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La nonviolenza e' in cammino. 430
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 430 del 29 novembre 2002
Sommario di questo numero:
1. Ida Dominijanni, genealogia e non macerie
2. Eleonora Missana, la liberta' di Hannah Arendt
3. Peppe Sini, dell'avvenuto ritorno della barbarie hitleriana
4. Umberto Santino, una intimidazione mafiosa alla famiglia Impastato
5. Francuccio Gesualdi, un intervento al forum sociale europeo di Firenze
6. Adele Faccio, quando la Spagna
7. Enrico Euli, dizionario portatile di neolingua per il terzo millennio
8. Daniele Lugli, Pinocchio in fuga
9. Oggi la giornata del dialogo cristianoislamico
10. Asti per il dialogo cristianoislamico
11. Severino Vardacampi, cinque proposizioni per la giornata del dialogo
cristianoislamico
12. Sophia de Mello Breyner Andresen, Esilio
13. Sommario di "Azione nonviolenta" di dicembre
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. IDA DOMINIJANNI: GENEALOGIA E NON MACERIE
[Dal'opuscolo a cura di Eliana Bouchard, Rina Gagliardi, Gabriele Polo, Il
voto alle donne. 1918, Il manifesto, Roma 1993, p. 3. Ida Dominijanni e' una
delle piu' lucide intellettuali femministe italiane]
Guardiamo alla conquista di inizio secolo (ma in Italia ben piu' tarda:
bisognera' attendere il 1946) del voto politico femminile con gli occhi di
fine secolo della critica femminista della reppresentanza e della sua crisi
generalizzata.
Non e' il primo ne' l'ultimo dei paradossi del Novecento.
Secolo nevrotico e sempre ritornante su se stesso, esso continuamente ci
risospinge sui suoi nodi irrisolti; secolo della psicoanalisi cioe' del
sapere della nevrosi, esso ci insegna a elaborarli e a risignificarli
continuamente al presente, per trarre dal passato genealogia e non macerie.
2. RIFLESSIONE. ELEONORA MISSANA: LA LIBERTA' DI HANNAH ARENDT
[Da Eleonora Missana, L'etica nel pensiero contemporaneo, Paravia, Torino
2000, p. 109. Eleonora Missana lavora sull'ermeneutica filosofica
all'Universita' di Torino. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia
ebraica nel 1906, fu allieva e amica di Husserl, Heidegger e Jaspers;
l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in
Francia, poi esule in America. E' tra le massime pensatrici politiche del
Novecento. Docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di
attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei
diritti umani. Mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi
lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati,
per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione
italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del
totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958),
Bompiani, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La
banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano;
Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso
La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi
di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano 1985. Molto
interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e
politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La
corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo
1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1.
1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e'
la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri,
Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt,
Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah
Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah
Arendt, Donzelli, Roma 1995; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro
sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann,
Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; per chi legge il tedesco due
piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato
iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei
Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]
Nel saggio sulla liberta', la Arendt muove dalla ricostruzione critica delle
concezioni della liberta' dominanti nella tradizione filosofica occidentale,
che concepiscono essenzialmente la liberta' come liberta' del pensare e del
volere, che concerne esclusivamente la relazione dell'individuo con se
stesso, e che e' quindi essenzialmente una liberta' dall'agire e dalla
politica.
A partire dalla contestazione di tali concezioni, le cui ragioni profonde
sono indagate in modo dettagliato in Vita activa, nelle pagine conclusive
del saggio sulla liberta' [Che cos'e' la liberta', in Tra passato e futuro],
la Arendt introduce, richiamandosi ad Agostino, una concezione della
liberta' umana come "miracolosa" facolta' di "dare inizio a qualcosa di
nuovo".
A partire da una suggestiva interpretazione di tale definizione la Arendt
mostra come la liberta' risulti indissolubilmente correlata all'agire
politico e come questo si riveli la forma della vita attiva, in cui si
realizza e si illumina pienamente il senso dell'esistenza degli esseri
umani, e non dell'Uomo, sulla terra.
3. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: DELL'AVVENUTO RITORNO DELLA BARBARIE HITLERIANA
I campi di concentramento, denominati ipocritamente con la sigla Cpt, in cui
sono detenuti esseri umani che non hanno commesso alcun reato, che il
precedente governo ha restaurato in Italia e che il governo attuale ha
apprezzato al punto di redigere e varare una legge che quel disumano
razzismo amplifica fino al grottesco, costituiscono una barbarie che lede la
dignita', i diritti, la vita di tutti nel nostro paese.
La crudele condizione fatta a persone qui giunte in fuga dalla fame, dalle g
uerre e dalla morte, vulnera la dignita' non solo di noi esseri umani, ma
della nostra civile convivenza, delle nostre istituzioni democratiche, dei
fondamenti dello stato di diritto.
La Costituzione della Repubblica Italiana a tutti gli esseri umani che nel
loro paese d'origine non vedono riconosciuti i diritti che il nostro paese a
tutti i cittadini accorda, riconosce a tutti il diritto di venire a vivere
qui, e a tutti offre la sua protezione.
Il governo precedente e quello attuale, e il parlamento precedente e quello
attuale, ed il presidente della repubblica di allora e di oggi, avendo
permesso il sorgere dei campi di concentramento ed avendo dato alla luce una
legislazione disumana, si sono macchiati di un crimine contro l'umanita', ed
hanno commesso flagrante il reato di alto tradimento nei confronti della
Costituzione cui pure hanno tutti giurato fedelta'.
Questo e' quel che pensiamo, questo e' quel che diciamo da anni.
Per questo chiediamo che i cosiddetti "Centri di permanenza temporanea",
effettuali campi di concentramento, siano al piu' presto aboliti, e con essi
siano abolite le norme di legge che infrangono in modo flagrante ed infame
quanto disposto dall'articolo 10 della Costituzione italiana e tutti i
fondamentali diritti umani.
