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Cinque cose da fare per fermare la guerra



CINQUE COSE DA FARE PER FERMARE LA GUERRA

Vi inviamo il seguente intervento.
Vi saremmo grati se voleste diffonderlo e discuterlo.
Grazie fin d'ora per l'attenzione. Cordialmente,

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo

Mittente: Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Viterbo, 4 dicembre 2002

* * *

POSSIAMO FERMARE LA GUERRA. MA NON BASTANO LE FIACCOLE E GLI STENDARDI:
OCCORRE LA NONVIOLENZA

La guerra in Iraq e la partecipazione italiana ad essa vengono preparate con
accelerazione crescente. Ma opporci al suo scatenamento e' possibile oltre
che necessario. il nostro potere di oppositori della guerra e' grande, ma
dobbiamo deciderci a usarlo.
Le iniziative in programma nei prossimi giorni sono buone e giuste, e'
importante che siano partecipate quanto piu' possibile. Ma non bastano.
Occore uscire dalla subalternita': non dobbiamo sentirci minoranza lagnosa
che impotente protesta, ma forte maggioranza che puo' e deve sconfiggere i
guerrafondai stragisti e fuorilegge.
Ma per uscire dalla subalternita' dobbiamo uscire anche dalle ambiguita'.
E per uscire dalle ambiguita' che ci indeboliscono, screditano e persino
ridicolizzano, occorre fare una scelta preliminare e indispensabile: la
scelta di essere non solo oppositori della guerra, ma anche costruttori di
pace e di giustizia.
Ma per inverare questa scelta occorre un passo decisivo: la scelta della
nonviolenza.
*
Se, e solo se, facciamo questa scelta, la scelta della nonviolenza, e
ridefiniamo il sentire e l'agire del movimento per la pace intorno a questa
scelta, la scelta della nonviolenza, allora e solo allora la nostra azione
puo' essere concreta ed efficace.
Siamo onesti: fare i cortei o appendere le bandiere servira' pur a qualcosa,
ma e' poco.
Nel '91, nel '99 e nel 2001 ci spolmonammo a furia di cortei, con esito
risibile (anzi: molti cortei furono decisamente controproducenti ed
autolesionistici).
E le bandiere e gli stracci di pace sono una buona trovata pubblicitaria, un
buon promemoria collettivo, ma nulla piu'. Beninteso: la pubblicita', ovvero
il rendere pubblico il nostro sentire, va benissimo, ma rischia di essere
recuperata assai facilmente dalla societa' dello spettacolo.
Occorre altro, e per realizzare questo altro che occorre, occorre la scelta
della nonviolenza.
*
E l'altro che occorre e' questo:

1. Addestrarci tutti alla nonviolenza: subito, a livello di massa,
investendo tutti i nostri formatori, per malmessi e inadeguati che siano, in
un lavoro che deve cominciare subito dove non e' cominciato, e continuare a
marce forzate dove cominciato e' gia', di formazione di massa ai valori,
alle tecniche, alle strategie della nonviolenza: tutte e tutti, qui e
adesso.

2. Studiare e preparare delle azioni dirette nonviolente vere (non le
sciocchezzuole spacciate sotto questo nome che della nonviolenza non hanno
ne' il rigore morale ne' la forza materiale) per contrastare l'apparato
bellico.
Nel '99 l'unica azione che fu pensata e realizzata in Italia con questa
logica di contrasto nonviolento concreto della macchina bellica fu quella
delle mongolfiere della pace, ovvero il progetto di bloccare i decolli dei
bombardieri ostruendo lo spazio aereo di decollo antistante e sovrastante le
piste di partenza degli aerei stragisti. Se avessimo persuaso migliaia di
persone a quell'azione, avremmo potuto materialmente bloccare per giorni e
forse per settimane i bombardieri che partivano dal territorio italiano, e
dare una indicazione a livello internazionale di come la nonviolenza puo'
(valorizzando favorevoli circostanze come quelle date in Italia dalla
vigenza dell'art. 11 della Costituzione e da un ancor vasto sentire
democratico) affrontare e sconfiggere operativamente, sul terreno, la
macchina bellica piu' potente del mondo.
Ahime', non fummo ascoltati, e quell'iniziativa potemmo realizzare solo per
poche ore e con un piccolissimo numero di partecipanti. Ma questa e' la via:
azioni dirette nonviolente fatte da amici della nonviolenza preparati e
adeguati, consapevoli e saldi, che contrastino concretamente la macchina
bellica e la sconfiggano sul terreno.
Le iniziative meramente simboliche non servono a granche' se non a
soddisfare il narcisismo, le facciano altri. Gli amici della nonviolenza
devono essere capaci di condurre la loro lotta contro la violenza con
efficacia reale.

