: BREVE NOTIZIA SU DANILO DOLCI

[La seguente sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe
Barone e' il breve profilo comparso col titolo "Costruire il cambiamento" ad
apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe,
Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002]

Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel
1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini,
si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una
delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso
anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino
morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le
autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti,
come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza
Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e
mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono
anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono
incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con
centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a
riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per
la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena
occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per
consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della
Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e
di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico,
fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo
piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro
Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi,
Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si
moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero
(da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da
Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti
avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare,
sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario
e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina
verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare,
fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal
coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea
di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze
locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui
ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e
ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una
parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna,
rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E'
proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende
corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un
futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia,
che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno
strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di
acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo:
saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi
digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne
sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia
di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora
coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di
numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento
economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del
lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il
Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione
artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene
approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della
struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col
contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro
Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di
ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso:
muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e
dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre
societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di
ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso
la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della
"scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico,
propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei
rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul
"reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli
esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi
fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura
maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare,
legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina
del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un
infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie
residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della
sua vita.