4. ANTIMAFIA. UMBERTO SANTINO: UNA INTIMIDAZIONE MAFIOSA ALLA FAMIGLIA
IMPASTATO
[Riceviamo e diffondiamo; a Giovanni Impastato, alla mamma di Peppino ed a
tutti i familiari ed amici esprimiamo la solidarieta' anche nostra. Umberto
Santino ha fondato e presiede il Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo; da decenni e' uno dei militanti democratici
piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici; e' uno dei massimi
studiosi di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i
rapporti tra economia, politica e criminalita'; tra le opere di Umberto
Santino: La violenza programmata, L'impresa mafiosa, Gabbie vuote, presso
Angeli, Milano; Dietro la droga, Edizioni Gruppo Abele, Torino; L'antimafia
difficile, La borghesia mafiosa, Casa Europa, La mafia come soggetto
politico, Sicilia 102, Oltre la legalita', presso il Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo; La mafia interpretata, La
democrazia bloccata, L'alleanza e il compromesso, La cosa e il nome, presso
Rubbettino, Soveria Mannelli; Storia del movimento antimafia, presso gli
Editori Riuniti, Roma. Opere su Umberto Santino: Peppe Sini, Una rassegna
bibliografica di alcuni lavori di Umberto Santino, Centro di ricerca per la
pace, Viterbo 1998, 2000. Indirizzi utili: Centro Siciliano di
Documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo,
tel. 0916259789, fax 091348997, e-mail csdgi@tin.it, sito:
www.centroimpastato.it, c/c postale: 10690907]
Apprendiamo che nella notte tra mercoledi' 20 e giovedi' 21 novembre ignoti
hanno imbrattato con della vernice rossa il muro esterno del negozio di
Giovanni Impastato.
Evidentemente i mafiosi non vogliono accettare che l'assassinio di Peppino
Impastato non sia piu' impunito e ritengono di potere intimidire.
Esprimiamo affetto e solidarieta' alla mamma di Peppino, a Giovanni e alla
sua famiglia.
Ricordiamo che i mafiosi Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti sono stati
condannati come mandanti dell'omicidio e la Commissione parlamentare
antimafia ha accertato inequivocabilmente che rappresentanti delle forze
dell'ordine e della magistratura hanno depistato le indagini e ritardato il
corso della giustizia.
Ribadiamo che questi atti intimidatori non faranno venire mano l'impegno
della famiglia, dei compagni di militanza di Peppino e del Centro siciliano
di documentazione a lui dedicato, che in questi ventiquattro anni non hanno
mai cessato di contribuire al lavoro degli inquirenti perche' venisse fatta
luce sul delitto e i responsabili fossero puniti.
Chiederemo che le responsabilita' dei depistatori vengano accertate anche in
sede giudiziaria e faremo il necessario perche' Badalamenti sconti la
condanna pronunciata con la sentenza dell'11 aprile scorso.
5. RIFLESSIONE. FRANCUCCIO GESUALDI: UN INTERVENTO AL FORUM SOCIALE EUROPEO
DI FIRENZE
[Riprendiamo dalla bella agenzia "Adista" questa sintesi dell'intervento di
Francuccio Gesualdi a uno dei dibattiti del Forum sociale europeo di
Firenze. Riportiamo anche la breve presentazione di "Adista": "Non poteva
mancare, a Firenze, il tema del consumo critico, cavallo di battaglia di una
componente importante del 'movimento dei movimenti'. Non a caso, la Rete di
Lilliput, in collaborazione con Legambiente, il gruppo Consumo Critico del
Social Forum di Firenze e il gruppo del Consumo Critico del 'Laboratorio per
la democrazia', ha realizzato un capitolato etico - con tanto di lista di
societa' non consigliabili ed elenco di produttori a cui fare riferimento -
per promuovere, fra i partecipanti e le aziende fornitrici di prodotti e
servizi nelle giornate del Forum, stili di vita e di consumo 'orientati in
senso etico' e ispirati alla sobrieta'. Proprio di sobrieta' ha parlato
Francuccio Gesualdi, del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, nel seminario sul
tema 'Consumo critico: lo stile di vita come opposizione e proposta
politica', organizzato, tra gli altri, dalla Rete di Lilliput e dal
Consorzio Ctm Altromercato. Di seguito il suo intervento". Francuccio
Gesualdi, nato nel 1949, allievo della scuola di Barbiana (e' il Francuccio
di don Milani), tra altre rilevanti esperienze ha trascorso due anni in
Bangladesh per un servizio di volontariato, e' uno degli animatori del
"Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano, che affronta con rigore ed
efficacia i temi del disagio economico, sociale, fisico, psichico e
ambientale sia a livello locale che internazionale, con particolar
attenzione al Sud del mondo. Il Centro ha promosso e sta portando avanti
importanti campagne per i diritti umani. E' tra i promotori della Rete di
Lilliput. Opere di Francuccio Gesualdi e del Centro nuovo modello di
sviluppo: Signorno', Guaraldi; Economia: conoscere per scegliere, Libreria
Editrice Fiorentina; Energia nucleare: cos'e' e i rischi a cui ci espone,
Movimento Nonviolento; (con Jose' Luis Corzo Toral), Don Milani nella
scrittura collettiva, Edizioni Gruppo Abele; Manuale per un consumo
responsabile, Feltrinelli. Le pubblicazioni del Centro sono: Boycott,
Macroedizioni; Lettera ad un consumatore del Nord; Nord/Sud. Predatori,
predati e opportunisti; Sulla pelle dei bambini; Geografia del supermercato
mondiale; Guida al consumo critico; Sud/Nord. Nuove alleanze per la dignita'
del lavoro; Ai figli del pianeta; tutti presso l'Emi. Indirizzi utili:
Centro nuovo modello di sviluppo, via della Barra 32, 56019 Vecchiano (Pi);
tel. 050826354, fax: 050827165, in rete: www.citinv.it/org./cnms; e-mail:
coord@cnms.it]
Sia dal punto di vista sociale che da quello ambientale, sappiamo bene che i
disastri di cui siamo testimoni sono il frutto di una crescita ossessiva.
La parola d'ordine di questo sistema e': crescere, crescere, crescere.
Questo sistema ci dice che solo se siamo capaci di crescere potremo
risolvere i nostri problemi sociali, legando cosi' alla crescita
l'occupazione e il soddisfacimento dei servizi fondamentali. E alla fine
tutti siamo convinti che dobbiamo crescere.
In realta', non possiamo disgiungere il concetto di sostenibilita'
ambientale da quello di equita'. Quando pensiamo alla sostenibilita' non
dobbiamo pensarla soltanto in termini di responsabilita' nei confronti delle
generazioni che verranno, ma di responsabilita' nei confronti quanto meno
dei tre miliardi di persone che oggi nel mondo sono ridotte allo stato di
larve umane. Persone che non sono messe in condizione di soddisfare i loro
bisogni fondamentali, persone che hanno perduto la loro dignita' umana.
