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Dossier Puglia militarizzata (3) a cura di PeaceLink




Puglia: negli anni '60 rischiò una mega Hiroshima

Il Quotidiano del 4 novembre 2000 ha pubblicato la sconvolgente notizia - tratta dal sito scientifico http://www.bullatomsci.org - che all'inizio degli anni '60 per quattro volte i missili Jupiter installati in Puglia (dotati di bomba H) furono colpiti da fulmini e la Puglia arrivò ad un passo dall'apocalisse atomica.
Cercando su Internet emergono ulteriori particolari che danno alla notizia una rilevanza storica.
Il rischio di esplosione nucleare accidentale era noto agli scienziati americani del JCAE (il comitato congiunto per l'energia nucleare, Joint Committee on Atomic Energy) ma le gerarchie militari rimanevano impassibili alle segnalazioni degli esperti nucleari e non prendevano in considerazione l'introduzione di meccanismi di sicurezza. Uno speciale gruppo del JCAE intraprese alla fine del 1960 un viaggio che toccò 15 installazioni nucleari in otto nazioni, giungendo anche in Puglia. Durante le ispezioni i membri del JCAE rimasero colpiti per la trascuratezza dei sistemi di sicurezza. Rimasero così allarmati che ritornarono indietro convinti della necessità che si dovesse cambiare strada, per evitare l'apocalisse atomica accidentale. Il 15 febbraio 1961 veniva inviato al presidente degli Stati Uniti John Kennedy un resoconto segreto delle ispezioni e il 5 luglio 1962 il presidente stanziava 23,3 milioni di dollari (di allora) per adottare un sistema di sicurezza denominato PAL allo scopo di evitare esplosioni nucleari accidentali o non autorizzate.
Ma di tutti questi rischi il parlamento italiano non è mai stato informato e tanto meno le popolazioni pugliesi.
Le trattative tra il governo italiano e quello americano sugli Jupiter "durarono a lungo (rigorosamente segrete) non certo per ottenere garanzie sulla sicurezza del popolo italiano, ma per cercare di spillare più quattrini dagli americani in cambio di questa nuova servitù militare", spiega Giorgio Nebbia in un saggio completo sull'argomento, rintracciabile su Internet all'indirizzo:
http://web.tiscalinet.it/casalepodererosa/univerde/03039900.htm

Sulla sicurezza delle popolazioni è prevalso il concetto di "sicurezza nazionale", e quindi il segreto militare. Solo nel 1996 è stata tolta la classifica di segretezza alla lettera del 15 febbraio 1961 del responsabile del JCAE con cui si comunicavano al presidente Kennedy le preoccupazioni sulla sicurezza di alcune basi nucleari NATO in Europa. Ma, guarda caso, sono state cancellate, per ragioni di "sicurezza nazionale", le parole "Turchia" e "Italia".
Oggi si viene a sapere la verità per intero.
Fu proprio a causa di simili episodi che il presidente John Kennedy cambiò i sistemi per la sicurezza nucleare e venne gradualmente adottato ed esteso il PAL (Permessive Action Link), un dispositivo di controllo e sicurezza finalizzato a prevenire esplosioni accidentali o non autorizzate delle armi nucleari, fino a quel momento non caldeggiato alle gerarchie militari (per i sottomarini nucleari è stato adottato solo nel 1997).
"Oggi - dice Giorgio Nebbia - chi sale da Gravina, in provincia di Bari, verso il "Bosco", in località "Difesa grande", e si guarda intorno con un poco di pazienza, trova, in mezzo agli alberi, una casetta abbandonata e tre piattaforme rotonde di cemento armato, ormai coperte di sterpi. Nessuna indicazione che si è di fronte ad una delle pagine drammatiche della guerra fredda che ha portato in Puglia trenta missili Jupiter, con testate nucleari ciascuna cento volte più potente delle bombe atomiche esplose a Hiroshima".
Il quartier generale degli Jupiter fu installato a Gioia del Colle dove i primi missili arrivarono dal febbraio al settembre 1960; oltre che a Gioia, i trenta missili furono schierati in altre nove postazioni, quasi allineate da nord-ovest a sud-est: Spinazzola, Gravina, Acquaviva delle Fonti, Altamura (due postazioni), Irsina, Matera, Laterza, Mottola.
Giace alla Camera dei Deputati il PROGETTO DI LEGGE - N. 6045 (*) per chiedere che quei luoghi della follia atomica divengano museo della pace: le recenti rivelazioni chissà che non spingano ad attuarlo.
E chissà che - facendo tesoro degli errori dei vecchi governanti - il problema della sicurezza nucleare non entri nell'agenda di questo governo. Porti a rischio nucleare sono qui vicino, a Taranto e Brindisi.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink

