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Risposta a Report di Old friends Refugees



Carissimi,
vi alleghiamo copia delle nostre opinioni sulla trasmissione Report 22
ottobre 2002 e sulla vostra meravigliosa lettera di protesta......
Buona Lettura!
Old friends Refugees

__________________________________
Cara Milena, cari amici di Report,
per prima cosa grazie per avere avuto il coraggio di affrontare alcune
delle problematiche dell'idilliaco  mondo del lavoro umanitario.

Abbiamo deciso di scrivervi dopo aver letto la vergognosa lettera inviata
dalla Associazione delle ONG italiane al Presidente RAI.

Sulla nota  mala gestione dei fondi  delle famose Agenzie Internazionali si
potrebbero scrivere chilometri di pagine, presentare denuncie che
verrebbero regolarmente insabbiate, sollecitare l'apertura di  inchieste
che sarebbero poi  finalizzate alla assoluzione degli indagati.
Tipiche quelle che hanno visto  personale ONU coinvolto in sfruttamento
della prostituzione minorile etc., logicamente assolto perche' non si sono
raccolte prove sufficienti, non si trovano i testimoni e via di questo
passo.
Potremmo continuare denunciando gli scandalosi stipendi dei funzionari di
queste agenzie umanitarie (per i loro portafogli), dei benefits e
dell'immunità di cui godono, del clientelismo nelle assunzioni di
fantastici incapaci ed incompetenti desk officers  dotati di  grosse spinte
politiche alle spalle, di come questi esperti locali e non sfruttino a loro
favore il lavoro fatto dalle ONG che, se non condividono la loro strategia
personale si vedono rifiutato il progetto.

Noi ci limitiamo a parlare delle ONG italiane e vi chiediamo  di leggere
pazientemente l'allegato sicuri che vi troverete informazioni interessanti
che potranno aiutarvi ad approfondire la conoscenza sull'immacolato mondo
del volontariato e della cooperazione italiana.

Non siamo giustizieri, siamo solo stanchi dell'ipocrisia delle ONG italiane
e non.
Confidiamo in voi, nella vostra serietà morale ed intellettuale e speriamo
che Report non si fermi ad una sola ed unica trasmissione sulla
cooperazione, ma che ne approfondisca gli aspetti più o meno qualificanti.

Copia della lettera verrà ovviamente inviata al Presidente
dell'Associazione delle ONG italiane ed alla rivista VITA.

Leggendo l'allegato comprenderete il perché dell'anonimato.

Non perdiamoci di vista, per piacere!

Old Friends Refugees





_______________________________________________________________
Potremmo intitolare questa lettera " La riscossa dei peones del
volontariato e della cooperazione".
Ma la nostra lunga lettera non è una semplice denuncia e neppure un gioco
al massacro,  il nostro è un grido di amarezza e di dolore che ovviamente
le ONG e le varie Agenzie Internazionali  non sapranno e non vorranno
cogliere.
Ancora  una volta si trinceeranno dietro a montagne di dati da sciorinare
alla prima occasione per rimbambire il pubblico donante e reagiranno
indignati con grosse campagne di sensibilizzazione et.

