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DOSSIER ILVA - parte 2/7 a cura di PeaceLink
DOSSIER
Questo dossier è stato realizzato utilizzato ampiamente le preziose
informazioni contenute nella banca dati elettronica DEA dell'Ansa ed è
stato arricchito con informazioni rintracciate su Internet mediante
ricerche che hanno spaziato su tutto ciò che era disponibile on line.
11 gennaio 2002
Documento: 20020111
02745
ZCZC0551/SXA
R ECO S0A QBXC
WTO:
UE-USA,
VERSO NUOVA VITTORIA EUROPEA DA 4,5 MLD
EURO
LUNEDI' NUOVO SI' PER
BRUXELLES IN ATTRITO SU FISCO AZIENDE
(ANSA) - BRUXELLES, 11 GEN - L'Europa sta per segnare
un
decisivo punto a suo favore nella piu' grande 'guerra'
commerciale in corso contro gli Usa, l'attrito da oltre 4,5
miliardi di
euro
(8.700 miliardi di lire) innescato dagli sgravi
fiscali per le societa' di esportazione statunitensi.
Bruxelles, in sostanza confermando indiscrezioni
circolate
oggi anche sui media, ha detto oggi di sperare che il
l'Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) appoggi ancora
una volta la posizione europea contraria a colossali sgravi
fiscali di cui usufruiscono - in modo finora giudicato
illegittimo - molte societa' americane.
''Speriamo che il risultato sia quello'', ha detto oggi
a
Bruxelles un portavoce della commissione
Ue
nel riferirsi
all'ipotesi che una corte del Wto lunedi' prossimo respinga
l'appello presentato dagli Stati Uniti contro una decisione a
loro sfavorevole presa nell'agosto scorso dalla stessa
Organizzazione mondiale per il commercio nel caso ''Fsc''.
L'acronimo sta per ''Foreign sales
corporations'', le
''societa' di vendita all'estero'', in genere paradisi fiscali,
che grandi gruppi americani sfruttano per risparmiare sulle
imposte. C'e' chi ha calcolato riduzioni pari a 10-15 miliardi
di dollari l'anno, a danno quindi anche degli esportatori
europei, mentre Bruxelles ha preferito una stima piu' prudente e
inattaccabile chiedendo al Wto di poter imporre sanzioni
commerciali agli Usa per un massimo di 4,043 miliardi di dollari
(appunto 4,533 miliardi di
euro
al cambio odierno). Anche in
questa forma ridotta, fonti di Bruxelles confermano oggi che si
tratta della ''maggiore singola richiesta di sanzioni
commerciali mai avanzata in un singolo caso davanti al Wto''. E'
noto che una formalizzazione del pronunciamento di lunedi' e'
atteso per il 28 gennaio mentre una decisione sull'ammontare
massimo delle sanzioni da imporre verra' 60 giorni dopo, il 28
marzo.
Intanto, a livello ufficiale, Bruxelles ha smentito oggi
di
aver ricevuto pressioni da parte dell'industria siderurgica
europea per far leva su questa imminente vittoria al fine di
costringere gli Usa a piu' miti consigli su un altro fronte
caldo, quello
dell'acciaio.
''Non sono a conoscenza di approcci
nei confronti della Commissione o di pressioni dell'industria'',
ha detto il portavoce del Commissario
Ue
al commercio Pascal
Lamy riferendosi ad informazioni rilanciate oggi in prima pagina
del 'Wall Strett Journal Europe'. ''Tentiamo di affrontare le
dispute commerciali caso per caso - ha detto il portavoce
Anthony Gooch - ed e' cosi' che ci comporteremo anche
stavolta''.
Gli Usa, come noto, progettano di imporre
dazi anche del
40% alle importazioni di
acciaio
per avvantaggiare la propria
industria siderurgica in crisi. La misura protezionistica
danneggerebbe i produttori europei il cui mercato domestico
verrebbe inondato di prodotti asiatici a basso costo. (XSE10)
(ANSA).
