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La nonviolenza e' in cammino. 439
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 439 dell'8 dicembre 2002
Sommario di questo numero:
1. Aldo Ricci, di fronte a Ivan Illich e Antonino Caponnetto
2. Due lettere da Krishnammal Jegannathan
3. Stefano Longagnani, l'esperienza del Lafti
4. Giobbe Santabarbara, sulla ragionevole proposta di salvare la vita alle
persone invece di condannarle alla morte. Con un'opinione del professor Kant
di Koenigsberg
5. Lidia Menapace, due proposte ragionevoli
6. Un profilo di Ileana Montini
7. Un'intervista a Vandana Shiva: "Le alternative al sistema si devono
cercare con la forza della nonviolenza"
8. Daniele Lugli, una lettera agli iscritti al Movimento Nonviolento
9. Assia Djebar, della specie piu' rara
10. Benito D'Ippolito, ai partecipanti al seminario della Tavola della pace
del 7 dicembre 2002
11. Fatema Mernissi, ad ogni tramonto
12. Peppe Sini, meditando su un articolo di Giancarla Codrignani
13. Congresso dell'Associazione obiettori nonviolenti
14. Conferenze di Mary Daly in Italia
15. Un positivo bilancio della giornata del dialogo cristiano-islamico
16. Letture: Baya Gacemi, Nadia
17. Letture: Idanna Pucci, La signora di Sing-Sing
18. Letture: Nawal al Sa'dawi, Firdaus, storia di una donna egiziana
19. La "Carta" del Movimento Nonviolento
20. Per saperne di piu'
1. MEMORIA. ALDO RICCI: DI FRONTE A IVAN ILLICH E ANTONINO CAPONNETTO
[Ringraziamo Aldo Ricci (per contatti: aldo.ricci2@tin.it) per questo
intervento. Aldo e' da sempre uno dei principali collaboratori di questo
foglio, uno dei migliori costruttori di pace che vivono qui a Viterbo, e una
delle persone piu' buone che conosciamo]
E' di gratitudine, di serenita' e di aumentata forza la sensazione che
pervade l'anima in questi giorni dopo la notizia della morte di Ivan Illich
prima e Antonino Caponnetto subito a seguire.
Mi azzardo ad esternare un ricordo anche se in questi ultimi anni la
consuetudine alla meditazione personale, al cercare di capire e migliorare
me stesso, mi ha reso allergico allo scrivere.
Ho incontrato la figura di Illich nel 1985 quando, appena sposato, studiavo
con mia moglie preparandomi al volontariato internazionale che avremmo
svolto poi in Sierra Leone. Quanta ingenuita', utopie, demagogia ci giravano
intorno in quel periodo. Lo stile di Illich fu una scossa positiva e rimase
un punto di riferimento sempre piu' fidato.
Ho incontrato la figura di Caponnetto nei primi anni novanta quando ancora
una volta ci prendeva la passione per i valori alti, cosi' alti che forse
non li padroneggiavamo: la giustizia, la pace, la dignita' e i diritti
umani. E ci "buttammo" in politica, l'esperienza de "La Rete". La figura di
Caponnetto mi e' servita da riferimento, esempio di bonta', saggezza.
La storia di questi due uomini buoni e' compiuta, per me credente e'
naturale pensare che cominci ora la loro gloria. Per me uomo comincia il
dovere della testimonianza.
Sia questo il senso di questa mia esternazione: ho conosciuto uomini e donne
piu' o meno buoni e mi sono costruito attraverso la relazione con loro,
quelli migliori sono diventati mia madre e mio padre, al pari dei genitori
naturali essi sono sangue del mio sangue. Ivan Illich e Antonino Caponnetto
sono dei migliori.
Io sono fatto di una parte di loro, mi impegno ad onorare questa Grazia che
ho ricevuto.
2. MAESTRE. DUE LETTERE DA KRISHNAMMAL JEGANNATHAN
[Ringraziamo Stefano Longagnani (per contatti: longagnani@yahoo.it) per aver
tradotto per noi queste lettere, a cui ha premesso la seguente nota: "Le
lettere che seguono sono comunicati che Krishnammal ha rivolto ai suoi
sostenitori nel mondo gli scorsi mesi. Ne mancano un paio, che riportavano
su un file immagine gli articoli apparsi di recente sulla stampa nazionale
(indiana) relativi alle loro lotte nonviolente. Se qualcuno li volesse
tradurre glieli posso inviare". Krishnammal Jegannathan (per contatti:
laftitngsm@yahoo.co.in), insieme al marito, e' la principale animatrice del
Lafti, una straordinaria esperienza nonviolenta su cui si veda la scheda di
seguito riportata]
10 settembre 2002
Cari amici,
voglio condividere con voi la felicita' che ho provato il 9 settembre
scorso. Il 9 di settembre e' stata una grande giornata per il Lafti. Il
popolo ha mostrato la propria grande forza d'animo, partecipando a migliaia
ad una grande marcia.
Una vera sorpresa. Ogni partecipante era preparato al sacrificio e a
combattere l'ingiustizia in modo nonviolento. Il proposito di tutti era
ottenere giustizia sociale, perche' sfortunatamente non c'e' liberta' per le
persone comuni. L'intera folla di diecimila persone ha espresso la propria
solidarieta' per la lotta contro le ingiustizie subite.
I ricchi, con l'aiuto degli ufficiali governativi, stanno distruggendo la
natura, che e' di tutti. Con la scusa di ottenere dollari per l'India stanno
distruggendo l'antica difesa naturale delle coste, la foresta di mangrovie
di Muthuppetai, un'area lagunare; ma la salvaguardia dell'ambiente e' un
bene comune, di tutti.
Il popolo e' sempre piu' convinto e determinato a lottare in modo
nonviolento per proteggere la foresta di mangrovie. Tutti i partecipanti
alla marcia hanno capito che la distruzione della foresta significa far
entrare i cicloni fin nel cuore del proprio villaggio.
La popolazione ha subito pesanti danni ai raccolti nel gennaio 2002, a causa
delle vasche per l'allevamento dei gamberetti, intorno alla laguna dove
tredici fiumi confluiscono e si gettavano liberamente in mare. Gli
allevamenti di gamberetti sono stati di fatto il blocco che ha impedito
all'onda di piena di sfogarsi a mare. Cosi' l'acqua ha cambiato il proprio
corso, inondando i campi di riso.
La gente e' stata lasciata sola, senza nessun aiuto. Fidando nel lavoro del
Lafti, essi ci incitano a guidarli nella lotta contro l'ingiustizia operata
dai ricchi. Spero che voi comprendiate questo nostro problema e ci
sosteniate. Alla conclusione della marcia, di fronte all'ufficio del
Collector, tutti hanno preso la forte decisione di continuare la lotta.