3. Preparare una campagna di disobbedienza civile di massa in difesa della
pace e della legalita' costituzionale che miri a bloccare la catena di
comando del potere politico e amministrativo che la partecipazione italiana
alla guerra decidesse. Anche qui, occorre assoluta chiarezza e disciplina
nell'iniziativa: tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente tutti i
termini della campagna che deve essere anch'essa rigorosamente nonviolenta,
tutti devono aver partecipato alla sua elaborazione discussione e
preparazione, tutti devono aver partecipato a incontri di preparazione e
chiarimento e addestramento di se stessi, tutti essere coscienti dei rischi
che personalmente si corrono, tutti accettare di attenersi rigidamente alle
regole condivise, tutti essere disposti a personalmente subire rappresaglie
e persecuzioni, tutti persuasi ad agire esclusivamente in modo nonviolento.
Occorre anche per questo un forte addestramento alla nonviolenza.

4. Lanciare subito la parola d'ordine dello sciopero generale contro la
guerra e in difesa della legalita' costituzionale, e iniziare a prepararlo,
nelle menti e negli animi, ma anche organizzativamente e logisticamente. Si
tratta di porsi l'obiettivo di paralizzare il potere politico fuorilegge e
stragista, di sollevare il paese in una serena ma ferma prova di forza
radicata nel rispetto della legge fondamentale del nostro ordinamento
giuridico, in difesa della pace e della vita di tutti gli esseri umani; in
esplicita e dichiarata difesa della legalita' costituzionale e del diritto
internazionale; in esplicita e dichiarata difesa dell'umanita'.

5. Denunciare quel governo, quel parlamento e quel capo dello stato che
decidessero la partecipazione italiana alla guerra come golpisti e
stragisti, per aver violato (e non sarebbe la prima volta, per molti di
loro) l'articolo 11 della Costituzione; chiedendo il loro arresto per
violazione della Costituzione (cui hanno giurato fedelta' e di cui il capo
dello stato dovrebbe essere supremo garante) e crimini contro l'umanita'.
Ma anche per realizzare questa iniziativa, che deve essere di massa e non
simbolica ma concretamente effettuata da piu' persone possibile, rivolta a
tutte le forze dell'ordine e a tutte le istanze del potere giudiziario,
occorre che il movimento per la pace abbia una posizione limpida, senza
ambiguita' alcuna: una posizione nonviolenta di difesa della legalita'
democratica, di difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, di
difesa della pace, della verita' e della giustizia, di difesa della (e
fedelta' alla) Costituzione della Repubblica Italiana. Gli sciocchi e i
vanesi che fanno l'elogio dell'illegalitarismo sono effettualmente complici
dei guerrafondai. Nessuna ambiguita' e gigioneria sono ammissibili se
vogliamo davvero cercar di fermare la guerra.
*
Ma perche' tutto cio' sia possibile occorre una scelta preliminare, che a
tutti coloro che vogliono battersi contro la guerra dobbiamo chiedere di
fare, adesso, e veramente "senza se e senza ma": la scelta della
nonviolenza, senza di cui si restera' impotenti a fare le sfilate, i
tedofori e gli sbandieratori, o peggio i manichini nei salotti televisivi,
mentre gli aerei porteranno l'orrore e la morte in Iraq.
E' questa l'ora della decisione.

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

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