CAL
11-GEN-02 19:12 NNNN
18 gennaio
2002
Documento: 20020118
00051
ZCZC0007/SXA
U ECO S0A QBKE
WTO: VITTORIA
UE
SUGLI USA PER AGEVOLAZIONI FISCALI A EXPORT
(NEWSLETTER COMMERCIO ESTERO)
(ANSA) - ROMA, 18 GEN - Nuova vittoria
dell'Unione
Europea
in
sede Wto contro gli Stati Uniti. In settimana l'organizzazione
di Ginevra ha decretato l'illegalita' della legge americana di
agevolazioni fiscali per le multinazionali statunitensi (Foreign
Sales Corporation), denunciata subito da Bruxelles come una
forma di sussidi all'export incompatibili con le regole del
commercio internazionale. Una prima pronuncia da parte
dell'organizzazione di Ginevra era arrivata lo scorso agosto, ma
ora il verdetto del Wto apre definitivamente la strada a misure
di rappresaglia
dell'Ue,
che potrebbe arrivare ad imporre dazi
doganali sui prodotti americani per un totale di 4 miliardi di
dollari se Washington non modifichera' il proprio regime di
agevolazioni fiscali.
Soddisfatto l'eurocommissario al Commercio, Pascal Lamy,
che
ha sottolineato come ''finalmente abbiamo una pronuncia
definitiva sul caso Fsc. L'Europa ha gestito questa disputa in
modo molto ragionevole. Ora sta agli Stati Uniti ottemperare la
sentenza del Wto per chiudere questa vicenda una volta per
tutte. Ci attendiamo proposte in tempi rapidi dagli Usa''.
Delusi, invece, gli Usa che tuttavia hanno lasciato aperta la
porta alla trattativa con Bruxelles, poiche' in questo momento
lo stesso presidente Bush non intende ingaggiare una battaglia
commerciale con
l'Ue
in quanto potrebbe danneggiare l'economia a
stelle e strisce. Il rappresentante statunitense al commercio,
Robert Zoellick, ha espresso la volonta' di ''continuare a
cercare una collaborazione con
l'Ue
per gestire e risolvere
questa crisi''. In particolare, a Washington si starebbe
pensando di proporre una riduzione, da concordare con Bruxelles,
dei dazi doganali imposti dagli Usa su un ampio panel di
prodotti.
Dal canto suo, Bruxelles ha chiesto al Wto di imporre
sanzioni commerciali agli Usa per un massimo di 4,043 miliardi
di dollari e la risposta dell'organizzazione di Ginevra
sull'ammontare massimo delle sanzioni e' attesa entro il 28
marzo. La Commissione Europea ha fatto sapere che ''sta ora agli
Usa compiere i passi necessari per porre la propria legislazione
in linea con gli obblighi internazionali''.
Emanata dagli Usa il 25 novembre del 2000 per adeguarsi
alle
norme del Wto, la legge sui finanziamenti all'export (Fsc)
rappresenta in realta' un sussidio illecito per il settore delle
esportazioni e viola il patto sull'agricoltura. In realta',
attraverso filiali in paradisi fiscali, le societa' esportatrici
americane godono di una riduzione di imposte fino al 30% cosi'
da rendere i loro prodotti piu' concorrenziali rispetto, ad
esempio, a quelli europei. E' l'ennesima prova di forza tra le
due sponde dell'Atlantico che, se lo scorso anno hanno visto
concludersi la cosiddetta ''guerra delle banane'', hanno ancora
piu' di un fronte aperto. A cominciare dal settore ''caldo''
dell'acciaio,
che ha spinto l'industria siderurgica europea a
chiedere all'esecutivo comunitario di far leva sulla recente
vittoria per costringere gli Usa a piu' miti consigli visto che
Washington progetta di imporre dazi fino al 40% sulle
importazioni di
acciaio.