Con affetto,
Krishnammal Jagannathan
*
3 novembre 2002
Cari amici e care amiche del Lafti,
Desidero condividere con voi la mia esperienza di queste ultime settimane.
Nella notte del 22 ottobre non riuscivo a dormire a causa dell'angoscia per
le persone colpite dalla siccita'. Durante dieci mesi non c'e' stata
pioggia, non c'e' stato raccolto, e molte persone hanno perso l'opportunita'
di lavorare. Sono praticamente arrivate al punto di soffrire la fame.
Mi sentivo molto male per questo ed un pensiero occupava la mia mente
mettendomi in ansia; tra pochi giorni, il 4 di novembre, sara' un giorno di
festa nazionale in India per la ricorrenza di Deepawali. Si tratta di una
festa molto attesa e intensamente vissuta da tutti.
Mentre pero' le persone che godono di mezzi finanziari usano mangiare dolci
e vestire abiti nuovi, per coloro che non li hanno si trattera' di un altro
giorno di sofferenza.
Il giorno seguente, il 23 ottobre, mi sono recata ad incontrare gli
insegnanti e gli studenti delle scuole di formazione, ho parlato loro per
cinque minuti e la loro risposta e' stata immediata. Hanno contribuito con i
loro piccoli risparmi ed abbiamo comperato 200 chili di riso ed iniziato la
distribuzione.
Successivamente mi sono recata a visitare amici di varie associazioni
benefiche, come la Medical Association, e un considerevole, sorprendente
sostegno e' arrivato alla nostra causa. Una consistente partita di riso e'
arrivata al nostro centro.
In ogni attivita' dei politici ci sono dei colori di partito, ma il nostro
spirito e' semplicemente umanitario.
I nostri studenti dell'ostello erano in vacanza e cosi' abbiamo deciso di
organizzare la distribuzione del riso attraverso loro, ed e' stato un grande
successo. Siamo stati in grado di distribuire a 5.000 famiglie tra i 3 ed i
5 kg, a seconda della raccolta di fondi a livello locale, ed il Lafti ha
distribuito anche delle confezioni di spezie per il Sambar.
Siamo grati al Signore per l'opportunita' dataci di fare qualcosa per
sollevare le persone dalla morsa della fame e far sapere loro che qualcuno
non le ha dimenticate.
Cio' che sento e' che il Signore ci ha dato la vita affinche' possiamo
usarla in modo utile, percio' dobbiamo essere vigili ed all'erta per
approfittare di ogni minuto di essa per servire gli altri.
Calorosi saluti e auguri per Deepawali, la festa delle mille luci.
Krishnammal Jagannathan
3. ESPERIENZE. STEFANO LONGAGNANI: L'ESPERIENZA DEL LAFTI
[Ringraziamo Stefano Longagnani (per contatti: longagnani@yahoo.it) per aver
tradotto i testi sopra riportati e per aver redatto la seguente scheda sul
Lafti. Stefano Longagnani e' impegnato nei movimenti di solidarieta', per la
pace e la nonviolenza, nell'educazione alla pace e ai diritti umani, ed e'
uno dei nostro amici migliori - tra l'altro ha questa bizzarra virtu': che
legge nel pensiero di chi scrive queste righe]
Il Lafti e' una organizzazione di ispirazione gandhiana fondata da
Krishnammal Jagannathan, per continuare in Tamil Nadu il movimento "bhoodan"
per il dono della terra. La sigla Lafti significa Land for tillers' freedom
(Terra per la liberazione dei braccianti), dato che senza la proprieta'
della terra per i contadini non c'e' nessuna vera liberta'.
Le attivita' del Lafti negli ultimi 50 anni sono state concentrate nel
distretto di Nagapattinam, a favore dei senza terra e soprattutto delle
donne, schiave due volte del proprietario terriero e del marito. Per
favorire il loro riscatto sociale ed economico il Lafti ha distribuito e
direttamente intestato alle donne la terra donata o riscattata grazie alle
battaglie nonviolente per l'applicazione della troppe volte ignorata riforma
agraria che vieta lo smodato possesso di terreno agricolo. Templi e ricchi
possidenti spesso non rispettano la legge, e il Lafti lotta in modo
nonviolento per l'applicazione della legge e la difesa delle fasce deboli
della societa' del Tamil Nadu.
La campagna di lotta piu' famosa del Lafti e' forse quella di questi ultimi
anni contro le multinazionali allevatrici di gamberi nelle zone costiere
dell'India. Combattuta strenuamente con metodi nonviolenti la campagna di
lotta ha per ora avuto vittorie significative, ma non ancora risolutive.
Per ulteriori informazioni contattare (in inglese) direttamente Krishnammal
(laftitngsm@yahoo.co.in), oppure visitare i siti web
http://www.overseas1971.org (partner italiano del Lafti ) ovvero
http://www.lafti.org (sito ancora in costruzione). Su Krishnammal e
Jagannathan e' disponibile una piccola ma preziosa bibliografia, spesso
pero' in inglese. Cercate su internet. Attenzione che frequentemente i loro
nomi vengono dai giornalisti storpiati, e il motore di ricerca non li trova.
Mi preme segnalare l'ultimo libro uscito appena lo scorso agosto
sull'argomento, stavolta in Italiano: Terra, gamberi, contadini ed eroi,
biografia dei coniugi redatta dall'ottima Laura Coppo per le edizioni Emi,
10 euro. Disponibile anche presso la sede di Overseas a prezzo scontato.
Richiedetela anche via lettera o via e-mail a webteam@overseas1971.org
4. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: SULLA RAGIONEVOLE PROPOSTA DI SALVARE
LA VITA ALLE PERSONE INVECE DI CONDANNARLE ALLA MORTE. CON UN'OPINIONE DEL
PROFESSOR KANT DI KOENIGSBERG
Vorrei aggiungere una sola osservazione alle considerazioni gia' svolte nei
precedenti interventi apparsi su questo foglio a sostegno della ragionevole
proposta di far cessare le stragi di migranti in mare con il semplice,
doveroso, necessario ed urgente provvedimento legislativo ed amministrativo
di permettere l'accesso legale in Italia a tutti gli aventi diritto ai sensi
dell'art. 10, comma 3, della Costituzione della Repubblica Italiana,
garantendo ad essi un servizio di trasporto pubblico e gratuito, facendo
cosi' cessare ad un tempo anche lo scandalo e l'orrore delle vite
"clandestine" cui oggi sono condannati centinaia di migliaia di innocenti, e
lo scandalo e l'orrore e l'ignominia dell'arricchimento dei poteri criminali
che oggi gestiscono il trasporto illegale di esseri umani in fuga dalla
fame, le guerre, le persecuzioni e la morte.