(*) http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk6500/relazion/6045.htm







Su Internet per scoprire l'incubo nucleare

Di queste cose non se ne deve parlare altrimenti la gente non vuole più le 29 bombe atomiche ancora piazzate in Italia


L'incubo nucleare esiste ed è sul sito del Center for Defense Information:
http://www.cdi.org/Issues/NukeAccidents/accidents.htm
Riporta un dettagliato elenco di incidenti nucleari militari. Per chi non ha dimestichezza con l'inglese ecco qui il riassunto di sette episodi salienti.

Cominciamo con il 10 marzo 1956, siamo sopra il Mar Mediterraneo.
Un bombardiere B-47 che trasporta due capsule nucleari e scompare sopra il Mar Mediterraneo. L’aereo, in un volo senza soste dalla base aerea di MacDill (Tampa, Florida) si dirige verso una base aerea straniera segreta (italiana?). Nonostante una ricerca estesa non viene ritrovato né l’aereo, né l'equipaggio e neppure le capsule nucleari.

Il 24 gennaio 1961 a Goldsboro, in Nord Carolina, sta per accadere una catastrofe nucleare. Un bombardiere B-52 con due bombe nucleari va a pezzi mentre è in volo.. Cedimento strutturale dell'ala destra. Cadono le due bombe nucleari. Il paracadute di una delle due bombe si aprì correttamente e il danno alla bomba è minimo. Ma il secondo paracadute della bomba funziona male, la bomba va in pezzi nell’impatto. Materiale radioattivo si sparge sopra un’ampia area. Secondo Daniel Ellsberg, la bomba avrebbe potuto accidentalmente esplodere perché “cinque dei sei dispositivi di sicurezza avevano fallito”. Il fisico nucleare Ralph E. Lapp ha sostenuto quest’affermazione, dicendo che “solo un unico interruttore” ha “impedito alla bomba di detonare e di spargere fuoco e distruzione sopra un’ampia area”. Malgrado una ricerca estensiva il nucleo della bomba altamente arricchito di uranio non è mai stato ritrovato. Tre membri dell’equipaggio sono rimasti uccisi nell'incidente.

Il 5 dicembre 1965, a bordo della portaerei Ticonderoga USS (CVA-14) nell’Oceano Pacifico,
un aereo A-4E Skyhawk dotato di una bomba nucleare rotola fuori dal montacarichi della nave e cade in mare. La bomba cade negli abissi ad una profondità di approssimativamente 16.000 piedi. I funzionari del Pentagono temono che l’intensa pressione dell’acqua possa causare l'esplosione della bomba B-43 all’idrogeno. Muore il pilota l’aereo mentre l'aereo e la bomba vanno perduti.

Scoppia la crisi di Cuba, la Casa Bianca schiera la sua flotta perché impedire l'installazione dei missili sovietici nell'isola. Il mondo è sull'orlo della guerra atomica. Un campanello d’allarme indicava che stava iniziando una guerra con l’Unione Sovietica si accese accidentalmente. E' il 25 ottobre 1962 e il campanello squilla nella base militare di Volk Field, nel Wisconsin. I piloti corrono ai loro aerei dotati di armi nucleari e sono pronti a partire quando l’errore viene individuato da un ufficiale nel posto di comando. Ai piloti viene ordinato di ritornare.

