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Almirante? No, Follereau --- Comunicato di PeaceLink ---
Lettera aperta al Sindaco di Taranto
dott.ssa Rossana Di Bello
Gentile Sindaco,
leggo con sbigottimento che a qualcuno della Commissione Toponomastica
del Comune di Taranto è balenata l'idea di intitolare a Giorgio Almirante
il parco archeologico di via Venezia a Taranto.
Esprimo la mia più viva contrarietà e ho deciso di diffondere su Internet
questa notizia - assieme ad una scheda su Almirante che allego in coda -
in quanto non ritengo tale scelta farebbe onore alla nostra città. Non
intervengo con intenti strumentalità politica ma in base a fatti storici
ben precisi che leggerà qui di seguito. Le esprimo il mio desiderio che
si lascino da parte le ombre del passato e si riscoprano le luci della
storia, quelle che hanno dato pace, speranza, aiuto al prossimo. Perché
non intitolare quell'area di Taranto - che si intende intitolare ad
Almirante - invece a Raoul Follereau? Follereau è stata una grande
personalità che ha dedicato la sua vita alla lotta alla lebbra.
Ricordarlo è un dovere verso l'umanità sofferente, verso gli ultimi della
Terra, i più umiliati, sfortunati ed emarginati. Dopo la scheda su
Almirante troverà alcune note storiche su Raoul Follereau e noterà la
differenza.
La ringrazio dell'attenzione e confido nella sua sensibilità.
Distinti saluti
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
c.p.2009
74100 Taranto
--- SCHEDE STORICHE ---
Chi è stato Giorgio Almirante
Giorgio Almirante entrò nel giornalismo professionale nel 1938
diventando segretario di redazione della nuova rivista "La Difesa
della razza" nel tempo in cui il fascismo, allineandosi
all'orientamento nazista, emise le leggi di persecuzione degli
ebrei.
La mattina del 26 luglio 1943, subito dopo la caduta di Mussolini,
Almirante si recò alla tipografia e poi alla redazione portando
all'occhiello della giacca il distintivo del Partito Nazionale Fascista,
dimostrando una dedizione al fascismo che ribadì arruolandosi nella
Guardia nazionale repubblicana con il grado di capomanipolo.
Almirante acquisì un ruolo di primo piano nella Repubblica Sociale di
Salò diventando capo di gabinetto del ministro della Cultura popolare e
intrattenendo rapporti quotidiani con Mussolini. Con la RSI ha diretto le
operazioni contro i partigiani e le forze armate italiane guidate da
Badoglio e nella campagna di Val d'Ossola firmò un bando del 17 maggio
1944 in cui si ordinava la fucilazione ai militari e civili unitisi alle
bande partigiane, i quali non si fossero costituiti entro il 25 maggio
1944.
Il 25 aprile 1945 Almirante seguì Mussolini ma ebbe l'abilità di entrare
in clandestinità, rimanendovi per un anno e mezzo. Nel settembre 1946
riprese il suo vero nome e tornò a Roma, dove intraprese un'intensa
attività politica, partecipando alla fondazione (12 novembre 1946) di uno
dei molti piccoli gruppi di reduci fascisti repubblichini, il Movimento
italiano di unità sociale (MIUS), e alle riunioni preliminari alla
fusione del suo e di vari altri gruppi della stessa area in un vero
partito politico. Il 26 dicembre 1946 Almirante partecipò alla riunione
costitutiva del Movimento sociale italiano (MSI). Nei primi mesi del 1947
Almirante organizzò le prime uscite pubbliche del MSI; il 10 ottobre in
piazza Colonna a Roma pronunciò un discorso tale da essere accusato di
apologia del fascismo e deferito il 3 novembre 1947, quale "elemento
pericoloso all'esercizio delle libertà democratiche", alla
commissione provinciale di Roma per l'assegnamento al confino di polizia,
che gli comminò un anno di confino.
Saltando direttamente agli anni del terrorismo neofascista troviamo il
nome di Almirante nelle indagini sull'attentato di Peteano (in provincia
di Gorizia) quando nel maggio 1972 fu imbottita di tritolo una 500 e -
con una telefonata anonima - venne chiamata una pattuglia di carabinieri:
l'auto esplose uccidendone tre e ferendone gravemente un quarto. Fu
imboccata subito la "pista rossa" e poi quella della
criminalità comune. "Ma le responsabilità dei veri autori
dell'attentato e quindi la sua attribuibilità alla destra radicale
divennero chiare solo molto più tardi", si legge nella relazione
conclusiva del presidente della Commissione stragi Giovanni Pellegrino.
