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Vittorioso Peppe Sini in tribunale
Comunicato stampa
VITTORIOSO PEPPE SINI IN TRIBUNALE
ASSOLTO DALL'IMPUTAZIONE DI DIFFAMAZIONE A MEZZO STAMPA
PER IL DOCUMENTO "SISTEMA DI POTERE ANDREOTTIANO E PENETRAZIONE DEI POTERI
CRIMINALI A VITERBO. DIECI NOTE BIBLIOGRAFICO-DOCUMENTARIE DEL 22 SETTEMBRE
1995".
SCONFITTO IL QUERELANTE ENZO CAFARI
Il Tribunale di Viterbo nella seduta odierna ha assolto Peppe Sini (gia'
consigliere provinciale di Viterbo ed allora presidente della commissione
d'inchiesta sulla penetrazione dei poteri criminali promossa
dall'Amministrazione Provinciale di Viterbo, attualmente responsabile del
"Centro di ricerca per la pace") dall'accusa di diffamazione a mezzo
stampa, accusa avanzata dal signor Enzo Cafari in relazione ad un testo di
Peppe Sini dal titolo "Sistema di potere andreottiano e penetrazione dei
poteri criminali a Viterbo. Dieci note bibliografico-documentarie del 22
settembre 1995".
Peppe Sini era difeso dall'avvocato Marcello Polacchi, una delle figure
piu' autorevoli e prestigiose della societa' civile viterbese (e gia'
presidente dell'Amministrazione Provinciale di Viterbo).
Peppe Sini ha citato e illustrato in aula una cospicua mole di
documentazione, sia di provenienza giudiziaria, sia estratta dalla
letteratura scientifica prodotta dai piu' qualificati autori impegnati
nello studio e nella lotta contro la corruzione politica, l'economia
illecita e i poteri criminali.
L'assoluzione di Peppe Sini e' stata piena.
Dopo la sentenza Peppe Sini ha dichiarato: "Una vittoria del diritto, una
vittoria della verita'".
Alleghiamo una minima documentazione ai fini della comprensione dei fatti,
rinviando ad un ulteriore comunicato una piu' ampia documentazione recante,
quando sara' disponibile, la motivazione della sentenza emessa quest'oggi
dalla magistratura.
"Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Viterbo, 7 ottobre 2002
* * *
Elenco degli allegati:
- Allegato 1: Peppe Sini, Sistema di potere andreottiano e penetrazione dei
poteri criminali a Viterbo. Dieci note bibliografico-documentarie del 22
settembre 1995;
- Allegato 2: alcuni documenti depositati in Tribunale;
- Allegato 3: breve notizia su Peppe Sini.
* * *
Allegato 1. Peppe Sini, Sistema di potere andreottiano e penetrazione dei
poteri criminali a Viterbo. Dieci note bibliografico-documentarie del 22
settembre 1995
1. Il "caso Gigli-ICEM": l'ICEM di Palermo, occultamente controllata dalla
famiglia Matta e titolare della manutenzione dell'illuminazione pubblica
del capoluogo siciliano, venne a Viterbo negli anni '70 Rodolfo Gigli
sindaco, a vincere l’appalto per la realizzazione dell’impianto di
illuminazione pubblica cittadino. La vicenda ICEM diede luogo a una serie
di processi, tra cui uno intentato dal Gigli nei confronti di Peppe Sini,
autore di un articolo dal titolo "La mafia a Viterbo". Quel processo si
concluse con la vittoria di Peppe Sini e la condanna del Gigli al pagamento
delle spese. Peppe Sini sosteneva nell'articolo che il sistema di potere
viterbese di cui l'andreottiano Gigli era il vertice operativo aveva
costruito i prerequisiti per la penetrazione mafiosa a Viterbo.
Sulla vicenda si veda l’esauriente opuscolo di Peppe Sini, Il caso
Gigli-ICEM, Viterbo, 1991.