E l'osservazione e' la seguente: che un vecchio brocardo recita che ogni
essere umano ha diritto a difendere la propria vita, e che in un mondo in
cui in tante aree la vita di chi vi risiede e' messa in pericolo da fame,
guerre e ogni genere di disastri e persecuzioni, a tutti gli esseri umani
appartiene il diritto di allontanarsi dall'area del disastro per porsi in
salvo, ed a tutti e' quindi dato di recarsi ovunque sul pianeta che e' di
tutti in cerca di un luogo ove la propria vita non sia minacciata.
Come amiamo ripetere sovente, gia' oltre un paio di secoli fa (per
l'esattezza nel giustamente celebre opuscolo Zum ewigen Frieden - Per la
pace perpetua - del 1795) l'illustre filosofo Immanuel Kant chiari' che ogni
essere umano ha diritto a muoversi su tutto il pianeta, e che questo diritto
non puo' essere negato ad alcuno.
Scrive Kant a illustrazione del "terzo articolo definitivo per la pace
perpetua": "non e' questione di filantropia ma di diritto, e in tal senso
ospitalita' significa il diritto di ogni straniero a non essere trattato
ostilmente quando arriva in un territorio altrui. Puo' esserne allontanato,
se con cio' non gli si reca nessun danno; ma non si deve agire ostilmente
contro di lui, finche' si comporta in modo pacifico".
E prosegue, questo buon signore: "A causa della forma sferica di tale
superficie [del pianeta Terra - ndr -], infatti, gli uomini non possono
disperdersi all'infinito, e sono quindi costretti in definitiva a
sopportarsi gli uni accanto agli altri, senza che nessuno abbia pero'
originariamente piu' diritto di un altro su una porzione della terra".
Detto magnificamente, in verita'.
Se a questo aggiungiamo la banale ma nondimeno veritiera ed ineludibile
considerazione che le condizioni di invivibilita' del sud del mondo
dipendono in buona sostanza ed in larga misura proprio dalla rapina e dal
dominio su cui si fonda il privilegio e lo sperpero consumistico del nord
del mondo, ne discende a maggior ragione come palese sia che nessuna
obiezione ne' morale, ne' filosofica ne' giuridica possa farsi al movimento
migratorio degli esseri umani in fuga dalla miseria e dalla violenza che nei
loro paesi la dominazione di cui noi siamo i beneficiari ha recato. Anzi: da
cio' occorre trarre ammaestramento per contrastare questa iniquita', ed
insieme all'umanita' intera lottare per far cessare queste condizioni di
somma ingiustizia, nel frattempo, hic et nunc, accogliendo e soccorrendo le
vittime di essa.
La proposta di ingressi legali in Italia per tutte le persone che qui
vogliono venire alla ricerca di una vita migliore e' quindi giusta e
doverosa, in punto di diritto e in punto di fatto, e la realizzazione di un
servizio di trasporto publbico e gratuito per le persone che piu' ne hanno
diritto e bisogno anche.
Continuare a perdere tempo, perseverando nelle attualmente dominanti
politiche inique, insensate, criminali e criminogene, significa far morire
altri esseri umani.
5. PROPOSTE. LIDIA MENAPACE. DUE PROPOSTE RAGIONEVOLI
[Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: menapace@tin.it) per questo
intervento. Lidia Menapace e' tra le figure piu' vive e piu' lucide della
cultura e della prassi che invera pace, dignita' umana, nonviolenza]
Anche a me la proposta per il trattamento umano dei migranti sembra molto
ragionevole e la appoggio.
Tra l'altro in questi giorni si discute anche delle condizioni disumane in
cui versano quelli che riescono ad arrivare fino a terra, ma non essendo
considerati/e persone umane vengono reclusi in cosiddetti centri di
accoglienza; e pure dei cittadini di "pieno diritto" colpiti da terremoti,
frane, inondazioni che vengono stipati in alberghi: ma l'albergo non e' una
casa, dice una associazione e meno che mai lo e' il carcere.
Perche' non si mettono a disposizione i molti alloggi di proprieta' pubblica
o quelli abbandonati e degradati dei centri urbani in varia forma? Quelli
pronti e abitabili debbono essre tenuti e disposizione di persone immigrate,
sfrattate, sfollate. E gli alloggi che hanno bisogno di essere riattati
possono essere dati ai molti - immigrati e non - capaci di fare progetti di
autocostruzione e di mettere in funzione alloggi corrispondenti alle loro
necessita'.
6. MAESTRE. UN PROFILO DI ILEANA MONTINI
[Sono assai grato a Ileana Montini (per contatti: ileana.montini@tin.it) per
aver accolto la mia richiesta di scrivere un breve ritratto autobiografico e
una sua essenzialissima bibliografia; e per avermi autorizzato a pubblicare
sul nostro notiziario questo estratto da una sua lettera della quale, come
di molte altre cose, ancora qui di cuore la ringrazio. So quanto e'
difficile per tutti noi vincere il riserbo sulla propria persona e storia,
ma questo foglio di ricerca e documentazione della nonviolenza in cammino
proprio questo primieramente vuole proporre alle lettrici e ai lettori: che
la nonviolenza non e' altra cosa dalle storie concrete di quante e quanti
alla violenza si oppongono, e costruiscono giorno a giorno, passo a passo,
parola dopo parola e incontro dopo incontro e scelta dopo scelta e gesto su
gesto, pace e dignita' umana per se' e per tutte e tutti (Peppe Sini)]
Sono nata nel 1940 da genitori romagnoli. Ho studiato a Ravenna e
all'Universita' di Urbino, presso la prima scuola di giornalismo in Italia e
poi sociologia.
Ho cominciato tra i 23-24 anni a collaborare, come corrispondente e in terza
pagina, sul quotidiano cattolico "L'Avvenire d'Italia" che si stampava a
Bologna, diretto, negli anni sessanta, da Raniero La Valle.
Sono stata, fino al 1971, nella DC, per poi uscire e aderire al Manifesto.
Nella DC ho ricoperto cariche regionali nel Movimento Femminile e ho fatto
parte del Comitato Nazionale. Appartenevo alla sinistra di Donat Cattin.
Ho collaborato e fatto parte di varie redazioni di periodici. Per esempio:
della rivista di ricerca e studio del Movimento Femminile DC, insieme a Tina
Anselmi, a Lidia Menapace, a Rosa Russo Jervolino, a Paola Gaiotti.
Ho condiviso il lavoro redazionale di "Per la lotta" del Circolo "Jacques
Maritain" di Rimini. Ho collaborato a "Nuova Ecologia" diretta da A. Poggio.
Ma ho fatto parte anche della redazione della rivista "Jesus Charitas" della
"famiglia dei piccoli fratelli e delle piccole sorelle" insieme a fratel
Carlo Carretto.
