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LETTERA dicembre
Chiedo scusa a chi non è - o non vuole dirsi - cristiano
se questa LETTERA è indirizzata
alle mie sorelle e ai miei fratelli nella fede:
Ma credo che anche loro,
le altre mie sorelle e gli altri miei fratelli
certamente non meno amati,
possano condividere
certi dolori, rimorsi e speranze.
Forse dovremmo scrivere così: “Nell’anno primo dell’impero del Giustiziere
Infinito, mentre il popolo afghano piangeva i suoi bambini uccisi o
mutilati in nome della vendetta per i crimini orrendi del terrorista bin
Laden; e il popolo palestinese veniva massacrato dall’esercito del
terrorista Sharon che pensava di poter spegnere nel sangue degli innocenti
il fanatismo suicida dei disperati; e il popolo argentino mostrava con il
proprio sangue le glorie del neoliberismo globalizzatore; mentre l’ Italia
era governata da un miliardario che riduceva le tasse ai ricchi e i servizi
sociali ai poveri, sotto il sommo pontefice Karol Woytjla, i cui solenni
insegnamenti di pace venivano strangolati dai suoi stessi collaboratori, la
Parola di Dio scese sui cristiani e li interrogò: “Che dite di tutto questo?”:
Parafrasi blasfema del vangelo di Luca? Forse che non dobbiamo porre
accanto alla Bibbia i nostri giornali? Il nostro Dio sta rinserrato nella
vaghezza di cieli lontanissimi o invece perpetuamente si incarna nella
storia dei poveri, delle vittime, degli oppressi? Quando, dopo avere
venerato il Risorto, i primi evangelisti decisero di parlare della sua
nascita, leggenda o realtà, non ebbero dubbi: Colui che aveva ripreso vita
nella oscura Valle dei Morti ed era stato giustiziato fuori dalle mura
della Città non poteva che essere nato in una grotta, non essendoci posto
per lui fra la gente “che conta”. Non aveva, nella pienezza della sua
maturità, proclamato che un giorno saremo giudicati per ciò che avremo
fatto o non avremo fatto ai poveri, poiché è a lui che lo avremo o non lo
avremo fatto?
E che stiamo facendo ai poveri? Il Natale-Luna Park che ci circonda ha
previsto elemosine e panettoni per i clochards e i senza-meta che si
aggirano fra noi. Ma i popoli-esuberi, insignificanti nelle statistiche dei
prodotti-interni-lordi, l’immensa umanità che va perdendo sembianze umane
nella stretta della miseria, occupano davvero nei nostri pensieri, anche in
questa cosiddetta “festa della bontà”, altro spazio che quello degli
incubi di una possibile disperata violenza da reprimere con guerre
preventive? Essere poveri è diventato, davanti ai nostri occhi di
benestanti, un reato, un segno di sovversivismo.
Temo che non ci rendiamo conto che la nostra spietatezza non ha effetti
soltanto sui miseri. Cambia anche noi, in peggio. Come un corpo deforme
rivestito da un abito ormai logoro, in questa fine d’anno la società in cui
viviamo svela ripugnanti nudità. Sotto la civiltà di cui ci proclamiamo
orgogliosi, rosseggiano le piaghe di un profondo nichilismo morale.
Eleganti vetrine propagandano “Oh, my dog!”, un profumo per cani. “Costa
caro ma ne vendiamo molto” mi dice una commessa. Tra le luci del paganesimo
natalizio intere strade sono contornate da grandi cartelloni sui quali si
distendono donne nude, dal corpo florido e dal volto ottuso: “Vestiti,
svergognata!” è lo slogan che compare su queste immagini, tratte da qualche
libro sui postriboli. (Ma certo! Noi non siamo barbari come i talebani,
niente burqa per le nostre donne!). Al TG1 serale il solito giornalista con
le stellette annunzia con voce trionfale che i marinai italiani sono
passati sotto comando americano, mentre, a immagine e somiglianza del suo
collega di Washington, il ministro Martino sembra non già metterci in
guardia ma assicurarci (sì: assicurarci!) che “i nostri ragazzi”
corrono gravi rischi.