Ma non e' tutto. Al centro della
disputa ci sono anche i finanziamenti concessi per gli quarto
anno consecutivo dagli Usa ai contadini.(ANSA).
YXT
18-GEN-02 00:10 NNNN
12 febbraio
2002
Documento: 20020212
03026
ZCZC0566/SXA
R ECO S0A QBXY
UE-USA:
ACCIAIO;
URSO, BRUXELLES DIFENDA INTERESSI ITALIANI
PRODI CONTA SU SOLUZIONE NEGOZIATA A LIVELLO CONTINENTALE
(ANSA) - BRUXELLES, 12 FEB - Il viceministro alle
attivita'
produttive Adolfo Urso ha chiesto oggi alla Commissione europea
di far valere gli interessi dell'industria italiana nel
contrasto con gli Usa sulla produzione di
acciaio.
''Abbiamo chiesto alla Commissione europea di
rappresentare
gli interessi della nostra industria e di quella europea
affinche' - ha detto Urso al termine di un incontro con il
presidente dell'esecutivo
Ue,
Romano Prodi - gli Stati Uniti
rinuncino ad applicare clausole di salvaguardia che andrebbero a
danneggiare le esportazioni dei nostri prodotti''.
Prodi si e' detto fiducioso (''ci conto'') che il
contrasto
europeo con gli Usa sulla sovraccapacita' dell'industria
siderurgica americana ed altri attriti siano risolti in ambito
di negoziati ''multilaterali''.La Commissione
Ue
e' ''garante''
che ''i singoli paesi non rimangano isolati'': i paesi europei,
ha sottolineato Prodi, ''sono sempre stati danneggiati quando
hanno cercato di ottenere piccoli favori in ambito commerciale
senza portare avanti una politica forte''.
E' noto che le misure protezionistiche prospettate dagli
Usa
per difendere il loro mercato
dell'acciaio
devierebbero in
Europa prodotti asiatici a basso costo con ripercussioni per gli
stabilimenti di Terni e Brescia. (ANSA).
CAL
12-FEB-02 20:35 NNNN
15 febbraio
2002
Documento: 20020215 00110
ZCZC0005/SXA U ECO S0A QBKE
WTO:
UE,
PER PRODI
ACCIAIO
UNO DEI PROBLEMI 'CALDI' CON USA (NEWSLETTER COMMERCIO ESTERO) (ANSA)
- ROMA, 15 FEB -
L'acciaio
e' uno dei temi caldi nei rapporti tra Usa ed
Ue
e la Commissione Europea e' impegnata,a riguardo, nella difesa
dell'industria comunitaria. Nell'incontrare, nei giorni scorsi, a
Bruxelles il viceministro alle Attivita' Produttive Adolfo Urso, il
presidente della Commissione Europea Romano Prodi si e' detto fiducioso
che il contrasto europeo con gli Usa sulla sovraccapacita' dell'industria
siderurgica americana ed altri attriti siano risolti in ambito di
negoziati ''multilaterali''. Al momento, la tensione commerciale tra le
due sponde dell'Atlantico non e' ancora salita ad un livello di guardia,
anche se le possibili sanzioni europee che dovrebbero seguire alla
condanna comminata dal Wto agli Usa per la legge sulle agevolazioni
fiscali per le multinazionali a stelle e strisce (Fsc) potrebbero
costituire, insieme
all'acciaio,
uno dei nodi piu' spinosi da sciogliere. In realta', le misure
protezionistiche prospettate dagli Usa per la difesa del loro mercato
dell'acciaio
finirebbero per deviare in Europa prodotti asiatici a basso costo con
inevitabili ripercussioni negative anche per gli stabilimenti italiani di
Terni e Brescia. Proprio a questo riguardo Urso ha espresso a Prodi i
timori italiani offrendo la disponibilita' di Roma a supportare
un'eventuale reazione da parte
dell'Ue.