Ho poi collaborato al "Manifesto". Attualmente collaboro al "Paese delle
donne".
Il mio primo libro, edito da Bertani, e' stato La bambola rotta. Famiglia,
chiesa, scuola nella formazione delle identita' maschile e femminile (1975),
cui ha fatto seguito Parlare con Dacia Maraini. Nel 1978 e' uscito, presso
Ottaviano, Comunione e liberazione nella cultura della disperazione. Nel
1992, edito dal Cite lombardo, e' uscito un libro che racconta un'esperienza
per la prevenzione dei drop-out di cui avevo fatto il progetto e curato la
supervisione delle operatrici: titolo: "... ho qualche cosa anch'io di
bello: affezionatrice di ogni cosa". Recentemente e' uscito un libro d'arte
della editrice Stellecadenti di un paese della provincia di Viterbo, che
racconta (mia e' la prefazione) l'esperienza del Laboratorio psicopedagogico
delle differenze di Brescia, luogo di formazione psicopedagogica delle
insegnanti e delle donne che operano nelle relazioni d'aiuto; titolo:
Attraverso il silenzio, di Nicoletta Crocella.
Il Laboratorio e' nato a Brescia da un mio progetto e con alcune donne alla
fine degli anni ottanta. Era stato preceduto dalla fondazione, insieme ad
altre donne, della "Universita' delle donne Simone de Beauvoir".
Un'esperienza come altre all'interno dell'universo femminista. Nel 1987 sono
stata capolista alle elezioni per la Camera dei deputati per il collegio di
Brescia/Bergamo per la prima lista dei Verdi. Da anni, conclusa la
professione d'insegnante, sono psicologa-psicoterapeuta.
7. MAESTRE. UN'INTERVISTA A VANDANA SHIVA: "LE ALTERNATIVE AL SISTEMA SI
DEVONO CERCARE CON LA FORZA DELLA NONVIOLENZA"
[Dal sito del quotidiano "La stampa" di Torino (www.lastampa.it) riprendiamo
questa intervista a Vandana Shiva, apparsa nell'edizione cartacea del
giornale il primo dicembre 2002. Vandana Shiva, scienziata e filosofa
indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle
istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come
studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture
native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti
ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli
di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e
programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Opere di
Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture
della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli
1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra
madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo);
Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002]
"Siamo un popolo che, nella sua storia, ha troppo visto e troppo perduto per
cedere con facilita' alle promesse. Se qualcuno, come fanno oggi le
multinazionali, arriva in India e assicura: 'Elimineremo la poverta'' in
molti pensiamo senza sbagliare che elimineranno soltanto i poveri, i piu'
deboli: quelli che a certe 'garanzie' sono quasi costretti a credere. E
quando dico 'elimineranno' non uso un eufemismo perche' e' proprio come se
si uccidessero gli affamati per ridurre la fame. Sono centinaia i piccoli
contadini che si sono dati la morte perche' non ce l'hanno piu' fatta a
uscire dalla spirale dei debiti in cui li aveva precipitati la 'miracolosa'
mondializzazione".
Vandana Shiva, filosofa ed economista, icona del pianeta no-global, tra i
massimi esperti di ecologia sociale, scruta dal convegno internazionale
sull'agricoltura biodinamica i guasti e i saccheggi di risorse naturali e di
saperi che le grandi corporation industriali compiono nei Paesi in via di
sviluppo. Stretta nel suo sari color zafferano, ha qualche filo bianco nei
capelli e piccole mani tranquille. Come la voce che non sussulta neppure
quando chiama "pirati" e "terroristi" i manager in doppiopetto che arrivano
dall'Occidente.
"La Stampa": Lei ha scritto che il libero scambio dell'agricoltura e
dell'alimentazione e' la piu' grande fabbrica di profughi, superiore
addirittura alla tragedia del Kosovo. Di piu': ha sostenuto che si tratta
d'un vero programma di pulizia etnica dei contadini del Terzo Mondo.
- Vandana Shiva: E' cosi'. Le multinazionali agroalimentari esportano
l'economia dell'inganno. Prendiamo il cotone: quando affermano che i loro
semi geneticamente modificati producono grandi rese, mentono. Dati alla
mano: nei quattro stati indiani del Sud che hanno accettato di piantare
cotone ogm la raccolta, quest'anno, ha fruttato un miliardo di rupie in meno
rispetto a quando si facevano coltivazioni tradizionali. Stiamo preparando,
con gli agricoltori, una causa per danni. Forse qualche altro disperato si
togliera' la vita.
- "La Stampa": Nella sua battaglia contro questa "illusione di benessere"
lei va all'attacco anche delle corporation della soia.
- Vandana Shiva: Anche in questo caso si pratica la politica dei falsi
prezzi. Ti considerano alla stregua d'un drogato da assuefare. Per
conquistare un potenziale mercato si certifica, ad esempio, che negli Usa
una tonnellata di questo cereale costa al produttore solo 150 dollari, ma si
evita di specificare che le sovvenzioni dello stato, per la stessa
quantita', raggiungono i 190. E l'elenco di queste falsita' potrebbe
continuare.
- "La Stampa": Continui, allora.
- Vandana Shiva: In India abbiamo migliaia di varieta' di riso. Pensi che
tre mesi fa la Monsanto ha annunciato d'avere allo studio un riso
transgenico in grado di resistere alle inondazioni grazie a un fusto
particolarmente alto. Bene, ignorano che, da noi, questo cereale gia'
esiste: e' alto 18 piedi ed e' frutto di cio' che la natura ci ha dato e che
i contadini hanno contribuito a selezionare con umilta' e rispetto.
- "La Stampa": Quali sono le vostre risposte?
- Vandana Shiva: Le azioni legali, certamente, ma soprattutto la banca dei
semi. Si chiama Navdanya: e' un'iniziativa nata una quindicina d'anni fa,
diffusa in dodici stati indiani e che riunisce 10 milioni di agricoltori. Il
suo fine e' difendere le biodiversita' dall'attacco delle multinazionali: si
raccolgono, si selezionano e si custodiscono semi da distribuire ai
coltivatori in base alle loro esigenze. Con un'attenzione al tipo di terreno
in cui verranno immessi e al clima in cui dovranno crescere.
- "La Stampa": Qualcuno l'ha definita "la Bove' dell'Asia". Le sue
attivita', pur determinate, non hanno, pero', nulla delle 'azioni dirette'
che dovrebbero aprire il carcere al 'tribuno' francese reo d'aver distrutto
un campo transgenico e smontato un McDonald's.
