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ricc.orioles@emergenza



Caro amico, cittadino e/o collega,

mi dispiace di disturbarti con questo caldo (q	ui in Sicilia ne fa di piu', 
e non solo atmosferico). La situazione e'
questa: ho aiutato un gruppo di amici catanesi a fare un giornale antimafia 
nella loro citta'. Il distributore si e'
rifiutato di mandarlo in edicola perche' "non mi posso mettere contro 
Ciancio". Ciancio e' il monopolista locale (non
solo locale...) dell'informazione. Per dare un'idea, basta dire che a 
Catania di quotidiani in edicola viene esposto
solo il suo; qualunque altra testata va richiesta all'edicolante perche' la 
tira fuori.

Non sto a romperti le scatole con le solite storie di mafia, di liberta' 
d'informazione ecc. perche' fa davvero troppo
caldo. Ti chiedo solo, formalmente, di informarti e poi di prendere 
posizione. Questo appello e' pubblico (lo sarebbe,
se non fossimo cosi' fiochi): puoi, e forse devi, farlo circolare.
Non credo che una storia del genere sia solo una faccenda locale. Secondo 
me, e' una di quelle poche cose su cui
uno deve essere - pubblicamente - o favorevole o contrario. Come diceva il 
Presidente Toto': "Siamo uomini o
caporali?"

Riccardo Orioles
ricc@libero.it, 333.7295392

(PS.: faccio giornalismo antimafia da piu' di vent'anni, e nessuno ha mai 
potuto dire niente sulla mia indipendenza e
liberta' dai poteri (tutti). Non rimuovere l'appello che ti faccio, perche' 
stiamo difendendo delle parole -
"giornalismo", "giornalista" - che altrove non costano niente ma qui sono 
molto care, e le stiamo difendendo anche
per te)


A seguire: la prima parte della mia e-zine che riprende l'articolo di 
"Controvento" censurato dai distributori di
Ciancio. Il giornale sta venendo distribuito in queste ore da gruppi di 
giovani e amici del volontariato.

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riccardo orioles <ricc@libero.it>
tanto per abbaiare
24 giugno 2002  n.132
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A Catania hanno quel maledetto vizio (non dico tutti) di far giornali 
antimafia: cosi', quando degli amici mi hanno
chiesto di progettargli e firmargli una cosa che si chiama "Controvento", e 
che doveva andare in edicola oggi, io
disciplinatemente ho obbedito e alla fine - ah, il vizio! - m'e' anche 
scappato di fargli un piccolo articolo su una
faccenda di Ciancio. Che e', come sapete, il padrone dell'unico giornale 
ammesso a Catania (gli altri, compresa
Repubblica, non vengono nemmeno esposti), nonche' di altri giornali sparsi 
in tutto il sud. L'amministratore di uno
di questi giornali, un certo Ursino, ha avuto dei  guai giudiziari; il 
giornale di Ciancio li ha nascosti e io - in
quell'articoletto - li ho raccontati. Ma adesso abbiate un attimo di 
pazienza e leggetevi l'articoletto.
* * *
Tre nomi nascosti ai lettori. Perché?
"Appalti. Il Pm: 25 a giudizio". E' il titolo dell'articolo de "La Sicilia" 
(venerdì 14 giugno 2002, pag. 24) su un caso
di giudiziaria catanese: tangenti al Garibaldi, indagini, rinvii a giudizio 
chiesti dai Pm Marino e Puleio.
Il titolo, per quanto povero, è corretto. L'articolo no. Il redattore 
(anonimo) evita infatti di dare l'elenco dei
venticinque  personaggi di cui e' stato chiesto il rinvio a giudizio, e in 
particolare nasconde al lettore il nome di
Giuseppe Ursino, manager di primo piano nel settore editoriale per conto 
del gruppo Ciancio, di cui amministra la
"Gazzetta del Mezzogiorno".
Allo stesso gruppo appartengono il redattore che ha scritto il pezzo, il 
caposervizio che l'ha passato, il
caporedattore che ha dato l'ok e infine il direttore: che in questo caso 
coincide fisicamente col proprietario del
gruppo editoriale in questione. Non è la situazione ideale per far cronaca, 
d'accordo: ma insomma.
Per completezza, bisogna osservare che quello di Ursino non è il solo nome 
censurato dall'articolo in questione.
Dal pezzo di cronaca sono infatti spariti altri nomi dell'establishment 
catanese, fra cui quelli di Giuseppe Cicero e
Ignazio Sciortino: il primo è vicino a un politico citato nell'affaire e il 
secondo è parente d'un magistrato coinvolto
in (legittime) polemiche relative giusto al Pm Marino.
Correttezza  avrebbe voluto che, nel rispetto della presunzione 
d'innocenza, questi nomi - che erano altrettante
notizie - venissero citati. Il lettore in fondo lo paga, il giornale.
* * *
Letto? Bene. I ragazzi del giornale vanno in tipografia, si fanno stampare 
il giornale, lo impacchettano e lo  portano
dal distributore - certo Barone - per mandarlo in edicola. A questo punto, 
sorpresa: il distributore legge il giornale,
si ferma sull'articolo che avete letto un momento fa, sobbalza e dichiara 
che lui contro Ciancio non si mette: e
quindi non distribuisce il giornale.
Ok. Adesso io sono molto incazzato, non per la storia in se' ma perche' 
speravo che in vent'anni a Catania qualche
piccola cosa fosse cambiata. Siccome fra i nostri lettori ci sono, fra gli 
altri, autorevoli dirigenti del sindacato dei
giornalisti, visto che siamo qua segnalo questo caso anche a loro. A 
Catania, un editore come Ciancio - quello che
difendeva i cavalieri e vietava di pubblicare i necrologi delle vittime di 
mafia - fa ancora quello che cazzo vuole.
Siccome, in quest'episodio, io sono stato personalmente danneggiato, chiedo 
all'ufficio legale del sindacato di
provvedere lui a farmi avere i danni civili dal distributore. E siccome, 
oltre me giornalista censurato qui siamo stati
danneggiati - come cittadini - tutti, chiedo agli amici del sindacato (e 
agli altri autorevoli esponenti politici che ci
stanno leggendo) cosa intendano fare per dare una mossa al monopolio 
dell'informazione a Catania, che ieri era
colluso coi cavalieri e oggi chissa' con chi. Aspetto fiduciosamente una 
risposta.
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