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A trent'anni dalla legge 772
Comunicato stampa
A TRENTANNI DALLA LEGGE 772 DEL 15 DICEMBRE 1972 CHE RICONOBBE IL DIRITTO
ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA AL SERVIZIO MILITARE
Vi inviamo il seguente intervento del nostro collaboratore Benito
D'Ippolito, improvvisato il 15 dicembre 2002 in occasione della
commemorazione del trentennale della legge 772 del '72.
Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Viterbo, 16 dicembre 2002
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BENITO D'IPPOLITO: UN'IMPROVVISAZIONE PROSODICA
Accadde in Grecia, accadde nella fosca
citta' in cui la famiglia dei regnanti
sbranava se' e rivelava al mondo
cosa si cela anche nella famiglia,
di che consista l'arte di governo.
Accadde a Tebe, sorse una fanciulla:
Antigone, che in faccia al re, al parente
al maschio, al suocero veniente, e al mondo
oso' dire di no al comando dato.
E fece nascere, un lampo dal suo petto
questa idea nuova, questa idea splendente
con cui l'umanita' non e' piu' serva
ma lotta infine per la vita vera:
coscienza.
Secoli corsero e ancora e ancora secoli
sempre re sempre capi sempre maschi
ordinavano il mondo e ordinavano alle genti
l'arte sublime di sfracellarsi i corpi
a maggior gloria del potere loro.
Secoli corsero e sorsero sovente
persone buone che all'ordine infame
seppero opporsi, e fecero sovente
di Antigone il cammino fino all'orco
della coscienza in nome.
Secoli corsero e giunse infine il secolo
della Shoah e della bomba atomica,
d'Hiroshima di Nagasaki di Auschwitz
il secolo, contratto in un momento: kairos
l'ora di verita', rivelazione
apocalypsis della potenza tecnica
di far cessare l'umanita' e il mondo.
E per salvare il mondo e per salvare
l'umanita' quella sola risorsa
di Antigone ci resta, la coscienza.
Trent'anni fa la legge del paese
dove il si' suona e in cui malvivo vivo
infine rese onore a quanti vollero
pensosi i propri passi e lenti mettere
alla sequela della saggia Antigone:
da allora e' legge anche dello stato
quella che sempre di coscienza e' stata
legge nei cuori incisa: non uccidere,
non fare scempio della vita altrui,
i corpi che son vivi o sono stati
tu non ridurli a cosa, non trattarli
come fu in sorte alla salma di Achab.
Trent'anni fa giungeva a una vittoria
in questa terra almeno
la lotta che costo' il carcere a molti
(e ancora costa e a molti anche la vita
in tante terre dell'unico mondo).
La legge dello stato dichiarava
che giusto e' opporsi alla guerra e agli eserciti
poiche' ogni guerra e' massa di omicidi,
messe di vittime, irredimibil colpa,
poiche' ogni esercito e' scuola di assassinii.
Ma quella lotta deve proseguire:
ancora eserciti vi sono, e guerre
che possono portare alla catastrofe
dell'umanita' intera, all'estinzione
della comune impresa che chiamiamo
la civilta' delle donne e degli uomini.
E occorre allora ancora e ancora e ancora
lottare perche' sia abolita infine
la guerra, e gli strumenti suoi aboliti
anch'essi siano: eserciti, armi, imperi.
Molto e' da fare, alcune strade vedi
gia' chiare: la difesa popolare
nonviolenta, e nonviolente molte
azioni costruttive ed esperienze
storiche, le esperienze che ci insegnano
che puo' l'umanita' esser salvata
da un impegno comune che impedisca
le guerre e che sconfigga le oppressioni.
E' la speranza ed il messaggio grande
del movimento delle donne, il cuore
di quella - di ora e sempre - Resistenza.
trent'anni fa, e pare quasi un soffio.
Che non si spenga il lume che da Tebe
accese Antigone e ancora ci rischiara.
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