Viviamo in un mondo dove una piccola minoranza si appropria di una quantita'
enorme di risorse. Le statistiche dicono che il 16-18% della popolazione del
mondo si appropria dell'86% delle ricchezze della terra, a fronte di una
grandissima quantita' di persone che non riesce neanche a soddisfare i
propri bisogni. Questa piccola minoranza ha messo a repentaglio non soltanto
alcuni meccanismi naturali fondamentali, ma tutto un patrimonio naturale che
non riesce a rigenerarsi in maniera molto rapida. Leggevo in questi giorni
su un giornale che non puo' essere sospettato di avere idee di sinistra, il
"Financial Times", il giornale degli industriali del mondo, che lo stock di
pesce e' diminuito di ben il 60% dal 1950 ad oggi. Ed e' un fatto drammatico
che minaccia popolazioni intere che oggi vivono sulla pesca e a cui viene
quindi impedito di fatto di nutrirsi.
Noi consumiamo troppo, e consumando troppo impediamo a questa gente di
recuperare la propria dignita' umana. Per cui e' evidente che, se vogliamo
costruire la sostenibilita' e l'equita', dobbiamo introdurre una parola
nuova nella nostra societa', che e' quella della sobrieta'.
La parola sobrieta' ci fa paura, perche' quando parliamo di sobrieta'
pensiamo di dover tornare all'epoca in cui si viveva nelle caverne, ai tempi
in cui si moriva per tetano. Ma non e' questa la sobrieta': la sobrieta' e'
la capacita' di recuperare il nostro potere di scelta, il fatto che le
persone decidano finalmente loro stesse quali sono i propri bisogni e non
producano piu' di quanto serva per soddisfarli.
Sobrieta' significa saper fare una scelta nell'ambito delle tecnologie che
siamo riusciti a mettere a punto. Significa saper organizzare diversamente
la societa', perche' se passiamo, ad esempio, da un consumo privato ad un
consumo collettivo, potremo riuscire a garantire a tutti la possibilita' di
soddisfare una serie di bisogni, utilizzando molte meno risorse.
La sobrieta' e' la parola d'ordine del domani. Ma parlare di sobrieta'
significa rimettere in discussione un po' tutto nella nostra societa', a
partire dai nostri stili di vita personali, fino all'organizzazione
dell'economia. Questo sistema e' basato esclusivamente sulla crescita, e se
cominciamo a dire che dobbiamo organizzare una societa' che finalmente
accetti l'idea del limite, tutta una serie di meccanismi su cui questa
economia e' fondata non funziona piu', e ne dobbiamo inventare di nuovi.
Per questo, oltre che sperimentare nuovi stili di vita per mostrare che e'
possibile vivere non bene ma addirittura meglio, consumando meno e
consumando diversamente, e' necessario affrontare anche un altro tema,
quello della progettazione, del come organizzare i meccanismi di una nuova
economia che finalmente si ponga l'obiettivo del limite e non della
crescita.
6. FRASI COLTE AL VOLO. ADELE FACCIO: QUANDO LA SPAGNA
[Dalla bella e appassionata Introduzione di Adele Faccio alla sua traduzione
di Salvador Espriu, Pelle di toro, libro di Sinera, le canzoni di Arianna,
Guanda, Parma 1966, p. XXX. Adele Faccio e' stata una grande intellettuale e
militante per i diritti delle donne, per la giustizia sociale e per la pace]
Quando la Spagna giacque vinta sotto i colpi inferti da quel mostro
sanguinario e irresponsabile e irrefrenabile che e' la guerra.
7. IN FORMA DI PAROLE. ENRICO EULI: DIZIONARIO PORTATILE DI NEOLINGUA PER IL
TERZO MILLENNIO
[Ringraziamo Enrico Euli (per contatti: diabeulik@libero.it) per questi
esercizi di attenzione. Enrico Euli e' uno dei piu' teneri e spiazzanti
formatori alla nonviolenza, e quanto preziosa ci sia l'amicizia sua puo' ben
dirlo chi queste note intende e sa trascendere]
* Allarvante. Qualcosa o qualcuno che, attraverso continui allarmi, riduca
gli esseri viventi ad uno stato larvale, ansioso ed impaurito, impotente.
(vedi anche Barbaturico).
* @nimailita'. Attivita' vitale residua di coloro che scambiano
comunicazioni, relazioni, affetti, idee solo attraverso messaggi elettronici
e virtuali.
* Arabiarsi. Sindrome permanente e scientificamente inspiegabile che
colpisce soltanto i popoli residenti in Oriente, meglio se di religione
islamica.
* Barbaturico. Agente chimico-farmacologico che conduce rapidamente ed
irreversibilmente al sonno della coscienza attraverso la continua
rappresentazione allucinatoria di immagini barbuto-barbariche. (vedi anche
Allarvante).
* Bimbarazzo. Difficolta' diffusa tra gli adulti rispetto ai figli da loro
stessi generati. Puo' generare atti inconsulti, attacchi improvvisi di
follia omicida, che precedono di solito forti e persistenti crisi di
identita'.
* Capiqualismo. Utopia politico-economica diffusasi in occidente alla fine
del secolo XX, fondata sul mercato ma rispettosa dell'equivalenza tra esseri
viventi e della qualita' delle relazioni. Talvolta contrapposta allo
Zen-zerismo (vedi), da cui lo differenzia un'impostazione piu' gradualista e
moderata.
* Disarmatura. Vestito leggero indossato dai giovani nel rito di iniziazione
della maturita'; questa, come e' ormai noto, si raggiunge dopo aver superato
la fase infantile, caratterizzata invece dal fatto che si gira ancora
armati.
* Estanchezza. Stato tipico del consumatore tipo, sfibrato e incapace di
agire proprio a causa delle merci e delle immagini estasianti che lo
circondano, piu' o meno inarrivabili. Per iniziare a guarirne, i terapeuti
consigliano, tra l'altro, la lettura di Ttc.
* Formagio. Condizione di quiete e di benessere, un misto di appagamento e
ingiustificata serenita' tipica di quelle societa' che chiamiamo
"sviluppate". Solitamente, non lascia scampo.
* Formattivo. Training formativo attivo, antidoto, non sempre efficace, per
lottare contro il formagio (vedi).
* Glocale (Era). Eta' mitica in cui si scioglieranno i ghiacci del Polo
occidentale e si ritrovera' la giusta mescolanza tra il livello globale e
locale e tra gli emisferi Nord-Sud del pianeta.
* Haspirazioni. Aspirazioni umane regolarmente ammutolite. (vedi anche
Illustorio).
* Illustorio. Parola dal triplo significato corrente: 1) Processo in cui ci
si bruciano le proprie illusioni; 2) Processo in cui si e' bruciati dalle
proprie illusioni; 3) Processo in cui si e' bruciati con le proprie
illusioni.
* Killer Minogue. Piccola criminale cattivissima e sexy, famosa per aver
rincitrullito milioni di maschi in tutto il mondo attraverso atti
ipnotico-canori caratterizzati da testi ripetitivi e senza senso.
