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Media e potere in Italia e in Europa
Fonte: il manifesto - 14 Novembre 2002
Media e potere in Italia e in Europa
I Verdi aprono la discussione e presentano proposte al parlamento europeo
ALBERTO D'ARGENZIO
BRUXELLES
Tra media e politica chi controlla chi? La domanda, titolo di una
sezione della Conferenza dei Verdi «Media, potere e democrazia», ha
perso d'incanto ragion d'essere con il `nuovo modello': la tv che
crea l'uomo politico che poi occupa tutto l'etere. Con l'avvento di
Silvio Berlusconi non solo si perdono i contorni delle categorie ma
il pluralismo è ormai una specie in via di estinzione. Il caso Italia
diventa emblematico della necessità di agire a livello comunitario
per un'effettiva difesa del diritto all'informazione in Europa. È
l'obiettivo delle proposte che i Verdi presentano al parlamento
europeo, discusse ieri tra rappresentanti della Commissione, esperti
internazionali, impresari del settore, giornalisti, e personaggi
della cultura e dello spettacolo come lo scrittore Andrea Camilleri,
i registi Robert Guediguian e Volker Schlöndorf, vincitore di un
Oscar, il presentatore Fabio Fazio. Al centro della discussione
l'informazione, ma anche la pubblicità e la conseguente disponibilità
di risorse, il tutto guardando soprattutto all'Italia, «un'anomalia
che a forza di considerarla tale può diventare normalità», per un
preoccupato Camilleri. «Non è neanche una questione di conflitto
d'interessi - rincara Freimut Duve, rappresentante
dell'Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione in Europa
(Osce) - è una sfida drammatica alla cultura costituzionale europea:
l'Italia ha delle responsabilità con l'Europa». Ma in ambito
comunitario manca una base giuridica per il riconoscimento del
diritto al pluralismo: «La prossima Costituzione europea - propone
Daniel Cohn Bendit con tutto il gruppo verde - oltre a recepire la
classica divisione tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario
dovrebbe stabilire anche la divisione tra la politica e il quarto
potere, i media». Un articolo costituzionale da cui derivare norme
anti-trust per permettere e soprattutto preservare la funzione
correttiva del giornalismo.
Alcuni strumenti esistono già nella normativa europea sulla
concorrenza e il mercato interno, assicura Roberto Mastroianni
dell'Ateneo di Napoli, ma finora la Commissione Ue si è ben guardata
dall'utilizzarli. Grazie a questa «mancanza di volontà politica» -
testimoniata in diretta dai rappresentanti della Commissione - tutto
resta in mano agli stati e così ci troviamo con un `caso anomalo' ma
anche con una generale distorsione del sistema dell'informazione e
del mercato pubblicitario. «Bisogna avere il coraggio di affrontare
gli impresari delle Tlc», accusava Aidan White della federazione
internazionale di giornalismo; ma anche guardare a tutta l'offerta
culturale, ha suggerito Fabio Fazio, perchè «i media creano gusto,
ormai più importante dell'informazione».