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Operazione Colomba: striscia di Gaza - COMUNICATO 16.12.02



 

16 dicembre 2002, striscia di Gaza

COMUNICATO

La sera dell’11 dicembre ci giunge la notizia dell’incontro a Roma del primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, con il presidente israeliano, Moshe Katsav. Secondo quanto riportato dall’ANSA: “Il premier ha chiuso le porte di Palazzo Chigi ai rappresentanti di Arafat subito dopo la strage di Netanya nel marzo del 2002(…). Berlusconi avrebbe promesso a Katsav l’appoggio incondizionato dell’Italia al diritto di Israele di vivere in pace nel suo territorio”.
 
Ieri, 12 Dicembre, 5 persone  sono state uccise mentre tentavano di uscire dalla striscia di Gaza, lo stesso esercito israeliano ha confermato che erano disarmati. La sera dell’11 dicembre presso il check point di Abu Holi, che divide in due la striscia, sono stati feriti due palestinesi mentre stavano spingendo la loro macchina rimasta in panne. L’8 Dicembre a Rafah, al confine con l’Egitto, una donna è rimasta uccisa dai soldati israeliani, i suoi tre bambini sono stati feriti. Il 6 Dicembre l’incursione di circa 40 tank israeliani nel campo profughi di Bureij, a sud di Gaza, ha provocato la morte di 10 persone, tra cui una donna e i suoi quattro bambini, e circa 20 feriti. 
 
Attualmente la striscia di Gaza e’ ermeticamente chiusa per i palestinesi: non si può entrare ne’ uscire. Il 40% della striscia e’ occupata dagli insediamenti israeliani (e dalle relative zone di sicurezza attorno ad essi, dalle by pass road e dalla green line) in cui vivono circa 6.000 col israeliani (0,5% della popolazione della striscia di Gaza). Nel restante 60% vivono 1.250.000 palestinesi. Da un punto di vista strategico gli insediamenti servono a giustificare la presenza delle basi militari israeliane nella striscia, lo sfruttamento delle risorse idriche e ad impedire la realizzazione dei diritti civili palestinesi
 
Ci rendiamo conto che “il diritto di Israele a vivere in pace nel suo territorio”, diritto del tutto legittimo, non sarà il frutto di questa palese situazione di ingiustizia. Non è possibile raggiungere la pace con un esercito che deliberatamente spara sui civili, blocca le strade, distrugge case, sradica ulivi. Non si arriverà mai alla sicurezza per il popolo israeliano mantenendo quello palestinese in un clima di terrore e oppressione permanente. Quotidianamente, ormai da molti mesi, siamo testimoni del deterioramento graduale della situazione, della perdita di speranza da parte della gente, dell’intensificarsi della violenza.
In tutto questo i paesi occidentali hanno un’enorme responsabilità: in questo conflitto, come in qualsiasi altro, non è possibile proporsi come mediatori di pace schierandosi senza condizioni con una sola delle parti coinvolte, in questo caso con quella israeliana. Se da un lato si condanna -giustamente- l’uccisione di civili israeliani da parte dei palestinesi, dall’altro si resta silenziosi sulla politica del governo israeliano, che ufficialmente esprime la propria volontà di pace, ma concretamente mette in atto l’espansione degli insediamenti, la confisca di terre palestinesi, la distruzione delle infrastrutture sociali e politiche. Lo stesso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato diverse risoluzioni (vincolanti per gli Stati membri) in cui si condanna la politica israeliana: a partire dalla risoluzione 242 (1967) in cui si chiede “il ritiro delle forze armate israeliane dai territori occupati” nel corso del conflitto, fino ad arrivare alla risoluzione 1435 (2002), adottata lo scorso Settembre, in cui oltre a “richiedere la completa cessazione di tutti gli atti di violenza, inclusi gli atti di terrorismo”, si “richiede anche il rapido ritiro delle forze di occupazione israeliane dalle città palestinesi”. 
Constatiamo come ancora una volta le azioni e l’atteggiamento del nostro Governo siano dettati non dalla sensibilità verso la sofferenza di un popolo o dal rispetto dei diritti umani, ma dagli interessi strategici e politici del nostro paese.
Rifiutiamo questa logica, non per diversa posizione politica o ideologica, ma perché vivendo qua, al fianco delle vittime, siano esse israeliane o palestinesi, ci rendiamo conto della falsità e dell’opportunismo delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio.

Pertanto chiediamo che il Governo italiano intraprenda una politica estera per il medioriente che tenga conto anche delle gravi violazioni dei diritti umani di cui si rende costantemente responsabile il Governo Israeliano e che abbia l’obiettivo di favorire il processo di pace e di tutelare i diritti fondamentali di entrambi i popoli.

I volontari dell'Operazione Colomba - Papa Giovanni XXIII
 
Per contattare i nostri volontari nella striscia di Gaza +972 55 940773