- Vandana Shiva: Le alternative al sistema, a mio avviso, si devono cercare
con la forza della nonviolenza. Penso a Gandhi quando organizzo' la
ribellione contro gli inglesi che impedivano di raccogliere liberamente il
sale: "La natura ce lo da' - affermo' -. Esiste una legge piu' alta di
tutte: ci dice che non bisogna obbedire a norme immorali". La raccolta
avvenne e non ci fu nessun momento di furia. Io la penso cosi'. E, poi, non
mi sento come Bush per il quale o sei con lui o sei suo nemico. Per me "tu
sei e, quindi, io sono. L'altro e' la condizione del mio essere". Con questo
spirito, ad esempio, ho partecipato al Forum sociale europeo di Firenze e
sono stata felice di constatare che il "movimento" e' pacifico e vibrante.
8. LETTERE. DANIELE LUGLI: UNA LETTERA AGLI ISCRITTI AL MOVIMENTO
NONVIOLENTO
[La seguente lettera di Daniele Lugli (per contatti:
daniele.lugli@libero.it) abbiamo ripreso dal sito del Movimento Nonviolento
(www.nonviolenti.it). Daniele Lugli del Movimento Nonviolento e' segretario]
Agli amici della nonviolenza, che con l'iscrizione al Movimento Nonviolento
hanno voluto sottolineare il loro impegno in un percorso individuale e
collettivo assieme, invio il saluto e l'augurio del comitato di
coordinamento.
Il cammino delle "dieci parole della nonviolenza", che ci portera' a fine
estate all'appuntamento di Assisi-Gubbio, e' iniziato.
In varie localita' sono stati promossi momenti di riflessione comune ed
iniziative ispirate alla parola del mese. E' un esempio che proponiamo a
tutti gli aderenti, fermo restando che e' preziosa anche l'adesione del
singolo. Anche in tale prospettiva l'iniziativa e' stata infatti pensata.
Si vuole portare l'attenzione sul modo nonviolento di affrontare il
conflitto proponendo a noi, meglio se assieme ad altri, appuntamenti con
parole, concetti, esperienze utili a quel fine. Con questo spirito, fin dal
congresso, l'invito e' rivolto a gruppi e associazioni che piu' sappiamo
impegnate sullo stesso nostro terreno. E' pero' importante che ogni iscritto
sappia farsi centro, come avrebbe detto Capitini, di questa proposta.
Crediamo che la diffusione dell'iniziativa possa operarsi soprattutto dal
basso, condividendola con quanti ci sono piu' vicini nella varie realta'
locali.
Tutti i componenti del coordinamento sono a disposizione per incontri e
iniziative che, in ogni localita', venissero promosse.
Ci piace pensare a un colloquio corale - titolo di una bella opera di Aldo
Capitini - che si sviluppi in tanti luoghi a partire dal seme della parola
del mese. Lo sentiamo necessario per essere capaci di opporci, con forza ed
apertura, ad una violenza che avanza nelle culture, nelle strutture, nei
comportamenti della nostra societa': normalita' della violenza e normalita',
conseguente, della guerra. Il materiale presente sul sito
(www.nonviolenti.org) e sulla rivista "Azione nonviolenta" e' un supporto
prezioso a disposizione.
Anche a questo proposito voglio richiamare l'attenzione su "Azione
nonviolenta" e sulla sua diffusione. Chi conosce le difficolta' di questo
tipo di pubblicazioni, privo di ogni sostegno esterno e introito
pubblicitario, considera quasi un miracolo la regolarita' mantenuta e la
qualita' dei suoi contenuti. Ma poiche' tutto si puo' migliorare, ogni
suggerimento ed ogni apporto e' sollecitato e sara' apprezzato. "Azione
nonviolenta" e' lo strumento principale con il quale il Movimento
Nonviolento si presenta, si fa conoscere, apre relazioni e collaborazioni.
E' dunque necessario che ogni iscritto si impegni per la sua diffusione tra
amici, conoscenti, realta' locali interessanti e potenzialmente interessate.
Qualche iniziativa e' stata promossa centralmente, come gli abbonamenti
cumulativi. Altre sono allo studio. Anche qui e' pero' decisivo l'apporto di
ogni amico della nonviolenza. Per il singolo ed il gruppo la diffusione
della rivista e' certamente l'impegno prioritario. Lo ricordo in questo
periodo dell'anno: il dono di abbonamenti ad "Azione nonviolenta" e'
certamente il dono piu' appropriato e dura tutto l'anno.
Caratteristica del Movimento Nonviolento e' la semplicita' organizzativa e
l'apertura ad ogni suggerimento anche fuori dalla scadenza congressuale. Sul
tema, riprendendo una sollecitazione del congresso, si e' tenuto un apposito
momento di confronto, che ha dato utili contributi. Tra questi segnaliamo
l'indicazione di promuovere incontri su base regionale che consentano il
confronto e lo scambio di idee ed esperienze tra gli iscritti. Possono
costituire anche un momento di diffusione del materiale prodotto dal
Movimento Nonviolento: dalle pubblicazioni, a partire sempre dalla rivista,
ai distintivi. fino alle ultime, bellissime, bandiere della nonviolenza. A
tali incontri sarebbe bene invitare anche gli abbonati alla rivista. Quanti
vorranno assumersi l'iniziativa sanno di poter contare, anche in questo
caso, sulla presenza di un componente del comitato di coordinamento.
Infine ti chiediamo un'ulteriore collaborazione: riempire un semplice
questionario, che trovi disponibile sul sito www.nonviolenti.org, per meglio
organizzare il nostro comune lavoro.
Di nuovo un saluto ed un augurio affettuoso a te ed ai tuoi cari,
Daniele Lugli, segretario del Movimento Nonviolento
9. MAESTRE. ASSIA DJEBAR: DELLA SPECIE PIU' RARA
[Da Assia Djebar, Lontano da Medina, Giunti, Firenze 1993, 2001, p. 281.
Assia Djebar e' una illustre intellettuale algerina impegnata per i diritti
umani, scrittrice, storica, antropologa, docente universitaria, cineasta.
Opere di Assia Djebar: cfr. almeno Donne d'Algeri nei loro appartamenti,
Giunti, Firenze 1988, 2000; Lontano da Medina. Figlie d'Ismaele, Giunti,
Firenze 1993, 2001; L'amore, la guerra, Ibis, 1995; Vaste est la prison,
Albin Michel, Paris 1995; Bianco d'Algeria, Il Saggiatore, Milano 1998; Nel
cuore della notte algerina, Giunti, Firenze 1998; Ombra sultana, Baldini &
Castoldi, Milano 1999; Le notti di Strasburgo, Il Saggiatore, Milano 2000;
Figlie d'Ismaele nel vento e nella tempesta, Giunti, Firenze 2000. Opere su
Assia Djebar: cfr. il libro-intervista di Renate Siebert, Andare ancora al
cuore delle ferite, La Tartaruga, Milano 1997]
Musulmane della specie piu' rara: sottomesse a Dio e ferocemente ribelli al
potere, a ogni potere.
