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LA PICCOLA FIAMMIFERAIA
LA PICCOLA FIAMMIFERAIA - articolo di elisabetta caravati
Vestita di nero, da dietro uno striscione anch'esso nero, osservo Luciana
che ad un certo punto mi ricorda la "piccola fiammiferaia".
Luciana e' minuta, carina, semplice e attiva. Molto attiva, credo sia la
donna piu' "impegnata" che io conosca. Lei che, se pur molto giovane e',
oltre che madre, gia' nonna; lei che ha a sua volta una mamma, un marito.
una casa, un lavoro; lei, riesce sempre a trovare il tempo e la voglia di
fare e dare qualcosa per gli altri.
E' venerdi' sera e dopo giorni di pioggia interminabile finalmente il cielo
si apre forse anche per facilitare a noi il compito di tenere aperto uno
striscione che vuole, a sua volta, tenera aperta la porta della pace o,
meglio ancora, chiudere tutte le porte a tutte le guerre....
Luciana sembra sia li' a chiedere la carita'...con il suo dolce sorriso e
la sua faccia pulita chiede ai passanti il permesso per poter regalar loro
un volantino delle DONNE IN NERO. Molti, troppi secondo me, rifiutano, non
poi di leggere, ma persino di prenderlo in mano quel volantino!
Ed io, che fra le Donne in Nero, sono l'ultima arrivata, vorrei riuscire a
capire i tanti perche'.
Chi rifiuta il volantino perche' lo fa ?
Non ha ne' tempo, ne' voglia di leggerlo?
Oppure ha cose ben piu' importanti da fare ?
O forse non sa chi sono le Donne in Nero?
O, peggio ancora, e' a favore della guerra?
Varese sembra non abbia voglia di capire; sembra non abbia voglia, come in
molti abbiamo fatto a Firenze, di dichiarare pace al mondo intero.
Luciana nulla chiede per se stessa, ma come tanti altri, chiede pace e
giustizia per il mondo intero.
I volantini che in troppi purtroppo non leggeranno invitano a ripudiare la
guerra e ad imparare a perdonare. Un no alla guerra indipendentemente dalle
risoluzioni dell'ONU. Anche perche' decine di risoluzioni, anche
recentissime, che impongono ad Israele di cessare l'occupazione dei
Territori Palestinesi vengono sfacciatamente ignorate, nel silenzio della
comunita' internazionale ( e per questo ogni giorno palestinesi
ed israeliani continuano a morire).
Il perdono, che come dice G. Serpelloni, va inteso come rinuncia "al
credito di offesa" procurato dall'ultima offesa ricevuta, che toglie cosi'
all'altra parte la giustificazione per andare avanti e la obbliga a
fermarsi. Il perdono inteso come "dare per dono" non e' obbligatorio
ricambiare, ma auspicabile che questo possa avvenire. Prima di concedere il
proprio perdono si richiede pero' il pentimento dell'altra parte e una
promessa di pace che renda inutile la vendetta.
Dunque il ripudio alla guerra e l'invito al perdono, questo chiedono le
DONNE IN NERO, lontane da ogni etichettatura politica o altro. Ed io chiedo
ai varesini di ascoltare il nostro silenzio, capire il nostro nero, leggere
i nostri volantini ed aprire il cuore alla pace.
elisabetta caravati