Noi siamo idealisti e  sognatori   ma principalmente seri professionisti
con pluriennale esperienza in vari settori delle emergenze e della
cooperazione (agricoltura, comunicazione, educazione e formazione
professionale, ingegneria e medicina) , siamo sparsi  in tutti i continenti
ma con  Internet  il contatto è ormai quasi quotidiano.  Da anni tra di noi
discutiamo  della cooperazione, sulla validità dei nostri interventi, da
anni speriamo che le ONG affrontino il tema con serietà ed onestà.
Nonostante le molte difficoltà, non sempre e solo legate alla situazione
locale, continuiamo  il nostro lavoro perché crediamo profondamente nella
solidarietà  e nella cooperazione e cosa non da poco, non ci siamo mai
dimenticati che i finanziamenti sono pubblici, provengono cioè' dalle tasse
pagate dai cittadini.
Alcuni tra di noi  sono approdati alle ONG dopo  esperienze del settore
privato con l'illusione e la speranza di trovare etica, onestà, competenza,
serietà  e principalmente trasparenza amministrativa.
Siamo cittadini italiani di nascita o  acquisita con matrimonio e, pur
vivendo all'estero  paghiamo  regolarmente le tasse e nessuno di noi si é
MAI economicamente arricchito  coi fondi della cooperazione.
Noi, "operatori della cooperazione et.", NON prendiamo stipendi da favola,
tutt'altro!
Ci siamo arricchiti sì, ma di esperienza e di professionalità che
continuiamo a mettere a disposizione con serietà e passione, delle Agenzie
Internazionali, delle ONG italiane e non, e  soprattutto dei beneficiari
dei vari progetti.
Abbiamo letto e riletto, increduli, la lettera inviata dalle ONG italiane
al Presidente della RAI e ne citiamo testualmente alcune frasi che ci hanno
sconcertato.
"lo scorso martedì 22 ottobre la trasmissione Report, su Raitre in prima
serata, ha offerto un'immagine del volontariato italiano impegnato nella
cooperazione e nella solidarietà internazionale, gravemente lesiva della
sua reputazione e assai lontana dalla realtà. Nel corso della trasmissione
sono state infatti diffuse verità parziali, ma quel che è peggio, vere e
proprie menzogne, che non si addicono al servizio pubblico."
Abbiamo seguito  con molto interesse e coinvolgimento  la trasmissione e
letto in Internet la trascrizione dei testi. Per quanto ci riguarda  non ci
sembrano menzogne, magari solo una parziale verità che meriterebbe di
essere approfondita  con più onestà e coraggio, specialmente da parte delle
Agenzie Internazionali e delle ONG tutte, non solo quelle italiane.
"Per questo, la nostra Associazione intende accompagnare e sostenere le
azioni, anche legali, dei propri associati che intendano tutelare la
propria immagine e, con essa, il futuro della solidarietà internazionale
del nostro Paese."
Queste parole  ci hanno inorridito e ci chiediamo  quale mente possa aver
concepito l'idea di un'azione legale e contro chi: contro gli intervistati,
gli intervistatori?
O contro la libertà d'espressione e di informazione?
Una simile affermazione lascia intendere che le ONG hanno la coda di paglia
e  che forse  la trasmissione ha messo il dito nella piaga .
"Chiediamo formalmente che Lei si adoperi perché la Rai ripari i gravi
danni arrecati al volontariato italiano impegnato nel Sud del mondo, con
una trasmissione in prima serata che dia una visione del nostro lavoro
almeno aderente alla realtà. Per realizzare ciò, ci rendiamo disponibili
fin da subito a un incontro di chiarimento e di definizione delle modalità
per procedere in tal senso".
Quali danni dovrebbe riparare la  trasmissione Report?
Abbiamo capito,  le ONG vorrebbero una trasmissione "ripatratrice" per
autoincensarsi e NON una trasmissione che affronti le molte  contraddizioni
del mondo del No Porfit.
Noi, cooperanti con pluriennale esperienza in progetti di  sviluppo e di
emergenza, operanti in diverse aree del mondo ed  appartenenti a  varie ONG
firmatarie di questa lettera (a tratti delirante), non ci sentiamo offesi o
maltrattati dai contenuti della trasmissione Report.
Ci sentiamo invece umiliati ed offesi dalla lettera dell'Associazione delle
ONG italiane!
Le 167 ONG italiane, che normalmente si fanno a pezzi tra di loro per
accaparrarsi un finanziamento in più, hanno ritrovato l'unità nella difesa
a spada tratta del loro status di benefattori dell'umanità, atteggiamento
corporativistico o della  difesa ad oltranza della pagnotta.
Le ONG italiane stanno perdendo  l'ennesima opportunità per analizzare e
discutere seriamente  il loro operato, per  studiare e definire  serie
strategie d'intervento, per farsi conoscere e rispettare per la qualità
umana e professionale dei loro interventi e per la trasparenza
amministrativa.
E' vero, la trasmissione REPORT ha toccato solo alcuni aspetti, ha
santificato alcuni personaggi e demonizzato altri, elogiato anche a
sproposito le famose ONG locali, ma  per capire un poco la cooperazione, è
necessario spiegarne alcuni meccanismi fondamentali.
Umilmente vogliamo dare il nostro piccolo contributo e per farlo ci siamo
divisi in   gruppi di lavoro tematici.
I Ragionieri: ovvero quelli che tra di noi si occupano appunto della
gestione dei fondi e degli aspetti logistico/ amministrativi. Quelli che in
loco devono fare a volte i salti mortali perché i fondi dalla sede centrale
arrivano in ritardo etc.
I Tecnici: ovvero gli operativi, quelli che vivono i progetti sulla loro
pelle, che li scrivono e si occupano degli aspetti politici e professionali
in loco, insomma, quelli che li fanno funzionare.

Retribuzioni personale espatriato esperto.
Le tabelle retributive sono pubbliche,  accessibili a tutti.
Progetti ECHO(emergenza): capo-progetto 4500Euro/mese
Progetti UE: capoprogetto 4500EURO/mese
Progetti MAE; variano le tabelle secondo il CV del candidato, il massimale
é di 6.300.000 lordi di vecchie lire italiane.  Di questi soldi circa
1.300.000 sono trattenuti alla fonte, il cooperante  (magari un
professionista con 20 anni d'esperienza) riceve 5milioni di vecchie lire,
in pratica a malapena 3000EURO.

L'affitto abitazione, alimentazione  etc. sono sempre a carico
dell'espatriato salvo rare eccezioni dovute a motivi di sicurezza. In zone
di guerra o a rischio l'ONG affitta una sede per TUTTO il personale
espatriato. Ovviamente in Africa le uniche case che si prestano a garantire
decorose  condizioni igieniche e di sicurezza  sono le famose
"meravigliose ville" di qualche grosso proprietario che le affitta a peso
d'oro alle Ong.
Ma per poter lavorare e bene in situazioni di forti tensioni, bisogna pure
avere un tetto, un letto, acqua almeno 2-3 ore al giorno ed a volte anche
l'elettricità.
Ma veniamo al punto dolente: la ONG riceve i fondi per pagare il personale
espatriato ma NON sempre corrisponde il salario stabilito dai donors,  paga
quando vuole, a volte  a fine progetto altre dopo mesi e perché pressate
dagli interessati.