* Ludismo. Movimento rivoluzionario che, attraverso il gioco, l'ironia, la
poesia e la bellezza prosegue ad accogliere la vita e a cambiare il mondo.
* Mozionante. Leader politico di nuova generazione che genera
artificialmente emozioni attraverso l'uso e l'esposizione pubblica di
mozioni e idee studiate a tavolino.
* Naturmalismo. Dottrina che si ispira ad un'idea unica, chiara e ben
finanziata: essa vede nella natura il male supremo e nella civilizzazione
militar-industriale l'unico bene per cui vale la pena di vivere.
* Ospitile. Ospizio per vecchi politici in pensione educati all'ostilita'
come valore fondamentale a base della diplomazia e delle relazioni
internazionali.
* Polemicizia. Un'amicizia di livello superiore, che accoglie la lotta e la
polemica, crescendo e rinnovandosi attraverso il conflitto.
* Quadrinvano. Tipo di abitazione per quelli che continuano a fare il
tentativo, sempre piu' vano, di far quadrare le curve e i cerchi.
* Retificare. Azione che esprime e simbolizza il tentativo, sempre piu'
urgente, di riportare le linee in reti.
* Santinfischiare. Atteggiamento neoreligioso, tipico di molti credenti,
diffuso soprattutto nei casi in cui il papa parla di argomenti secondari
quali la contraccezione, la guerra e il consumismo.
* Solitarieta'. Condizione di vita diffusasi agli inizi del secolo XXI, in
cui convivono una bella capacita' di riconoscersi soli e inimitabili ma,
allo stesso tempo, di essere aperti al mondo e alla sua condivisione.
* Tendurezza. Teoria e pratica nonviolenta che si ispira al motto '"uri coi
problemi, teneri con le persone".
* Ultraneita'. Atteggiamento alienato, derivante dagli ultras da stadio che
stanno alla partita ma non la guardano e si limitano ad urlare e a
picchiarsi indipendentemente da quel che accade. Ora diffusosi, come virus,
anche nei dibattiti e nelle trasmissioni televisive.
* Vitaminanti. Elementi chimici in pillole, di produzione transgenica, che
minacciano la vita presente e futura, spacciandosi per innocue caramelle.
* Washingtown. Capitale del nuovo mondo, le cui dimensioni - almeno per i
progettisti - dovrebbero andare a coincidere perfettamente con il mondo
stesso.
* Yementire. Fare alleanze strumentali, fingendosi amici ad un nemico che si
spaccia per amico. (vedi anche Arabiarsi).
* Zen-zerismo. Corrente religiosa mistica di matrice zen che vede la
realizzazione dell'ideale religioso supremo nella sobrieta', nella riduzione
dei consumi, sino all'autoconsunzione (azzeramento). Predicata da alcuni in
Occidente, e' pero' attualmente diffusa e praticata soprattutto nel Sud del
mondo.
8. IN FORMA DI PAROLE. DANIELE LUGLI: PINOCCHIO IN FUGA
[Ringraziamo Daniele Lugli, segretario del Movimento Nonviolento e persona
attenta e mite (per contatti: daniele.lugli@libero.it), per averci inviato
questo suo lieve racconto e poetica meditazione pubblicato sull'ultimo
numero di "Terra di Nessuno - Pollicino"]
* Il sogno
Pinocchio e' figlio del sogno di Geppetto: fuggire dalla propria condizione
per una vita girovaga. Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di
legno... Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un pezzo
di pane e un bicchiere di vino. Vuol farsi busker l'attempato Geppetto, con
la sua parrucca gialla e il progettato burattino, per buscare di che vivere
nelle piazze, come si raccoglie legna nel bosco, nel busk (bush). Ed e'
proprio a un legno, un semplice pezzo da catasta, che affida il suo sogno.
Mossi i primi passi, a mano del suo autore, Pinocchio comincio' a camminare
da se' e a correre per la stanza; finche', infilata la porta di casa, salto'
nella strada e si dette a scappare. E' la prima di molte fughe che rientrano
in un progetto di vita disapprovato dal Grillo: mangiare, bere, dormire,
divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo. Scopriro'
tutta la difficolta' di quel programma: domani, all'alba, voglio andarmene
di qui.
* La leggerezza
Ci vorrebbe la leggerezza del pulcino. Mille grazie signor Pinocchio,
d'avermi risparmiato la fatica di rompere il guscio! Arrivederla, stia bene
e tanti saluti a casa. Cio' detto distese le ali, e, infilata la finestra
che era aperta, se ne volo' via a perdita d'occhio. Al burattino resta la
possibilita' di una scappata al paesello vicino, nella speranza di trovare
qualche persona caritatevole, che gli facesse l'elemosina di un po' di pane.
Trovera' un'enorme catinellata d'acqua versata da un subdolo e stizzito
vecchino, col berretto da notte in capo. Per asciugarsi perdera' i piedi
nella brace e ogni possibilita' di fuga, fino al ritorno di Geppetto.
Pinocchio diverra' un viaggiatore leggero, sul dorso del Colombo, per
intercettare il padre in partenza per il Nuovo Mondo. - Mille chilometri? O
Colombo mio, che bella cosa potessi avere le tue ali!... - Se vuoi venire ti
ci porto io. - Come? - A cavallo sulla mia groppa. Sei peso di molto? -
Peso? Tutt'altro! Son leggiero come una foglia".
* La prigione
La fuga dalla prigione e' un classico, ma Pinocchio non vi ricorre. C'era
finito perche' giustamente frodato, nel tentativo di diventar ricco.
Sappiamo infatti che i ricchi diventino sempre piu' ricchi e i poveri sempre
piu' poveri e' logico sviluppo delle rispettive professionalita'. Pinocchio
prova ad investire nel Campo dei Miracoli: se io sotterrassi in quel campo i
miei cinque zecchini, la mattina dopo quanti zecchini troverei? - E' un
conto facilissimo - rispose la Volpe - un conto che puoi farlo sulla punta
delle dita. Poni che ogni zecchino ti faccia un grappolo di cinquecento
zecchini: moltiplica il cinquecento per cinque e la mattina dopo ti trovi in
tasca duemilacinquecento zecchini lampamti e sonanti.
L'imperatore di Acchiappa-citrulli, avendo riportato una grande vittoria
contro i suoi nemici... in segno di maggior esultanza volle che fossero
aperte le carceri e mandati fuori tutti i malandrini. Oggi trova piu' comodo
fare leggi perche' i malandrini, grossi ed amici, in prigione non ci vadano
proprio. - Se escono di prigione gli altri, voglio uscire anch'io - disse
Pinocchio al carceriere. - Voi no - rispose il carceriere - perche' voi non
siete del bel numero... -Domando scusa - replico' Pinocchio - sono un
malandrino anch'io. - In questo caso avete mille ragioni - disse il
carceriere.
