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La tv di quartiere



Fonte: il manifesto - 23 Giugno 2002

La tv di quartiere
Contro il monopolio dell'informazione televisiva e non solo nasce a Bologna 
«Orfeo Tv», la prima tv di strada, fatta dal basso, per convogliare 
produzioni audiovisive indipendenti, tv e internet in una rete territoriale 
aperta che si estenda via via quartiere per quartiere: telestreet
ELFI REITER
BOLOGNA
«Oggi, solstizio d'estate nasce Orfeo Tv, la prima tv di strada. Nasce 
nella consapevolezza di rivendicare un diritto inalienabile sancito 
dall'art. 21 della costituzione. La legislazione vigente non permette 
l'esistenza di tv libere che non abbiano ricevuto la concessione 
governativa. E' una situazione simile a quella degli anni `70, quando radio 
e tv indipendenti cominciarono a trasmettere via etere nonostante il 
monopolio dello stato lo vietasse. Quella battaglia come sappiamo fu vinta. 
Oggi come allora vogliamo assumerci a viso aperto la responsabilità di 
iniziare una nuova battaglia per la libertà e la democrazia 
dell'informazione. Se non saremo soli la vinceremo. E l'aria diventerà più 
respirabile, per tutti». Parte con questo annuncio di Ambrogio Vitali, uno 
del gruppo di persone che ha pensato di dare seriamente battaglia contro il 
nuovo monopolio televisivo e dell'informazione, con la prima tv di 
quartiere. «E' un modo intelligente per non fare i girotondi attorno alla 
Rai ma offrire uno strumento di informazione alla portata di tutti» dice 
Andrea Gropplero, regista e produttore bolognese, che racconta inoltre che 
qui è abolito il palinsesto: è una tv flusso che si rifà all'idea di base 
di Radio Alice, la radio pioniera degli anni 70. Trattandosi di una tv no 
budget si cercherà di utilizzare per il momento materiale esistente (nella 
prima ora di trasmissione prova -nel primo periodo, ci saranno due ore di 
programmazione serale, un nastro di un'ora replicato due volte- ci sono una 
serie di interviste a abitanti e passanti nel quartiere sulla nuova 
iniziativa, un paio di corti, le immagini con spiegazione tecnica del 
montaggio del ripetitore, la lotta degli abitanti contro la costruzione di 
un parcheggio che distrugge un grande orto storico nella zona), ma si vuole 
anche decomporre il linguaggio tv e usare immagini, voci, musiche 
separatamente -sia per scelta che per convinzione- e quindi fare la tv 
simile alla radio: sulla colonna di immagini scorreranno voce e contenuti 
altri paralleli.

Ma come si configura questa tv di strada? Lo spiega Valerio Minnella, la 
mente tecnica: «basta prendere la strumentazione usata dagli antennisti per 
mandare il segnale nei condominii dalle antenne centrali sui tetti 
(acquistabile ovunque a circa 1000 euro) e con una serie di accorgimenti e 
la saldatura di tre spinotti si può girare a rovescio il segnale verso 
l'esterno e trasmettere: ecco nato il microtrasmettitore a un decimo di 
watt (un ripetitore Rai ha in media 30 kilowatt)». E' ovvio che si 
trasmette a corto raggio, che le trasmissioni potranno essere viste solo 
nelle case delle strade vicine nel giro di circa 400 metri (qui sulle 
frequenze del canale 51), ma il vero gioco e il vero potenziale non sta nel 
creare nuove tv libere locali, ma nel concetto di telestreet. Cosa significa?

«L'integrazione fra le tv di strada e la rete telematica grazie alla banda 
larga - spiega Franco Berardi Bifo - dato che la maggioranza della 
popolazione riceve dalla tv una parte dominante dei segnali che influenzano 
il cervello sociale, è dentro quello schermo che noi dobbiamo portare nuovi 
messaggi e interconnetterli con la rete. Il nostro intento nell'immediato 
futuro è quello di connettere il circuito delle produzioni audiovisive 
indipendenti con un reticolo territorializzato (quartiere per quartiere) di 
questi microtrasmettitori a corto raggio». Telestreet diventa così un luogo 
di scambio di programmi prodotti e inviati dalle tante altre unità 
produttrici e sarà anche una banca dati accessibile a tutti, una sorta di 
juke box audiovisivo cui attingere per la programmazione della propria tv 
di strada.

Telestreet è già un sito, consultabile da venerdì: www.telestreet.it. con 
informazioni e l'invito a collaborare. Solo a Bologna nei prossimi mesi 
dovrebbero spuntare altre antenne parlanti in giro per le strade, i 
contatti con altre città ci sono, e nel futuro perché no anche all'estero. 
Oggi si comunica con la rete, portare la rete dentro la tv può incentivare 
nuove idee, far parlare quelle migliaia di voci che nella comunicazione tv 
centralista non possono esprimersi. E facendo la tv si può imparare anche a 
decodificarla meglio e smascherare le tante non verità propinate giorno per 
giorno.