Contratti personale
Progetti ECHO-Emergenza, la firma del contratto   del personale espatriato
avviene di regola alla  FINE del progetto,  si firmano contratti privati
tra l'esperto e la sede centrale della ONG ed  il salario può variare  a
seconda degli eventuali  accordi tra le due parti.
Sul contratto da presentare con la rendicontazione ovviamente risulta il
totale delle retribuzioni stabilite nelle tabelle  ufficiali di ECHO, la
realtà è molto spesso  un'altra.
Alcune ONG "invitano" il cooperante a fare una 'DONAZIONE" alla ONG stessa
decurtando dal salario un minimo di 500 EURO/mese fino ad arrivare anche a
1000-1500EURO/mese, altre lo fanno senza chiedere nessun consenso agli
interessati.
Un possibile rifiuto o eventuale "negoziazione" di tale personale
contributo ha come conseguenza la non assegnazione dell'incarico. Insomma,
il famoso "do ut des" rivisto in forma ricattatoria...
Citiamo testualmente una lettera scritta da alcuni  giornalisti  apparsa
sul sito della rivista VITA della quale siamo assidui lettori: "Perché non
far parlare anche qualcuno delle numerose ong con volontari che continuano
a prendere 700 euro al mese?"
Cari  giornalisti non vi siete mai chiesti se TUTTI i volontari/cooperanti
accettano spontaneamente questi stipendi da fame? Non avete mai indagato
sull'utilizzo dei fondi rimanenti di questi miseri salari?
Siete davvero convinti che questi residui monetari vengano utilizzati per
"migliorare il progetto"?
Ma un'inchiesta seria l'avete mai fatta? Oppure vi limitate ai bei racconti
fatti dal missionario laico o meno di turno che predica che il volontariato
deve essere "gratuito" quindi la professionalità è un optional?
Ma se anche vari ordini religiosi si sono inventati una ONG e non fanno più
nulla gratis!
Siete ancora convinti che il volontariato si basi sul vogliamoci bene
perché siamo tutti fratelli e sorelle oppure credete che ci vogliano seri
professionisti in grado di dare qualità umana, tecnica e non solo le
briciole di elemosina per tranquillizzare  la coscienza ed ammortizzare i
nostri sensi di colpa di appartenenti ad una razza privilegiata? Queste
donazioni spontanee  sono prassi consolidata di alcune note ONG laiche e
religiose.

Finanziamenti
L'Ente Finanziatore, UE/MAE et,  anticipa una parte dei fondi per il
progetto e, dopo rendicontazione trimestrale o annuale, eroga le successive
tranche previste.
Il che tradotto in soldoni, significa quanto segue: la ONG riceve i fondi,
alcuni dei quali vengono utilizzati per far partire il progetto, altri
vengono investiti in strumenti finanziari a breve termine (pronti contro
termine, BOT 3 mesi et.).
Gli  operatori sul terreno, si  trovano a dover rallentare le attività o
addirittura a sospenderle per mancanza di liquidità  perché  la ONG li ha
investiti e  perché i donors sono  in ritardo nei pagamenti.
Quante volte abbiamo utilizzato i nostri soldi personali per poter
mantenere un minimo delle attività e non perdere la credibilità con la
controparte locale!
Non parliamo poi dei nostri stipendi, il più delle volte aspettiamo
addirittura la fine del progetto per averli, eppure i donors li anticipano.
Ma anche in questo caso dobbiamo comprendere che  gli "interessi
socio-umanitari" sono più importanti dei nostri personali. (ovviamente gli
interessi bancari lo sono ancora di più!)
Vi sono poi ONG che sbandierano premi alla trasparenza amministrativa;
magari sono le stesse che impongono la gabella delle donazioni spontanee ai
loro cooperanti e si vantano pure di ricevere così tanti  contributi
solidali dai propri espatriati.
Oltre al premio di cui sopra, dovrebbero essere insigniti di  quello alla
solidarietà obbligatoria.

Progetti di Emergenza (ECHO):
ECHO Framework partnership agreement: table of calculation of
administrative expenses.
Le ONG possono contare sui sicuri  Administrative costs che normalmente
spettano alla sede centrale, la percentuale di questa voce varia a seconda
del budget del progetto.
Salari personale locale: stabiliti da ECHO  per professionalità e per fasce
paese.
I progetti di emergenza sono quelli che permettono  un notevole risparmio
sul budget e questo è il segreto di Pulcinella che ONG e donors conoscono.
Ed è anche per questo che molte ONG si sono lanciate nell'emergenza:
business! I "risparmi" vanno a discapito dei beneficiari che , oltre ad
essere già colpiti da disastri et., vengono beffati vedendo ridotto il
budget dei progetti ad essi destinati.
Normalmente l'amministrazione centrale delle  ONG stabilisce la cifra del
risparmio agli inizi del progetto, di conseguenza  i fondi realmente
disponibili per l'intervento sono ridotti e parecchio.
A volte  per errori di calcolo i  risparmi sono più del previsto, ecco
allora che in alcuni casi  si provvede a comprare grossi quantitativi di
sapone, fagioli, sementi, zappe da distribuire come gentile omaggio della
ONG, in altri i fondi  restano alla sede centrale della ONG .
Le voci sulla quale si risparmia maggiormente e con facilità sono
personale locale (con riduzione del numero dello stesso  e degli stipendi)
and training (teaching materials and services).
Si richiedono ad esempio 10 persone con varie qualifiche (logista, autista,
amministratore, educatore et.), in realtà se ne impiegano la metà quando va
bene, e  si corrisponde sempre la metà del salario stabilito dalle tabelle
ECHO, per il training si fa quel che si può. Il capo progetto si occupa
della amministrazione e di tante
altre cose, lavorando una media di 10-12 ore al giorno per 7 giorni la
settimana.
Quanto agli educatori o a specifiche figure tecniche beh, visto che si e'
obbligati a prenderle "Vediamo di prenderne pochi e di pagarli altrettanto
e di farli sgobbare, ci dovrebbero ringraziare per dargli un
lavoro"(CONFINDUSTRIA o ONG?)
Come vengono utilizzati questi "risparmi" ?
Alcune ONG fanno  pubblicazioni patinate,  brochures che sembrano riviste
di moda, organizzano   seminari,  convegni ed inutili e costosi workshops
in splendidi hotels con specialisti super specializzati  provenienti
da vari paesi e che fanno tanto immagine.
Poco importa se  le spese gravano in modo consistente sul budget del
progetto, ciò che conta è apparire.
Poche  ONG   utilizzano invece i risparmi per finanziare   microprogetti
nella stessa località  dell'intervento ad esempio acquistando più medicine,
più sementi,  scavando più pozzi et.
Proponiamo un gesto di buona volontà a tutte le NGO: sommate i risparmi
fatti su ogni progetto ECHO e destinate questi fondi  agli stessi
beneficiari ai quali li avete indebitamente sottratti.
Dite pure loro  che sono fondi propri della ONG, così fate pure bella figura!
Le  ONG vengono sottoposte, giustamente a severi controlli finanziari ma
nessuna è mai stata colta in fragrante, perché?  Come avviene l'auditing?
E' una semplice somma delle fatture oppure si verifica l'autenticità delle
stesse con controlli incrociati?
Perché le ONG non chiedono spontaneamente l'auditing?
In nome della trasparenza amministrativa le ONG dovrebbero proporre
l'auditing di routine per tutti i progetti d'emergenza partendo da quelli
dell'anno in corso, why not?