Urso, che ha ribadito la necessita' di evitare ulteriori scontri
commerciali con Washington, ha chiesto alla Commissione Europea ''di
rappresentare gli interessi della nostra industria e di quella europea
affinche' gli Stati Uniti rinuncino ad applicare clausole di salvaguardia
che andrebbero a danneggiare le esportazioni dei nostri prodotti''. Per
questo, in tema di sanzioni per la condanna sulla legge Fsc, Urso ha
specificato che ''il governo italiano e' favorevole a trovare una
soluzione politica, cosi' da evitare un conflitto commerciale piu'
ampio''. Prodi ed Urso hanno anche discusso degli interessi italiani in
tema di prodotti tipici da tutelare nelle trattative sul commercio
mondiale in ambito Wto e della realizzazione dei ''corridoi europei che
dovrebbero legare l'Europa occidentale a quella orientale e, in
particolare, l'Italia, attraverso i Balcani, a tutto l'Oriente''. Il
viceministro ha chiesto la rimozione di ''alcuni ostacoli che hanno reso
ancora piu' difficile il trasporto merci attraverso l'Italia'', mentre
Prodi sui valichi alpini ha ribadito ''la necessita' che l'Italia possa
giocarsi di un sistema di comunicazioni efficiente e moderno e che non
sia isolata dal resto dell'Europa''.(ANSA). YXT 15-FEB-02 00:19 NNNN
28 febbraio 2002
Titolo: "Acciaio in
frenata".
Sottotitolo: "L'Ilva presenta il quadro ai sindacati: resta la
crisi. Per gli impianti 443 milioni di euro".
"Forte riduzione della domanda, attendismo da parte della clientela,
prezzi in discesa (del 20% sui coils, i rotoli d'acciaio), importazioni
al di sopra del "limite fisiologico sopportabile". E' il quadro
che ha presentato l'Ilva incontrando ieri, per l'annuale punto della
situazione, i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm. Il 2001 si è
chiuso con una frenata produttiva rispetto l'anno precedente. E' stato
prodotto acciaio in colata continua per 6.892 milioni di tonnellate
contro 7.210 milioni, e coils per 5.797 milioni contro 6.515. Per
quest'anno le previsioni parlano di 7.600 milioni di tonnellate di
acciaio da colata continua e di 6.200 milioni di tonnellate di coils, ma
l'Ilva ha chiarito che si tratta di previsioni ottimistiche e che
"non ci si può attendere un'inversione di tendenza prima della
seconda parte dell'anno" (…) Nel periodo 2002-2005 l'Ilva prevede
d'effettuare investimenti per oltre 388 milioni di euro nel campo
dell'automazione e dell'ammodernamento degli impianti, per 55,5 milioni
di euro in nuovi impianti e per ulteriori 55 milioni di euro per il
miglioramento della qualità del processo e del prodotto. La parte
ecologia, nel piano consegnato ieri ai sindacati, non è specificata
perché è in atto un confronto con la Regione e con le istituzioni locali
a partire dall'emergenza cokerie (…) L'organico di fine 2001 era di
12.253 e nell'anno sono entrate 3.037 unità e ne sono fuoriuscite 3.933
(molti con la legge che concede i benefici previdenziali per
l'esposizione all'amianto)".
Gazzetta del Mezzogiorno 28/2/02
5 marzo 2002
Documento: 20020305
01947
ZCZC0560/SXA
U ECO R0A S91 QBXC
SIDERURGIA: DENUNCIA IMMEDIATA
UE
A WTO PER DAZI USA
ACCIAIO
(ANSA-AFP) -
BRUXELLES, 5 MAR -
L'Unione
Europea
ha
annunciato questa sera la presentazione immediata di una
denuncia al Wto dopo la decisione americana di imporre dazi
su
alcune importazioni di
acciaio
e quote per proteggere la
siderurgia statunitense. (ANSA-AFP)
05-MAR-02 22:26 NNNN
ZCZC0562/SXA
R ECO S0A S91 QBXB
SIDERURGIA: DENUNCIA IMMEDIATA
UE
A WTO PER DAZI USA
ACCIAIO
(2)
(ANSA) - BRUXELLES, 5 MAR - Finisce dunque davanti
all'organizzazione mondiale per il commercio (Wto) questo nuovo
attrito tra Stati Uniti e
Unione
europea.