La Procura della Repubblica di Venezia ascoltò in qualità di testimone
l’on. Giorgio Almirante mentre l’avv. Eno Pascoli e sua moglie Liliana
venivano interrogati in qualità di indiziati del delitto di
favoreggiamento personale. La Procura Generale di Venezia avocava le
indagini e spediva comunicazione giudiziaria allo stesso on. Almirante.
Seguiva un "balletto" (la definizione è del Giudice istruttore
di Venezia; la Corte d’Assise di Venezia seguirà pedissequamente
quell’impianto accusatorio e condannerà all’ergastolo, con sentenza
definitiva, per la strage di Peteano e per il dirottamento di Ronchi dei
Legionari i neofascisti Vincenzo Vinciguerra e Carlo Cicuttini) di
richieste e di revoche dell’immunità parlamentare, rivolte al Parlamento
nazionale ed a quello europeo. Interveniva persino la Corte
costituzionale ed il Giudice istruttore veneziano riusciva a fissare la
data dell’interrogatorio all’on. Almirante, raggiunto da mandato di
comparizione, per un giorno compreso nel periodo di fermo dell’assemblea
di Strasburgo. Ma il mandato restava senza effetto.
Nell’affrontare la posizione dell’on. Almirante, che venne infine
amnistiato, a differenza dell’avv. Pascoli, condannato, il Giudice faceva
rilevare come, all’epoca della strage, risultavano iscritti al Msi tutti
gli indagati (entrambi i fratelli Vinciguerra e Cesare Turco) e che
"l’imputato Carlo Cicuttini rivestiva, all’epoca della strage di
Peteano, la carica di segretario della sezione missina di Manzano, così
coniugando una militanza del tutto legale (nell’ambito di partito con
rappresentanza parlamentare) con un’altra illegale e sovversiva".
Tale prassi, in quegli anni di eversione e terrorismo, "fu
abbastanza diffusa e particolarmente insidiosa, non solo e non tanto
perché consentiva un’ottima mimetizzazione e protezione all’aderente al
sodalizio illegale, ma altresì perché costituiva uno strumento ottimale
per attività d’informazione e, al limite, di proselitismo. Tale dato
storico [prosegue la sentenza-ordinanza], per quanto concerne il
Cicuttini, risulta particolarmente vistoso, giacché non trattavasi di
generica frequentazione degli ambienti del partito politico, così come,
per esempio, per i Vinciguerra ed altri, o, al massimo, d'iscrizione,
come Maggi e Zorzi [entrambi coimputati della strage di Piazza Fontana ed
il primo condannato dalla Corte d’Assise di Milano per la strage di via
Fatebenefratelli, ndr], ma addirittura di carica di un certo rilievo,
seppure in ambito locale, qual era, ed è, certamente, quella di
segretario per i poteri, doveri e responsabilità alla stessa connessi. In
tale dato di fatto, ad avviso di questo giudice, va ricercata la chiave
di lettura della condotta favoreggiatrice ascritta agli imputati Giorgio
Almirante ed Eno Pascoli, condotta maturata, com’è emerso nel corso
dell’istruttoria, in ambiente prettamente politico e motivata, perciò,
politicamente e non sulla base di considerazioni di carattere personale
[poiché] non v’è dubbio che la circostanza concernente la militanza
legale del predetto e la carica ricoperta, costituivano motivo di
preoccupazione, peraltro ovvia, per tema di pregiudizi di carattere
politico". A confermare l’assunto accusatorio intervengono poi le
dichiarazioni di Renato Bolzicco, "teste decisamente insospettabile
- osserva il G.I. - sia per la sua collocazione politica (è infatti
iscritto al Msi), sia perché […] tutt’altro che disposto, almeno
inizialmente, a riferire all’Autorità Giudiziaria su determinate
circostanze concernenti il Cicuttini".
Chi è stato Raoul Follereau
Raoul Follereau nasce a Nevers (Francia) nel 1903. Durante
un viaggio in Africa, a 25 anni, incontra il primo lebbroso. Da allora, e
per tutta vita insieme alla moglie Madeleine, promuoverà campagne di
sensibilizzazione e iniziative in favore dei lebbrosi e dei più
abbandonati. In Italia, la sua opera è portata avanti dall'associazione
AIFO. Ecco cosa diceva ai giovani.
Ed è a voi giovani che voglio rivolgere le mie ultime parole: Voi
possedete in questo momento il tesoro più grande, la massima potenza:
l'Avvenire.
Il domani sarà come lo farete voi.
Il suo destino è il vostro.