Progetti MAE (Ministero Affari esteri) UE (Unione Europea)
In questi progetti la ONG deve contribuire apportando un proprio contributo
sia in lavoro volontario che con una  percentuale not in kind che varia a
seconda del regolamento del donor o del budget.
E' risaputo che nessuna ONG può apportare realmente la liquidità  a suo
carico, sono costi elevati, insostenibili per una Organizzazione No Profit.
A volte si cercano  altri donors e  si copre la voce amministrativa, se
poi questi fondi vengano effettivamente destinati al progetto  non è dato a
sapere.
Nella maggior parte dei casi, è solo la parte "pubblica", cioè quei fondi
direttamente erogati dal MAE/UE, quella che coprirà tutte le  percentuali a
carico della/delle ONG.
Quindi, nei progetti  MAE che finanzia fino al 50% delle spese previste,
per TUTTE le attività del progetto si utilizza solo  la metà del budget.
Questa "economia di guerra" rende seriamente difficile, se non impossibile,
il raggiungimento degli obiettivi dell'intervento.
Ma  NON SOLO!!!
Le ONG, a causa della loro proverbiale "povertà" di mezzi (per il loro
sostentamento ricevono delle percentuali che variano dal 5 all'8% sul
totale del budget progetto) usano altri sistemi , per così dire,
per autofinanziarsi.
Come? Attingendo dallo stesso 50% finanziato ad esempio  dal MAE.
E' molto semplice: la ONG preleva con qualche tortuoso giro bancario i
fondi da destinare alla propria sopravvivenza (o ad altro!).
Dai fondi stanziati dai donors (50% del budget), si prelevano quelli
destinati alla  cassa nera della ONG italiana e NESSUNO, tra l'altro, saprà
mai come saranno spesi!
Il risultato è un progetto talmente impoverito di risorse economiche  che
gli operatori dovranno fare salti mortali per svolgere il minimo delle
attività ed i beneficiari vedranno i risultati un po' stravolti!!!
Esempio: da un  budget totale di 3 miliardi, i fondi realmente disponibili
sono un miliardo e mezzo, l' ammontare corrispondente alla/alle ONG è' solo
virtuale.
Per far funzionare il progetto e per coprirne tutte le spese, si userà
quindi solo la parte "vera" dei fondi, cioè quelli realmente erogati dai
donors (vedi trasferimenti bancari donors-ONG)
Nella percentuale rimanente sono compresi i costi del personale espatriato
e  quelli amministrativi locali.
Non ci vuole molto per calcolare che alla fine, se tutto va bene, il
progetto è gestito  solo con un 25-35% dei fondi previsti........!!!!!!
Il MAE poi, esborsa i fondi con notevoli ritardi, questo causa in buona
parte  rallentamenti delle attività  (già danneggiate) dei progetti.
Diciamo in parte perché se la ONG sa pianificare, può  tranquillamente
evitare scoperti bancari e tutto quello che ne consegue

Strutture Paese
Serve un ufficio con attrezzature minime per poter lavorare, personale
locale che funga anche da interprete specialmente nei paesi ricchi di
dialetti locali, un mezzo per potersi spostare, normalmente un fuoristrada
4 x 4 viste le pessime condizioni delle strade (quando ci sono).
La maggior parte delle ONG ha uffici semplici, appena decorosi e sta bene
attenta a non spendere molti soldi perché ci pensa la sede centrale a farlo.
Come si finanzia la struttura in loco? Prendendo fondi dai vari progetti e
se avanza qualche soldino, perché realmente non amiamo lo spreco, la sede
centrale pensa bene di investirli o in banca o nell'acquisto di beni
immobili in Italia ovviamente in zone non certo popolari.
Personale espatriato: tutte le ong hanno un coordinatore paese con le
funzioni di rappresentare appunto l'istituzione  e mantenere i contatti con
i vari donors. A  volte questo ruolo é svolto da un capo-progetto con
regolare contratto registrato presso il donor, se non vi sono programmi
sufficienti a coprire economicamente questa figura  si prelevano fondi da
altri  progetti.