10. INCONTRI. BENITO D'IPPOLITO: AI PARTECIPANTI AL SEMINARIO DELLA TAVOLA
DELLA PACE DEL 7 DICEMBRE 2002
[Si e' tenuto ad Assisi il 7 dicembre un seminario promosso dalla Tavola
della pace, il principale network pacifista italiano; il Centro di ricerca
per la pace di Viterbo ha inviato il seguente messaggio di saluto a firma
del suo collaboratore Benito D'Ippolito]
Fermare la guerra e' oggi per tutti
il primo dovere, la prima esigenza
fermare la guerra, con scienza e coscienza,
fermare la guerra, che non sian distrutti
interi paesi, umana semenza,
speranza di vita, di pace i bei frutti:
fermare la guerra, impedire altri lutti.
Vi e' un modo soltanto: e' la nonviolenza.
11. MAESTRE. FATEMA MERNISSI: AD OGNI TRAMONTO
[Da una pagina che avremmo desiderato riportare tutta intera abbiamo ripreso
questo frammento, da Fatema Mernissi, Islam e democrazia, Giunti, Firenze
2002, p. 160. Fatema Mernissi e' nata a Fez, in Marocco, nel 1940, docente
di sociologia, studiosa del Corano, narratrice; tra i suoi libri disponibili
in italiano: Le donne del Profeta, Ecig, 1992; Le sultane dimenticate,
Marietti, 1992; Chahrazad non e' marocchina, Sonda, 1993; La terrazza
proibita, Giunti, 1996; L'harem e l'Occidente, Giunti, 2000]
Moriamo un poco ad ogni tramonto. In terre dove il tramonto ha uno splendore
spettacolare, come sulla costa atlantica del Marocco, l'ansia che ci assale
quando il sole s'immerge nel mare e' la consapevolezza che c'e' un giorno in
meno fra noi e la fine.
12. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: MEDITANDO SU UN ARTICOLO DI GIANCARLA
CODRIGNANI
[Anche questo intervento si ricollega all'editoriale di Giancarla Codrignani
apparso sul notiziario di due giorni fa]
1. Giancarla Codrignani ha ragione.
Bisognerebbe avere gli occhi foderati di salame per non vedere come anche in
molti movimenti per la pace (e massime nel cosiddetto "movimento dei
movimenti") siano purtroppo presenti e sovente siano anche egemoni - e
devastanti - culture e pratiche autoritarie, carrieriste, narcisiste,
militariste, viriloidi e in definitiva subalterne al culto della violenza e
della conquista del potere; pratiche che rivelano la dolorosa subalternita'
di queste esperienze al portato onnipervasivo dell'ideologia maschilista e
patriarcale che e' alla base delle forme mentali e sociali del fascismo e
della guerra, come ha dimostrato una volta per sempre Virginia Woolf.
2. Giancarla Codrignani ha ragione.
Se non si esce da questa subalternita' al fascismo dei maschi (di noi
maschi), il nostro impegno per la pace e' dimidiato e inane, reso
inefficace, e persino ridicolo.
O siamo capaci, noi maschi, di metterci all'ascolto della voce delle donne,
della storia delle donne, della cultura delle donne, delle lotte delle
donne, oppure meglio sarebbe che rinunciassimo a voler fare qualcosa di
utile per l'umanita'.
3. Giancarla Codrignani ha ragione.
Anche nell'area di noi cosiddetti o sedicenti amici della nonviolenza
permangono ambiguita', indifferenze, vilta' e sottomissione all'ideologia
maschilista, che e' gia' il fascismo e tanto piu' forte quanto piu' pretende
di presentarsi come ordine naturale, o come pensiero universale, o come
ipostasi destorificata ed essenzialista, e si occulta fin nelle pieghe piu'
intime del linguaggio e ci plasma nel profondo e ci rende complici di un
ordine del mondo, e del discorso - del logos -, iniquo e sanguinario.
4. Giancarla Codrignani ha ragione.
Ed io che scrivo che ha ragione so che scrivendo questo scrivo anche che io
ho torto, ed ho torto anche proprio quando scrivo questo e mentre scrivo
questo ometto di trarne pienamente tutte le immediate, necessarie
conseguenze nella mia stessa vita quotidiana. Ma so che Giancarla
apprezzera' comunque il mio sforzo. Come quel killer interpretato da Samuel
L. Jackson in "Pulp fiction", ci sto provando; e' da piu' di un quarto di
secolo che ci sto provando a combattere in me il fascista che e' in me da
migliaia di anni, e che tutta la mia precedente educazione voleva che fossi.
E ancora ne devo mangiare di pagnotte, scarpinare di strada, ed ascoltarne a
capo chino di rimbrotti.
Ci sto provando, Giancarla, e grazie di darmi ogni tanto una voce; e di
volermi comunque bene.
13. INCONTRI. CONGRESSO DELL'ASSOCIAZIONE OBIETTORI NONVIOLENTI
[Dal sito di "Unimondo" (www.unimondo.org) riprendiamo questo comunicato
dall'Associazione obiettori nonviolenti (in sigla: Aon; sito:
www.obiettori.org)]
Il 15 dicembre prossimo ricorrono trent'anni dall'approvazione della prima
legge che in Italia ha riconosciuto ai giovani l'opportunita' di dichiararsi
obiettori di coscienza al servizio militare: la n. 772 del 1972. Una legge
che pur con i suoi limiti ha avviato un percorso verso un riconoscimento
pieno di un diritto soggettivo, avuto poi con la legge n. 230 del 1998, e
che ha permesso ad oltre 674.000 giovani di dichiararsi obiettori di
coscienza.
Con l'abolizione della leva si passa ad un servizio civile volontario, anche
se non viene meno la necessita' di promuovere una cultura della pace che
passi anche per le diverse forme di obiezione di coscienza. Per questo
l'Associazione Obiettori Nonviolenti discutera' dal 13 al 15 dicembre in
Campidoglio a Roma, durante il suo IV congresso nazionale, del modello di
difesa del paese, della costruzione della pace e del ruolo del nuovo
servizio civile. Si vuole favorire il dialogo tra istituzioni e societa'
civile, per questo tra gli altri interverranno: Il ministro Carlo
Giovanardi, padre Alessandro Zanotelli, il sindaco di Roma Walter Veltroni,
Nicoletta Dentico, Alfonso Pecoraro Scanio, Giulio Marcon, Elettra Deiana,
Il direttore dell'Unsc Massimo Palombi, Carla Rocchi, Giorgio Bonini e Piero
Ruzzante.