2. Le imprese dei "cavalieri dell’apocalisse mafiosa" di Catania penetrano
nell’Alto Lazio: e' documentata la presenza sia nel cantiere della centrale
di Montalto, sia nell'operazione "CAT-nuovo porto di Civitavecchia" di
imprese dei gruppi facenti capo ai "cavalieri dell’apocalisse mafiosa" di
Catania, particolarmente Graci e Rendo. Sui "cavalieri" di Catania si
espressero duramente il giudice Livatino, il generale Dalla Chiesa, il
giornalista Pippo Fava, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino,
tutti poi assassinati dalla mafia; li fece arrestare il giudice Carlo
Palermo che anch’eglì subi' poi un attentato mafioso da cui si salvo' a
stento. Collegate ai cavalieri erano anche alcune delle imprese che avevano
composto il consorzio "Alosa" che doveva ristrutturare la Valle di Faul a
Viterbo.
Sui cavalieri di Catania cfr. Peppe Sini (a cura di), L'arrembaggio del
cavaliere, (dossier documentario con testi, fra gli altri, di Santino,
Dalla Chiesa, Bocca, Falcone e Borsellino, Palermo), Viterbo 1992; ed i
fascicoli monografici di "Alternativa Vetrallese" nn. 69, 70, 73, 96.
3. La presenza di Alvaro Giardili: l'imprenditore, collegato alla camorra
cutoliana e al Supersismi del faccendiere Pazienza, che svolse un ruolo
nella vicenda del Banco Ambrosiano (fu l'ultimo a contattare il banchiere
Calvi poi trovato morto a Londra sotto il Ponte dei Frati Neri), e nella
vicenda della trattativa tra DC, servizi segreti deviati, camorra, brigate
rosse, in relazione al sequestro Cirillo. Anni fa subi' un attentato con
autobomba. Coinvolto in vari processi su alcuni dei piu' gravi misteri
d’Italia.
Su Giardili cfr., tra le tantissime pubblicazioni in cui e' citato, l'atto
d’accusa del giudice Carlo Alemi pubblicato in L'affare Cirillo, Roma 1993;
ed il rapporto della Commissione Parlamentare Antimafia, Camorra e
politica, Roma-Bari 1994.
4. La presenza nel viterbese dei boss mafiosi Pippo Calo' e Gaspare Mutolo:
Pippo Calo', il "cassiere" di Cosa Nostra, il plenipotenziario della mafia
a Roma, il contatto con la banda della Magliana e con gli ambienti
politico-affaristici e dell'eversione di destra romana, per lungo tempo ha
avuto un alloggio a Tuscania ove era in clandestinita'; Gaspare Mutolo,
importante boss palermitano poi divenuto collaboratore di giustizia, e'
stato arrestato a Montalto di Castro.
Sui citati personaggi la letteratura e' immensa e si identifica con quanto
pubblicato di valido sulla mafia negli ultimi anni.
5. Il finanziamento della Cassa di Risparmio di Viterbo all'operazione
"Hotel Costa Tiziana" a Crotone: la Carivit finanzio' Cafari e Telesforo
nell'operazione Hotel Costa Tiziana su cui e' in corso un processo a Roma
per reati gravissimi. Cafari in particolare e' personaggio collegato alla
'ndrangheta, alla criminalita' romana, alla massoneria deviata.
Cfr. al riguardo il dossier inviato alla Procura della Repubblica di
Viterbo da Peppe Sini in data 19/9/'94 ed i materiali successivamente
raccolti dalla Commissione conoscitiva istituita dalla Provincia di Viterbo
e presieduta dallo stesso Peppe Sini; inoltre cfr. Tranfaglia (a cura di),
Cirillo, Ligato e Lima: tre storie di mafia e politica, Bari 1994; vedi
anche il volume che da' conto delle inchieste del giudice Cordova, di
Forgione e Mondani, Oltre la cupola, Milano 1994; inoltre cfr. Ciconte,
'Ndrangheta: dall’Unita' ad oggi, Bari 1992.