Esperti  espatriati
Certo, nella cooperazione vi sono sicuramente loschi figuri che ne
combinano di tutti i colori, ma non si può fare di un'erba un fascio.
Il 70% del personale espatriato é altamente qualificato, su questo non ci
sono dubbi.
Sono quelli che lavorano in silenzio, che non hanno orario, che credono
profondamente nella cooperazione e nella formazione dei colleghi locali.
Sono i professionisti  che lavorano per salari più bassi rispetto alla
media italiana e lo fanno per passione e con dedizione.
Sono quelli che sono convinti che non occorra   morire ammazzati o finire
sui giornali o in TV un giorno sì e l'altro pure per fare sapere al mondo
come  sono bravi e quanto sono belli!
Sono gli invisibili, quelli che tessono i fili  senza clamore, sono la
sostanza della cooperazione e  di loro TUTTI (ONG in primis) si
dimenticano, i media vogliono solo o martiri o eroi o farabutti.
Per le ONG sono dei cari "soprammobili di famiglia" che a seconda delle
necessità vengono rivalutati o  messi in soffitta.
La loro esperienza è  tenuta in considerazione solo se coincide con le
strategie e gli interessi della ONG.
Il 20% è rappresentato da giovani alla prima esperienza, mandati allo
sbaraglio da ONG che risparmiano anche sui loro stipendi.
Giovani pieni di entusiasmo, pieni di volontà ma scarsi di esperienza e
professionalità che devono essere accompagnati da colleghi esperti e il più
delle volte questo non avviene.
Si ritrovano abbandonati a se stessi  ad affrontare la realtà ed in certe
circostanze anche la cosa più banale come  la mancanza di elettricità può
diventare un dramma.
Lo stress psicologico per loro è ancora più grande perché sono soli,
inesperti e  magari si ritrovano con un  desk officer  della sede centrale
che non solo non ha esperienza di cooperazione ma che neppure ha mai
visitato i Paesi d'intervento. Al massimo il responsabile di area  ha fatto
qualche viaggio dalla sede a Roma ma in compenso  ha un Master della
Bocconi o in qualche esotica università straniera quindi "è capace".
Giovani mandati allo sbaraglio in situazioni di conflitti, disastri
naturali, tensioni sociali, ai quali si paga un  biglietto aereo, un pocket
money, una casa da condividere e via!
Nessuno ha mai insegnato loro a programmare le attività, a scrivere un
rapporto, eppure ci sono fondi specifici per la selezione e la formazione
del personale.
Ma di questo nessuno si preoccupa, ciò che conta è sbandierare il prodotto
finale con meravigliosi  rapporti  corredati da splendide fotografie, poco
importa se il contenuto risponde o meno alla verità o se l'espatriato non
ne ha neppure una copia  giusto per ricordo.
Quante confidenze abbiamo raccolto in questi anni!
Quante discussioni,  quante delusioni abbiamo visto, quanti ragazzi abbiamo
incoraggiato, aiutato nel lavoro anche se appartenenti ad  altre ONG magari
non amiche delle nostre!
Alcuni hanno mollato, delusi, disincantati ed al loro rientro la brava ONG
gli ha fatto trovare uno psicologo per "aiutarli a superare il trauma e lo
stress". Già, quale trauma?
Quello di aver scoperto che anche il mondo del volontariato e della
cooperazione è marcio?
Altri hanno stretto i denti e continuato, da questi proviene  una buona
parte degli  attuali operatori umanitari.
Il 9% è rappresentato da esperti con  CV costruito a tavolino o per dirla
in modo più elegante dal CV flessibile (la flessibilità è molto trendy in
Italia)
Frankly speaking, normalmente sono personaggi che "sono nel giro da molti
anni e conoscono molte persone, si sono fatti guerre, disastri e situazioni
incredibili, gestito progetti con budget immensi".
Questi esperti hanno esperienza in svariati settori, dall'acquisto di
grossi quantitativi di fagioli, sementi e trattori fino all'installazione
di sofisticate apparecchiature per qualsiasi  istituzione e necessita'.
Il loro CV  viene adeguato  con notevole fantasia e creatività alle
necessità della ONG prima e del  progetto poi.  Fino ad oggi i disastri
provocati da questi personaggi sono stati ammortizzati dalla serietà e
dalla professionalità degli espatriati senza padrini ed anche
dall'intelligenza della controparte locale.

