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armi nucleari: accordo per la riduzione
A fine mese la firma del trattato a Mosca, le testate
nucleari diminuiranno da 7.000 a 2.200 in dieci anni
Disarmo, accordo Usa-Russia
Bush: "Guerra fredda finita"
WASHINGTON - Stati Uniti e Russia hanno raggiunto un accordo sulla
riduzione degli armamenti nucleari. Lo ha annunciato il presidente
americano George W. Bush precisando che il trattato sarà firmato durante
il viaggio che ha in programma a Mosca a fine maggio. Quello della
riduzione delle testate nucleari era stato l'impegno che Bush aveva preso
nel suo primo incontro con il presidente russo Vladimir Putin nel
novembre dell'anno scorso, subito dopo il suo insediamento alla Casa
Bianca. L'accordo, come annunciato allora, prevede la riduzione delle
armi nucleari dalle 7.000 attuali a un numero che oscillerà tra le 1.700
e le 2.200 da qui al 2012.
Il presidente ha sottolineato che in questo modo si "liquida il
lascito della guerra fredda". Bush vede nell'accordo l'alba di una
nuova era di rafforzata sicurezza nazionale, maggiore sicurezza economica
e migliori relazioni internazionali, specie tra Usa e Russia.
Anche da Mosca giungono conferme del raggiunto accordo. I negoziati sono
stati portati avanti dal vicesegretario di Stato americano John Bolton e
dal suo omologo russo Gueorgui Mamedov. Gli ultimi dettagli prima della
firma, dice un comunicato del governo russo, saranno messi a punto dai
ministri degli Esteri dei due Paesi in un incontro a Reykjavik
domani.
C'è infatti ancora un'incognita che separa le due parti. Mosca spinge per
una riduzione irreversibile degli armamenti nucleari, mentre Washington
vuole lasciare aperta l'ipotesi di mantenere una parte delle testate
disattivate. Per questo il piano di smantellamento americano prevede la
distruzione di una parte delle ogive e lo stoccaggio di un'altra
parte.
(Repubblica on line 13 maggio 2002)
Bush e Putin: «Tagliamo le
atomiche»
Annuncio a sorpresa dalla Casa Bianca:
«La firma al vertice di Mosca il 24 maggio»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON - «Questo trattato rafforzerà la pace nel mondo e ci lascerà
la guerra fredda alle spalle una volta per tutte». Le parole fluiscono
con insolita facilità dalle labbra di George Bush, in piedi nel giardino
della Casa Bianca, davanti all’elicottero su cui sta per salire. Il
presidente è allegro, senza alcun preavviso annuncia la conclusione del
nuovo trattato di disarmo con la Russia che ridurrà le testate nucleari
da 7 mila circa a 1.700-2.200 per parte in circa dieci anni.
«Quando Putin e io lo firmeremo il 24 prossimo a Mosca» dichiara
assaporando il proprio trionfo «sarà l’inizio di una nuova era nei
rapporti tra i nostri due Paesi, un’era di maggiore, reciproca sicurezza.
E sarà il culmine di un duro lavoro e della fiducia che Putin e io
riponiamo l’uno nell’altro». Una pausa, un sorriso. «Questo trattato -
ribadisce Bush prima di girare le spalle ai giornalisti - liquiderà
l’eredità della guerra fredda».
Una valanga di domande lo segue mentre si allontana, ma il presidente non
risponde. L’annuncio è una sorpresa, la portata del trattato è storica.
Dopo quasi sessant’anni, l’incubo dell’olocausto atomico si affievolisce,
forse scompare: Bush e Putin sono riusciti a fare in pochi mesi ciò che i
loro predecessori Clinton e Eltsin non sono riusciti a fare in alcuni
anni. E’ vero che il trattato Start 2 prevede già la riduzione delle
testate a 3.000-3.500 ciascuno, ma rischiava di rimanere lettera morta.
Adesso l’America e la Russia passeranno dalle parole ai fatti.
A Mosca, Putin manifesta analogo sollievo: «Siamo soddisfatti del nostro
lavoro», dice ai giornalisti. E in un aperto elogio al partner americano:
«Senza l’attenzione di Bush, sarebbe stato difficile raggiungere
l’accordo». Sembra una luna di miele. E’ certamente un buon auspicio per
la riunione della Nato a Reykjavik in Islanda oggi, dove nascerà il
«Consiglio dei 20» che assocerà la Russia all’Alleanza. Riunione nella
quale - ha rimarcato ieri Silvio Berlusconi - si metterà a punto «l’atto
finale della guerra fredda». Sarà l’Italia, il 28 maggio prossimo, a
ospitare il vertice Nato-Russia nel quale sarà firmato l’accordo. «Non
riesco a non esserne orgoglioso - ha detto il presidente del Consiglio -
perché ho collaborato molto perché ciò accadesse: è una svolta storica
per l’Occidente».
Il nuovo trattato di disarmo nucleare è di appena tre pagine, ma apre non
soltanto il capitolo della collaborazione tra la Nato e la Russia, bensì
anche quello della partecipazione russa allo scudo spaziale americano,
che non è più oggetto di contendere da quando Bush cinque mesi or sono
denunciò il trattato Abm contro i missili antimissile. Il portavoce della
Casa Bianca Ari Fleischer ne spiega i retroscena: «I due presidenti ne
discussero l’anno scorso al G8 di Genova», racconta. «A novembre, al loro
vertice in Texas, Bush era pronto a siglare un accordo verbale, ma Putin
chiese un trattato vero e proprio». Aggiunge che i controlli del disarmo
saranno quelli dello Start 1, firmato da Bush padre e da Gorbaciov nel
’91, con ispezioni in loco. In più, verrà formata una Commissione mista
«per una maggiore trasparenza».
Il trattato, per ora senza nome, ha un tallone d’Achille: affida tutto
alla buona volontà delle due parti, un elemento essenziale che potrebbe
venire a mancare in caso di crisi. Sulle questioni tecniche più cruciali
l’America e la Russia non hanno trovato un’intesa, e ognuna sarà libera
di fare ciò che vuole.
L’America, per esempio, non intende distruggere tutte le testate oltre le
1.700-2.200 permesse, ma progetta di immagazzinarne una parte. Ha inoltre
rifiutato d’inserire nel trattato l’eliminazione dei vettori, un campo in
cui la sua superiorità sulla Russia è netta. In un’emergenza, potrebbe
togliere le testate dalla naftalina e rimontarle sui missili. Putin
rischia grosse critiche. La Casa Bianca lo sa, e fa del suo meglio per
rassicurarlo. Ieri ha ribadito che il Congresso non ratificherà il
trattato contro gli esperimenti atomici «perché non verificabile», ma si
è impegnata a non condurre alcun «test» precisando di aspettarsi che «la
Russia faccia altrettanto», un accenno alle voci, smentite subito da
Mosca, secondo cui il Cremlino ne starebbe preparando uno. Ha inoltre
garantito che il Congresso, invece, ratificherà il nuovo trattato di
disarmo.
Ennio Caretto Corriere della Sera 14-5-02
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Alessandro Marescotti
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