Il 17 gennaio 1966 un bombardiere B-52 sta trasportando quattro bombe all’idrogeno. Si scontra a mezz’aria con un aereo cisterna Kc-135 vicino Palomares, in Spagna. Il bombardiere infatti stava attendendo il suo terzo rifornimento quando il boccaglio del tubo per il rifornimento dell’aereo cisterna urta il bombardiere. E' la catastrofe: il bombardiere atomico precipita. Delle quattro bombe H a bordo, due bombe con materiale altamente esplosivo si schiantano facendo schizzare via, nell’impatto con il suolo, materiali radioattivi, incluso il plutonio, sopra il campo di Palomares. Approssimativamente 1400 tonnellate contaminano il terreno e la vegetazione. Una terza bomba nucleare cade sul terreno ma rimase relativamente intatta; l’ultima cade in mare. Comincia ad una delle più grandi ricerche e operazioni di recupero nella storia. La ricerca dura otto giorni e impiega 3000 uomini del personale della marina e 33 navi, senza contare le barche, gli aeroplani, e il personale usato per muovere l’equipaggiamento sul luogo. Benché il piccolo sottomarino “Alvin” localizzi la bomba dopo due settimane, essa non viene recuperata prima del 7 aprile. I rottami dell’incidente vengono rinvenuti in un’area di circa 100 miglia quadrate, fra suolo e acqua.
Il braccio squarciò il B-52 davanti al suo dorso, spezzando il bombardiere in pezzi. I 40.000 galloni di rifornimento del KC-135 andarono a fuoco, uccidendo sette uomini dell’equipaggio.

Il 21 gennaio 1968 (Thule, Groenlandia) quattro bombe nucleari vengono distrutte in un incendio dopo che il B-52 che le trasportava si era schiantato approssimativamente sette miglia a sudovest della pista della base dell’Air Force di Thule in Groenlandia. All’impatto con il suolo, l’aeroplano prende fuoco, facendo esplodere la carica di detonazione della più piccola fra le bombe. Si sparge plutonio (e altri materiali radioattivi) sopra un’area di circa 300 iarde.

Il 19 settembre 1980 (Damascus, Arkansas) i vapori del combustibile di un missile balistico intercontinentale Titan II (ICBM “Intercontinental Ballistic Missile”) nella base di lancio del missile, fanno saltare via la porta da 740 tonnellate (di calcestruzzo e acciaio) della base sotterranea di lancio. La testata del missile nucleare viene catapultata a 600 piedi. L’incidente accade quando un addetto alle riparazioni dell’Air Force si lascia cadere una pesante chiave inglese che colpisce il missile, causando una crepa nel serbatoio di carburante pressurizzato del missile. Il carburante prende fuoco e esplode approssimativamente 8 ore e mezza più tardi, uccidendo una persona e ferendone altre ventuno. La fortuna gioca a favore dell'umanità: il veicolo di rientro del missile, che conteneva una testata nucleare, viene ritrovato intatto.

Di queste cose non se ne deve parlare perché la gente si allarma e alla fine non vuole più le 29 bombe atomiche ancora piazzate in Italia, 18 ad Aviano e 11 a Ghedi, come si legge nel recente saggio dello scienziato Paolo Cotta-Ramusino anch'esso rintracciabile su Internet. Tralasciano il sito di Greenpeace e il noto dossier sugli incidenti nucleari in mare, segnaliamo infine un notiziario del rischio nucleare (Peace News Nuke www.energy-net.org/IS/PEACE/FED/OLIST.HTM) e un altro dossier molto documentato è nel sito www.bashar.com/GSP/nukeaccidents.htm

Alessandro Marescotti
a.marescotti@peacelink.it



Fonti utilizzate nel presente dossier:
 
·       "Lo stivale militare", Dossier CDA (Centro Documentazione Antimilitarista), Milano, 1989
·       Eugenio Melandri, Stefano Semenzato, Dipertimento Pace di DP, "Bella Italia armate sponde", Irene Edizioni, Roma, 1989
·       Edward Luttwak, Stuart Koehl, "La guerra moderna - uomini, armi, strategie", Rizzoli, 1992
·       Sezione tematica di PeaceLink dedicata al disarmo (andare su www.peacelink.it e cliccare su "archivio tematiche" e poi su "disarmo")
·       Mailing list di PeaceLink dedicata al disarmo  (andare su www.peacelink.it e cliccare su "archivio liste" e poi su "disarmo")
·       Dossier di PeaceLink sui porti nucleari   (andare su www.peacelink.it e cliccare su "archivio dossier" e poi su "porti nucleari")
·       Siti internet sul rischio nucleare citati nell'ultimo articolo.



Alessandro Marescotti
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