ONG ed esperti locali
E' semplicemente ridicolo pensare che si ridurrebbero i costi dei progetti
se questi fossero  affidati ad ong locali e si assumessero esperti locali
in alternativa all'ONG o agli esperti espatriati.
Senza volerci dilungare: la maggioranza delle ONG locali di qualsiasi Paese
in via di Sviluppo è legata a movimenti politici o religiosi, in certi
Paesi è addirittura la norma per un Deputato o aspirante tale farsi la
propria ONG molto utile non solo in campagna elettorale e non è necessario
spiegare a cosa serva questa meravigliosa copertura umanitaria.
Ma ci sono anche ONG locali molto serie e competenti la cui professionalità
è a malapena tollerata dalla ONG "benefattrice" che vede in esse probabili
rivali con conseguente riduzione del margine di guadagno o risparmio.
Esperti locali: è vero, ve ne sono alcuni competenti ma la maggioranza in
certi PVS è di  livello medio-basso e questo non è razzismo, è facile da
spiegare.
Il livello di educazione formale e di istruzione è molto scarso quindi,
anche se in possesso di una laurea, che in certe zone si può
tranquillamente comprare al mercato oppure conseguire con corsi a distanza
via radio, il bagaglio culturale e tecnico è ridotto all'osso.
Bene o male la maggioranza di questi  "esperti"  è legata direttamente od
indirettamente ad un uomo politico o a esponenti religiosi  che a volte gli
hanno pagato gli studi,  o ad associazioni alle quali "fare riferimento"
magari offrendo una parte della retribuzione, fare   favori et.
Questi legami speciali possono  da un lato facilitare le cose (sdoganamento
di attrezzature, acquisto di materiali a prezzi accettabili et.) ma
dall'altro possono  instaurare un rapporto di dipendenza dagli umori del
potente di turno che chiederà sempre di più il famoso  aiutino o contributo
alla sua giusta causa et.
La selezione  delle ong partners  e degli esperti locali è  un'arte di
equilibrismo politico: si cerca di non urtare le autorità locali assumendo
anche qualche loro protetto  per evitare ricadute sul personale e sul
progetto. Ed in certi paesi le ricadute possono essere molto pesanti, si
parte dalle semplici minacce verbali passando per i furti per arrivare
fino alle molestie sessuali.
Le ONG locali hanno appreso dalle sorelle europee e non  l'arte di sapersi
vendere bene.
Selezionare la controparte locale non è cosa semplice e se poi lo si deve
fare in situazioni di emergenza si corre il rischio di trovarsi invischiati
con partner locali poco affidabili e senza nessuna esperienza.
Molte Ong si spacciano per esperte in temi  che possono contare su sicure
fonti di finanziamento:
salute, educazione, diritti umani, genere (donne), food security, handicap et.
Da quando sono state aperte  linee finanziarie specifiche della UE vi è un
continuo proliferare di ONG locali esperte in questi settori.
Inoltre e molto spesso, le ONG locali diventano dei complici volontari o
involontari nella gestione dei fondi. Cioè', in un partenariato con una ONG
straniera (in questo caso italiana), i progetti diventano un "pozzo di San
Patrizio" per i bisogni finanziari dei vari partner!
Nel settore medico ed educativo  il problema è visibile  anche ai non
addetti ai lavori.
Sanità: esperti laureati in medicina e chirurgia con CV sensazionali da
fare invidia a premi Nobel ma senza nessuna esperienza concreta sul campo.
Molta teoria mescolata a credenze tribali, a una esagerata passione per i
farmaci specialmente se costosi e ad aprire le pance altrui giusto per
capire  se l'appendice si trova a destra o a sinistra,  tanto i pazienti
tacciono in quanto poveri et.
Molto meglio lavorare con gli stregoni africani,  i medici scalzi,  gli
sciamani della foresta amazzonica, i curanderos andini del Perù et.  che
con questi fantastici esperti locali!
Educazione e formazione professionale: molti  educatori spacciati per
"esperti in educazione popolare"  sanno a malapena leggere e scrivere,
dovrebbero essere loro i primi beneficiari di progetti di  alfabetizzazione!
Che dire poi delle ONG  esperte in Diritti umani e legate ad un signorotto
locale  o di quelle esperte in agricoltura eco-compatibile legate al
latifondista  di turno?
O di tante altre che pur di accaparrarsi fondi spacciano per propri studi e
lavori scientifici fatti d altri?  Tanto la ONG italiana e gli esperti dei
donors non se ne accorgono neppure!
Oppure di quelle che lasciano marcire gli alimenti donati dal World Food
Program  perché i beneficiari non sono politicamente vicini al loro padrino?
E delle ONG  esperte in questioni di genere?
Qui ci possiamo sbizzarrire correndo il rischio di essere definiti
maschilisti, ma buona parte di queste esperte in diritti delle donne
subisce ed accetta passivamente soprusi e violenze familiari in privato e
le giustifica pure come elemento della loro cultura. Eppure queste esperte
fanno bei discorsi pubblici, partecipano a conferenze nazionali e mondiali,
pubblicano splendide brochures in diverse lingue  e poco importa se le vere
destinatarie dei messaggi  sono analfabete!
Lavorano per i diritti delle donne ma con la puzza sotto il naso perché  "
quelle povere donne  sono cosi' ignoranti che non usano neppure la carta
igienica  poverine......" Forse queste suffragette, intellettuali del
femminismo nei PVS non sanno che la maggioranza delle donne  non ha neppure
i soldi per comprare latte, riso, fagioli, figuriamoci se pensa alla carta
igienica, magari colorata e profumata.
Possiamo continuare elencando una serie di ONG locali che durante questi
anni abbiamo conosciuto e contattato e che continuano a vendere fumo a
tutti e molti ci cascano ancora!