La reazione di
Bruxelles era nell'aria da mesi in quanto e' noto che i dazi
doganali decisi oggi dall'amministrazione Bush colpiranno
duramente l'industria siderurgica europea:
acciaio
a buon
mercato proveniente dai paesi asiatici, non trovando piu'
sbocchi sul mercato americano, rischiano di essere dirottati su
quello europeo con ripercussioni anche per l'occupazione.
Quella
dell'acciaio
e' dunque una nuova guerra commerciale
che si aggiunge alla contesa da oltre quattro miliardi di
dollari sulle agevolazioni fiscali di cui godono i gruppi
americani in paradisi fiscali (il cosiddetto sistema FSC).
Ancora in mattinata un portavoce dell'esecutivo
Ue
non aveva
escluso misure di ritorsione esterne al Wto. Usa e
Ue
hanno ora
dunque un ambito multilaterale in cui derimere la
vertenza.(ANSA).
CAL/IMP
05-MAR-02 22:49 NNNN
Documento: 20020305 02549 ZCZC0121/SXA U ECO S0A QBXC
UE:
PRODI, REAGIREMO A PROTEZIONISMO USA SU
ACCIAIO
LO SCRIVE PRESIDENTE COMMISSIONE A BUSH (ANSA) - BRUXELLES, 5 MAR - La
Commissione Europea e' pronta a ''reagire'' qualora gli Stati Uniti
decidano domani di imporre dazi doganali per difendere il proprio mercato
dell'acciaio.
Lo ha scritto il presidente delal Commissione europea, Romano Prodi, in
una lettera inviata ieri al presidente americano Geroge W. Bush.
Nell'esprimere ''seria preoccupazione'', ha riferito un portavoce a
Bruxelles, Prodi ha preannunciato che se gli Usa adotteranno misure
protezionistiche,
l'Ue
''non avra' altra scelta che reagire''. (SEGUE). CAL/CIP 05-MAR-02 12:42
NNNN ZCZC0160/SXA R ECO S0A QBXY
UE:
PRODI, REAGIREMO A PROTEZIONISMO USA SU
ACCIAIO
(2) (ANSA) - BRUXELLES, 5 MAR - ''Se l'amministrazione Usa prende misure
contro le importazioni, in particolare se impone dazi sulle importazioni,
l'Unione
europea
non avra' altra scelta che reagire'', ha detto un portavoce della
Commissione
Ue
sintetizzando il contenuto della lettera di Prodi a Bush. Il portavoce,
Jonathan Faull, non ha voluto precisare quale potrebbe essere la reazione
europea qualora gli Usa, come ha preannunciato oggi il 'Washington Post',
imponessero dazi anche del 30% sulle importazioni di
acciaio
per difendere la propria industria siderurgica in via di
ristrutturazione: ''Non voglio entrare in dettagli, ora, su quali passi
sarebbero a disposizione dentro o fuori il Wto - ha detto - Dobbiamo
aspettare domani''. E' gia' certo comunque che i dazi influenzeranno i
rapporti tra
Ue
e Usa: ''e' assolutamente fuori di dubbio - ha detto Faull - che
qualsiasi misura che restringa il commercio avra' un impatto sulle nostre
relazioni con gli Stati Uniti''. Alle guerre commerciali pero' la
Commissione preferisce il dialogo: ''e' nel nostro interesse,
nell'interesse dell'America e nell'interesse del mondo intero - ha detto
Faull - che le frizioni commerciali
Ue-Usa
siano mantenute al piu' basso livello possibile. Non cerchiamo lo
scontro''. ''Le restrizioni al commercio non sono la via per affrontare
questi problemi'', ha affermato il portavoce riferendosi alla
ristrutturazione delle industrie in crisi. Bruxelles ha colto l'occasione
per replicare all'accusa americana che anche gli stati europei abbia