Soltanto aneddoti? O spie di vetro che crepitano in fessure che si
ingrandiscono e minacciano la stabilità della casa in cui viviamo? Cambiano
le monete di cui ci serviremo nel 2002 ma non le orrende, blasfeme,
delinquenziali spese militari per un esercito di mercenari costretti dalla
disoccupazione al mestiere delle armi. Gli imputati VIP saliti al potere
stravolgono le leggi che li riguardano e insultano i giudici. Mentre
riportano l’Italia al rango di lumicino dell’Europa, svendono alla CIA e al
Pentagono la nostra sovranità nazionale ma la invocano per tutelarsi dalle
leggi che l’Europa va dandosi e dalle quali sentono minacciata la loro
arrogante impunità.
Eppure questo desolante panorama italiano è una specie di fiorito paravento
se lo si paragona allo svolgersi di eventi ben più terribili. L’Africa
sembra una immensa zattera della “Medusa”, galleggia su un oceano di
disperazione, alla mortalità infantile si aggiunge la lunga agonia di una
generazione di giovani colpiti dall’AIDS. Guerre infami sponsorizzate dalle
multinazionali del petrolio, delle armi, dei diamanti travolgono interi
popoli, straziano l’infanzia di decine di migliaia di ragazzini trasformati
in feroci guerrieri. Ma non v’è ormai continente in cui “l’imperialismo
internazionale del danaro” (cito un’espressione usata da tre papi) non
generi milioni di morti precoci. Quando i G7 o 8 si incontrano, quando il
WTO celebra i suoi raduni, a me sembra di rivivere uno dei peggiori momenti
della mia vita: Ero appena arrivato a Bombay, stavo mangiando in un famoso
ristorate, mi accorsi che al di là di un vetro un gruppetto di miserabili
guardava estaticamente i miei bocconi: Niente è cambiato, da allora: o è
mutato in peggio, le grandi Carte dell’ONU, che parlano di eguaglianza fra
i popoli, di libertà dal bisogno, sembrano ormai reperti d’antiquariato.
Il Natale di questo 2001 piuttosto che il volo degli angeli sembra
richiamare il precipitare delle persone impazzite dalle Due Torri e invece
del placido sonno del bambino Gesù la manina senza vita che spunta dai
cingoli dei carri armati israeliani a Betlemme.
Qualcuno ha proposto che durante la messa della notte di Natale non si
canti il “Gloria”, troppo triste è il contesto planetario. E’ una proposta
scandalosa contro lo scandalo del silenzio e dell’inerzia di tante comunità
cristiane davanti all’agonìa di interi popoli, ai sistemi di violenza che
generano disperazione in nome del Mercato, cioè del potere dei ricchi.
Forse questa proposta ha una sua dolorosa validità perché potrebbe
mostrare a molti che quando la religione diventa un fatto intimista,
soltanto consolatorio, individuale o familistico, senza connessione alcuna
con il dolore che serra il nostro pianeta, si trasforma in un conformismo
che non ha niente a che vedere con i profeti e con Gesù di Nazareth. E però
io credo che il Gloria che noi cantiamo o recitiamo ogni domenica non sia
un illusorio grido di gioia perché nel mondo tutto andrebbe bene. Al
contrario, il nostro Gloria è soltanto un grido di fede: poiché noi lo
rivolgiamo a un Messia rifiutato sin da piccino, a un salvatore immolato in
nome della ragion di Stato, al Fondatore di una Chiesa che spesso sa
leggere di lui soltanto qualche precetto da galateo e non un messaggio
radicale di giustizia e di amore. E’ in questo lacerante contrasto fra la
potenza di Dio e l’apparente vittoria del male che noi siamo costretti a
prendere posizione, a scoprire che siamo le mani di Lui, e che Egli ha
scelto di agire soltanto per nostro mezzo: il nostro glorificarLo è dunque
un riconoscerci strumenti di una Creazione che continua, di un mondo che va
incessantemente modificato; e il Bambino che veneriamo è un figlio che ci è
donato: generati dall’amore, dobbiamo noi stessi generare speranze.