* La terra promessa
La fuga puo' portare al paese delle Api industriose. Le strade formicolavano
di persone di qua e di la' per le loro faccende: tutti lavoravano, tutti
avevano qualche cosa da fare... Non gli restavano che due modi per potersi
sdigiunare: o chiedere un po' di lavoro o chiedere in elemosina... A
chiedere l'elemosina si vergognava, ma piuttosto che lavorare fa anche
questo. Quando nella comunita' e' ben inserito, grazie alla Fata, puo'
conoscere, grazie a Lucignolo, l'altra faccia del Paese delle Api
industriose: il Paese dei Balocchi. Ci si arriva facilmente. Infaticabile e'
il conduttore del carro, l'Omino che canta Tutti la notte dormono e io non
dormo mai... Figuratevi un omino - non abbiamo bisogno di figurarcelo, lo
conosciamo benissimo - tenero e untuoso come una palla di burro, con un
visino di melarosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e
carezzevole. Tutti i ragazzi ( ora non piu' solo loro), ne restavano
innamorati e facevano a gara nel montare sul suo carro...
* L'approdo
Mentre Pinocchio nuotava alla svelta per raggiungere la spiaggia, si accorse
che il suo babbo, il quale gli stava a cavalluccio sulle spalle e aveva le
gambe mezze nell'acqua, tremava fitto, fitto... - Coraggio babbo! Fra pochi
minuti arriveremo a terra e saremo salvi...Nuoto' finche' ebbe fiato: poi si
volto' col capo verso Geppetto, e disse con parole interrotte: - Babbo mio
aiutatemi... perche' io muoio! E' lo sbarco del clandestino, scaricato al
largo dal gommone Pesce-cane. Ha la miglior conclusione possibile. Bisogna
ringraziare il Tonno, che pochi clandestini hanno la ventura di incontrare
al largo delle nostre coste, e la leggerezza. - Siam troppo pesi?... - gli
domando' Pinocchio. - Pesi? Neanche per ombra. Mi par d'aver addosso due
gusci di conchiglia... Bisogna ringraziare anche Giangio, l'ortolano, che
gli assicura formazione professionale, lavoro e adeguato compenso. - Dunque,
tirami su' cento secchie d'acqua e io ti regalero' in compenso un bicchiere
di latte. - Sta bene. Giangio condusse il burattino nell'orto e gli insegno'
la maniera di girare il bindolo. Pinocchio si pose subito al lavoro...
* Il commiato
L'ultima e radicale fuga e' quella che compie da se' stesso. Esco da me per
non rientrarvi mai piu', aveva detto santa Caterina da Genova e avrebbe
potuto ripetere Pinocchio. Com'ero buffo quand'ero un burattino! si
accontenta di dire.
9. INIZIATIVE E APPELLI. OGGi LA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO
[Dalla redazione de "Il dialogo" (per contatti: redazione@ildialogo.org)
riceviamo, aderiamo e volentieri diffondiamo]
Con la celebrazione in tutta Italia il 29 novembre 2002, ultimo venerdi' del
Ramadan di quest'anno, della "Giornata di dialogo cristianoislamico", una
nuova fase si apre.
Negli ultimi giorni si sono aggiunte importanti e significative adesioni fra
cui quella del vescovo di Verona, che con un suo documento, "in unione di
intenti con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e in pieno
accordo con la Commissione diocesana Ecumenismo e Dialogo", ha invitato
cristiani e musulmani "ad esprimere la reciproca accoglienza condividendo un
momento di comunicazione in letizia, di preghiera o di digiuno, implorando
da Dio il dono della Pace: in ogni cuore, in ogni Stato".
Altrettanto significative le adesioni delle chiese evangeliche fra cui
quelle del Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
(Fcei) Gianni Long, del prof. Daniele Garrone della Facolta' valdese di
teologia di Roma (che interverra' all'incontro in Campidoglio con Paolo
Naso, direttore della rivista "Confronti"), della Rete globalizzazione e
ambiente della Fcei, e di numerosi altri pastori e laici.
Anche sul piano delle iniziative i segnali sono altrettanto rilevanti.
Molto importante quanto si svolgera' a Reggio Emilia a cura della sezione
femminile del locale Centro Islamico che ha promosso l'iniziativa "Moschea
aperta a tutte le donne reggiane". Parecchie altre moschee rimarranno aperte
per l'occasione in tutta Italia.
Ma iniziative comuni fra cristiani e musulmani si svolgeranno in tutta
Italia fra cui quella di Roma a cui partecipera' anche il sindaco Veltroni.
"Quello del dialogo - ha dichiarato Veltroni in una dichiarazione rilasciata
all'agenzia "Nev" - e' stato e resta un filo rosso della iniziativa politica
e culturale della nostra amministrazione: all'idea di Roma capitale della
pace abbiamo fatto seguire degli atti concreti e una continuita' di
attenzione e di presenza che ha trovato momenti di alto significato. Noi ci
muoviamo nella convinzione - ha proseguito Veltroni - che sia profondamente
sbagliato l'atteggiamento, oggi purtroppo assai diffuso, di chi cerca di
rispondere alle incertezze del presente ancorandosi a presunte identita' che
andrebbero definite escludendo le diversita' e il confronto. Credo, al
contrario, che vadano promosse e favorite tutte le iniziative che muovono
nella direzione opposta, nel senso del dialogo e della conoscenza
reciproca".
Iniziative comuni fra cristiani e musulmani si svolgeranno a Napoli,
Firenze, Viterbo, Parma, Rimini, Forli', Lodi, Reggio Emilia, Desio, Verona,
Genova, Bologna, Taranto, Bolzano, Milano, Modena, Carpi, Aosta, Trento,
Cuneo, Torino, Asti, Parma, Avellino, Verona, Venezia, Firenze, Correggio
(Re), Lodi.
Iniziative che non si fermeranno al solo 29 novembre ma che andranno oltre,
come espressione di una volonta' diffusa di proseguire e consolidare il
dialogo negli anni a venire.
Un messaggio di augurio e di solidarieta' con la giornata del dialogo
cristianoislamico, e' stato annunciato dall'associazione Neve' Shalom -
Wahat al Salaam.
Il "popolo del dialogo" anche in questa occasione sta dimostrando la propria
vitalita' e volonta' di pace e di non lasciarsi intimidire dai venti di
guerra.