Un momento di festa e' stato invece organizzato per la sera del 15 dicembre,
alle 21,30 al Teatro Sala Umberto, in via della Mercede 50 a Roma, con il
concerto gratuito dei Lunapop e dei Ladri di Carrozzelle; sara' proiettato
un video del Trio Medusa e saranno letti messaggi di Damiano Tommasi,
Patrizio Roversi, Lella Costa, Daniele Silvestri e Piero Pelu'. Durante il
congresso verranno presentati i risultati di una ricerca svolta dall'Amesci
in collaborazione con l'Aon, su "L'impatto socio-economico del servizio
civile sul territorio nazionale".
"Abbiamo di fronte alcune sfide importanti - dichiarano Massimo Paolicelli
ed Enrico Maria Borrelli, rispettivamente presidente e portavoce
dell'Associazione Obiettori Nonviolenti - da un lato rafforzare
l'opposizione alla guerra portandola nel quotidiano delle persone,
dall'altro fare del nuovo servizio civile un'esperienza di crescita dei
valori della pace e della solidarieta', rendendo i giovani protagonisti
della costruzione di un mondo piu' solidale. Per far questo - concludono
Paolicelli e Borrelli - e' importante creare anche una rete solida nel
variegato movimento per la pace".
*
Programma della IV assemblea nazionale dell'Associazione Obiettori
Nonviolenti - XXX Giornata nazionale dell'obiezione di coscienza: 15
dicembre 1972-15 dicembre 2002. Comune di Roma, Campidoglio, Sala della
Protomoteca e Sala del Carroccio.
* Venerdi' 13 dicembre
Ore 9,30: apertura del congresso; presentazione del documento congressuale:
Enrico Maria Borrelli, Paolo Maria Della Cagnoletta; saluti ai partecipanti:
Walter Tocci (Ds), Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), Alfio Nicotra (Prc),
Carla Rocchi (Margherita), Roberto Giachetti (Margherita), Roberto Marino
(Unsc), Cristina Nespoli (Cnesc), Roberto Minervino (Loc), Riccardo Bagnato
("Vita"), Giulio Marcon (Ics), Francesco Marsico (Caritas), Walter Caporale
(Animalisti Italiani), Antonio Ragonesi (Anci), Antonino Lupi (Sindaco di
Monterotondo).
Ore 11: tavola rotonda: Quale difesa oggi. Partecipano: Domenico
Contestabile (Presidente Commissione Difesa del Senato), Francesco Rutelli
(Margherita), Valdo Spini (Ds), Luca Volonte' (Udc), Mauro Bulgarelli
(Verdi), Massimo Paolicelli (Aon), Nicoletta Dentico (Msf), Cristina Zadra
(Sbilanciamoci). Moderatore: Giuseppe Ciociola ("Avvenire").
Ore 16: costituzione dei gruppi di lavoro:
- Modelli di difesa alternativi: Marco Trasciatti, Paolo Maria Della
Cagnoletta;
- Il Servizio Civile come strumento di pace: Claudio Di Blasi, Alvaro Romei.
* Sabato 14 dicembre
Ore 9,30: gruppi di lavoro.
Ore 11,30: tavola rotonda: Costruire la pace con mezzi pacifici. Alessandro
Zanotelli (Rete Lilliput), Vauro Senesi ("Il Manifesto"), Fabio Corazzina
(Pax Christi), Giorgio Beretta (Campagna banche armate), Riccardo Troisi
(Rete Lilliput), Claudio Di Blasi (Aon), Andrea Striano (Disobbedienti).
Moderatore: Marco Damilano ("L'Espresso").
Ore 15: gruppi di lavoro.
Ore 16,30: relazione: L'impatto socio-economico del servizio civile sul
territorio nazionale, Maurizio Liguoro (Amesci).
Ore 17: tavola rotonda: Il Servizio Civile Nazionale: uno strumento per
l'attuazione delle politiche locali. Carlo Giovanardi (Ministro Rapporti con
il Parlamento), Walter Veltroni (Sindaco di Roma), Luigi Falco (Sindaco di
Caserta), Massimo Palombi (Unsc), Piero Ruzzante (Ds), Elettra Deiana (Prc),
Licio Palazzini (Cnsc), Enrico Maria Borrelli (Aon), Giorgio Bonini
(Caritas). Moderatore: Nando Santanastaso ("Il Mattino").
* Domenica 15 dicembre
Ore 9,30: plenaria sui gruppi di lavoro.
Ore 10,30: votazioni.
Ore 11,30: Trent'anni di obiezione di coscienza in Italia: testimonianze.
Ore 21,30: XXX Giornata nazionale dell'obiezione di coscienza: 15 dicembre
1972-15 dicembre 2002. Facciamo la festa all'obiezione. Concerto gratuito.
Teatro Sala Umberto, Via della Mercede 50, Roma. Partecipano: Lunapop, Ladri
di Carrozzelle, Trio Medusa (in video), Luca Zingaretti. Inviano un saluto:
Damiano Tommasi, Patrizio Roversi, Lella Costa, Daniele Silvestri, Piero
Pelu'.
14. INCONTRI. CONFERENZE DI MARY DALY IN ITALIA
[Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net) riprendiamo questa
notizia]
A dicembre verra' in Italia Mary Daly, filosofa e teologa protagonista dagli
anni '70 del femminismo statunitense.
Fra il 1968 e il 1998, Mary Daly ha pubblicato sette libri dei quali solo i
primi due (La Chiesa e il secondo sesso e Al di la' di Dio padre) sono stati
tradotti in italiano (e ormai introvabili). L'ultimo libro, Quintessence:
Realizing the Archaic Future, segna un ulteriore tappa del suo percorso, "un
viaggio metapatriarcale fra rabbia e speranza", un percorso a spirale fra
guardare indietro, per individuare cio' che ha oppresso, e prefigurare il
futuro. Per molti anni docente di Etica femminista al Boston College,
Massachusetts, invitata da Luciana Percovich della Libera Universita' delle
Donne di Milano e da Chiara Zamboni della comunita' filosofica Diotima di
Verona, in ognuna di queste citta' Mary Daly terra' una lezione-conferenza:
- a Verona, 13 dicembre (ore 17) e 14 dicembre (ore 10), facolta' di lettere
e filosofia, via S. Francesco 22 (per informazioni: tel. 045 8028384);
- a Milano, 15 dicembre (ore 10,30-13 e 15-17,30) presso la Libera
Universita' delle Donne di Milano, corso di porta nuova 32 (per
informazioni: tel 02 6597727; www.linda.it).
15. INIZIATIVE. UN POSITIVO BILANCIO DELLA GIORNATA DEL DIALOGO
CRISTIANO-ISLAMICO
[Dalla redazione de "Il dialogo" (redazione@ildialogo.org) riceviamo e
diffondiamo]
La prima "Giornata ecumenica per il dialogo cristiano-islamico" tenutasi lo
scorso 29 novembre e' stata un vero successo. Sono state decine le
iniziative che si sono svolte in tutta Italia il 29 novembre e di cui non
possiamo rendere conto completamente nel breve spazio di un comunicato
stampa.