6. Le inquietanti allusioni di Sbardella: nel 1990 attraverso l’agenzia
giornalistica "Repubblica" diretta dall’inquietante personaggio Lando
Dall'Amico (su cui cfr. De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia,
Roma 1991), il leader andreottiano romano Vittorio Sbardella lanciava
oscure allusioni a viaggi ed interessi del leader andreottiano viterbese
Rodolfo Gigli in Sicilia (a Termini Imerese): cio' durante un durissimo
scontro tra i luogotenenti andreottiani risoltosi rapidissimamente con una
nuova alleanza di ferro tra i due; a Viterbo, feudo di Gigli, Sbardella
operava con la Coop Casa Lazio guidata dall’altro andreottiano Falco che,
successivamente arrestato, ammise dinanzi ai magistrati che lo inquisirono
che le spericolate operazioni edilizie e finanziarie illecite eseguite
erano sostenute da amministratori pubblici collegati al gruppo. A seguito
di altre vicende i fratelli Gigli (Rodolfo, gia' sindaco di Viterbo,
assessore e presidente della Regione Lazio, segretario regionale della DC,
attualmente presidente Arsial; e Ugo, direttore generale dello IACP di
Viterbo) sono tuttora titolari di un fascicolo presso la Procura di Roma
per l'ipotesi di reato di ricettazione. Il sistema di potere andreottiano
domina notoriamente da decenni a Viterbo.
Su questi argomenti cfr. riassuntivamente l’ultimo dossier documentario
trasmesso alla magistratura da Peppe Sini in data 21 agosto 1995 (in
relazione ad una precedente serie di esposti sui fratelli Gigli) con
centinaia di pagine di documenti.
7. Salvo Lima a Viterbo: nel 1977 Salvo Lima presiedeva il congresso
provinciale della DC viterbese (una DC dominata pressoche' totalitariamente
dalla corrente andreottiana; gli andreottiani ovviamente controllano anche
enti locali, istituti di credito, Usl, Universita', et similia).
Al riguardo cfr. quanto riportato nell’esposto-dossier citato al punto 6.
8. La banda della Magliana: e' presente nel viterbese per vari contatti ed
in varie forme. Oltre ai contatti con vari personaggi citati ai punti
precedenti, va rilevato che anni fa fu presidente della societa' calcistica
cittadina l'Annibaldi condannato per il crack dell'Ambrosiano, del clan
Annibaldi collegato alla banda della Magliana.
Sulla banda della Magliana cfr. almeno Flamini, La banda della Magliana,
Milano 1994.
9. La confessione Mammoliti: pochi giorni fa e' stata resa nota la
confessione dello 'ndranghetista Mammoliti di un intervento di Andreotti
tramite la mafia siciliana su quella calabrese per far cessare attentati ai
danni di un imprenditore viterbese operante in Calabria, e diminuire
l’importo del "pizzo" richiesto.
Su questo argomento cfr. i quotidiani degli ultimi giorni che riportano la
notizia della confessione acquisita agli atti del processo a carico di
Andreotti; particolarmente "La Repubblica" del 20/9/'95, ed "Il
messaggero", cronaca di Viterbo, del 21 e 22/9/'95. Una intervista
all’estensore di queste note e' sul "Corriere di Viterbo" del 22/9/'95.
10. Sistema di potere andreottiano e penetrazione dei poteri criminali nel
viterbese: da anni alcuni osservatori della realta' altolaziale, ed in
particolare l'estensore di queste note, hanno elaborato un modello
interpretativo della situazione viterbese fondato sulla relazione tra
sistema di potere andreottiano, intreccio politico-affaristico, modello di
sviluppo, penetrazione dei poteri criminali.
Su questo tema, sull'approccio interpretativo e sui riscontri documentari
su cui il paradigma si appoggia cfr. ad esempio i seguenti lavori: Peppe
Sini, Modello di sviluppo, sistema di potere, penetrazione mafiosa, (con
enorme bibliografia ragionata), Viterbo 1989; Idem, Regime della corruzione
e penetrazione dei poteri criminali nell'Alto Lazio, Viterbo 1993.
Fondamentale e' la consultazione delle varie annate del settimanale
viterbese “Sotto Voce” che dagli anni '80 conduce un'importante azione di
informazione e sensibilizzazione su questi temi.
Viterbo, 22 settembre 1995
Postilla del 7 ottobre 2002 al documento sopra riportato: e' ovvio che
questo documento riferisce di situazioni e cognizioni dell'epoca; nel
frattempo ad esempio i procedimenti giudiziari citati si possono essere
conclusi con diversi esiti. Naturalmente questo documento e' qui riprodotto
esclusivamente per necessaria conoscenza del lettore. del presente
comunicato. Dal '95 ad oggi molte cose sono accadute.