*
Rinnoviamo l'invito a tutti i cristiani del nostro paese, ma anche a tutti
gli uomini e le donne di buona volonta', a digiunare il 29 novembre in segno
di pace e di fratellanza con i musulmani e con quanti soffrono la fame e
l'ingiustizia di questo nostro tempo cosi' gravido di pericoli di guerra di
cui non vi e' ancora la necessaria consapevolezza.
In allegato a questo comunicato stampa, trasmettiamo un documento che fa il
bilancio dell'iniziativa fin qui realizzata e nel quale si chiede con
determinazione "ai leader delle chiese cristiane e delle comunita'
islamiche, agli amministratori delle nostre citta', alle donne e agli uomini
di buona volonta' di non cedere alla retorica dello 'scontro di civilta'' e
di operare concretamente a favore del dialogo interreligioso, con iniziative
culturali, gesti di riconciliazione e perdono, scelte sociali e politiche di
solidarieta', liturgie e preghiere".
A tutti e a tutte coloro che parteciperanno alle iniziative del 29 novembre
vada un sincero augurio di Shalom - Salaam - Pace.
*
Informazioni utili
Ricordiamo che e' disponibile un libro della Emi, dal titolo La rivincita
del dialogo, ed un numero speciale del periodico "Il dialogo" (sito:
www.ildialogo.org) con articoli, documenti, proposte di liturgie,
finalizzati ad aiutare quanti vogliano approfondire le ragioni del dialogo e
i contenuti dell'appello ecumenico a fare del 29 novembre 2002 la giornata
nazionale del dialogo cristiano islamico.
Il libro puo' essere richiesto direttamente alla Emi, sito: www.emi.it, tel.
051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis@emi.it.
Il numero speciale della rivista puo' essere richiesto alla redazione de "Il
dialogo", via e-mail: redazione@ildialogo.org, o telefonando al 3337043384.
Il costo dello speciale e' di 50 centesimi di euro a copia comprese le spese
di spedizione con un invio minimo di 25 copie. In alternativa lo speciale
puo' essere scaricato gratuitamente dal sito de "Il dialogo":
www.ildialogo.org, e riprodotto a proprie spese. Il fascicolo sara' anche
riprodotto dal mensile "Tempi di Fraternita'" del prossimo mese di dicembre
(www.tempidifraternita.it).
Sono disponibili altresi' un fascicolo curato da Stefano Allievi dal titolo
"Islamica" che comprende tutta la principale bibliografia in italiano
sull'islam (si puo' richiedere gratuitamente a cultura@carpidiem.it) e il
numero speciale di "Confronti" dal titolo Noi e loro (che si puo' richiedere
a: redazione@confronti.net).
Per firmare l'appello e per adesioni o segnalazione di iniziative, ci si
puo' rivolgere a:
- redazione@ildialogo.org, tel. 3337043384;
- b.salvarani@carpi.nettuno.it, tel. 3291213885.
Per l'elenco completo dei firmatari dell'appello, per tutti i materiali ad
esso relativi e per le iniziative in corso si puo' visitare il sito:
www.ildialogo.org
10. INIZIATIVE E APPELLI. ASTI PER IL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO
[Dall'Istituto per la Storia della Resistenza di Asti (per contatti:
at0047@biblioteche.reteunitaria.piemonte.it) riceviamo e volentieri
diffondiamo]
Lunedi' 25 gennaio presso l'Istituto per la Storia della Resistenza e' stato
ufficializzato il testo della dichiarazione comune per la prima giornata del
dialogo cristianoislamico, 29 novembre.
L'iniziativa e' promossa da Tempi di fraternita', Coordinamento immigrati,
Tantetinte, Cooperativa della Rava e della Fava, Commissione diocesana
Migrantes, Asti Social Forum, Zakhor.
Primi firmatari Gianfranco Monaca, Paolo Debenedetti, don Osvaldo Bucchioni,
Mamadou Seck (presidente coordinamento immigrati), Sadik Diane, Kacem Namir,
Ilir Polena (associazione culturale "Tantetinte"), Alberto Mossino, Inyang
Okokon, Tina Casamento, Egle Piccinini, Davide Quaglia, Beppe Castino
(segreteria provinciale Cisl), Vittorio Voglino sindaco, Giuseppe Passarino
assessore alle politiche giovanili del Comune di Asti, Laurana Lajolo, don
Francesco Quagliotto (Commissione diocesana Migrantes), Oddino Bo, Francesco
Scalfari, Stefano Mossino, Emanuele Bruzzone, Alberto Marinetto consigliere
provinciale, Filippo Chirone, Paola Roselli Grillone, Guido Silvia, Rossana
Peresson, Maria Grazia Bologna, Maria Teresa Raviola, Pasotto Marisa,
Ornella Fino, Paolo Spada, Carlo Sottile, Giorgio Rizzolari, Roberto
Caranzano, Paolo Fiscelli, Gloria Ruffa, Mario Malandrone, Luisa Vigna,
Mauro Ferro (direttore Ial), Roberto Genta (presidente Acli provinciali),
don Giuseppe Gallo (direttore Caritas), don Paolo Carrer.
*
Il testo della dichiarazione e' il seguente:
Avvenimenti recenti (l'attacco al World Trade Center di New York,
l'intervento militare in Afghanistan, le minacce di guerra contro l'Iraq, la
drammatica esasperazione della crisi israelo-palestinese e di quella
russo-cecena...) pesano sulle relazioni tra due comunita' - definite
cristiano-occidentale e islamica - che ormai da anni convivono nelle nostre
citta'.
Un certo tipo di informazione-spettacolo sta cercando di trasformare un
conflitto di interessi economico-politici in uno scontro fra due civilta' e
due tradizioni religiose che troppo sbrigativamente vengono presentate come
inevitabilmente contrapposte.
Condanniamo un tale sfruttamento del sentimento religioso e una tale
distorsione delle due espressioni (storicamente e culturalmente differenti)
della fede che ci accomuna nei principi della pace, della giustizia, della
dignita' umana per tutti, del rifiuto dell'oppressione del debole e
dell'emarginato e del degrado del creato.
Mentre deploriamo e contrastiamo ogni strumentalizzazione politica dei
simboli religiosi,
- chiediamo a tutte le parti in causa di trovare soluzioni affinche' la
citta' di Gerusalemme possa esprimere realmente la santita' che le
attribuiscono tutte le fedi abramitiche, ma che e' anche un punto di
riferimento per l'accogliente religiosita' pre-abramitica di Melchisedek.
- Affermiamo che in tutte le espressioni religiose - a seconda delle intime
scelte di ciascuno - si possono coltivare i semi della giustizia e della
pace per condurre l'umanita' a una concorde fratellanza universale, oppure
le radici dell'intolleranza e dell'autoritarismo che si nasconde dietro al
nome di Dio e all'apparente ossequio per le religioni, per provocare
divisioni, dominare e sfruttare i popoli governandoli con la menzogna.
