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A FIRENZE PER UN MONDO MIGLIORE



A FIRENZE PER UN MONDO MIGLIORE

Mercoledi' 23 ottobre, in una serata organizzata dal Varese  Social Forum 
dal titolo "Da Genova all'Europa", e' Giovanna Di Domenico che 
introduce,  parlandoci delle denuncie di  Amnesty International  per  le 
violenze subite a Genova. Quando poi, Oscar (il responsabile del Varese 
Social Forum) passa la parola a Vittorio Agnoletto, lui fa solo un piccolo 
accenno a Genova. Parlerebbe di Genova per ore ed ore, ma forse non ora e 
non qui, o forse chi lo sa...(chi ha letto sulla Smemoranda, "la sua 
Genova"  ha capito perfettamente il rapporto di odio-amore  che Vittorio ha 
con quella citta' e con tutto cio' che li' e' accaduto).
Agnoletto e' felice di riuscire finalmente a parlare di contenuti e di 
proposte senza essere interrotto continuamente, come accade solitamente, 
ogni volta che e' invitato a qualche trasmissione  televisiva, (ormai 
solamente  da  emittenti locali).
I quotidiani, e la televisione continuano a parlare di ordine pubblico 
nessuno si sofferma a spiegare cosa vuole questo movimento. Percio' 
Agnoletto ci spiega.
Firenze sara' la nostra Porto Alegre, afferma Agnoletto. E ci ricorda poi 
le domande di Porto Alegre.
La prima volta a Porto Alegre ci eravamo chiesti: che mondo vogliamo?
La seconda volta: chi siamo e con chi possiamo realizzare questo mondo ?
La terza volta la domanda sara': con quale strategia, con quale gioco di 
squadra, potremo realizzare questo mondo che vogliamo?
Le risposte arriveranno dall'articolazione dei vari Forum mondiali; le 
risposte arriveranno dal Forum europeo; le risposte arriveranno dunque 
anche da Firenze. E queste risposte, affinche' abbiano un senso, dobbiamo 
costruirle tutti insieme.
Chiunque creda che questa globalizzazione liberista sia sbagliata perche' 
tutto e' tranne una globalizzazione dei diritti e tutto fa tranne che 
ridistribuire la ricchezza dal basso; chiunque creda che ogni guerra sia 
sbagliata, perche' la guerra non e' un evento casuale, ma un elemento 
geneticamente interno a questo tipo di globalizzazione, deve venire a Firenze.
Questo movimento - continua Agnoletto - e' riuscito ad unire l'etica con la 
politica; ed ha riportato il discorso dei mezzi e dei fini sulla stessa 
linea d'onda.
Il no alla guerra e' indiscutibile indipendentemente da quella che sara' la 
decisione dell'ONU. La guerra serve agli USA per un'infinita' di motivi; ad 
esempio perche' un esercito potente tenuto fermo e' un costo a perdere;  si 
guadagna di piu' con la guerra! E poi c'e' il petrolio e il controllo di 
un'intera area geografica. Ma noi - sottolinea Agnoletto - abbiamo in testa 
un mondo diverso dove anche l'energia sara' diversa.
Siamo contro il terrorismo, e dalla parte di coloro che dopo l'11 settembre 
sono stati in grado di rielaborare il loro lutto senza chiedere vendetta. 
Siamo contro l'embargo, contro gli accordi finanziari di produttori ed 
esportatori di armi. Siamo dalla parte del popolo kurdo.
Siamo contro ogni forma di privatizzazione. Ed abbiamo capito che, per 
aprirci agli altri, e'  indispensabile rompere il diritto d'appartenenza 
nei confronti della terra natia.
Noi non vogliamo cambiare il mondo con la presa del Palazzo, ma vogliamo 
cambiarlo con il consenso.
Per far questo e' indispensabile un confronto sui contenuti.
Per far questo e' indispensabile venire a Firenze.
Ridicolizzando  le "paure" di Pisanu, Agnoletto assicura che a Firenze non 
accadra' cio' che e' accaduto a Genova anche perche' una tragedia non puo' 
ripetersi due volte, altrimenti diventerebbe una farsa.
Alla fine Agnoletto ci lascia uno spunto di riflessione; invita  tutti noi 
ad interrogarci sul perche' di questo spostamento del terrorismo nel 
sud-est asiatico proprio alle porte della Cina.
Agnoletto sa perfettamente che ne' lui ne' il movimento dei movimenti di 
cui e' portavoce hanno le risposte pronte alle tante domande; le risposte 
vanno dunque costruite  insieme.

La gente ascolta in silenzio e poi applaude ed io mi ricordo perfettamente 
un Agnoletto bambino insieme ai suoi fratelli e cugini a messa ad Ispra in 
divisa da scout. Oggi, che anche i miei figli sono scout, so che Baden 
Powell , fondatore dello scoutismo, ha lasciato loro un compito da 
svolgere: cercate di lasciare il mondo un po' migliore di come lo avete 
trovato.
Dunque e' questo quello che cerca di fare Vittorio Agnoletto; ed e' questo 
quello che anche noi dobbiamo fare; ed e' per questo che tutti dobbiamo 
andare a Firenze.

elisabetta caravati