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Osservatori di pace a Baghdad
Fonte: il manifesto - 14 Novembre 2002
UN PONTE PER
Osservatori di pace a Baghdad
Dal 22 al via la staffetta di volontari-testimoni, dalla parte dei
civili e contro la guerra
ORNELLA SANGIOVANNI *
Malgrado i venti di guerra sull'Iraq che, nonostante l'accettazione
del regime della risoluzione-trappola del Consiglio di sicurezza, si
fanno ogni giorno sempre più minacciosi, c'è chi prepara i bagagli
per andare a Baghdad. Non parliamo solo degli ispettori dell'Unmovic
- una prima squadra dovrebbe partire in avanscoperta a giorni,
secondo quanto previsto dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza
- ma di osservatori di pace italiani. Si chiamano BIPOT - Baghdad
Italian Peace Observer Team - e sono persone di diversa provenienza
geografica, sociale, lavorativa, che hanno risposto all'appello
lanciato dall'associazione «Un ponte per...» alle assemblee del
Social Forum di Firenze. Il primo gruppo partirà da Roma alla volta
dell'Iraq il 22 novembre. E' l'avanguardia di una iniziativa che da
qui ai prossimi mesi porterà a Baghdad staffette di volontari
italiani uniti dall'obiettivo di fermare la macchina bellica, dando
un volto e una voce agli iracheni: le vere vittime di quella guerra
che i mass media continuano a presentare solo come un regolamento di
conti fra Bush e Saddam Hussein. Con i BIPOT andranno a Baghdad
italiani delle più varie estrazioni, accomunati dall'obiettivo di
dare una possibilità alla pace, trasformando di nuovo in persone
quelle che vengono considerate solo numeri: gli iracheni.
Quelli che in questi dodici anni hanno pagato un prezzo altissimo in
vite umane all'embargo più totale e spietato mai imposto a un paese
nella storia moderna; quelli che a decine, forse centinaia di
migliaia- 50.000 vittime è la previsione minima contenuta in un
rapporto di International Physicians for the Prevention of Nuclear
War diffuso in questi giorni- pagherebbero con la vita questa nuova
avventura bellica.
Non vogliono essere eroi né scudi umani le italiane e gli italiani
che staranno a Baghdad. Divisi in gruppi di venti circa, si daranno
il cambio ogni quindici giorni e lavoreranno per costruire una rete
informativa capace di scavalcare le censure, perché la prima vittima
di ogni guerra è sempre l'informazione il cui controllo serve a
rendere impersonale l'uso della violenza, a renderla asettica, e, in
definitiva, accettabile. Saranno osservatori e testimoni di pace,
coinvolgendo i media della propria regione, provincia, comune.
Invieranno testimonianze e corrispondenze a radio locali, alle
cronache dei quotidiani e alle tv regionali per sensibilizzare i
propri concittadini - e perché no i deputati e i senatori del proprio
collegio - rendendoli partecipi del fatto che uno di loro ha deciso
di mettersi in gioco in prima persona in favore della pace. I
materiali prodotti saranno disponibili su un sito
(www.unponteper.it/bipot; www.peacelink.it/bipot) curato
dall'associazione Peacelink, che ha aderito con entusiasmo al
progetto.
L'iniziativa è coordinata con altre di taglio analogo, promosse da
gruppi di diversi paesi: in primo luogo i pacifisti americani di
Voices in the Wilderness, che già dalla metà di settembre sono a
Baghdad con le delegazioni dell'Iraq Peace Team. Tutti uniti dalla
convinzione che la presenza di un contingente internazionale di pace
nella capitale irachena può riportare al centro la questione delle
conseguenze devastanti che una guerra avrebbe sulla popolazione
civile, può far guadagnare ore preziose alla diplomazia e alla pace:
forse può addirittura evitare la guerra.
Queste le date previste per le delegazioni: 1. gruppo: 22 novembre-6
dicembre; 2. gruppo: 6 dicembre-20 dicembre; 3. gruppo: 20 dicembre-3
gennaio; 4. gruppo: 26 dicembre-6 gennaio; 5. gruppo: 3 gennaio-17
gennaio; 6. gruppo: 17 gennaio-31 gennaio. Per informazioni e
iscrizioni: www.unponteper.it/nontagliolacorda.
* Un Ponte per...