- Riconosciamo che nella storia quasi nessuna religione e' stata immune da
questi equivoci e ci impegnamo a vigilare affinche', per quanto puo'
dipendere da ciascuno di noi, non intervengano a guastare la trasparenza
delle nostre intenzioni, nei rapporti con i bambini, con i nostri familiari,
con i colleghi di lavoro, nell'impegno culturale, politico e sindacale.
- Facciamo appello anche a tutti coloro che non si riconoscono in alcuna
fede religiosa e che hanno contribuito, nei secoli e ad altissimo prezzo,
sia nel mondo cristiano che in quello islamico, a propugnare l'idea e la
realta' della laicita' nella battaglia per l'affermazione dei diritti
fondamentali di tutti, donne e uomini, indipendentemente da qualunque
condizione sociale; riteniamo, infatti, che laicita' e religiosita' non
siano termini conflittuali, e che, anzi, possano integrarsi a vicenda nella
realizzazione del dialogo.
- Chiediamo, soprattutto alle pubbliche amministrazioni (Comuni, Provincia,
scuola) per quanto di loro competenza, di favorire e promuovere la cultura
del dialogo rimuovendo ogni ostacolo e offrendo spunti, spazi e momenti
d'incontro tra coloro che abitano le nostre citta' da molto tempo e quelli
di piu' recente immigrazione, affinche' tutti possano meglio conoscersi e
meglio conoscere e apprezzare la storia propria e altrui.
- Intendiamo impegnarci, inoltre, affinche' il dialogo cristiano-islamico
porti effettivamente a un incontro amico tra tutte le persone che vivono
quotidianamente le stesse speranze e le stesse angosce, facendoci carico di
portare gli uni i pesi degli altri in una convivenza che sappia dare motivi
di serenita' anche nei momenti piu' difficili.
*
Chiunque sia interessato a esprimere la propria adesione al testo della
dichiarazione comune puo' farlo andando a sottoscriverlo (possibilmente
entro giovedi' 5 dicembre, ultimo giorno di Ramdam e primo giovedi'
dell'Avvento romano) presso l'Urp (Ufficio relazioni con il pubblico) del
Comune di Asti, piazza San Secondo (piano terra).
11. SEVERINO VARDACAMPI: CINQUE PROPOSIZIONI PER LA GIORNATA DEL DIALOGO
CRISTIANO-ISLAMICO
[Anticipiamo il testo dell'intervento che verra' presentato in occasione
dell'incontro con cui il Centro di ricerca per la pace di Viterbo partecipa
alla giornata del dialogo cristiano-islamico che si celebra il 29 novembre
2002]
1. Noi non credenti interpellati da Mose'
Le religioni ci convocano al sentimento della comune umanita', cosi' come
anche le altre grandi tradizioni che, con una certa approssimazione, vengono
definite "laiche", e tra esse quella visione del mondo che viene chiamata
"materialistica" ed alla quale persuaso da Lucrezio, Diderot e Leopardi io
che qui parlo mi sento di dare il mio consentimento.
Anche chi come me non ha sentito o colto la chiamata ad una fede religiosa,
e tra le sue molte e varie convinzioni ovvero credenze non ha quella in un
Dio personale, sempre si e' sentito interrogato, convocato, coinvolto
particolarmente dalla fede e dalla proposta di Mose', che incessantemente
torna a dirmi e chiedermi qualcosa che sento ineffabile e necessario,
qualcosa di ineludibile - che afferisce all'esistenza, che afferisce al
linguaggio, che afferisce a ogni fibra dell'essere mio e del mondo -. Ed
interrogato, convocato, coinvolto mi sento dunque anche da tutte le tre
grandi religioni del Libro, come da altre.
L'ebraismo, il cristianesimo, l'islam, sono tradizioni che mi riguardano; ed
ogni religione, in quanto asserzione ed evocazione e speranza di una
"religio", di un legame tra gli esseri umani e tra essi ed il mondo, mi
riguarda. Ci riguarda oserei dire tutte e tutti.
E cosi' in questa giornata del dialogo cristiano-islamico, intesa come
convivio delle culture, convivenza dell'umanita' nelle sue diverse
articolazioni culturali e nella sua sostanziale unita', sento di essere
anch'io convocato all'incontro, al dialogo, che e' logos condiviso, e che e'
sempre dialogo tra diversi ed affini che si riconoscono tali e
riconoscendosi diversi si riconoscono anche un'umanita' comune: uguaglianza
e diversita' in un sinolo che di ambedue gli elementi ha bisogno per essere
autentico e non alienato, e non oppressivo, fraterno e sororale.
Ed insieme questo dialogo e' ascolto, ascolto dell'altro, e se e' ascolto
sincero dell'altro esso e' quell'ascolto dell'altro che e' anche nel suo
stesso darsi ascolto un farsi risposta, responsabilita': come ci hanno
insegnato tra altre maestre e maestri grandi Simone Weil, Hannah Arendt,
Emmanuel Levinas e Hans Jonas.
*
2. Noi figli delle figlie degli uomini (ovvero figli di Virginia Woolf)
Ed in questo dialogo, in questo incontro, in questo convivio, forte e alto
c'e' il sentire la nostra comune umanita' di nati di donna.
E il nostro ascolto del discorso prezioso delle donne che a me maschio
insegnano cose nuove e grandi, ed insieme "antiche come le montagne", e mi e
ci convocano all'impegno di liberazione del nostro agire ma anche del nostro
sentire e pensare (anche il sentire e pensare la metafisica, anche il
sentire e pensare l'ontologia) dalle oppressive e violente e alienanti
strutture concrete (storiche e politiche, sociali e culturali, ideologiche e
mentali) dell'oppressione di genere; e dal cupo e feroce disconoscimento e
denegazione della differenza sessuale, differenza sessuale che e'
consustanziale al nostro essere esseri umani, e la cui rimozione e pretesa
cancellazione ci dimidia e disquatra tutte e tutti, e' negazione di umanita'
e brutale incrudire sull'altro e sull'altra ed infine ed insieme su se
medesimi.
Nel convivio delle differenze la cultura delle donne, il pensiero della
differenza sessuale, recano bella e splendente una ricchezza preziosa per
tutte e per tutti.
Che questa giornata sia anche la giornata di questo incontro e di questa
agnizione. Sia anche giornata di impegno a contrastare le strutture
dell'oppressione patriarcale e maschilista che maculano e distorcono ancora
fino al crimine e alla follia tante esperienze che pure alle tradizioni piu'
alte dell'umanita' in cammino dichiarano di rifarsi in fedelta' e
adempimento.