aiutato le proprie industrie siderurgiche a ristrutturarsi: ''non lo
nascondiamo'', ha ammesso Faull sottolienando pero' che
l'Ue
non prese misure protezionistiche. ''Negli anni Settanta e Ottanta - ha
ricordato Prodi a Bush - abbiamo preso un ampia gamma di misure inclusi
sostegni pubblici concessi all'industria per razionalizzare le capacita'
ma il mercato
Ue
rimase aperto''.(ANSA). CAL 05-MAR-02 13:51 NNNN
6 marzo 2002
Documento: 20020306
02988
ZCZC0517/SXA
R ECO S0A R64 QBXC
ACCIAIO:
PER SCHROEDER 'INACCETTABILE' DECISIONE USA
(ANSA) - BERLINO, 6 MAR - Il cancelliere tedesco
Gerhard
Schroeder (Spd) ha definito oggi ''inaccettabile'' la decisione
del presidente americano Bush di imporre dazi sulle importazioni
di
acciaio.
Parlando a Berlino, Schroeder ha sottolineato che le
misure
protezionistiche annunciate da Washington vanno contro le
condizioni di liberta' sui mercati mondiali. ''Ritengo che
l'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e
l'Unione
europea
(Ue)
si occuperanno di tale problema'', ha aggiunto il
cancelliere.
Nel pomeriggio il portavoce della cancelleria
Uwe-Karsten
Heye aveva detto ai giornalisti che Schroeder - ancor prima
della decisione protezionistica Usa - aveva inviato una lettera
al presidente Bush sottolineando le sue preoccupazioni per una
tale misura e facendo riferimento alle conseguenze che cio'
potrebbe avere nei rapporti economici internazionali.
In mattinata la decisione americana era gia' stata
criticata
a Berlino dal ministro dell'Economia Werner Mueller
(indipendente).
(ANSA).
QN
06-MAR-02 20:04 NNNN
Documento: 20020306 01956 ZCZC0535/SXA R ECO S0A QBXC
ACCIAIO:
UE-USA;
DA BANANE A ORMONI, 20 ANNI DI GUERRE/ANSA (ANSA) - ROMA, 6 MAR - La piu'
famosa e' quella delle banane (sette anni di dispute e ritorsioni che
avvelenarono le relazioni tra le due sponde dell'Atlantico), ma prima
c'era stata quella della soia, degli spaghetti, del mais degli ormoni e
finanche dei tassi di interessi. In tema di guerre commerciali, sembra
proprio che gli Usa non risparmino nulla e nessuno, e se all'Europa hanno
riservato non pochi grattacapi con ultimatum, minacce e sanzioni, non
sono stati avari di 'avvertimenti' con alcuno, dal Giappone (nemico
'storico'
sull'acciaio,
ma fiero avversario anche per le auto, i rullini fotografici e i porti)
al Canada (motivo del contendere: legno e birra), fino ad arrivare ad un
contenzioso con Honduras e Costarica sulle mutande, e piu' in generale la
biancheria intima, accusando nel 1995 i due Paesi centroamericani di
danneggiare con pratiche di dumping (prezzi al ribasso, non regolari) la
propria industria. Ma il 'leit-motif' del protezionismo americano e'
sempre stato proprio
l'acciaio,
lo stesso che oggi Bush vuol proteggere con dazi fino al 30%
all'importazione. Sempre presente nel confronto commerciale con i Paesi
del Sud Est asiatico,
l'acciaio
e' stato infatti protagonista gia' esattamente vent'anni fa, nell'82, di
un contenzioso con l'Europa, all'epoca
Cee,
che vide scendere in campo anche dell'Urss a difesa delle ragioni
europee, e che - tra alti e bassi - in realta' non si e' mai chiuso.