Rappresentanze in loco dei Donors
Ancora non è chiaro il criterio di selezione di questi esperti,  in teoria
è basato sul CV del candidato.
Noi  crediamo invece che si usi il famoso manuale Cencelli per la
spartizione equa e solidale dei vari uffici dei donors nei PVS.
Ecco allora che ci si ritrova con un'esperto in water & sanitation che
segue progetti di sviluppo agricolo,  un'avvocato che si occupa di  housing
& rehabilitation, un ingegnere che segue progetti di emergenza in   sanità
pubblica, un architetto  incaricato  di sicurezza alimentare (a nostro
parere  quest'ultimo si occupa principalmente della sua sicurezza
alimentare!)
In base a quali criteri  questi ESPERTI selezionano e valutano i progetti?
Come possono ad esempio giustificare la costruzione di un campo di calcio
magari asfaltato in un progetto di aiuti umanitari di emergenza?
E' vero, lo sport aiuta a combattere la depressione post eventi traumatici,
correre sull'asfalto rinforza i muscoli e  fa stancare rapidamente i
bambini che così la smettono di frignareŠŠ..
Ancora, come si può finanziare  la costruzione su  terreni argillosi o
rocciosi  di  interi villaggi distrutti da eventi calamitosi naturali?
Eppure sono stati ricostruiti villaggi in zone impossibili, costruite  case
senza  latrine e senza pozzi!
Buona parte di questi esperti  ha una scarsa  esperienza  professionale sia
in progetti di  emergenza che di sviluppo, in compenso gode di grossi
appoggi  tra i business man degli aiuti umanitari e della cooperazione. E'
sufficiente  aver "collaborato" anche solo per qualche mese con una qualche
ONG che cura molto i rapporti politici,  l'immagine mediatica con spots
d'impatto emotivo molto forte, costose  campagne periodiche sui principali
mezzi di comunicazione et. che il gioco è fatto.
Sorge spontanea una domanda: da dove provengono questi  fondi per la
pubblicità?
Alcune ONG europee sono maestre d'immagine, le italiane fino ad oggi hanno
utilizzato metodi e mezzi più ruspanti, da principianti, meglio cosi'
questo va a loro favore.

Genere o Gender (l'inglese è trendy!)
Altro punto dolente delle ONG italiane è il maschilismo  mascherato con le
solite belle parole, imperante e più rozzo nelle Ong  religiose.
Eppure ci sono ottime professioniste tra le suore, specialmente nella
sanità e nell'educazione, con una conoscenza del territorio da fare invidia
a molti esperti.........
Il volontariato è donna ma il capo è sempre maschio, perché?
Le donne hanno le mestruazioni (sono quindi lunatiche),  restano incinte
quindi riposo obbligatorio, poi i figli crescono e bisogna seguirli, si
ammalano e bisogna curarli e tutto questo non permette il rispetto della
programmazione et. et.
Le donne sono sensibili,  vedono con la testa ed il cuore e questo non
piace affatto ai colleghi maschi che si autodefiniscono pragmatici, sulla
pelle altrui ovviamente. Sono serie e molto professionali più dei colleghi
ma ad esse è richiesto un impegno ed una dedizione quasi totale per farsi
rispettare nel  lavoro,  il loro ruolo deve essere defilato per non urtare
il capetto della casa-madre.
Come rispettare la professionalità femminile nella cooperazione?
Classico esempio di coppia "cooperante": marito coordinatore e moglie
amministratrice, poco  importa se non ne ha i titoli e le capacità, è la
moglie del capo di conseguenza è persona fidata et.
Due piccioni con una fava, l'amministrazione è in mani sicure  perché
basata sul rapporto privato tra i due e poi "si incrementa anche
l'occupazione femminile".
Per dirla alla Catalano: due stipendi sono meglio di uno.
E se la coppia scoppia come spesso succede?  Questa  è la verità
conosciuta, taciuta e tollerata.

Legge sulla cooperazione: ovvero la tanto vituperata vecchia legge N. 49
del 1987
Le ONG dovrebbero elaborare una proposta di legge che regolamenti la
cooperazione italiana governativa e non , e fare pressioni affinché il
Parlamento la discuta e l'approvi in tempi brevi.
E perché non pensare ad una normativa unica Europea?
Fino ad oggi solo belle parole perché fa comodo a tutti continuare cosi'.
L'attuale situazione presta il fianco alle solite denunce delle  ONG per
lamentare la lentezza nelle approvazioni dei progetti, nella erogazione dei
fondi, la mancanza di chiare e precise linee strategiche d'intervento e la
scarsa professionalità degli esperti dei donors  incaricati della selezione
dei progetti e, dulcis in fundus, le basse retribuzioni del personale
espatriato anche se 4500 EURO/mese non sono mica bruscolini, ceci,
lenticchie o fagioli.
Essendo occupate nelle attività di cui sopra, le nostre care ONG
dimenticano di ammettere  che  molti progetti sono vergognosi per non dire
che fanno schifo, sono fatti giusto per accaparrare i fondi e mantenere lo
status quo.
Normalmente le ONG si fanno dispetti anche pesanti  tra di loro e sparlano
dei colleghi con gran cattiveria e leggerezza: la denigrazione ed il gossip
sono gli sports  più amati anche nel santo mondo del volontariato e della
cooperazione.
Cosa dire poi dei progetti fatti in consorzio  tra varie ONG?
Consorzio per  opportunismo politico-finanziario, ovvero spartizione equa e
solidale della torta.
Certo 167 ONG sono veramente troppe e noi,  avvocati del diavolo chiediamo
alle 167 ONG italiane se sono disposte a scomparire come sigla, a
collaborare onestamente al miglioramento della cooperazione italiana, ad
associarsi tra di loro realmente e non solo per minacciare azioni legali
contro chi ha avuto il coraggio di dubitare della trasparenza del loro
operato.

