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Perche' non scorra il sangue per le vie di Firenze



Comunicato del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

 

 

Perche' non scorra il sangue per le vie di Firenze:

non permettiamo gesti irresponsabili.

Occorre la scelta della nonviolenza.

 

 

Basta con le provocazioni.

Basta con le ambiguita'.

Basta con le complicita'.

 

Proporre di occupare alcune banche a Firenze durante i giorni dell'incontro europeo dei movimenti impegnati per la globalizzazione dei diritti significa rischiare di far morire delle persone.

 

Non e' bastato cio' che e' successo a Praga, e poi a Goteborg, e poi a Genova, in un crescendo di violenza ed orrore?

 

Non e' chiaro che le provocazioni effettuate per strappare qualche visibilita' sui mass-media (con azioni che chi le compie ritiene astute e sono invece le piu' subalterne al sistema di potere e all'ideologia dominanti che presume di combattere ed in realta' riproduce) espongono al rischio di lesioni e di morte i partecipanti a generose manifestazioni democratiche?

 

Non e' chiaro che aver permesso per mesi che si cianciasse di una palese follia come l'invasione della "zona rossa" a Genova ha contribuito in misura decisiva a creare le condizioni per cui alcuni sadici in divisa, che si sono sentiti favoreggiati da un governo autoritario e illegalitario, potessero commettere criminali, bestiali violenze su persone del tutto inermi?

 

Non e' chiaro che i dirigenti delle tante associazioni pacifiste, della solidarieta' e amiche della nonviolenza che hanno scelto di cooperare con i provocatori, scandalosamente sottovalutando le fin troppo prevedibili conseguenze di certe azioni, diventano cosi' complici di gesti irresponsabili che possono dar luogo a irreversibili lutti?

 

Possibile che nessuno di coloro che hanno avuto responsabilita' decisionali, organizzative e di effettuale direzione del "movimento di movimenti" nella preparazione delle giornate di Genova senta il dovere di fare un esame di coscienza e di ridiscutere atteggiamenti e scelte che hanno contribuito a che si scatenasse la violenza dei teppisti e golpisti in divisa e di governo e a che si verificasse l'episodio terribile che ha portato alla morte di un giovane?

Sia chiaro: sono ovviamente ben diverse le responsabilita' di chi commette una violenza e di chi ha contribuito a creare le condizioni perche' essa si desse. Ma l'una, gravissima, non cancella l'altra, certo assai piu' lieve; e la seconda ha cooperato a consentire lo scatenamento della prima.

 

Non e' chiaro che occorre che il movimento che vuole impegnarsi affinche' a tutti gli esseri umani siano riconosciuti tutti i diritti umani faccia una scelta limpida ed intransigente per la nonviolenza?

 

La nonviolenza deve essere la discriminante.

 

Gli irresponsabili, i provocatori, cosi' come tutti i violenti, devono essere isolati. Non isolarli e' peggio che ipocrisia: e' complicita'. Limitarsi a chiedere alle forze dell'ordine di mantenere i nervi saldi e di rispettare la legalita' (cosa che e' giusta, doverosa, necessaria) e' essere strabici. Occorre che anche da parte nostra facciamo quanto e' in nostro potere perche' la violenza non trovi appiglio alcuno per scatenarsi.

 

Non si puo' essere ambigui: chi e' ambiguo e' complice.

 

Ci sta a cuore la vita e l'integrita' di ogni essere umano.

 

 

Peppe Sini

 

responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

 

direttore del notiziario telematico quotidiano

"La nonviolenza e' in cammino"

 

promotore della proposta di legge

per la formazione delle forze dell'ordine

alla conoscenza e all'uso della nonviolenza

 

Viterbo, 3 ottobre 2002

 

Mittente: Centro di ricerca per la pace

strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo

tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it