L'anno dopo fu la volta delle esportazioni di prodotti agricoli ('casus
belli', la vendita di farina Usa all'Egitto - tradizionale 'cliente'
Cee
- a prezzi che battevano ogni concorrenza) e quella degli 'spaghetti',
dove a finire sul banco degli imputati fu soprattutto l'Italia, accusata
da Washington di aver invaso da costa a costa i supermercati con
fettuccine, penne e rigatoni a prezzi stracciati grazie a sussidi
governativi 'illegali': una disputa durata anni, alla quale la
Cee
rispose bloccando le importazioni di limoni e noci 'made in Usa'. Due
anni dopo, mentre - tra 'tregue' e 'accordi politici' - ancora andava
avanti il contenzioso sulla pasta e
sull'acciaio,
si profilo' la 'guerra delle scarpe' (con l'Italia in primo piano anche
in questo caso), sventata da Reagan, che non accolse la richiesta della
commissione Usa al commercio di contingentare le importazioni di
calzature. Neanche il tempo di tirare il fiato che, alla fine dell'86, e'
di nuovo scontro tra le due sponde dell'Atlantico: questa volta sul mais.
Ad accendere gli animi erano state le tariffe della Spagna (appena
entrata nella Comunita' europea) sulle importazioni di mais e sorgo
statunitense: una mese di febbrili trattative e, nel gennaio '87, viene
firmata la pace. Ma pochi mesi dopo ecco spuntare la 'guerra degli
ormoni': la
Cee
ha infatti vietato l'uso di ormoni nell'allevamento dei bovini, e non e'
disposta ad importare carne 'gonfiata' dagli Usa. E mentre l'Italia
riesce a scongiurare l'aprirsi di un altro fronte con gli Usa (quello del
marmo), si arriva a quello che venne definito 'l'autunno caldo' del
commercio internazionale: gli Stati Uniti si apprestavano infatti a
varare il 'trade bill', la legge sugli scambi commerciali, che - come
venne scritto all'epoca - lasciava campo libero ai soli allevatori belgi
di conigli (grazie ad una legge che consentiva loro l'export di pelli
verso gli Usa). Il 'trade bill' viene approvato nell'agosto dell'88,
acuendo le gia' forti tensioni sulla carne agli ormoni e sugli aiuti
europei ai prodotti agricoli europei, e aprendo il fronte dei sussidi
all' 'airbus'. E' il primo febbraio '89 quando la
Cee
proibisce l'importazione di carne Usa con ormoni: lo stesso giorno,
scattano le ritorsioni Usa che colpiscono, con dazi aggiuntivi del 100
per 100, una serie di prodotti europei, tra cui il vino e i pomodori
conservati. Un mese dopo, viene firmata la tregua, ma la soluzione
definitiva del caso non e' ancora stata trovata. Il '90 e il 91 sono gli
anni del ritorno di fiamma delle tensioni sul mais (la Spagna non cede, e
gli Usa minacciano ritorsioni con dazi supplementari su alcuni prodotti)
e della guerra delle tv (Washington accusa l'Europa di voler limitare
l'accesso dei programmi televisivi americani), mentre il '92 e'
caratterizzato dalla guerra sui tassi d'interesse (che vede contrapposti
Germania e Usa) e da quella sugli appalti (l'Europa sta per varare regole
comunitarie per gli appalti pubblici). Ma la guerra piu' famosa, quella
delle banane, arriva nel 1994, quando gli Usa accolgono al richiesta
della Chiquita di indagare sulle quote di importazione decise
dall'Europa. Una guerra che dura sette anni, che vedra' scattare nel '99
le sanzioni americane contro numerosi prodotti europei (dazi del 100% per
circa 200 milioni di dollari l'anno), e che si concludera' solo l'estate
scorsa, quando
l'Ue
fece scattare un nuovo sistema di import a quote. (ANSA). CAO 06-MAR-02
20:21 NNNN
Alessandro Marescotti
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