Trasformismo
Le ONG italiane hanno voluto imitare le imprese private: guadagno e
pragmatismo.
Al grido di "professionalità, organizzazione ed efficienza" si sono
lanciate nella folle corsa di accaparrare fondi, inventare esperti
tuttologi in pochi secondi, affidare la propria immagine sociale a campagne
con foto strazianti,  presentare dossier con dati ad hoc ma soprattutto
investire in beni immobili  ed in BOT  i fondi destinati ai progetti.
Ovviamente il tutto mascherato dalle solite melensaggini
socio-umanitarie-culturali alle quali sono obbligate loro stesse  a credere
per dovere.
Molta fantasia ma  poca onestà morale ed amministrativa, roba da  pezzenti
e da ladri di galline.
TUTTI sappiamo che si fanno risparmi su tutti i progetti per poter mandare
avanti la baracca, che i costi di gestione sono elevati specialmente in
certe aree, ma bisogna anche avere l'onestà di ammetterlo e di affrontare
il problema chiaramente.
La gestione di molte ONG è di tipo familiare,  spesso con un padre-padrone
alla loro presidenza-gestione, entrare nel giro degli esperti in sede  è
cosa ardua,  affare da fedelissimi, il CV professionale non conta.
Molti personaggi sono legati a doppio filo alla ONG per questioni di scarsa
trasparenza amministrativa ed i vari capi  settore  sanno a cosa ci
riferiamo.
Se è vero che le ONG sono istituzioni No Profit , cosa le differenzia dalle
imprese private?
Vi definite No Profit  per dire che  non sapete  approfittare a sufficienza
delle opportunità?
Scusate l'amara ironia ma, specialmente quelli che tra di noi provengono
dal settore privato non vedono differenza alcuna tra le ONG e le imprese.
Chiudiamo  questa conversazione delusi  dall'arroganza delle ONG italiane e
dalla miopia della stampa amica prontamente scesa in campo a difenderle
dimostrando di non avere il coraggio e la volontà  di affrontare seriamente
il problema della cooperazione.
Le ONG  si sono  limitate a minacciare ridicole azioni legali  ma  nessuna
ha saputo cogliere l'opportunità di aprire un dibattito serio
sull'argomento.
Bisogna avere il coraggio di dire la verità fino in fondo cari strateghi
della cooperazione.
Siete talmente prevedibili che già sappiamo cosa farete: organizzerete
lunghi ed inutili  dibattiti per discutere delle solite cose e nel solito
modo  e concluderete come sempre accusando i mass media di "mistificazione
della realtà". Ora poi che il governo non è certo amico, il gioco è ancora
più facile.
Si aprirà poi una caccia alle streghe per scoprire i fedifraghi,
rileggerete questa lettera  cercando di carpire  tra le righe qualche
indizio che porti ad una  ONG o al nome degli autori.
Tranquillizzatevi cari amici vicini e lontani, noi siamo  seduti alla
scrivania accanto, nella sede centrale o periferica, abbiamo seguito con
voi REPORT, raccolto le immediate reazioni di sdegno (noi diciamo di
stizza), assistito alle telefonate concitate tra i vari capetti delle varie
ONG.
Le vostre  reazioni  e la vergogna che abbiamo provato per la famosa
lettera che TUTTE insieme avete prontamente inviato al presidente RAI  ci
hanno spinto  a parlare.
Siamo nel mondo della cooperazione da molto tempo, siamo in servizio attivo
per voi e con voi da molti  anni ed è anche per questo che vi conosciamo
bene.
E non diteci cari colleghi  che siamo dei codardi e che dovremmo avere il
coraggio di firmarci.
Conosciamo le minacce velate di mobbing o di allontanamento dal lavoro
perché "il progetto non è stato approvato quindi non ci serve più la tua
figura professionale ma mi raccomando restiamo in contatto et." , oppure le
vessazioni  quotidiane del tipo "guarda che non ti do più la macchina e
voglio vedere come te la cavi" o peggio ancora "guarda  che hai famiglia ed
al giorno d'oggi con la crisi che c'è è difficile trovare lavoro" .
Scagli la prima pietra il capo-progetto, il responsabile paese, di area o
desk officer che  non ha mai pronunciato queste bellissime frasi solidali
verso i cooperanti dissenzienti salvo poi correggersi dicendo che era una
battuta!
Noi continuiamo in silenzio il nostro lavoro perché crediamo profondamente
nella solidarietà e nella cooperazione e  perché non ci piace  buttare alle
ortiche i soldi  dei cittadini italiani ed europei.
E' stato  fondamentale il ruolo delle ONG  nel  denunciare al mondo la
vergogna  dei bambini soldato, delle donne sfigurate del Bangladesh, delle
mutilazioni sessuali femminili, degli indios  senza documenti, delle
condizioni disumane dei campi profughi et. ed intervenire concretamente in
loro soccorso.
Ed è appunto perché noi operatori umanitari tocchiamo con mano i risultati
concreti dei nostri interventi e vediamo rinascere la speranza sui volti
di queste persone  che crediamo che un salto di qualità sia possibile ma
bisogna   farlo seriamente  e questo significa cambiare profondamente e non
solo a parole.
Partecipate pure a tutti i Social Forum che volete per denunciare gli
orrori del mondo e continuare ad autoincensarvi, ma non dimenticate di
denunciare pure le vostre nefandezze amministrative.
Rileggetevi gli annessi amministrativi dei vari progetti e se vi avanza del
tempo,  leggetevi   "Le ambiguità degli aiuti umanitari"  di Giulio Marcon.
Buon lavoro colleghi ma soprattutto coraggio perché di questo ne avete
molto bisogno.

With love yours Old Friends.