[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

disegno di legge 1927 - lettera al Presidente della Repubblica



Messaggio al Presidente della Repubblica inviato da:

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
casella postale 2009
74100 Taranto


Lettera al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi
Palazzo del Quirinale
00100 Roma
Oggetto: disegno di legge 1927 sul commercio delle armi

Gentile Presidente,
lunedì 25 marzo 2002 passerà all'esame della Camera dei Deputati il disegno 
di legge 1927.

Le scrivo per esprimere la mia preoccupazione circa questo disegno di legge 
d'iniziativa governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della 
difesa. E' una preoccupazione non solo mia ma anche di molte associazioni 
impegnate per la pace e i diritti umani. E' una preoccupazione espressa 
inoltre esplicitamente anche dal cardinale Ruini.
Il disegno di legge prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto 
dall'Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per 
"facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la 
difesa" ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV della Camera 
dei Deputati in data 30 gennaio 2002.
Tale accordo imporrebbe il "tempestivo adeguamento della nostra normativa" 
e infatti 10 dei 14 articoli che compongono il testo proposto sono volti a 
modificare la legge n. 185 del 1990 che
disciplina attualmente l'import-export di armi nel nostro Paese.
La novità più rilevante è costituita dall'introduzione di un nuovo tipo di 
autorizzazione per il commercio delle armi, la "licenza globale di 
progetto", riferita ai programmi intergovernativi o
industriali congiunti ai quali le imprese partecipano e ai quali non si 
applicheranno più le norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno 
trasparenti e controllabili tutte le operazioni.
Anche le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo di 
"licenza globale" verranno modificate, non essendo più notificate al 
Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello 
specifico capitolo dell'annuale Relazione al Parlamento.
Inoltre il riferimento al "Codice di condotta dell'Unione Europea per le 
esportazioni di armi" (che non è assolutamente vincolante) costringerebbe 
l'Italia a rinunciare alla propria normativa nazionale
che in questo caso verrebbe peggiorata. In nome della "razionalizzazione", 
della "competitività" e della "identità europea" verrà stravolta la legge 
185/90 che ha fatto del nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per aver 
provveduto a regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti 
umani, della promozione della pace e della trasparenza.

La legge 185/90 è infatti un'importante conquista che:
1) consente al Parlamento un controllo sul commercio di armi che coinvolge 
l'Italia, sia per quantità che per tipo di armi;
2) vieta l'esportazione di armi verso nazioni in guerra;
3) vieta l'esportazione di armi verso nazioni che violano i diritti umani;
4) blocca le "triangolazioni" di materiale bellico che hanno tristemente 
reso nota l'Italia prima del 1990.

Prima dell'approvazione dell'attuale legge l'Italia ha venduto di tutto a 
tutti, persino a dittatori come Saddam Hussein, aumentando i rischi per la 
pace e la sicurezza internazionale in nome del profitto.

Credo che Lei condivida il principio in base al quale il profitto non possa 
venire prima di interessi generali quali la pace e la sicurezza: il 
commercio delle armi con la legge 185/90 è diventato un processo economico 
"regolato" da interessi superiori. Questa è una delle regioni per cui la 
nostra legge - anziché modificata - andrebbe estesa a livello europeo e 
mondiale come esempio di buona legge. Tale legge fu ottenuta nel 1990 
grazie all'impegno tenace della Campagna "Contro i mercanti di morte" 
(ACLI, MLAL, Mani Tese, Missione Oggi, Pax Christi).

E' paradossale che mentre da un lato si vuole combattere una guerra totale 
contro il terrorismo, dall'altro si allargano le maglie del controllo della 
vendita delle armi con tutti i rischi che ne conseguono.

Le segnalo che - in virtù dell'accordo europeo che il disegno di legge 1927 
recepisce - per ogni coproduzione bellica gli Stati Partecipanti 
concorderanno una “Lista bianca” di destinazioni legittime verso le quali 
le armi potranno essere esportate: tale "Lista bianca" non sarà resa di 
pubblico dominio in quanto la legge non lo prevede. E' un enorme passo 
indietro per l'Italia chiesto al Parlamento non dal popolo ma dalle lobby 
delle armi.

Le chiedo pertanto, i virtù dei poteri che Le assegna la Costituzione 
Italiana (articoli 74 e 87), di esercitarli affinché venga riconsiderato - 
alla luce delle preoccupazioni sopra esposte - un disegno di legge che 
costituisce un regresso per i valori di pace e la giustizia sanciti 
dall'articolo 11 della Carta costituzionale di cui Lei è rappresentante e a 
cui esplicitamente si ispira la legge 185/90 che in disegno di legge mira a 
modificare.

Lei ha il potere di "inviare messaggi alle Camere" (art. 87) e "chiedere 
una nuova deliberazione" prima di promulgare la legge (art. 74).

Sarebbe inoltre auspicabile che in ambito europeo l'Italia si faccia 
promotrice di un'iniziativa volta a una maggiore severità nel controllo del 
commercio di armi (in particolare delle armi leggere che sono state 
sottratte al controllo della legge 185/90 con una semplice circolare 
ministeriale) e a un maggiore impegno nella prevenzione dei conflitti.

Ho letto sul settimanale "Vita" che Lei ha incontarto i rappresentanti 
delle aziende che producono armi: incontri anche noi che lottiamo - con la 
nonviolenza - per la pace e i diritti umani.

Invitandola a farsi interprete delle preoccupazioni qui espresse, Le porgo 
i miei più distinti saluti

prof. Alessandro Marescotti