* * *
Allegato 2. Alcuni documenti depositati in Tribunale
- Estratto da Enzo Ciconte, Isaia Sales, Vincenzo Vasile, a cura di Nicola
Tranfaglia, Cirillo, Ligato e Lima. Tre storie di mafia e politica,
Laterza, Roma-Bari 1994;
- Estratto da Enzo Ciconte, 'Ndrangheta dall'Unita' a oggi, Laterza,
Roma-Bari 1992;
- Estratto da Maria Antonietta Calabro', Le mani della mafia, Edizioni
Associate, Roma 1991 (alla p. 158 si cita testualmente una durissima
dichiarazione dell'allora Ministro di Grazia e Giustizia Giuliano Vassalli
sul Cafari);
- Estratto da Francesco Forgione, Paolo Mondani, Oltre la cupola, Rizzoli,
Milano 1994;
- Estratto da Enzo Fanto', Massomafia, Koine', Roma 1997;
- Estratto da Marco Corrias, Roberto Duiz, Mino Pecorelli un uomo che
sapeva troppo, Sperling & Kupfer, Milano 1996;
- Estratto da Mario Guarino, I santuari proibiti, Laser Edizioni, Viareggio
1996;
- Estratto dai capi di imputazione a carico di Cafari e altri, riportati
nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere degli stessi Cafari e altri
emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Roma,
dott.ssa Maria Luisa Carnevale, in data 12 ottobre 1992;
- Documento della Questura di Roma sui rapporti tra Enzo Cafari ed Alvaro
Giardili, in data 8 aprile 1992;
- Estratti dagli atti del processo di Roma sulla vicenda "Costa Tiziana".
* Peppe Sini dispone inoltre nel suo archivio personale di numerosi altri
documenti ancora, sia messi a disposizione dalla magistratura romana, sia
estratti da pubblicazioni a stampa.
* Peppe Sini redasse inoltre e invio' alla magistatura e ad altre
istituzioni un ampio dossier documentario di 219 pagine, dal titolo
"Documentazione su caso Carivit; affaire "Costa Tiziana"; contesto
politico-affaristico e presenze mafiose nel viterbese. Dossier inviato dal
consigliere provinciale Peppe Sini alla Procura della Repubblica di Viterbo
in data 19 settembre 1994".
Postilla del 7 ottobre 2002 all'elenco di documenti sopra riportato: e'
ovvio che questi documenti possono aver dato luogo a valutazioni e vicende
diverse, nel frattempo ad esempio i procedimenti giudiziari citati si
possono essere conclusi con diversi esiti. Naturalmente quanto precede e'
qui riprodotto in quanrto documentazione esclusivamente per necessaria
conoscenza del lettore del presente comunicato.
* * *
Allegato 3. Breve notizia su Peppe Sini
Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo, e'
stato per anni consigliere comunale e provinciale caratterizzando la sua
attivita' amministrativa particolarmente con l’impegno contro la
criminalita' e la corruzione, e per la difesa dell’ambiente e dei diritti
umani.
Come pubblico amministratore, come giornalista e come socio del
"Coordinamento Antimafia" di Palermo ha condotto dagli anni ’80 iniziative
di inchiesta, sensibilizzazione e denuncia contro il regime della
corruzione e la penetrazione dei poteri criminali nell’Alto Lazio.
Ma l’impegno principale, fin dagli anni ’70, e' quello pacifista,
antimilitarista ed antirazzista, per i diritti umani: e' stato il
principale animatore dell’opposizione alle servitu' militari nel viterbese;
nel 1987 e' stato coordinatore per l’Italia della campagna internazionale
di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del
regime razzista sudafricano. Sempre nel 1987 ha promosso e presieduto il
primo convegno nazionale dedicato alla figura e all'opera di Primo Levi.
Per le sue iniziative di opposizione nonviolenta alla guerra e in difesa
della legalita' costituzionale nel '91 e nel '99 ha subito procedimenti
giudiziari risoltisi con esito a lui pienamente favorevole.
Nel 1999 ha ideato e realizzato l'azione diretta nonviolenta delle
"mongolfiere per la pace" con cui bloccare i decolli dei bombardieri dalla
base militare di Aviano ostruendo lo spazio aereo di decollo antistante la
base.
Ha promosso e tenuto corsi di educazione alla pace presso enti locali, enti
di servizio civile e scuole.
Ha promosso la proposta di legge per la formazione alla nonviolenza degli
operatori delle forze dell'ordine.
Dirige il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino".
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Alessandro Marescotti
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