Balzate gioiosamente all'assalto dell'avvenire.
Ridete in faccia a coloro che vi parleranno di prudenza, d'opportunità,
che vi consiglieranno di mantenere l'equilibrio.
E poi soprattutto credete nella bontà del mondo.
Vi sono nel cuore di ogni uomo dei tesori di amore: tocca a voi farli
venire alla superficie.
Dite a voi stessi che la più grande disgrazia che possa accadervi è di
non essere utili a nessuno e che la vostra vita non serva a nulla.
Fintanto che ci sarà sulla terra un innocente che avrà fame, che avrà
freddo, che sarà perseguitato, fintanto che vi sarà sulla terra una
carestia che si può evitare o una prigione dispotica, né voi, né io
avremo il diritto di tacere o di riposarci.
Quando il 15% degli uomini che popolano la terra dispongono dell'85%
delle ricchezze naturali del mondo, mentre centomila loro fratelli ogni
giorno muoiono di fame,
e tu taci:
Caino, sei tu.
Quando gli agricoltori del nuovo mondo versano 270 tonnellate di
latte sulla strada "per calare i prezzi" mentre sette madri su
dieci vedranno i loro bambini morire di fame prima che compiano 15
anni
e il tuo cuore non scoppia d'indignazione e di collera:
Caino, sei tu.
Quando so che per comperare un litro di quel latte sparso cosi'
delittuosamente, un manovale indonesiano deve lavorare dieci volte di
piu' del suo collega degli Stati Uniti,
e mi accontento di mormorare: "Vergognoso!":
Caino, sono io.
Quando so - è l'Organizzazione Mondiale della Sanità che me ne
informa - che 550 milioni di uomini potrebbero essere salvati dalla
malaria con 165 milioni di franchi, ahimé introvabili, benché non
rappresentino che la centotrentaduesima parte del bilancio militare della
Francia, la tremillesima parte di quello degli Stati Uniti,
e non faccio appello alla coscienza universale:
Caino, sono io.
Quando vieni a sapere che se tutti gli affamati, gli infelici, gli
abbandonati potessero sfilare attorno al mondo, il loro corteo farebbe 25
volte il giro della terra,
e non ne sei spaventato
Caino, sei tu.
Meno carri armati e più aratri. PER TUTTI.
Meno bombardieri e più ospedali. PER TUTTI.
Meno bombe e più pane. PER TUTTI.
Togliete le armi per poter amare.
Distribuite per poter essere amati.
Poiché tutto si salverà, se sapremo amare.
Quanto a te che il lucro e l'invidia
hanno imprigionato nel cerchio
dei tuoi appetiti negativi,
tu che sarai stato solo un tubo digerente,
solo lo scarto della divina natura,
assassino della tua povera vita,
di cui nessun cuore quaggiù porterà il lutto,
comanda in fretta la tua bara,
accomodati dentro con i tuoi tesori d'impostura
e fanne avvitare il coperchio
affinché non si senta l'odore
della tua comune putrefazione.
Raoul Follereau
Il testo qui sopra è una collage di diversi "pezzi" di
discorsi e poesie di Follereau; i dati sugli armamenti risalgono al 1969
e sono perciò variati nel corso del tempo. Ma il messaggio è ancora
attuale. Follereau, inviò un messaggio di pace molti anni fa ai due
potenti della terra più importanti di allora.
Leggiamola.
Al Presidente degli Stati Uniti
Al Presidente dell’Unione Sovietica
“Signori Presidenti,
ciò che vi domando è così poco... quasi niente... Datemi un aereo,
ciascuno di Voi un aereo, uno dei vostri aerei da bombardamento. Perché
ho appreso che ciascuno di questi velivoli costa all’incirca cinque
miliardi di franchi... E ho calcolato che, col prezzo di questi due aerei
di morte, si potrebbero risanare tutti i lebbrosi del mondo. Un aereo in
meno in ogni aeroporto, ciò non modificherà l’equilibrio delle vostre
forze... Voi potreste dormire tranquilli. Ma io, io dormirei più
tranquillo. E dei milioni di povera gente dormirebbe finalmente... Non
credete Voi che questa sia una bella occasione “per fare qualcosa”? Dieci
milioni di povera gente non è tutta la miseria del mondo. Ma è già una
grande miseria. Due bombardieri. E si avrebbero tutte le medicine per
guarirli! Due aerei dai quali tutto ciò che voi possiate desiderare è che
arrugginiscano nei loro capannoni senza mai uscire...”
Raoul Follereau
1’ settembre 1954
Alessandro Marescotti
a.marescotti@peacelink.it
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