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Il ritorno dell'e-Radio Pirata



Fonte: Punto Informatico - http://punto-informatico.it/ps.asp?i=40088&p=1

I pagamenti sono retroattivi dal 1998, data di approvazione del DMCA. 
Quindi una radio online che funziona da qualche anno con un migliaio di 
ascoltatori deve pagare entro un mese e mezzo centinaia di migliaia di dollari

Random049/ Il ritorno dell'e-Radio Pirata

10/05/02 - Stand By - Roma - Il primo maggio, tradizionale giorno di festa 
dei lavoratori, ha visto anche uno dei primi e più riusciti scioperi mai 
attuati in Rete, quello delle Radio che trasmettono in stream audio e che, 
dal 21 maggio prossimo, rischiano di chiudere.

La situazione attuale del webcast vede il predominio di una miriade di 
piccole radio (piuttosto che di grossi gruppi) spesso gestite anche da 
singoli appassionati, che hanno il grande pregio di trasmettere musica non 
sempre legata alle playlist decise dalle case discografiche o dalle agenzie 
pubblicitarie.

Se si considera il fatto che molte di queste emittenti non hanno quasi 
pubblicità e che si sostengono spesso solo attraverso i contributi 
volontari degli ascoltatori, si capisce subito quanto grandi e potenti 
siano gli interessi che si nascondono malamente dietro la richiesta 
dell'Ufficio per il Copyright statunitense, basata sul famigerato DMCA 
(Digital Millennium Copyright Act) che tanti danni sta provocando alla 
libera circolazione delle informazioni e che prevede anche la possibilità 
per le case discografiche di incassare diritti per i brani trasmessi 
digitalmente.

Le richieste di pagamento dei diritti possono arrivare anche a decine di 
migliaia di dollari al mese e la cosa peggiore è il fatto che non si tratta 
di pagamenti di tipo forfettario ma "per utente", vale a dire che ogni 
volta che un pezzo viene trasmesso la stazione radio dovrebbe pagare 0,0014 
dollari per ogni ascoltatore collegato.
Ma non basta: stando a quanto deciso da una commissione di arbitrato, 
questi pagamenti devono partire, retroattivamente, dal 1998, data di 
approvazione del DMCA. Il che significa che una radio che funziona da 
qualche anno ed ha un migliaio di ascoltatori dovrebbe pagare, entro un 
mese e mezzo dalla richiesta, centinaia di migliaia di dollari.

Come è ovvio, una situazione del genere, se non ci saranno cambiamenti, 
rischia di provocare, negli Stati Uniti, la chiusura della maggior parte 
delle radio di piccole e medie dimensioni.

Sembra quasi, per chi se lo ricorda, di essere tornati al tempo della 
nascita delle "Radio libere" in Italia: prima la fioritura di migliaia di 
antenne messe in piedi più dalla passione di singoli o di piccoli gruppi 
che da grossi imprenditori, e poi il primo scontro con la richiesta del 
pagamento dei diritti d'autore alla SIAE. E tutti sappiamo come è finita: 
della miriade di radio "libere, ma libere veramente", come cantava Finardi, 
ne sono sopravvissute solo pochissime mentre oggi l'etere è pieno di 
radiocloni che trasmettono tutte gli stessi pezzi e le stesse pubblicità.

Internet, qui come in altri campi, ha spazzato via il vecchio e, 
attualmente, gli appassionati di un genere musicale - magari uno di quelli 
che difficilmente trova ospitalità nella programmazione delle radio 
tradizionali - ha la possibilità di ascoltare, 24 ore su 24, la musica che 
preferisce e con una qualità vicina a quella delle trasmissioni via etere.

Le prime risposte che un gruppo di Radio indipendenti hanno programmato per 
cercare di contrastare un provvedimento giudicato capace da solo di 
affossare, per sempre, un mezzo di comunicazione nascente, sono la 
"giornata del silenzio" del primo maggio e un appello a tutti i netizen 
(anche non americani) perchè scrivano ai parlamentari ed ai giornalisti 
statunitensi per chiedere una soluzione meno sfavorevole del problema.

La "fine del gratis in Rete" non passa solo per la chiusura di servizi fino 
a ieri gratuiti o la loro sostituzione con altri a pagamento, ma anche 
attraverso casi come questi, nei quali iniziative tecnicamente avanzate si 
trovano a dover fare i conti con leggi e provvedimenti che spesso si 
traducono in veri e propri tentativi di azzeramento delle esperienze più 
innovative.

L'unica consolazione è pensare che, male che vada - come già accade nella 
vita reale - qualcuno troverà sicuramente il modo ed il tempo per far 
rinascere le care vecchie Radio Pirata anche sulle "onde" del web.

Giuseppe - http://punto-informatico.it/ps.asp?i=40088&p=1