La Chiesa ha continuato a cantare il suo Gloria, nella infedeltà che spesso
la contraddistingue, nei tanti secoli bui della storia della Terra: in
mezzo a terribili persecuzioni, durante guerre spietate, in anni in cui
ogni valore sembrava disperso e un’ignoranza greve e profonda sembrava
l’unica forza della storia: Lasciar cadere il Gloria in un silenzio
luttuoso a me sembrerebbe piuttosto un cedimento alla mentalità pagana dei
rapporti di forza: cantare gloria al Piccolo e al Debole e all’Inerme, nel
gelo di una storia tenebrosa significa attendere con incerta certezza, con
speranza strappata testardamente, ora dopo ora, alla disperazione, che si
compiano le profezie: “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si
schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo e
griderà di gioia la lingua del muto”.
Buon Natale! Buon Natale!
Ettore Masina
P:S: 1 Libri: Questo mese vi segnalo due libri recentissimi. Il primo ha
come titolo: Ezechiele Ramin. Testimone della speranza. Contiene le lettere
e gli scritti di un ragazzo che si fece sacerdote e andò a morire in
Brasile, per i poveri e con i poveri, nei quali coglieva lucidamente il
sacramento del Cristo. A 32 anni non si possono avere, in genere, grandi
acquisizioni culturali; ma si possono avere e queste pagine lo
dimostrano la sapienza del cuore e il coraggio del martirio. A cura di
Ercole Ongaro, “lo storico della Rete Radié Resch”, e di Famiano Ramin,
fratello di Ezechiele, Testimone della Speranza può essere richiesto alla
Rete R.R., via Piave 22. 51039 Quarrata PT . Il secondo libro che vi
segnalo è di Giancarlo Zizola , è intitolato L’ultimo trono. Papa Woytjla
e il futuro della Chiesa ed è pubblicato da Il Sole-24 Ore. Questo
giornale economico ha una singolare caratteristica: pubblica, la domenica,
un supplemento culturale di grande qualità e Giancarlo Zizola ne è assiduo
collaboratore. In questo libro egli raccoglie e “riorganizza” le attente
valutazioni dell’insegnamento e delle scelte del papa polacco che egli
segue appassionatamente sin dalla sua ascesa al pontificato. Senza omaggi
cortigiani e senza pregiudizi partigiani, le pagine di Zizola rivelano
ancora una volta la lucidità del suo pensiero, la rigorosa valutazione
delle fonti, il cristiano censimento di speranze che la realpolitik
(neppure quella della Curia vaticana) non riesce a spegnere.
P.S. 2 LETTERA viene inviata a chiunque me ne faccia richiesta. Il mio
indirizzo è: via Cinigiano 13, 00139 Roma, tel. (06) 810.22.16. Un
contributo alle spese di fotocopiatura e postali è assai gradito. I
versamenti possono essere effettuati sul ccp 49249006 intestato a Luca Lo
Cascio, via Leone Magno 56, 00167 Roma. Un archivio dei miei scritti (e di
quelli di Clotilde) è ospitato in un sito affettuosamente posto a
disposizione da un gruppo di amici. L’indirizzo è: www.namaste-ostiglia.com
P.S. 3 Un’avvertenza: Per il “caso Safiya” ho ricevuto in poco più di 15
giorni quasi 4500 messaggi e-mail e ne sono nati alcuni equivoci, Può
dunque darsi che questa LETTERA giunga anche a persone che non me l’avevano
chiesta. Se è così, mi scuso per l’invadenza e le prego di segnalarmela