Possiamo pero' dire con soddisfazione che, per la quantita' e la qualita'
delle iniziative che si sono svolte un po' in tutta Italia, la scommessa di
fondo e' stata vinta: suscitare un movimento di base, senza parole d'ordine
precostituite e senza partire necessariamente dal coinvolgimento delle
istituzioni (che pure c'e' stato ed e' stato anche molto significativo). Al
di la' delle aspettative ed anche contro la crescente islamofobia, il
"popolo del dialogo" ha fatto sentire la sua voce.
Ma l'iniziativa non si e' fermata al 29 novembre. Ancora in queste prime
settimane di dicembre altre iniziative si svolgeranno in molte parti
d'Italia sempre nell'ambito della giornata di dialogo cristiano-islamico.
Altre si svolgeranno in prosieguo anche nel prossimo anno. E' segno che la
necessita' del dialogo, di superare la logica perversa dello "scontro di
civilta'" e di procedere invece sulla via della pace, e' molto forte e
sentita.
Ricordiamo che l'iniziativa della giornata del dialogo cristiano-islamico e'
stata lanciata subito dopo i tragici fatti dell'11 settembre 2001. A
tutt'oggi l'appello ha raccolto circa mille adesioni fra individuali ed
associative di vario tipo, coinvolgendo associazioni locali o nazionali,
parrocchie e chiese locali, giornali, personalita' della cultura,
istituzioni politiche e religiose. Forti di tali adesioni, l'appello e'
stato rilanciato nei mesi scorsi questa volta con la proposta concreta di
individuare l'ultimo venerdi' del Ramadan 2002, per l'appunto il 29
novembre, come prima giornata nazionale del dialogo cristiano islamico. Il
successo ottenuto va molto al di la delle forze messe in campo per lo
sviluppo dell'iniziativa e ci lascia ben sperare sul suo prosieguo perche'
sono state impegnate nella sua realizzazione sia le chiese cristiane sia le
principali istituzioni del mondo islamico presenti in Italia, sia molte
istituzioni pubbliche, a cominciare da quella del comune di Roma.
Partendo dall'esperienza fin qui sviluppata, ci rivolgiamo ora alle chiese
cristiane, alle organizzazioni islamiche, alle istituzioni politiche,
chiedendo loro di prendere sul serio l'esigenza di dialogo che si e'
manifestata facendone il tema della propria azione religiosa e politica.
Salutiamo a tale proposito con grande gioia il messaggio che, a conclusione
del mese di Ramadan l'Unione delle comunita' islamiche in Italia (Ucoii),
che ha aderito all'iniziativa del 29 novembre, ha scritto a tutte le
comunita' islamiche sottolineando la rilevanza della Giornata, a cui hanno
partecipato decine di moschee in Italia.
"La riuscita di questa Giornata - ha scritto il direttivo Ucoii - e' per noi
motivo di grande soddisfazione convinti come siamo che il dialogo sia la
sola maniera per approfondire la conoscenza, sanare le incomprensioni,
appianare i contrasti. In particolare stabilire rapporti sereni e affettuosi
con i credenti cristiani e' per noi un dovere dottrinale e una sentita
necessita' umana".
Sono parole che condividiamo e che ci auguriamo possano trasformarsi nei
prossimi mesi in sempre nuove opportunita' di incontro e di dialogo fra
cristiani e musulmani.
Con un sincero augurio di Shalom-Salaam-Pace.
*
Informazioni di utilita'
Ricordiamo che e' disponibile un libro della Emi, dal titolo La rivincita
del dialogo, ed un numero speciale del periodico "Il dialogo" (sito:
www.ildialogo.org) con articoli, documenti, proposte di liturgie,
finalizzate ad aiutare quanti vogliano approfondire le ragioni del dialogo e
i contenuti dell'appello ecumenico a fare del 29 novembre 2002 la giornata
nazionale del dialogo cristiano-islamico. Il libro puo' essere richiesto
direttamente alla Emi, www.emi.it, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail:
sermis@emi.it. Il numero speciale puo' essere richiesto alla redazione de
"Il dialogo", via e- mail: redazione@ildialogo.org o telefonando al
3337043384. Il costo dello speciale e' di 50 centesimi di euro a copia
comprese le spese di spedizione con un invio minimo di 25 copie. In
alternativa lo speciale puo' essere scaricato gratuitamente dal sito de "Il
dialogo" (www.ildialogo.org) e riprodotto a proprie spese. Il fascicolo
sara' anche riprodotto dal mensile "Tempi di fraternita'" del prossimo mese
di dicembre (sito: www.tempidifraternita.it). Sono disponibili altresi' un
fascicolo curato da Stefano Allievi dal titolo "Islamica" che comprende
tutta la principale bibliografia in italiano sull'islam (si puo' richiedere
gratuitamente a: cultura@carpidiem.it) e il numero speciale di "Confronti"
dal titolo "Noi e loro" (che si puo' richiedere a: redazione@confronti.net).
Per firmare l'appello e per adesioni o segnalazione di iniziative, ci si
puo' rivolgere a:
- redazione@ildialogo.org, tel. 3337043384;
- b.salvarani@carpi.nettuno.it, tel. 3291213885.
Per l'elenco completo dei firmatari dell'appello, per tutti i materiali ad
esso relativi e per le iniziative in corso si puo' visitare il sito:
www.ildialogo.org
16. LETTURE. BAYA GACEMI: NADIA
Baya Gacemi, Nadia, Sperling & Kupfer, Milano 1999, 2001, pp. X + 186, euro
7,75. Paure e speranze di una donna algerina, moglie di un terrorista
islamico, raccolte dalla giornalista e saggista Baya Gacemi.
17. LETTURE. IDANNA PUCCI: LA SIGNORA DI SING-SING
Idanna Pucci, La signora di Sing-Sing, Giunti, Firenze 2002 (edizione
riveduta e corretta di Eadem, Il fuoco dell'anima, Longanesi, Milano 1993),
pp. 288, euro 10. La ricostruzione della campagna contro la pena di morte
condotta da una donna, Cora Slocomb, alla fine dell'Ottocento.
18. LETTURE. NAWAL AL SA'DAWI: FIRDAUS, STORIA DI UNA DONNA EGIZIANA
Nawal al Sa'dawi, Firdaus, storia di una donna egiziana, Giunti, Firenze
2001, pp. 128, euro 8,50. La storia di Firdaus, donna condannata a morte,
raccontata dalla grande intellettuale e militante per i diritti umani Nawal
al Sa'dawi.
19. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
20. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it
Numero 439 dell'8 dicembre 2002