Questo impegno contro l'oppressione patriarcale e maschilista che in quanto
maschio io stesso sento di recare entro me e di dover entro me stesso
combattere, credo vada elaborato ed espresso ed agito nell'ordine sociale e
fin in quello giuridico, ma anche e innanzitutto nell'ordine simbolico e del
linguaggio, e non vi e' dubbio che nel nesso linguaggio-cultura, e
linguaggio-scritture (ed esegesi) per quanto decisivamente afferisce alle
religioni, si appalesi come per molti versi effettualmente il linguaggio sia
quella "casa dell'essere" di cui diceva un pensatore che fu forse uno dei
nascosti e grandi teologi laici del Novecento, e scrisse cose di gran lunga
piu' elevate della sua rovinosa empirica condotta quando - per dirla con
fratel Jacopone da Todi - giunse al paragone.
*
3. "E' meglio essere in due che uno solo" (Qohelet, 4, 9)
Qui di Giobbe e di Qohelet e del Cantico dei Cantici avrei voluto dire, ma
bastera' questo: e' meglio essere in due che uno solo.
L'essere insieme, il convivere, e' la nostra scelta, il compito nostro, la
via e l'oasi.
*
4. Sul digiuno come esistenza e come figura, come resistenza e come
ripetizione
Disvela il digiuno il nostro consistere di esistenti, connotati
dall'ex-sistere, l'essere-fuori, l'essere-esposti; ed il nostro consistere
quindi di carenza e di scarsita', di assenza in presenza, di bisogno di
cura.
Il digiuno e' testimonianza: interrogazione radicale e volto nudo, domanda
d'aiuto che aiuta ad aiutare.
Ma dunque anche rivolgimento amoroso e suscitamente ed offerta del gesto
soccorrevole (ugualmente soccorrevoli il chiedere e il dare, l'uno all'altro
in circolo rinviando, insieme costruendo linguaggio e figura ed incontro e
riconoscimento di umanita').
Figura altresi' del dono e del gratuito. Gesto che allude a un'umanita'
fraterna e sororale, liberante e liberata: quella "internazionale futura
umanita'" gia' compresente ogni volta che tu, proprio tu, compi l'azione
giusta, fai la cosa buona.
Apertura e ricerca, condivisione.
E accostamento all'insegnamento che reca la nozione di processo chenotico, e
apprensione meravigliata e meravigliosa di quanto narrato da quei concetti
densissimi di shekhina' e di tzintzum.
Ma anche, e ancora: resistenza all'inumano, e dell'umano ripetizione: nuova
richiesta, nuova esperienza, nuova restituzione, e speranza - e speranza
contro speranza - ancora.
*
5. Shalom - Salaam
Che la pace sia su tutti: da tutte e tutti, a tutte e tutti e per tutte e
tutti; quel tutti che, diceva Capitini, e' il plurale di tu.
Che la pace venga come benedizione ed opera, riposo ed agire, contemplazione
e cammino, frutto e sogno, che adempie, convoca, e' via che apre vie alla
nostra comune ricerca di senso e di felicita' condivisa.
La pace e' l'incontro.
L'incontro e' festa.
La festa e' riconoscimento di umanita'.
Ha scritto Umberto Saba, il poeta dal nome di nutrice e dalla poesia buona e
fragrante come pane: "Esser uomo tra gli umani / io non so piu' dolce cosa".
In queste ore venendo dal digiuno, in queste ore muovendo verso la
condivisione del pane frutto della benignita' della natura e del lavoro
umano, a tutte e tutti giunga, sorelle e fratelli, un saluto di pace.
12. POESIA E VERITA'. SOPHIA DE MELLO BREYNER ANDRESEN: ESILIO
[Da AA. VV., Da Pessoa a Oliveira. La moderna poesia portoghese, Accademia,
Milano 1973, p. 326, la traduzione qui sotto e' nostra. Sophia de Mello
Breyner Andresen, nata a Porto nel 1919, ha scritto vari volumi di versi,
non abbiamo altre informazioni oltre quelle ricavabili dalla scheda di
presentazione nel libro citato alle pp. 320-321, e ce ne scusiamo]
Quando la patria nostra non e' nostra
perduta per silenzio e per rinuncia
diventa esilio anche del mar la voce
e intorno a noi la luce si fa sbarre.
13. RIVISTE. SOMMARIO DI "AZIONE NONVIOLENTA" DI DICEMBRE
[Riceviamo e volentieri diffondiamo]
Sta per uscire il numero di dicembre 2002 di "Azione Nonviolenta", rivista
mensile del Movimento Nonviolento, di formazione informazione e dibattito
sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo, fondata da Aldo
Capitini nel 1964.
Questo numero e' dedicato ai trenta anni della legge sull'obiezione di
coscienza: 1972-2002.
Chi volesse chiederne una copia saggio puo' farlo per e-mail:
azionenonviolenta@sis.it
In questo numero:
- Editoriale di Mao Valpiana;
- Prigionieri per la Pace: albo d'onore 2002 (a cura di War Resisters'
International);
- Un diritto umano non riconosciuto: l'obiezione di coscienza nel Caucaso e
in Asia Centrale (a cura di War Resisters' International);
- L'obiezione di coscienza e il nuovo servizio civile volontario (interviste
a cura di Elena Buccoliero);
- Cosi' trenta anni fa scrivevamo su queste stessa pagine (tratto da "Azione
nonviolenta" del dicembre 1972);
- La guerra di Piero (intervista a Pietro Pinna di Mao Valpiana);
- Lula: un operaio Presidente che promette "fame zero" (di Gabriele
Colleoni);
- Scorie radioattive, l'eredita' inquinante della guerra fredda (di Paolo
Bergamaschi);
- Le dieci parole della nonviolenza per fare un cammino comune: "Amore" (di
Lev Tolstoj).
E poi le consiete rubriche:
- Lilliput (Massimiliano Pilati);
- Educazione (Angela Dogliotti Marasso);
- Economia (Paolo Macina);
- Cinema (Flavia Rizzi);
- Musica (Paolo Predieri);
- Storia (Sergio Albesano);
- Alternative (Gianni Scotto).
La redazione di "Azione nonviolenta" e' in via Spagna 8, 37123 Verona;
abbonamento annuo 25 euro sul ccp n. 10250363, oppure bonifico bancario sul
c/c n. 9490570 Unicredito, Agenzia di Borgo Trento, Verona Cab 11718 Abi
06355, intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, Verona. Per
contatti: tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: azionenonviolenta@sis.it,
sito: www.nonviolenti.org
14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
15. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it
Numero 430 del 29 novembre 2002